Ultimissime AISE Agenzia Internazionale Stampa Estero

IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

sabato 31 ottobre 2009

Le radici di Halloween nel continente Europeo

*******************************
Halloween non è una festa americana… lo sapevate? Ma allora da dove viene? Viene dal vecchio continente...
In effetti, più di 2.500 anni fa, l’anno dei Celti terminava alla fine dell’ estate, precisamente il 31 ottobre del nostro calendario odierno. Nella notte tra il 31 ottobre ed il 1° novembre co-minciava la festa di Samain. In quest’ultimo giorno dell’anno i Celti pensavano che gli spiriti andassero a trovare i loro parenti e che il Dio dei morti tentasse di raggruppare le anime di chi era deceduto durante l’anno per rivelar loro le sorti che le attendevano. In questa notte speciale i Celti eseguivano una cerimonia rigorosa per assicurarsi che l’anno entrante fosse propizio. La festa di Samain era la più importante delle feste celte. La sera del 31 ottobre i Celti spegnevano il fuoco dentro alle loro case. Durante la notte, tutto il villaggio si raccoglieva in cerchio e i druidi spegnevano solenne-mente il fuoco sacro dell’Autel. Quindi prendevano dei rami secchi da una quercia sacra e li strofinavano fino a far scaturire un nuovo fuoco, che doveva onorare il Dio del Sole e scacciare gli spiriti maligni. Dopo questo cerimoniale i druidi offrivano la brace incandescente di questo nuovo fuoco a ogni capo famiglia perchè ne accendesse a sua volta uno nel proprio camino, che doveva durare fino all’autunno successivo. La funzione del fuoco sacro era quella di proteggere la casa dai pericoli e di mettere in fuga gli spiriti maligni.
Veniva poi servito un banchetto. Il cibo offerto in questa giornata di rinascita, carne di porco, vino, birra, sidro (bevanda degli Dei) doveva assicurare l’immortalità. La festa di Samain durava da una settimana a dieci giorni, e per essere sicuri di spaventare gli spiriti, i Celti si mascheravano e si mettevano dei costumi spaventosi.
Far accettare il Samain ai cattolici ha preso un certo tempo, vari secoli! E’ nell’VIII° secolo che il Papa Gregorio III° sposta la festa dei Santi da maggio a novembre. Nell’875 Papa Gregorio IV° stabilisce Ognissanti al 1° novembre e l’Abate Odilon di Cluny, nel 1048, sceglie il 2 novembre come Giorno dei Morti. Ai giorni nostri le due feste si confondono. In alcuni paesi si festeggia pure il 2 novembre.
Sembra che risalga sempre a quest’epoca la parola inglese: All Hallows’day per Ognissanti, All Hallow’Even (o Hallow’e’en) per la vigilia di Ognissanti. Ed è solo più tardi che diventa Halloween.
La cultura dei Celti tendeva a scomparire in Francia, ma i costumi popolari della festa di Samain continuavano a svilupparsi in Irlanda, Scozia, Galles e in alcune regioni dell’Inghilterra.
Fu con la grande emigrazione degli irlandesi (in seguito alle grandi carestie del 1846/1848) verso gli Stati Uniti, che gli americani adottarono le pratiche irlandesi di Halloween, addirittura includendo per l’occasione uno dei loro personaggi più popolari, Jack O’Lantern.
Chi è questo famoso Jack O’Lantern? A dirla tutta Jack era un ubriacone patentato e avaro. Una sera il Diavolo apparve al suo fianco per chiedergli l’anima. Ma Jack era astuto, e gli tese dei bei tranelli. Ad esempio una sera lo convinse a bere un bicchiere con lui prima di andarsene insieme. Per pagare il suo bicchiere il Diavolo dovette trasformarsi in una moneta che Jack afferrò immediatamente e mise nel suo portamonete chiuso con una croce. E per finire, liberò il Diavolo solo contro la promessa di essere lasciato tranquillo per un altro anno. L’anno dopo Jack gli fece un altro scherzetto, scommettendo con il Diavolo che questi non sarebbe stato capace di salire su un albero in un solo balzo. Il Diavolo saltò, si ritrovò sull’albero e Jack tracciò una croce sul tronco dell’albero, lasciando lì il Diavolo che a quel punto non poteva più muoversi. Quando arrivò la sua ora, Jack non poté andare in Paradiso, e ovviamente il Diavolo non lo voleva, perciò venne cacciato anche dall’Inferno e, disperato, negoziò con il diavolo per avere un po’ di carbone acceso per rischiarare il suo cammino nell’oscurità.
Jack mise il carbone in una rapa scavata (non c’erano zucche in Irlanda) e venne condannato a camminare con la sua lanterna per l’eternità. Ecco perchè è stato soprannominato Jack O’Lantern.
La storia stessa lo spiega!
Se una notte incontrate un uomo, solo nell’oscurità, che cerca il cammino alla luce di una rapa, è molto probabile che sia Jack. Non fidatevi, è un vero impostore! Se un’altra notte, un 31 ottobre, incontrate un uomo, solo nell’oscurità, che cerca il cammino alla luce di una rapa, è molto probabile che non sia Jack, ma che dobbiate schiarirvi gli occhi per guardare meglio: è la notte di Halloween! E il vostro vicino sta andando a mettere una zucca davanti alla sua porta. Se è Jack, scappate! Ma non credete a tutte le storie che vi raccontano la notte di Halloween.....
Avrete capito che è a partire dalla fine del secolo XIX che Halloween diventa una festa nazionale negli Stati Uniti, ed è in questo periodo che nasce l’usanza del Trick or Treat.
Negli Usa, Halloween non è sempre stata una festa tanto divertente... All’inizio del secolo XX° le persone si facevano degli scherzi non sempre simpatici. Questo anche quando i bambini si accontentavano di sfilare mascherati per le strade, reclamando ad alta voce dei regali o delle leccornie.
La tradizione del Trick or Treat bussando alle porte è apparsa solo verso il 1930. Anche la strega fa la sua apparizione nel folklore solo dopo il secolo XX. Oggi Halloween è una festa magica, misteriosa, di maschere, caramelle, ma ci ha messo del tempo per diventare quello che è.

