Ultimissime AISE Agenzia Internazionale Stampa Estero

IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

domenica 28 febbraio 2010

La settimana calcistica - 28 Febbraio 2010

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Le polemiche, le quattro assenze per squalifica, gli infortuni, il tecnico in tribuna? Nulla ferma la marcia dell'Inter, anche in una trasferta difficile come quella di Udine. I nerazzurri vincono una sfida importante per tenere a bada le aspirazioni di Milan e Roma. I rossoneri tengono il passo, battendo l'Atalanta, la Roma invece rallenta, pareggiando a Napoli non senza qualche recriminazione. Infortunio muscolare per Pato: brutta perdita per il Milan. In coda il Siena passa a Livorno e può continuare a credere nel miracolo.
CATANIA-BARI 4-0
Il Catania ha travolto in casa il Bari. Il Bari rivelazione è sparito, e a Catania arriva la quarta sconfitta di seguito. I gol del successo siciliano realizzati da Adrian Ricchiuti, da Cristian Ezequiel Llama, da Takayuki Morimoto e da Jorge Martinez.
CHIEVO-CAGLIARI 2-1
Il Cagliari tiene la palla, il Chievo si affida al lancio. Chievo-gol col brasiliano De Paula, il suo primo in serie A alla seconda partita da titolare: si avventa in scivolata col sinistro su una sponda di Yepes sotto porta. Il Cagliari pareggia al 6' st. Luciano in mischia serve involontariamente Astori, che sul secondo palo la colpisce col corpo e batte Sorrentino. Il Chievo resta in dieci (9' st) per rosso a Marcolini, e contro il Bari non avrà neppure Luciano (ammonito, era diffidato). Eppure è il Chievo ch segna ancora al 33': Astori rischia l'autogol colpendo il palo, e sul pallone che ballonzola arriva Granoche. Nei 5 minuti di recupero il Chievo sfiora il tris.
GENOA-BOLOGNA 3-4
Si parte sotto la bufera, col timore che la partita sia da sospendere. Riflettori accesi sin dall'inizio, la pioggia non aiuta le difese. Arrivano 5 gol già nei primi 37'. I primi due si assomigliano: Suazo (7') e Buscé (12') fanno 1-0 e 1-1 riprendendo smanacciate dei portieri nelle aree piccole. Il Genoa, che non ne subiva da 356', ne prende quattro tutti insieme. Il 2-1 è di Sculli (17'): nasce da un'azione di Palacio e da due rimpalli. Il terzo ancora di Suazo. In mezzo c'è il provvisorio 2-2 di Adailton, che soffia la palla a un incerto Dainelli, va via di corsa e col sinistro scavalca Amelia. Sempre Adailton (11' st) regala il pareggio e venti minuti dopo va a prendersi un rigore lanciandosi in contropiede. E' lui stesso a segnarlo. Tripletta personale e 3-4. Le squadre di Colomba non avevano mai vinto prima in casa del Genoa.
JUVENTUS-PALERMO 0-2
Risultato giusto nella forma e nella sostanza, e rosanero che balzano da soli al quarto posto. Si sono incontrate una squadra che sa esattamente cosa fare, sia un fase di copertura che di proposizione, ed un’altra in preda al caos tattico e, specialmente in mediana, anche tecnico. Per la squadra di Zaccheroni, un passo indietro dopo i confortanti segni di ripresa delle ultime gare.Squadre tatticamente speculari. Zaccheroni con Trezeguet e Del Piero di punta, Diego a sostegno e Candreva uomo propositivo di una mediana muscolare. Rossi senza paura, con Pastore delegato ad ispirare Miccoli ed Hernandez (preferito a Cavani, debilitato dall'influenza).Il primo tempo scorre via abbastanza noioso. La Juve fa più gioco, ma di fatto conclude poco. La squadra di Rossi chiude con molta attenzione tutti gli spazi, e per vedere un paio di chance bianconere bisogna affidarsi al classico episodio. Tale è a tutti gli effetti un tiro cross di Candreva che trova molto reattivo Sirigu. Lo è invece molto meno un bel colpo di testa in torsione di Trezeguet, che manda la palla a lambire il palo. Come fluidità di manovra, meglio il Palermo quando organizza il contropiede. Pastore mostra il suo talento nella distribuzione dei palloni, Cassani mette in difficoltà De Ceglie sulla fascia, ma il più pericoloso è Nocerino: Manninger se lo vede sbucare davanti dopo un invito di Cassani, ma il centrocampista manca l'aggancio da ottima posizione. Nella ripresa i segnali intravisti nel primo tempo, emergono evidenti. Liverani corre poco ma fa sudare il pallone, la manovra, soprattutto in contropiede, fila via che è una meraviglia. Pastore, innescato da Miccoli, costringe Manninger al prodigio, ma pochi minuti dopo l'estremo austriaco non può nulla. Destro da una ventina di metri che, secondo frase sfruttata ma che rende bene, toglie le ragnatele dall'angolo alto. La piega presa dalla gara si accentua, e salgono in cattedra anche i nuovi entrati tra i rosanero. Cavani fallisce il raddoppio con un sinistro dal limite, Budan invece entra in porta con la palla dopo aver evitato Manninger, maldestramente servito da Grygera. Juve invece sempre più episodica: un tiro dalla distanza di Chiellini, un gol annullato - giustamente - a Cannavaro in mischia, poco altro.
LAZIO-FIORENTINA 1-1
