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domenica 6 dicembre 2009

No B-Day, in piazza i soliti noti

La sentenza definitiva di Borsellino (fratello del giudice ucciso dalla mafia - ndr): "Silvio messo lì dalla mafia"
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Novantamila soliti noti in piazza. Sono il popolo del no-B day. Un popolo che si sovrastima, dieci volte tanto, e pensa di essere un milione. A Roma va in scena la solita manifestazione anti. Grazie alla rete si scopre che dietro la manifestazione “autorganizzata on line” ci sono battaglioni di esponenti locali di Rifondazione comunista e Italia dei valori. Basta scorrere l’elenco delle adesioni e delle conferme sul sito per imbattersi in ben 16 federazioni regionali del Prc (da Vicenza a Caltagirone) e una manciata di sedi dell’Idv dipietrista (da Parma ad Ascoli, Passando per Modena).
Gli organizzatori della manifestazione nazionale si sono autoconvocati per chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ci tengono a ribadire in ogni comunicato ufficiale che l’evento è lontano dai partiti «anche se tanti partiti hanno subito aderito». E per rimarcare la distanza dagli esponenti politici presenti promettono che - nonostante le numerose adesioni spontanee e di schieramento - a nessuno sarà permesso salire sul palco di San Giovanni. Fatto sta che, oltre all’Idv di Antonio Di Pietro, ci sono però in piazza il Prc di Paolo Ferrero, il Pdci di Oliviero Diliberto, Sinistra e libertà di Nichi Vendola, i Verdi di Angelo Bonelli e le forze minori della sinistra antagonista. Ma anche il presidente del Pd, Rosy Bindi, come pure Dario Franceschini, Walter Veltroni, Debora Serracchiani, Ignazio Marino e altri della minoranza interna. Ci saranno poi tanti vip: personaggi della cultura come Margherita Hack, Carlo Lucarelli, Andrea Camilleri, don Farinella, musicisti come Roberto Vecchioni, Daniele Silvestri, Fiorella Mannoia o gli Almamegretta, artisti come Ascanio Celestini, Dario Vergassola, Dario Fo, Franca Rame (che interverranno dal palco) Moni Ovadia, Daniele Luttazzi e Sabina Guzzanti. E poi associazioni, come Libera.
La parte del leone la fa Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso dalla mafia. Per lui Berlusconi e Schifani sono già colpevoli di mafia. «Oggi finalmente - ha detto Borsellino - alcuni collaboratori di giustizia raccontano la verità su come Berlusconi è andato al potere, su come hanno sostenuto il suo partito. A me delle escort e del processo Mills non mi importa nulla. Io sono qui perchè la mafia esca fuori dallo stato e dalle istituzioni, e io sono qui per difendere il diritto di Berlusconi, per difendere il suo diritto ad essere processato, così potrà dissipare i dubbi che lo riguardano». «Come si può accettare - ha proseguito Salvatore Borsellino - un presidente del consiglio il cui partito è sorto con i capitali della criminalità organizzata, la quale ora lo ricatta. Non dobbiamo permetterlo, dobbiamo essere noi a cacciarlo». «La criminalità - ha proseguito - lo ha messo lì - ha detto ancora - e ora lo vuole cacciare perchè non ha rispettato i patti. Succede a lui quello che è accaduto a Salvatore Lima». Borsellino ha infine citato tutti i nomi degli agenti di scorta del fratello Paolo morti con lui nell'attentato: «quei ragazzi sono i nostri eroi, non Vittorio Mangano; quello è un loro eroe». Borsellino ha quindi detto che ci sono decine di agenti disposti a far da scorta ai «giudici coraggiosi». «Questi giudici - ha concluso - non li faremo uccidere, faremo noi da scorta a loro». Scontata l'ovazione. Da brivido la condanna senza prove del premier da parte del fratello di un giudice.
Resta da capire chi pagherà le spese di questa grande festa viola. Eh sì, perché se per i pullman e per la nave si è provveduto a fare collette e si è puntato ad acquistare biglietti a prezzi stracciati (secondo le migliori offerte), per allestire un palco e poi far esibire cantanti, artisti e gruppi («fino a tarda notte», promettono gli organizzatori), i quattrini servono. Eccome. Oltre 100mila euro per un singolo evento, secondo le normali tariffe di mercato. Bisogna costruire il palco, approntare il transennamento, affittare e distribuire i box igienici, i sistemi di amplificazione, l’impianto elettrico. E, infine, pagare la fideiussione al Comune di Roma sugli eventuali danni. Gli organizzatori assicurano di aver raccolto tramite versamenti volontari circa 10mila euro. Resta da vedere chi ha messo gli altri soldi necessari per mobilitare una macchina organizzativa che tutto è tranne che improvvisata. Lo scorso anno Marco Godano (da 8 anni organizzatore del concerto del Primo Maggio) fece addirittura un appello per trovare sponsor, perché mancavano 750mila euro e il grande concerto rischiava di saltare. Scese in campo Unipol e un manipolo di altri sostenitori e l’evento ebbe luogo.
Si possono trovare 250 assistenti o volontari per indirizzare il corteo e garantire un minimo di omogeneità, si può lanciare in rete un proclama per arrivare a Roma con un bel drappo viola da sventolare (e magari un altro da regalare ai passanti), ma difficilmente si può montare un palco, affittare le montarbo e la regia, il gruppo elettronico e gli addetti che servono all’approntamento del palco.
In rete - sempre scavando via Internet - c’è chi teme che l’organizzazione dell’autoconvocata manifestazione sia tutt’altro che spontanea e c’è anche chi sostiene che la scelta del colore viola sia contemporaneamente apparsa anche sul sito di Di Pietro. Insomma, circola il sospetto che “la manifestazione senza partiti” sia organizzata proprio da qualche partito. Ed ovvio che si vada a scavare tra i più acerrimi oppositori del Cavaliere. Dall’Idv a Rifondazione, passando per i gruppi e le organizzazioni della sinistra dura e pura c’è solo l’imbarazzo della scelta. Magari oggi, investigando su quale società ha effettuato l’allestimento, si scoprirà anche a chi verrà recapitata la fattura. Che sarà tutt’altro che virtuale. Senza garanzie nel settore non si muovono neppure i camion. Figurarsi montare un palco. (Libero-news.it)

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