TRADIZIONE E INNOVAZIONE
Streghe no, Fate sì. Halloween in stile "politically correct".
In molte scuole Usa vietate armi di plastica e maschere horror.
****************************************
Sorpresa: Halloween non deve più essere la festa delle streghe, dei vampiri, dei mostri, degli zombie e via di seguito. Deve essere la festa dei "pets" o animali domestici, delle fiabe, del buonismo e della storia. Invece di terrore - e risa - deve suscitare buoni sentimenti. Lo decretano, riferisce il New York Times pubblicando le foto dei travestimenti consigliati e sconsigliati ai bambini, sempre più scuole americane. In questa versione politically correct, Halloween si ispira a film come Il mago di Oz e ai capolavori della Disney. Fate, non streghe insomma.
Il giornale adduce qualche esempio. Alle elementari di Riverside drive presso Los Angeles una circolare afferma che l’obbiettivo di Halloween è divertire senza spaventare: «Maschere sono ammesse solo alla sfilata. Sono vietate armi di plastica, legno ecc. Non si possono deridere religioni, razze, etnie». Idem alla vicina Scuola Disney di Burbank: «Niente trucco al volto, niente scherzi sciocchi». La lista è lunga. A Plainfield nell’Illinois le scuole propongono ai bambini di vestirsi come zucche, carote, grappoli di uva: spiega Tom Hernandez, un insegnante, che «in questo modo i bambini imparano anche a seguire un’alimentazione sana». Il Museo dell’infanzia di Chicago proibisce tutto ciò che è offensivo e promuove i valori americani. Secondo il New York Times, è un eccesso di cautela. Ma una cautela figlia dell’esperienza. In America Halloween porta sempre qualche incidente: in casi estremi, un folle inserì lamette da barba in una mela, un altro spacciò per un giocattolo una rivoltella vera. Dalla strage delle Torri gemelle di Manhattan nel 2001, inoltre, l’incubo di nuovi attentati perseguita le forze dell’ordine. «Urge che tutti minimizzano i rischi» dichiara Hernandez «e trovino il giusto equilibrio tra un’antica tradizione e il tempo in cui viviamo». Jennifer Farrington del Museo dell’infanzia di Chicago è d’accordo: «C’è già troppa violenza al cinema e alla televisione, ai bambini occorre serenità».
Resta da vedere se l’horror verrà drasticamente ridotto: la tv CNN ne dubita, ha presentato una carrellata di killer che agiteranno anche questa Halloween. Una cosa è certa: che non ne andrà di mezzo anche la satira politica, uno dei temi preferiti dei ragazzi del liceo e dell’università. Le scuole superiori che hanno adottato regolamenti severi sono molto poche, si prevede che le maschere di Obama e Hillary Clinton saranno tanto popolari quante quelle dell’ex presidente Bush e dell’ex vicepresidente Cheney gli anni scorsi, e che faranno loro concorrenza quelle degli eroi dei fumetti, da Batman all’uomo ragno.
ATTENTI AI PERICOLI
La Comunità Papa Giovanni XXIII:
«Halloween è un rito satanico»
**********************
L’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, spara contro la festa di Halloween, contro la notte delle streghe. Secondo l’associazione Halloween è «un grande rituale satanico»: l’avvertimento è a «tutti i genitori, e tutti coloro che credono nei valori della vita che la festa di Halloween è l’adorazione di Satana che avviene anche in modo subdolo attraverso la parvenza di feste e di giochi per giovani e bambini».
La comunità Papa Giovanni XXIII, scenderà così questa sera per le strade della provincia di Massa Carrara e di La Spezia per manifestare contro la festa di Halloween. Il corteo partirà alle ore 22 dalla Chiesa di San Caprasio ad Aulla e giungerà nella chiesa della Sacra Famiglia a Massa.
Per l'associazione, il sistema imposto di Halloween proverrebbe da una cultura esoterico-satanica in cui si porta la collettività a compiere rituali di stregoneria, spiritismo, satanismo che possono anche sfociare in alcune sette in sacrifici rituali, rapimenti e violenze. In effetti Halloween è per i satanisti il giorno più magico dell’anno ed in queste notti, denuncia l’associazione, si moltiplicano i rituali satanici come le messe nere, le iniziazioni magico-esoteriche e l’avvio allo spiritismo e stregoneria. Attenzione quindi agli educatori e responsabili della società affinché scoraggino i ragazzi a partecipare ad incontri sconosciuti, ambigui o addirittura ad alto rischio perchè segreti o riservati. Ovviamente il mondo cattolico non deve promuovere in nessun modo questa ricorrenza dell’inneggiamento del macabro e dell’orrore.
L’associazione Papa Giovanni, impegnata da molti anni sul fronte del recupero delle vittime delle sette occulte, fa notare che il mese di ottobre è un tempo particolarmente propizio per adescare le nuove leve del satanismo. In particolare il 31 ottobre si compiono riti satanici in molte chiese sconsacrate e in molti cimiteri. Si rubano le ostie consacrate e si dissacrano i luoghi della nostra tradizione cristiana. Halloween spinge le nuove generazioni ad una mentalità magico-esoterica che ha lo scopo di sovvertire i principi della religione, attaccando il sacro e i valori dello spirito attraverso una subdola iniziazione alle arti e alle immagini dell’occulto. Il più esposto, conclude l’associazione, è il mondo dei minorenni che è il più a rischio. E` alto il pericolo che un tale appuntamento generi sempre più connivenze con il crimine e con sette spietate e senza scrupoli.

venerdì 30 ottobre 2009

Face Buc (Forattini 30 Ottobre 2009 - Panorama)

*******************************

Caravaggio, spunta nella caraffa del «Bacco»