Un gol di Keirrison al 92', permette alla Fiorentina di evitare la sconfitta in casa della Lazio, beffata e ora abbandonata da una parte dei propri tifosi. Sono appena in 7.000 all'Olimpico: ultras (e non solo) in sciopero per protestare, anche con striscioni, contro il presidente Lotito. Chi è allo stadio, però, incita la squadra del nuovo tecnico, Reja, al suo esordio casalingo. Reja verrà espulso. Contro una Fiorentina in emergenza la Lazio parte forte e al 7', va in vantaggio con Siviglia. La Lazio non soffre per tutto il primo tempo, ma nella ripresa la situazione cambia. Prandelli si gioca la carta giovane. I 17 anni di Babacar sfiorano il pareggio, i 22 anni di Keirrison lo centrano al 2' di recupero.
LIVORNO-SIENA 1-2
Senza Rivas, Filippini e Pulzetti. All'11' Cribari mette giù Lucarelli, e lo stesso Lucarelli segna il rigore del vantaggio. Quando rimane in dieci (6' st) per il secondo giallo a Moro, Cosmi si copre: Bernardini per Bellucci. Ma il Siena nel frattempo ha perso Ekdal per infortunio: esce in barella. Malesani deve far ricorso a Calaiò, ed è proprio suo l'1-1 (34' st). Controlla con le spalle alla porta, si gira e fa gol. Il Siena si mangia l'1-2 con Larrondo a porta vuota e lo raggiunge con Maccarone. Continua così la serie-no casalinga del Livorno: 2 pareggi e 5 sconfitte nelle ultime 7 partite.
MILAN-ATALANTA 3-1
Milan lento in avvio, poi si accende Ronaldinho. Al 29' parte da sinistra, si accentra, col tacco smarca Ambrosini alle sue spalle. Ne nasce un cross, la palla batte sulla schiena di Bellini e arriva a Pato solissimo: 1-0. Replay al 41': Dinho smarca sul filo del fuorigioco Pato, che salta Consigli e a porta vuota viene aiutato da un rimpallo sul tentativo di Manfredini di spazzare via. Valdes (11' st) accorcia con un diagonale di destro, ma il Milan in 5 minuti allunga di nuovo. Fallo su Bonera, rigore che Ronaldinho calcia piano e male su Consigli, Borriello riprende la respinta per il 3-1. I rossoneri tengono il passo dell'Inter ma perdono Pato, che va a terra quando si lancia in un'azione in contropiede: problema muscolare. Non ci voleva, vista la crescita dell'attaccante brasiliano, appena recuperato.
NAPOLI-ROMA 2-2
Lavezzi dall'inizio. Roma con la difesa a tre. Un paio di parate di De Sanctis nel primo tempo, la più grande occasione capita sulla testa di Maggio (41'): schiaccia a terra, ma la manda sopra la traversa. Roma avanti su rigore (13') quando Campagnaro stende Baptista, e lo stesso Baptista trasforma. E' l'ottavo rigore contro il Napoli. Ed è il gol che spezza l'imbattibilità al San Paolo che durava da due mesi. Due minuti e il rigore lo chiede il Napoli, ma Quagliarella viene ammonito per simulazione. Lo 0-2 al 20': cross da destra di Taddei, Vucinic controlla e col destro a giro la manda sul palo lungo, De Sanctis non si muove nemmeno. Assedio Napoli. Entra Denis. Lancio di Rinaudo (31' st) per Denis che dentro l'area tiene d'occhio la palla e la colpisce di controbalzo col sinistro per l'1-2. Il rigore per il Napoli arriva (43' st) perché Rizzoli vede un mani di Mexes: il 2-2 è di Hamsik. L'ottava vittoria di fila se ne va così.
PARMA-SAMPDORIA 1-0
Samp senza i suoi attaccanti titolari: Pozzi né Pazzini né Cassano. C'è Mannini dietro il giovanissimo Scepovic. Il Parma va avanti (9' st) con Zaccardo, che mette già un pallone spiovente in area, scavalca Ziegler e col sinistro batte sul palo lontano. Del Neri mette in campo un altro 18enne, Testardi. Episodio chiave al 15': Mannini mette il suo corpo fra Galloppa e la palla. Rocchi è a due metri e dà il rigore, con giallo al giocatore del Parma. Poi si consulta col quarto uomo e cambia tutto: niente rigore, cancella l'ammonizione a Galloppa e dà il giallo a Mannini per simulazione.
UDINESE-INTER 2-3
Partita bellissima. Mourinho in tribuna, comunica con Baresi attraverso degli appunti scritti affidati allo staff. Già senza Cordoba, Cambiasso, Muntari e Samuel squalificati, l'Inter lascia Eto'o e Materazzi in panchina. Il secondo centrale in difesa accanto a Lucio è Tiago Motta. La gara comincia in salita, perchè l'Udinese va in vantaggio dopo due minuti con Pepe. L'Inter reagisce già al 6'. Maicon scende a destra, scarica su Balotelli solo da venti metri; Balotelli controlla, calcia mentre scivola, batte Handanovic, e la partita torna subito in mano nerazzurra. Al 21' un gran gol di Maicon porta in vantaggio i nerazzurri. L'Udinese, nella sua stagione peggiore da molti anni, ce la mette tutra e gioca anche bene, ma viene colpita ancora al 46' da Milito con una precisa deviazione di testa su cross da sinistra di Balotelli. Partita finita? No, i friulani ci provano e al 7' arriva il 3-2 di Di Natale su rigore. La rete era giù stata segnata da Pepe su una punizione deviata dalla barriera. Ma l'arbitro aveva fischiato proprio la deviazione con un braccio da parte di un nerazzurro. Il 3-2 arriva comunque e l'Udinese ci prova fino alla fine, anzi, fino all'ultimo secondo, quando colpisce la traversa. Mourinho in tribuna può tirare un sospiro di sollievo e festeggiare il ritorno alla vittoria dopo tre pareggi.

