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venerdì 8 gennaio 2010

Immigrati in rivolta a Rosarno. Scontri e spari

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A Rosarno ormai é caccia all'immigrato e la tensione in paese si è fatta altissima. Le violenze contro gli immigrati da parte di abitanti del paese si susseguono. E' la conseguenza della rabbia dei cittadini per il mancato sgombero immediato degli immigrati che qualcuno avrebbe voluto. Vera e propria guerriglia, ormai, per la quale ha chiesto uno stop immediato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
"Fermare senza indugio ogni violenza", ha auspicato il Capo dello Stato. Già dalla mattina Napolitano aveva chiesto informazioni al Prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta, sui fatti cominciati la sera precedente, chiedendo di essere informato sull'evolversi della situazione. Poi, in serata, quando sono giunte notizie di nuovi feriti, anche gravi, ha ritenuto che fosse necessario lanciare l'appello per cercare di riportare la calma e favorire un confronto su come affrontare la situazione.
Le violenze e le devastazioni messe in atto ieri dagli immigrati, dopo che due loro connazionali erano stati feriti con colpi di fucile caricati a pallini, conseguenza a quanto pare di un banale litigio accaduto nella stessa giornata di ieri, hanno scatenato la rabbia degli abitanti di Rosarno, che hanno deciso di reagire con altrettanta violenza. Si è scatenata così una vera e propria caccia all'immigrato, con un avvertimento: gli immigrati devono andarsene ed in ogni caso non saranno più tollerate loro incursioni violente in paese. E' questo il "messaggio" chiaro e netto lanciato dagli abitanti di Rosarno, che non credono ai piani delle autorità per il controllo della situazione o alle promesse di chi dice che gli immigrati prima o poi verranno mandati via. Il problema, per molti, va risolto subito e definitivamente. E non ci sono mezze misure. Il bilancio riferito dalla Prefettura di Reggio Calabria parla di 37 feriti. Tra loro, 19 extracomunitari, due dei quali in gravi condizioni, presi a sprangate. Altri due sono stati gambizzati con colpi di fucile caricato a pallini: vivevano in un casolare abbandonato tra Rosarno e Laureana di Borrello.
Le loro condizioni, comunque, non sono gravi e sono stati ricoverati nell'ospedale di Polistena. Feriti anche 18 rappresentanti delle forze dell'ordine, nessuno dei quali grave. Ma è un bilancio, che a questo punto, appare assolutamente parziale. In serata c'é stata anche una sassaiola tra alcuni abitanti, che hanno tentato di avvicinarsi e accerchiare la struttura di ricovero ex Esac e le centinaia di immigrati che vi sono accampati. E' stata costruita una barricata, composta da auto, copertoni e cassonetti dei rifiuti, per impedire agli immigrati di fare altri raid in paese. Gli abitanti che stanno attuando il blocco sono armati di spranghe, bastoni ed hanno con loro taniche di benzina. Una situazione, dunque, dalle conseguenze imprevedibili che crea timori soprattutto per quanto può accadere la prossima notte. E' valsa a poco, dunque, la riunione nel Municipio di Rosarno del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, presieduta dal Prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta, per predisporre le misure necessarie per fronteggiare l'emergenza. Nel corso della riunione è stata data notizia della costituzione da parte del Ministro dell'Interno, Roberto Maroni, di una task force che dovrà gestire la situazione in relazione, soprattutto, alla presenza degli immigrati, individuando, in particolare, i clandestini.
Il gruppo di lavoro ha anche l'obiettivo di affrontare la questione non solo dal punto di vista dell'ordine pubblico, ma anche per quanto riguarda gli aspetti legati allo sfruttamento del lavoro nero ed all'assistenza sanitaria. Il prefetto Varratta ha detto che "non ci saranno sgomberi con la forza. Le persone saranno sottoposte a controlli e poi saranno adottati i provvedilkenti previsti dalla legge". Si sta valutando, in particolare, la possibilità di trasferire qualche centinaio di immigrati nel Centro di prima accoglienza di Crotone. Gli stranieri, circa 250 che avrebbero espresso la volontà di lasciare Rosarno, dovrebbero essere trasferiti già in serata. Un'azione che verrà condotta senza spiegamento di forze e per attuare la quale saranno utilizzati pullman non militari con l'obiettivo di non cerare allarme tra gli immigrati.