***************************************

Caravaggio riesce a far parlare di sé a quattro secoli di distanza. E a stupire. Nel ritratto del giovane Bacco, realizzato nel 1596-7 e conservato agli Uffizi, c'è una caraffa a destra del ragazzo. Nel vetro si intravede - e questa era cosa nota - una figura umana in posizione eretta con un braccio sporgente in avanti. Sono chiaramente distinguibili i lineamenti del volto, in particolare il naso e gli occhi, e il colletto. Una presenza misteriosa che - grazie a uno studio realizzato in occasione delle celebrazioni per il quadricentenario della morte, nel 2010 - potrebbe essere finalmente svelata.
Sarebbe, secondo gli studiosi, un autoritratto del pittore. La scoperta sarà illustrata dal Comitato per il IV centenario, in occasione della presentazione del libro «Nuove scoperte sul Caravaggio» edito dalla Fondazione Roberto Longhi. Da tenpo si pensava che il volto di Michelangiolo Merisi fosse "nascosto" nel dipinto, ma nessuno l'aveva mai documentato. Poi l'intuizione, durante l'analisi condotta da Art-Test con strumenti all'avanguardia nel mondo: la ricercatrice Roberta Lapucci ha percepito «la presenza di una testina e di un cavalletto o di una tela di scorcio, nella caraffa». «A seguito del completamento della elaborazione delle immagini acquisite in riflettografia multispettrale - spiegano gli esperti - è ora disponibile una chiara immagine di quanto il pittore vi aveva dipinto. Sembra proprio di vedere un giovanissimo Caravaggio (all'epoca aveva 25 anni), che crea con il pennello in mano».
Già nel 1922, durante una pulitura della tela, lo storico dell'arte Matteo Marangoni disse di aver visto, riflessa nella brocca di vetro, una testina simile al «Fruttaiolo» o al «Bacco Borghese», che volle ricollegare alla fisionomia dello stesso Caravaggio: «grandi orbite oculari, naso a base larga e un po' camusa, labbra carnose e semi aperte». Oggi - spiegano gli studiosi - risulta impossibile ritrovarlo: si intravedono solo un casco di capelli neri, un accenno di volto, un tocco di bianco per il colletto. La zona della brocca, come risulta dall'analisi della fluorescenza UV, è interessata da estesi restauri, ma questi non si sovrappongono completamente alla figura. Quello che ha nascosto la sagoma dell'autoritratto, finora, è probabilmente una vernice data su tutte le aree scure del dipinto, durante un vecchio intervento. Ora la svolta: uno degli enigmi che Caravaggio ha regalato ai posteri potrebbe quindi aver trovato una soluzione.

Ecco il volto che popola i nostri sogni: ma chi è?

************************************
Nel 2006 la paziente di un noto studio psichiatrico di New York disegnò la faccia di un uomo che le era apparso più volte in sogno. Si trattava di un volto anonimo, dai tratti semplici, leggermente stempiato e con le ciglia folte. Ma, nonostante la nitidezza del ricordo, la donna giurò di non averlo mai incontrato in tutta la sua vita. Il ritratto rimase - dimenticato - all'interno dei cassetti dello psichiatra che lo ritirò fuori solo quando un secondo paziente riconobbe in quello stesso volto l'uomo che, di tanto in tanto, gli appariva in sogno. Come già la donna anche lui giurò di non averlo mai conosciuto.Fu allora che lo psichiatra decise di far girare il ritratto sulle scrivanie dei suoi colleghi che avevano pazienti in cura per disturbi nei sogni. Nel giro di soli pochi mesi, ben quattro pazienti riconobbero il volto. Stessi tratti, stessa espressione, stessi occhi. Nessuno lo aveva mai incontrato, a tutti appariva in sogno e gli parlava.L'uomo che popola i nostri sogni Da Los Angeles a Berlino, da San Paolo a Pechino. E poi ancora: Roma, Barcellona, Stoccolma, Parigi, Nuova Delhi e Mosca. Dal 2006 a oggi oltre 2mila persone hanno giurato di aver visto lo stesso volto. "Per diversi anni ho avuto sempre lo stesso sogno - racconta una persona - un uomo alto e scuro mi mostra un foto e mi chiede se riesco a riconoscervi mio padre. Il volto è di un uomo che non ho mai visto prima, non assomiglia per nulla a mio padre ma, non appena glielo dico, ecco che riconosco proprio mio padre. A questo punto, di solito, mi risveglio con un senso di pace - racconta ancora - altre volte invece mi ritrovo davanti alla tomba di mio padre, mentre depongo un mazzo di fiori a terra e mi accorgo che la foto sulla lapide manca".Un volto mai visto nel reale. C'è chi si innamora, c'è chi si fa consolare e chi invece trova addirittura un amico. "La prima volta che ho sognato quest'uomo passavo un brutto periodo al lavoro - racconta un'altra persona - mi ero perso in un immenso ma deserto grande magazzino quando, ad un tratto, mi appariva e mi accompagnava tra gli scaffali fino alle casse e mi indicava l'uscita. Da quella volta mi è riapparso in sogno diverse volte, tutte per darmi la giusta direzione e uscire dai guai". Altre persone lo hanno visto travestito da Babbo Natale, altri ancora se lo ritrovavano al posto della propria immagine all'interno dello specchio. Talvolta indossa gli occhiali, altre assume tratti brasiliani. Ma il volto è sempre lo stesso.Una spiegazione al fenomeno Diverse teorie sono state avanzate per spiegare la misteriosa ricorrenza di questo volto. Da un punto di vista prettamente junghiano il volto incarna l'archetipo dell'inconscio collettivo che, in momenti di particolare difficoltà, appare a soggetti particolarmente sensibili. Secondo altri studiosi, invece, l'uomo incarna l'immagine del Signore: questo spiegherebbe la ragione per cui i suoi consigli sarebbero seguiti da chi li riceve in sogno. La teoria più suggestiva è, forse, quella che vede nell'uomo una persona che esiste realmente e che, grazie a poteri particolari, riesce a "insinuarsi" nei sogni di molte persone. Tra chi appoggia questa teoria, poi, c'è chi ritiene che il volto sia finto ma nasconda una persona in carne e ossa.Un sito per svelare il mistero Il volto di quest'uomo è diventato presto un tormentone. E, subito dopo, un'icona pop che non manca di apparire sui muri delle principali città di tutto il mondo. Nel sito thisman.org, poi, sono in molti a raccontare i propri sogni e ad accompagnarsi - l'un l'altro - in questo cammino assurdo fra realtà e sogno, fra coscienza onirica e necessaria ragionevolezza. Nessuno, però, sa dare una risposta concreta. A nessuno, in fondo, interessa darla. Anche perché, finché quest'uomo comparirà nei sogni per rassicurare, guidare e rasserenare, sarà ben accetto e non avrà alcuna alcuna importanza cosa vi sia dietro.