SERIE A – RISULTATI 26ª GIORNATA
Catania - Bari 4-0
Chievo - Cagliari 2-1
Genoa - Bologna 3-4
Juventus - Palermo 0-2
Lazio - Fiorentina 1-1
Livorno - Siena 1-2
Milan - Atalanta 3-1
Napoli - Roma 2-2
Parma - Sampdoria 1-0
Udinese - Inter 2-3

CLASSIFICA SERIE A
Inter 58
Milan 54
Roma 51
Palermo 43
Juventus 41
Napoli 41
Sampdoria 40
Cagliari 38
Genoa 38
Chievo 35
Fiorentina 35
Parma 33
Bari 32
Bologna 31
Catania 27
Udinese 27
Lazio 26
Livorno 23
Atalanta 21
Siena 20

CLASSIFICA MARCATORI SERIE A
Di Natale Antonio (Udinese) 19 Reti
Milito Diego (Inter) 15 Reti
Pazzini Giancarlo (Sampdoria) 12 Reti
Pato Alexandre (Milan) 12 Reti
Barreto Paulo Vitor (Bari) 11 Reti
Gilardino Alberto (Fiorentina) 11 Reti
Matri Alessandro (Cagliari) 11 Reti
Maccarone Massimo (Siena) 10 Reti
Totti Francesco (Roma) 10 Reti
Borriello Marco (Milan) 09 Reti
Di Vaio Marco (Bologna) 09 Reti
Hamsik Marek (Napoli) 09 Reti
Ronaldinho Gaucho (Milan) 09 Reti
Adailton Martins (Bologna) 08 Reti
Cavani Edinson (Palermo) 08 Reti
Eto'o Samuel Fils (Inter) 08 Reti
Martinez Jorge (Catania) 08 Reti
Miccoli Fabrizio (Palermo) 08 Reti