Le autorità sperano che una volta avviati i trasferimenti cali la tensione tra gli abitanti del paese e che anche tra gli immigrati ospitati nell'ex Opera Sila, dove c'é il "nocciolo duro" si decida di non attuare più alcuna protesta. Il Prefetto Varratta ha anche rivolto un appello ai cittadini. "Non alimentate la tensione - ha detto -. E' una situazione di emergenza che va gestita con calma, rasserenando il clima. Ci saranno delle decisioni da prendere e per farlo c'é bisogno che si allenti il clima di tensione". In serata il Capo della polizia, Antonio Manganelli, ha disposto l'invio a Rosarno di un "consistente contingente di uomini delle forze di polizia, per assicurare il miglior controllo del territorio e garantire serenità a tutta la popolazione presente". La decisione è stata presa da Manganelli sentito il Ministro dell'Interno Roberto Maroni e d'intesa con il comandante Generale dell' Arma dei Carabinieri, Generale Leonardo Gallitelli.
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Se gli immigrati clandestini mettono a ferro e fuoco una cittadina è colpa del governo che ha fallito con la sua politica dei respingimenti. Questa la surreale accusa che ora l'opposizione muove al centrodestra. A Rosarno è guerriglia. Due persone sono state gambizzate in serata in una sparatoria tra immigrati e cittadini. Quattordici italiani, dieci poliziotti e otto carabinieri sono in ospedale. Quattrocento immigrati stamattina hanno bloccato la Statale 18 a Nord e a Sud. Altrettanti si sono ritrovati sotto il municipio. Erano tremila in tutto. Dietro di loro hanno lasciato una scia di cassonetti bruciati, vetrine spaccate, e cittadini barricati in casa. Gli italiani sono scesi anche loro in strada, pronti a difendersi con la forza. Uno ha sparato in aria da un balcone. Scuole e negozi sono rimasti chiusi. Un "controblocco" italiano è ancora fisso sulla statale: i calabresi sono esasperati. E per la sinistra la causa è da ricercare nel pugno di ferro della maggioranza, non nella tolleranza di situazioni illegali mascherate da buonismo. O nel caporalato in mano alla 'ndrangheta che tutto gestisce e comanda.
E' già stata costituita una task force del ministero dell'Interno, di quello del Welfare e della Regione Calabria. Gli immigrati stagionali di Rosarno, quelli che raccolgono arance e limoni per 25 euro al giorno, da giovedì sera sono in rivolta. A dar loro man forte stanno arrivando clandestini da tutta la zona. Gli extracomunitari chiedono il diritto di non essere ammazzati per strada, ma forse non si rendono conto di essere nel cuore della Calabria, dove questo lusso non è concesso nemmeno agli italiani. Dopo che due di loro sono stati feriti lievemente a colpi di pallettoni, giovedì sera gli immigrati sono esplosi con una rabbia già vista nel 2008, ma che stavolta spaventa di più. Il ministro Maroni ha detto che la situazione di disagio della zona è nota, ma non è più grave che in altri luoghi: queste reazioni violente non possono essere tollerate. Ieri notte centinaia di auto sono state danneggiate, ferito lievemente un bambino, distrutte le vetrine della città. La protesta degli extracomunitari accampati nell'ex fabbrica Rognetta si è trasferita poi sulla statale che attraversa l'abitato di Rosarno. Gli extracomunitari con pietre e mattoni hanno danneggiato e divelto ringhiere, cassonetti, gettato sull'asfalto bombole di gas, incendiato copertoni. Cinque sono i feriti ricoverati uno nel'ospedale di Gioia Tauro e altri quattro in quello di Polistena. Tra Rosarno e Gioia Tauro ci sono almeno 1.500 immigrati che lavorano soprattutto in agricoltura e che vivono in due strutture abbandonate, una alla periferia di Rosarno ed una di Gioia Tauro. Si riaprirà ora il dibattito politico sull'immigrazione. Come leggeranno la rivolta di Rosarno i finiani e il Pd, che in questi mesi hanno spinto per una maggiore tolleranza verso gli stranieri nel nostro Paese? Si attendono reazioni. Per ora è silenzio. «I fautori della cittadinanza breve, davanti ai fatti di Rosarno, dovrebbero chiedere scusa e darsi pubblicamente, usando il lessico di Fini dicitore, degli emeriti stronzi», ha detto il deputato del Pdl, Giancarlo Lehner.