Chavez e Moore: La fine di un idillio

************************************
Questa storia ricorda un po’ quella del bue che dava del cornuto all’asino. Considerati però i suoi due protagonisti di genere "umano", il parallelo va fatto premettendo da un lato il rispetto dovuto a ciuchi e bovini; e dall’altro una generosa dose di quell’umana comprensione che va riservata a chi è stato fatto "becco" dal (o dalla) coniuge. Perché il fatto che uno come il regista americano Michael Moore, con quel ventre da mastro birraio dell’Oktoberfest, si metta a dare dell’ubriacone al presidentissimo del Venezuela, Hugo Chavez, è cosa che fa quantomeno sorridere. Mentre fa scompisciare il pensiero di quale sia ormai la "statura" di coloro che la sinistra elegge - senza la pur minima autoironia - a propri miti ed eroi.
La storia risale ai giorni del festival del Cinema di Venezia, bolso appuntamento lagunare che aveva visto Moore presentare il suo film più recente, Capitalism, e il signorotto di Caracas calarsi negli insoliti panni di promoter di South of the border, ultimo documentario di Oliver Stone. Andando però così anche a raccogliere, specie il secondo, il tifo delirante della gauche cinefila (quasi mi scappava «cinofila») accorsa ad acclamarlo in un tripudio di bandiere rosse con l’effigie del povero e incolpevole Che Guevara (comunque la si pensi, lui sì un eroe autentico).
Il resto del racconto è quello fatto giorni fa dallo stesso Moore al Jimmy Kimmel Show, salotto tv della rete americana Abc. E cioè che una notte, verso le 2, lui e la moglie erano stati svegliati nella loro camera d’albergo, al Lido, da un’intollerabile canea proveniente dal piano di sopra. Una telefonata alla reception, ed ecco la sorpresa: nella suite, al piano superiore, c’era il presidente Chavez. Al quale Moore, rivestitosi in fretta, era andato subito a chiedere la cortesia di abbassare il tono di quegli schiamazzi e grida.
«Una bottiglia e mezza di tequila più tardi», ha rivissuto quei momenti Moore, sghignazzando davanti alle telecamere, i due erano diventati amiconi a tal punto, complice l’alcol, che lui avrebbe aiutato il presidente a scrivere il discorso che di lì a breve avrebbe fatto alle Nazioni Unite. «Come minimo, adesso il "ragazzo" mi deve un anno di benzina gratis», ha chiosato divertito il regista, facendo sobbalzare in diretta tv il suo ventre sconfinato.
Con il risultato che «il ragazzo», ovvero Chavez, si è incavolato di brutto. Ma anziché mettere personalmente i puntini sulle «i» ovvero: A) lui è notoriamente astemio; e, B) quel meeting notturno non è mai avvenuto, avendo lui incontrato Moore soltanto di giorno, pur se per ben tre ore), il presidente ha mandato avanti il folto esercito dei suoi supporter. Sinistra contro sinistra, insomma. Tutto da ridere. A spiccare, nella furibonda e indignata polemica, è stata su tutti Eva Golinger, avvocatessa americana da anni residente a Caracas, autrice di sdraiati libri pro Chavez quanto di astiosi saggi anti yankees, e meglio nota come la Novia de Venezuela. Una sorta di Serracchiani di casa loro che con veemenza ha definito Moore un «codardo, il peggiore tra i giornalisti da strapazzo», nonché «bugiardo e menestrello del grande schermo» che con la sua comparsata in tv è stato «offensivo e insultante», a conferma delle sue «ipocrisia e assenza di etica».
Mentre un altro accademico e blogger marxista, Franz JT Lee, nato in Sudafrica e pure lui residente in Venezuela, è arrivato a definire i commenti del regista come «facenti parte della guerra delle idee condotta dagli Usa contro il Venezuela», qualcosa che a suo dire è simile alla «propaganda» che negli anni Trenta portò i nazisti al potere in Germania. Poche idee, ma chiare. Di lui ci resta da scoprire se, come Chavez, sia o no astemio. Perché qualche dubbio lo nutriamo.

giovedì 29 ottobre 2009

Video shock: Agguato nel centro di Napoli

Esecuzione a sangue freddo davanti ad un bar di Napoli
COLLABORATE CON LA PROCURA
Il video dura pochi secondi. È giorno. Si vede l’esterno di un bar: tendone a strisce abbassato. Sembra un filmato qualsiasi, invece, è la ripresa in diretta di un omicidio di camorra.

Bin Laden il video del mistero

In un breve video potrebbe apparire per la prima volta dal 2007 lo sceicco del terrore. Le immagini sono state diffuse da Intelcenter. Il video risale al 20 settembre scorso, fine del Ramadan, e il presunto Bin Laden viene inquadrato al termine del discorso di un leader conosciuto come "Il Libico".

Bersani a Di Pietro: "Non saremo al No Cav day"

****************************
Pd, il messaggio di Veltroni a Bersani: «Un suicidio rifluire nel socialismo». L'ex leader: «Impensabile unire sinistra radicale e Udc».

Il neo-segretario: «La politica non è un lenzuolo».