SERIE B – RISULTATI 27ª GIORNATA
Albinoleffe - Mantova 1-0
Ancona - Gallipoli 3-1
Cesena - Ascoli 1-0
Empoli - Modena 3-0
Grosseto - Crotone 0-4
Lecce - Triestina 1-1
Padova - Torino 0-1
Reggina - Frosinone 1-0
Salernitana - Piacenza 1-0
Sassuolo - Brescia 0-2
Vicenza - Cittadella 0-2

CLASSIFICA SERIE B
Lecce 48
Brescia 45
Sassuolo 45
Cesena 44
Ancona 43
Grosseto 43
Empoli 40
Frosinone 38
Torino 38
Cittadella 36
Modena 36
Albinoleffe 35
Crotone 35
Vicenza 35
Ascoli 33
Gallipoli 33
Reggina 32
Triestina 32
Piacenza 30
Mantova 29
Padova 28
Salernitana 21

Il Punto dell'On.le Marco Zacchera del PdL

n. 311 del 27 Febbraio 2010
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L’AFFARE DI GIROLAMO
Sarebbe scorretto nei confronti dei miei lettori se non prendessi chiaramente posizione sull’ “affare Di Girolamo” ovvero il Senatore eletto all’estero nella lista AN-FI-LEGA alle elezioni politiche del 2008 accusato ora di essere compromesso con la malavita calabrese. Sono uso assumermi le mie responsabilità, anche perché non c’è proprio nulla da nascondere: è vero che rappresentavo AN al tavolo delle candidature come responsabile per l’estero, così come è vero che il nome dell’Avv. Di Girolamo come candidato era emerso solo negli ultimi giorni prima di presentare le liste in quanto – in un primo tempo – altri erano i candidati da me proposti. L’Avv. Di Girolamo aveva un curriculum impeccabile e le carte formalmente a posto: nessuno poteva sapere della sua presunta colleganza con la malavita né alcuno ha minimamente allora avanzato sospetti o dubbi su questo fatto. La commissione preposta alle candidature ha quindi dato il proprio ok in assoluta buona fede su mia proposta, anche perché questo candidato si riteneva complementare visto che in lista era inserita e confermata come capolista la Senatrice uscente eletta nel 2006 che - secondo logica e previsioni - avrebbe riconquistato il proprio seggio. Questa è la semplice verità, che ho già avuto modo di spiegare due anni fa quando fui ascoltato da un Magistrato su alcune circostanze, giudice che credo di aver convinto in modo esauriente perché da allora non ho più avuto alcuna comunicazione o notizia. E’ ovvio che se prima delle elezioni si fosse avuto il minimo sospetto sulla persona oggi sotto accusa nessuno si sarebbe sognato di candidarla. Certo mi resta dentro una grande amarezza personale perché credo di aver sempre agito nella mia vita politica in modo onesto, coerente e trasparente e questo vale anche per gli anni passati a dirigere il Dipartimento Esteri di AN (compito che mi è stato confermato fino alla confluenza del partito nel PDL) e al quale ho sempre dedicato tutto me stesso…e forse qualcuno in giro per il mondo se lo ricorda ancora.
PROGETTO S-CORTA: UN’IDEA DA VERBANIA
A Verbania dal 2007 è attivo un servizio che mi sembra di grande valore sociale e che, negli ultimi tempi, si è esteso raggiungendo livelli di assoluto interesse. Lo propongo ai lettori che possono forse a loro volta replicarlo nella propria città. Verificando che la stretta economica costringe numerose famiglie a tirare la cinghia e a trovare nuovi sostegni sociali, negli ultimi mesi si è infatti valorizzata ulteriormente la distribuzione gratuita degli alimenti freschi che i supermercati non possano più vendere per raggiunta o prossima scadenza. Un progetto che prevede il ritiro, lo stoccaggio e la distribuzione di quegli alimenti freschi che altrimenti destinati a finire nell’immondizia e che invece vengono donati da numerosi i supermercati che aderiscono all’iniziativa. Mentre in diversi altri comuni della Provincia si attivano sperimentazioni simili, a Verbania verifichiamo un numero di utenti in costante crescita, tale per cui l’offerta rischia di risultare insufficiente. Siamo arrivati nel 2009, a distribuire 2.900 pacchi e visto che l’ anno precedente ci si era fermati a 1.776 si registra un incremento del 38,7%. La domanda è in crescita, ma senza l’intervento di altri punti vendita, appunto, non potremo ulteriormente soddisfarla. Per questo stiamo contattando altri supermercati, nella speranza che ci diano una mano. Avuta la disponibilità delle aziende provvede poi il comune - attraverso una struttura controllata dall’Assessorato dei servizi sociali – a ritirare l’invenduto presso i punti vendita, ad immagazzinarli, dividerli in pacchi recapitandoli poi ad indirizzo di famiglie predeterminato o ad avviarli tramite il circuito della Caritas. L’incremento delle richiesta è un fenomeno che mi preoccupa ed è indice di una difficoltà sociale che d’altronde percepisco tutti i giorni incontrando i cittadini che, sempre più spesso, chiedono appuntamento perché alla ricerca del lavoro e della casa ma anche in gravi difficoltà.
UN SALUTO BUONA SETTIMANA A TUTTI! ON. MARCO ZACCHERA