«La rivolta degli immigrati africani in Calabria è un preciso segnale d'allarme, che sarebbe irresponsabile non cogliere in tutta la sua pericolosità per il nostro futuro immediato. I professionisti dell'assistenzialismo pro-immigrati abbiano, perlomeno, ora il pudore di tacere. Rosarno, infatti, dimostra chiaramente qual è il risultato delle politiche buoniste: meno sicurezza per i nostri concittadini e manodopera per il lavoro nero degli imprenditori mafiosi»: così l'europarlamentare leghista Mario Borghezio. «È necessario dire - aggiunge - che c'era bisogno, finalmente, del pugno di ferro dello Stato nei confronti di entrambe le illegalità? Ci voleva, per farlo, un Ministro della Lega, che sta dimostrando la necessaria fermezza come nei confronti della mafia, così nell'affermare l'autorità dello Stato che deve garantire sicurezza e tranquillità ai cittadini onesti. Per fortuna che c'è Maroni, il nostro Sarkozy!».
Il Prefetto: situazione grave. «La situazione è grave, è pesante. Ho parlato con i migranti e ho detto loro che faremo tutto il possibile per proteggerli. Ma ho anche specificato che non devono confondere l'attacco da parte di singoli con l'atteggiamento di tutta la cittadinanza». Lo ha detto Domenico Bagnato, commissario prefettizio a Rosarno. «Ho detto loro - ha aggiunto Bagnato - di non confondere l'azione delinquenziale di pochi dalla disponibilità della maggioranza degli abitanti di Rosarno. Ora la situazione è grave perchè un qualsiasi altro incidente potrebbe innescare nuove tensioni. Sono preoccupato per la reazione violenta degli immigrati. Il problema qui è che questi migranti vengono sfruttati con l'alibi che la crisi dell'agricoltura non permette di utilizzare manodopera regolare». «Il nostro problema - conclude - è fornire una assistenza di carattere sanitario a queste persone e negli ultimi mesi abbiamo fatto tutto il possibile, fornendo bagni chimici, container collegati con la rete idrica e le fogne. Ma rimane una tensione altissima con la popolazione».
Gli immigrati a Rosarno - Vivono in ex capannoni industriali, in casolari abbandonati ed in capanne di cartone gli oltre 2.500 immigrati che si trovano nella zona della Piana di Gioia Tauro dove lavorano come braccianti agricoli. Gli stranieri arrivano nella zona di Rosarno a fine novembre dove si occupano della raccolta degli agrumi. Circa il dieci per cento sono magrebini mentre il resto appartengono all'Africa subsahariana. Metà degli stranieri hanno il permesso di soggiorno. Nella piana di Gioia Tauro si suddividono in tre grossi nuclei. Il primo raggruppamento si trova nell'ex Opera Sila a Gioia Tauro dove, in capannoni di una fabbrica abbandonata, vivono oltre 1.000 persone; il secondo nucleo è a Rosarno in località 'La Rognetta' dove, in capanne di cartone e all'interno di capannoni abbandonati, si trovano oltre 400 immigrati. Ed infine a Rizziconi, in località 'La Collina' dove gli immigrati sono oltre 700 e si trovano in ex capannoni industriali e capanne di cartone. Molti altri stranieri occupano casolari abbandonati sempre nella Piana di Gioia Tauro.
La presenza di immigrati nella zona della piana di Gioia Tauro all'inizio interessava solamente i capannoni dell'ex Opera Sila di Gioia Tauro. Poi, con il passare degli anni, il numero è cresciuto sempre di più ed alle zone interessate si sono aggiunte anche quelle di Rosarno e Rizziconi. Tra i 2.500 immigrati, secondo una stima fatta dalle associazioni di volontariato, solo il cinquanta per cento è in possesso del permesso di soggiorno. Ci sono anche molti stranieri ai quali è stato riconosciuto lo status di rifugiato politico. Ogni singolo bracciante straniero lavora mediamente dalle 10 alle 14 ore giornaliere ed il denaro guadagnato viene utilizzato per il sostentamento delle loro famiglie che vivono ancora in Africa. L'attività di raccolta degli agrumi svolta in Calabria si conclude a marzo quando i braccianti itineranti si spostano in Sicilia per la raccolta delle patate. Poi a luglio è la volta della Puglia, in modo particolare in provincia di Foggia, dove si dedicano alla raccolta dei pomodori. In queste zone il lavoro è assicurato per tutto il periodo estivo e poi il viaggio riprende alla volta del Trentino Alto Adige per la raccolta delle mele. C'è anche chi si dirige verso le zone del Piemonte e della Toscana per la raccolta dell'uva. Ma poi a novembre rientrano in Calabria per riprendere la raccolta degli agrumi.

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