«Se il Pd rifluisce sulle posizioni della sinistra socialista o se punta alla Grande coalizione, il Pd si suicida. E, nel breve periodo, una coalizione che metta insieme l'Udc e la sinistra radicale è semplicemente impensabile. Ci vuole un'alleanza riformista, che abbia però al centro un partito grande, un partito di centrosinistra». È questo il messaggio che Walter Veltroni manda indirettamente Pier Luigi Bersani, rispondendo a Bruno Vespa (per il libro Donne di cuori) sui timori di chi vede il partito portato da al neo-segretario dei democratici su una linea diversa da quella tracciata al Lingotto nel '97. «Il Pd - ha aggiunto Veltroni - non può che essere un partito di centrosinistra a vocazione maggioritaria. Altrimenti non è il Pd». Vocazione maggioritaria che, sostiene l'ex leader, non è «autosufficienza: la vocazione maggioritaria è la condizione per un'alleanza riformista. Altrimenti al Pd è riservata soltanto la sorte di essere minoranza non determinante».
«Il mio è un messaggio rivolto a sinistra e al centro ma la politica non è un lenzuolo che si tira di qua e di là, se c'è un baricentro poi le convergenze arrivano» fa sapere da parte sua Bersani, rispondendo ai cronisti che gli chiedevano sulle future alleanze dei democratici. Bersani ha poi ribadito, riferendosi alle parole di Rutelli, che l'obiettivo è quello di «stare tutti insieme» e, per quanto riguarda Rifondazione comunista, ha sottolineato: «Né noi né Rifondazione abbiamo interesse a un alleanza di governo anche se si può discutere per accordi per le regionali».
Il nuovo leader dei democratici ha incontrato in mattinata il numero uno dell'Idv, Antonio Di Pietro. Dopo un'ora di incontro, l'opposizione ritrova un tavolo comune. «Convergenze sì, ma parallele», insomma. «Con sapori diversi», sintetizza efficacemente Bersani al termine dell'incontro. «Siamo uniti nell'obiettivo di costruire l'alternativa al governo - spiega il nuovo segretario dei Democratici - ma ciascuno con la propria autonomia, con le sue specificità». L'intesa è più stretta sui temi economico e sociali: «Il governo venga in Parlamento e dica cosa vuole fare, perché la situazione è grave e preoccupante. Noi ci siamo, ora è il momento di affrontare l'urgenza-Paese», sottolinea ancora Bersani. Facendo anche sapere che il Pd non parteciperà alla manifestazione del "No Cav Day": «Non aderiamo alla manifestazione, ma abbiamo grande rispetto per l'iniziativa», ha detto il segretario dei Democratici. In mattinata Bersani non si è dedicato solo a Di Pietro. Il neo-segretario ha anche incontrato nella sede del Pd l'ex leader Dario Franceschini. Al centro del faccia a faccia la gestione del partito dopo l'esito delle primarie.
Intanto il manifesto promosso dal presidente della provincia di Trento, Lorenzo Dellai, è stato firmato da undici personalità: Francesco Rutelli, Massimo Cacciari, Dellai, il deputato Pd Linda Lanzillotta, Andrea Mondello (presidente della Camera di commercio di Roma), Bruno Tabacci, Giuliano da Empoli (assessore alla Cultura del Comune di Firenze), Vilma Mazzocco (presidente di Federsolidarietà), Roberto Mazzotta (banchiere e presidente dell'istituto Sturzo), Elvio Ubaldi (presidente del Consiglio comunale di Parma), Giuseppe Vita (presidente del gruppo editoriale Springler). Per il momento non si parla di un partito, ma di «un'associazione tra cittadini». « La destra non riesce a realizzare le decisioni e le riforme necessarie», si dice nel documento. «L'opposizione imperniata sul Pd non ha un'originale cultura politica e non propone un'alternativa credibile. La risposta non può venire dal populismo di destra, né da una sinistra socialdemocratica, un'esperienza ormai esaurita». «Siamo un'associazione - spiega Tabacci - che dovrebbe essere apprezzata dal Pd e da Casini perché anche noi lavoriamo per un'alternativa credibile».


L’Italia vive una stagione difficile. La crisi è superabile e non è impossibile unire la maggioranza degli italiani intorno alle decisioni che portino il Paese sulla strada giusta.
Ma la politica non ce la fa. La politica non è tutto: una società aperta, un’economia dinamica, istituzioni sane possono vivere anche quando la politica è in crisi. In Italia siamo nel mezzo di una Guerra dei Quindici Anni che si ostina a non finire; che, anzi, continua a radicalizzarsi e sta sfibrando le istituzioni, l’economia, il tessuto sociale. Senza la capacità della politica di guidare, mediare, unire, non saranno sufficienti l’impegno, gli sforzi, i sacrifici degli italiani che intraprendono, difendono la dignità del loro lavoro, tengono duro.
Occorre dire una verità: le due attuali parti contrapposte non ce la fanno. La destra ha un capo indiscusso (con un potere mediatico, economico e finanziario senza precedenti), una larga maggioranza in Parlamento, significativi consensi popolari; eppure, non riesce a realizzare le decisioni e le riforme necessarie. L’opposizione imperniata sul PD non ha un’originale cultura politica e non propone un’alternativa credibile. La risposta per il Paese non può venire dal populismo di destra, che è uno dei maggiori pericoli per le nostre società, in special modo nelle sue componenti xenofobe; né da una sinistra socialdemocratica, un’esperienza che ha un valore storico, ormai esaurito.
Occorre tirare le conseguenze da questa verità, se vogliamo realizzare una moderna democrazia dell’alternanza. Impegnarsi per non accrescere l’asprezza del conflitto: la maggioranza degli italiani non condivide che esso degeneri in disprezzo, confusione e inconcludenza. Ma non basta.
Occorre costruire una nuova offerta politica: c’è un largo spazio di opinione insoddisfatta e di potenziali consensi per chi sappia rappresentare in modo credibile l’interesse generale e organizzare le nuove opportunità del futuro. A questa larga parte dell’Italia va proposto un serio progetto politico democratico, liberale, popolare, di cambiamento e buongoverno.
Massimo Cacciari, Giuliano da Empoli, Lorenzo Dellai, Linda Lanzillotta, Vilma Mazzocco, Roberto Mazzotta, Andrea Mondello, Francesco Rutelli, Bruno Tabacci, Elvio Ubaldi, Giuseppe Vita

martedì 27 ottobre 2009

Ora di religione islamica nelle scuole? No, Grazie!

******************************
La recente proposta di introdurre un'ora di insegnamento di religione musulmana nelle scuole italiane ci suscita perplessità, amarezza e delusione.
Pochi dati fondamentali per delineare il contesto nel quale l’iniziativa sta prendendo corpo: l’Islam è l’unica religione che non ha firmato nessun patto con lo Stato Italiano, perché non vi è un’unica rappresentanza riconosciuta delle 750 moschee presenti sul nostro territorio in quanto ogni Imam rappresenta la sua singola comunità; nella scuola italiana vi sono circa il 7% di alunni stranieri, ma di questi il 50% è di religione cristiana e solo il 10% di religione islamica.
Vi sono principi nel Corano e nella tradizione islamica che cozzano violentemente con la nostra Costituzione e la nostra legislazione, dalla poligamia alla disuguaglianza dell’uomo e della donna, fino alle pratiche di mutilazioni corporali condannate dalla nostra legge e dalla nostra morale.
Con queste premesse si capisce come il processo di integrazione per la comunità islamica sia di maggiore difficoltà rispetto ad altre comunità religiose non cristiane, ma non comprendiamo la finalità e la funzione di una proposta che, senza apportare alcun beneficio o risolvere nessuno dei problemi oggi esistenti, avrebbe solo un’azione destabilizzante.
In nome di una finta integrazione e di una falsa laicità sono calpestati i veri valori fondanti della società civile italiana, storicamente radicati ad una matrice cristiana che oggi alcune forze o personalità politiche tentano di mescolare con una cultura che non ci appartiene ed è totalmente estranea ai nostri stili di vita e alle nostre leggi (il rispetto della vita, i diritti delle donne, i principi di accoglienza e di solidarietà, la monogamia, ecc.).
Scendere a patti con l'Islam nel momento in cui questo si presenta nella sua forma di terrorismo armato è da autolesionisti, e non è diffondendo la cultura islamica nella nostra gioventù che si elimineranno la violenza e l’inciviltà inculcata dal radicalismo islamico nei suoi seguaci.
Al contrario l'arrendevolezza ideologica e culturale di fronte alle pressioni esterne ed estranee al nostro paese, alla nostra libertà, alla nostra cultura, alla nostra unità, ai nostri valori etici e morali rischia di renderci ostaggi delle decisioni altrui.
Questa proposta oggi è sbandierata come una possibile conquista sociale di fraternità, tolleranza, uguaglianza e rispetto delle altre culture e usanze: ma tutto questo prima di ogni altra filosofia, religione e cultura ce l'ha insegnato e continua ad insegnarcelo il Cristianesimo, impregnando la nostra società fin dal suo fondamento attraverso le vicende storiche che si sono succedute.
Non vi è niente che si possa aggiungere a questa cultura: altro che insegnare l'Islamismo ai nostri ragazzi! La vera rivoluzione culturale sarebbe invece proporre i valori a fondamento del Cristianesimo agli islamici.
Una società multietnica deve garantire la libertà di opinione e di culto, nel rispetto delle leggi vigenti, e favorire l’inserimento degli stranieri nel nostro sistema sociale e politico e non viceversa adattare quest’ultimo alle esigenze di culture estranee alla nostra tradizione.
Non vogliamo che l’integrazione ci faccia dimenticare le nostre tradizioni e la nostra cultura, o peggio imponga la sostituzione dei nostri valori con altri! Inoltre, partendo dal fatto che gli attuali insegnanti di religione da anni ormai non sono più in maggioranza sacerdoti, ma laici laureati in teologia, e che nei loro programmi vi è l’educazione interculturale, lo studio della teologia e della storia delle religioni, chi praticamente dovrebbe insegnare la religione islamica nelle scuole italiane? Quando mai in uno spirito di riconoscimento reciproco e di tolleranza i paesi arabi di cultura musulmana hanno proposto l’ora di religione cattolica nelle loro scuole?
Non ci risulta che si siano levati, da parte dei musulmani che vivono in Italia, cori di protesta per la crocifissione dei cristiani in Sudan, in onore al principio della parità delle confessioni che qui viene richiesta e si pretende dare.
Sicuramente dobbiamo avere una reciproca conoscenza, ma perseguita in altri momenti, in altri luoghi e con altri metodi, non certo introducendo il tutto nel contesto istituzionale della scuola italiana.
Non possiamo pensare che il problema si risolva moltiplicando nelle scuole le ore dedicate alle altre religioni. Se si fa l’ora di Islam, si dovrebbe fare anche l’ora di cristianesimo ortodosso o quella di buddismo: questo non è sostenibile perché si arriverebbe a una vera lottizzazione dell’istruzione da parte dei credi, in cui prevarrebbe tra l’altro la legge del più forte o della maggioranza.
Urso coglie un punto essenziale quando dice che non si possono lasciare i bambini islamici alla ghettizzazione dell’istruzione integralista, ma la soluzione non è l’assunzione degli Imam al pari dei preti cattolici.
Dobbiamo tutelare il fondamento laico della scuola, non eliminando l’ora di religione ma aggiungendo corsi dedicati alla conoscenza delle altre culture e religioni e all’educazione civica e al rispetto delle regole e della convivenza democratica.
Il pensiero della multiculturalità, come ad esempio adottata dai paesi anglosassoni e dalla Francia, che parte dal presupposto che le comunità etniche, religiose e linguistiche debbano rimanere separate in casa è fondamentalmente sbagliato e il fallimento di questa teoria è evidente nelle banlieue francesi e nell’esplosione di bullismo razziale registrato in Inghilterra alla fine degli anni 90.
Per queste ragioni riteniamo che la proposta di istituire l’ora di religione islamica nelle scuole italiane sia da rifiutare, ma contestualmente auspichiamo che queste riflessioni possano contribuire ad un costruttivo confronto delle idee e delle posizioni, non solo all’interno del PDL, ma anche fra le varie forze politiche e culturali del nostro territorio.

PATRIZIO LA PIETRA
Consigliere Provinciale PdL

Il documento è stato scritto a più mani e sopratutto con il contributo dei Consiglieri Comunali MICHELE MOCERI (Monsummano Terme), SANDRA PALANDRI (Lamporecchio) e GIORGIO ZUCCHERINI (Pistoia). Lo stesso è già stato condiviso da altri consiglieri, esponenti politici e sindacali.
Non si ha la presunzione di avere la verità rivelata sull'argomento, ma si spera che questo documento possa essere spunto di riflessione e di discussione.

Lodo Mondadori, "congelata" la sentenza

La Corte d’appello di Milano ha sospeso in via provvisoria l’efficacia della sentenza che aveva condannato Fininvest a pagare una penale di circa 750 milioni alla Cir in relazione alla sentenza del lodo Mondadori. La Corte ha fissato al primo dicembre prossimo l’udienza in Camera di Consiglio per la decisione definitiva sulla istanza di sospensione. "Fininvest - si legge nel comunicato della holding - informa che il presidente della seconda sezione della Corte d'Appello di Milano, con provvedimento inaudita altera parte, ha oggi disposto, in via provvisoria, la immediata sospensione dell'efficacia esecutiva della sentenza emessa dal Tribunale di Milano il 3 ottobre 2009 nella causa Cir/Fininvest e ha fissato al primo dicembre l'udienza in Camera di Consiglio per la decisione definitiva sulla istanza di sospensione presentata da Fininvest". A quanto si apprende la decisione è stata presa per l'elevata "entità della condanna e l'onerosità dell’eventuale procedimento di ripetizione in caso di accoglimento parziale dell’appello".
L'appello Fininvest aveva presentato appello, con richiesta di sospensiva, nei confronti della sentenza emessa dal Tribunale di Milano il 3 ottobre scorso, che ha condannato la società a un maxi risarcimento nei confronti della Cir. Di fatto l’apertura di un nuovo capitolo della vicenda del Lodo Mondadori, l’ennesima battaglia della cosiddetta Guerra di Segrate per il controllo della casa editrice. Fininvest aveva contemporaneamente presentato istanza di sospensione dell'esecutività della sentenza, che ha quantificato nella cifra record di 750 milioni di euro il danno patrimoniale per la Cir da "perdita di chance" di un giudizio imparziale.
Il braccio di ferro Risale alla metà degli anni Ottanta, quando Silvio Berlusconi comincia ad acquisire quote crescenti della Mondadori. Con l’acquisto, nel 1988, delle azioni di Leonardo Mondadori, la proprietà resta in mano della Fininvest, degli eredi di Arnoldo Mondadori e della Cir di Carlo De Benedetti. Quest’ultimo stringe un accordo con gli eredi per acquistare le loro azioni entro il 30 gennaio 1991. Ma nel novembre 1989 la famiglia cambia idea e si schiera con Berlusconi, che diventerà presidente dell’azienda nel 1990. Nel 2007, con sentenza definitiva, la Corte d’Appello di Milano stabilisce che la sentenza emessa nel 1991 dal giudice Vittorio Metta del tribunale di Roma, che ribaltò un lodo arbitrale 1990 assegnando Mondadori alla holding di Berlusconi, era stata viziata da corruzione. Ultimo capitolo qualche settimana fa, con le motivazioni della sentenza con cui il tribunale ha riconosciuto alla Cir il diritto al maxirisarcimento.

Piero Marrazzo rassegna le dimissioni

Alla fine Piero Marrazzo ha gettato la spugna. "Le mie condizioni personali di sofferenza estrema non rendono più utile per i cittadini del Lazio la mia permanenza alla presidenza della Regione Lazio. Comunico con la presente le mie dimissioni definitive e irrevocabili". Così il presidente della Regione Piero Marrazzo ha annunciato le sue dimissioni dalla carica di governatore in una lettera inviata al presidente del Consiglio regionale Bruno Astorre e al vicepresidente della Giunta Esterino Montino. "A tutti coloro che mi hanno sostenuto e a quanti mi hanno lealmente avversato - prosegue Marrazzo - voglio dire che finché mi è stato possibile ho operato per il bene della comunità laziale. Mi auguro che questo mi possa essere riconosciuto al di là degli errori personali che posso aver commesso nella mia vita privata".
Sciolto il consiglio ma non la giunta
"Domani, dopo il consiglio regionale, farò il decreto di presa d’atto delle dimissioni della giunta, e di conseguenza avverrà lo scioglimento del consiglio. La giunta resterà in carica solo per l’ordinaria amministrazione". Lo ha detto il presidente del consiglio regionale Bruno Astorre, a margine della riunione di maggioranza.
Rischio due elezioni in 20 giorni
"Sarebbe stupido, illogico fare le elezioni per il rinnovo della Giunta regionale del Lazio e per l’elezione del presidente il 7 e l’8 marzo e poi tornare ad elezioni il 28 ed il 29 dello stesso mese". Lo ha detto il vicepresidente della Giunta Montino al termine della Giunta straordinaria in cui sono state ratificate le dimissioni di Marrazzo. Montino ha anche spiegato che sull’opportunità di celebrare le elezioni del Lazio con quelle delle altre Regioni si possa trovare un "clima di intesa" con l’opposizione.
Il ritiro in un istituto religioso
Inizialmente si pensava che Marrazzo sarebbe andato all'abbazia di Montecassino. Poi, visto che l'indiscrezione era trapelata ai giornali, l'ex governatore ha preferito cambiare meta. E' confermato, tuttavia, che trascorrerà i giorni della sua convalescenza in un istituto religioso.
Il legale e i 5mila euro
I tremila euro citati nell’ordinanza di custodia cautelare del gip Sante Spinaci nei confronti dei quattro carabinieri infedeli, estorsori di Marrazzo, erano in realtà provento dell’attività di mercimonio di Natalie, il trans che compare nel video insieme all’ex presidente della Regione nell’appartamento di via Gradoli. Lo ha precisato l’avvocato Petrucci in merito alla notizia che 5mila euro (3mila sul tavolino nell’appartamento e 2mila nel portafogli di Marrazzo) sarebbero stato il compenso pattuito per la prestazione sessuale. "I 3mila euro - ha detto Petrucci, in procura per un colloquio con il procuratore Giovanni Ferrara - erano soldi provento dell’attività del trans".
Procura: nessuna convocazione
"Non c’è stata alcuna convocazione in procura di Marrazzo e non è neppure previsto che debba essere sentito. Almeno per il momento". Piazzale Clodio smentisce l’ipotesi di un’iscrizione sul registro degli indagati dell'ex governatore. Chi indaga sottolinea anche che "allo stato degli atti non ci sono tracce di altri esponenti politici sotto ricatto perché finiti nel giro di trans". In procura si ribadisce che Marrazzo, in questa vicenda, rimane parte offesa. Non sarà aperto nei suoi confronti un procedimento per l’ipotesi di peculato (in relazione all’uso dell’auto blu) e per quella di corruzione (con riferimento al denaro preso dai carabinieri che hanno fatto il blitz nell’appartamento del trans in via Gradoli). Quanto al peculato, Marrazzo aveva diritto all’auto di servizio e con quella poteva andare dove voleva. Quanto alla corruzione, gli inquirenti ritengono che il video sia stato girato dai due carabinieri "infedeli" (Carlo Tagliente e Luciano Simeone) e che l’uomo politico sia stato vittima di un ricatto senza sapere di essere stato filmato.
Si allarga l'inchiesta
Si allarga l’inchiesta della procura di Roma sui fatti che hanno coinvolto Marrazzo. Mentre proseguono gli accertamenti su questo episodio, le indagini, è stato sottolineato a palazzo di giustizia, si estendono ad altri eventuali comportamenti illeciti connessi ad episodi di ricatti, violenze e rapine subiti dai trans e dai loro clienti. Si cerca cioè di verificare se esista un giro di estorsioni partendo da aggressioni e rapine fatte a trans da presunti carabinieri. L’indagine prende ora l’avvio attraverso una serie di accertamenti disposti dal magistrato.

lunedì 26 ottobre 2009

L'ordinanza di custodia dei carabinieri arrestati
























In un documento di otto pagine il giudice dell’indagine preliminare Sante Spinaci ha ricostruito i momenti salienti della vicenda processuale che riguarda il tentativo di ricatto subito da Piero Marrazzo. Il provvedimento del giudice ricorda anzitutto che il governatore della Regione Lazio "esaminato dal pubblico ministero il 21 ottobre del 2009, ha precisato che tra l’1 e il 4 luglio 2009 Marrazzo si recava in un appartamento per avere un incontro sessuale a pagamento con una certa Natalie. Qui dopo essersi parzialmente spogliato deponeva 3mila euro - parte della somma concordata pari a 5mila euro - su un tavolinetto conservando la rimanente parte e i suoi documenti all’interno del portafogli".
L'ingresso dei carabinieri
"Mentre si accingevano a consumare il rapporto sessuale concordato, si presentavano alla porta d’ingresso due uomini qualificandosi come carabinieri qualificati poi come Luciano Simeoni e Carlo Tagliente ed entrando nell’appartamento assumevano un atteggiamento estremamente arrogante, tanto da incutere soggezione e paura, si facevano consegnare da Marrazzo - che avevano riconosciuto come presidente della Regione - il portafogli con i documenti tenendo in un locale separato Natalie e si recavano in un’altra stanza". "Al loro ritorno uno dei due gli chiedeva di consegnare loro molti soldi e di andarli a prendere, facendogli capire che altrimenti vi sarebbero state rappresaglie o comunque conseguenze negative, accettando poi che Marrazzo consegnasse loro tre assegni dell’importo uno di 10 mila euro e due di 5 mila euro ciascuno. I due prima di andare via lasciavano un numero di cellulare al quale Marrazzo doveva chiamarli per la consegna di altro denaro, facendosi dare da Marrazzo un numero telefonico per ricontattarlo".
I soldi mancanti
Nell’ordinanza si sottolinea poi che "esaminando il portafogli Marrazzo si accorgeva che dallo stesso mancava la somma di duemila euro e che non era presente quella di tremila euro appoggiata sul tavolino, circostanza della quale Natalie si mostrava contrariata". "Qualche giorno dopo - si legge nel documento - al numero telefonico della Regione che Marrazzo aveva lasciato ai due giungeva una telefonata ricevuta dalla segretaria che gli riferiva che l’interlocutore che voleva parlargli si era qualificato come un carabiniere. Marrazzo aveva dato incarico al suo segretario di presentare per suo conto una denuncia di smarrimento degli assegni e da allora none ra più stato contattato".
Il colloquio con il Pm
Durante il colloquio con il pubblico ministero "Marrazzo visionava il video specificando di aver notato la polvere bianca non nel momento in cui era entrato nell’appartamento, ma solo durante la permanenza dei due carabinieri nello stesso, ricollegando la presenza della polvere all’attività degli stessi carabinieri che avevano ripreso il suo documento accanto alla polvere che non c’era più quando era uscito dall’appartamento e al fatto che i due avevano altresì ripreso (sempre con il cellulare, ndr) l’autovettura con la quale era giunto sul posto: infine riconosceva sia pure con assoluta certezza nella foto del Simeone e del Tagliente i due uomini in questione".
La posizione di Tagliente, Simeone e Testini
Nell’ordinanza del giudice Spinaci ci si sofferma poi sulla posizione di Tagliente, Simeone e del maresciallo Nicola Testini, il terzo dei quattro carabinieri finiti in carcere: "Nel corso di spontanee dichiarazioni - si legge nella motivazione - Tagliente, Simeone e Testini hanno affermato concordemente di avere ricevuto verso la fine del luglio del 2009 da un loro confidente e gravitante nel mondo dei transessuali, tale Gian Guarino Cafasso (deceduto nel settembre 2009) un filmato su cd nel quale era ripreso il presidente Marrazzo in compagnia di un transessuale in atteggiamenti ambigui e nel quale veniva ripresa anche della polvere bianca". "Il Cafasso aveva chiesto loro di aiutarlo a venderlo e dopo la morte del Cafasso avevano continuato con trattative condotte con l’aiuto del quarto carabiniere Antonio Tamburrino anche attraverso il suo amico fotoreporter Max Scarfone con i rappresentanti di una agenzia di Milano, con i quali era infine stato raggiunto l’accordo per 50 mila euro. Pochi giorni prima della perquisizione (il 20 ottobre scorso, ndr) si erano accorti di probabile indagine nei loro confronti di colleghi appartenenti al Ros e avevano perciò deciso di distruggere i cd contenenti il filmato".
Scoperto a letto nudo
Sempre a proposito delle dichiarazioni dei carabinieri, nel documento del dottor Spinaci, si legge: "Tagliente in particolare dichiarava che circa 15 giorni prima della consegna del video (probabilmente la mattina del 3 luglio 2009) lui e Simeone erano stati contattati dal Cafasso che gli aveva riferito che in un appartamento di via Gradoli era in corso un festino con dei transessuali. Avevano bussato, aveva aperto e si erano qualificati come carabinieri. Era presente un uomo in parte svestito che avevano riconosciuto come il presidente Marrazzo, il quale li aveva pregati di non far nulla per comprometterlo in considerazione della sua posizione e che li avrebbe ricompensati. Aveva quindi fornito a Marrazzo la sua utenza di cellulare e poi si erano allontanati pur non avendo riscontrato reati".
Dichiarazioni modificate
Tagliente, Simeone, Testini nel corso dell’interrogatorio di garanzia secondo quanto è scritto nel documento, hanno modificato parzialmente le precedenti dichiarazioni. In particolare Tagliente e Simeone hanno dichiarato che "effettivamente il video in loro possesso si riferiva all’episodio del loro accesso nell’appartamento di via Gradoli. In occasione di questo accesso era presente anche il Cafasso che a loro insaputa aveva filmato le immagini dell’intervento, che avevano gettato nel water la droga prima di uscire e che avevano informato nella stessa giornata Testini (era in ferie a Bari) della vicenda. Testini ha confermato di essere stato telefonicamente informato del sopralluogo e di avere insieme con i colleghi ricevuto il video dal Cafasso".

Al gran bazar del nucleare iraniano