sabato 27 febbraio 2010

Angeli ha presentato la proposta di legge n. 3232

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L’On. Giuseppe Angeli, deputato del PdL eletto in Sud America, ha presentato la proposta di legge n.3232 "Modifica all'articolo 8 della legge 27 dicembre 2001, n.459, in materia di requisiti per la candidatura alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica nella circoscrizione Estero", ritenendo necessario modificare detta legge, che regola le modalità per l’esercizio del diritto di voto che possono esercitare i nostri connazionali residenti all’estero, nonché l’eleggibilità al Parlamento da parte dei candidati per ciascuna delle ripartizioni. In base alla proposta di modifica di Angeli, se la proposta verrà approvata in Commissione, potranno essere candidati nelle ripartizioni nell’ambito della circoscrizione estero, solo i candidati residenti da almeno 10 anni nel Paese di candidatura e quindi solo se perfettamente integrati socialmente nella comunità italiana. Solamente così, ha spiegato il parlamentare, possono effettivamente rappresentare gli interessi, i diritti, le esigenze e le realtà territoriali e dei nostri concittadini residenti all’estero.

lunedì 22 febbraio 2010

Pistoia: Nominati i Coordinatori Comunali PdL

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Michele Moceri è stato nominato Coordinatore Comunale del PdL a Monsummano Terme (PT), dove si disimpegna come Consigliere Comunale e Vice Presidente della Prima Commissione Consiliare Permanente "Programmazione e Sviluppo del Territorio, Infrastrutture - Viabilità - Politiche per l'Ambiente".
Il Vice Coordinatore vicario è Romano Bensetti.

La settimana calcistica - 21 Febbraio 2010

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Roma e Milan sfruttano al meglio il pari di sabato sera dei nerazzurri ridotti in nove in casa contro la Sampdoria, in una partita caratterizzata dalle polemiche di Mourinho e del suo gesto in cui ha mimato le manette. I giallorossi hanno superato il Catania e i rossoneri il Bari in trasferta e ora sono rispettivamente a 5 e 7 punti dall'Inter, con una partita da recuperare per i rossoneri (mercoledì a Firenze). Risale al quarto posto la Juventus, uscita vittoriosa da Bologna. Non sfrutta l'occasione il Napoli, che impatta a Siena e si fa raggiungere al quinto posto (insieme alla Sampdoria) dal Palermo vittorioso sulla Lazio. La Fiorentina va sotto, ma vince il derby toscano con il Livorno. Il Cagliari batte il Parma e raggiunge il Genoa che sabato si è sbarazzato dell'Udinese. I friulani hanno richiamato l'allenatore Marino al posto di De Biasi. Atalanta sempre più giù: sconfitta in casa dal Chievo.
BARI-MILAN 0-2
Non un grande Milan, ma il risultato è stato raggiunto. Guadagna due punti sull'Inter e soprattutto riprende la corsa dopo la sconfitta casalinga in Champions con in Manchester United. Leonardo (nessuna polemica con Berlusconi e caso chiuso, come ha detto Adriano Galliani prima dell'incontro) lancia Abbiati al posto di Dida e lascia fuori lo spento Beckham per Gattuso (al 33' della ripresa il cambio tra i due). Primo tempo di marca barese con rossoneri prevedibili, ma è il Milan a passare. Al 41' Bonucci salva sulla linea una palla di Borriello che stava per entrare in porta, e due minuti dopo lo stesso Borriello realizza un gran gol in semirovesciata di sinistro al volo su assist di Ronaldinho. Nella ripresa il Bari si lancia a testa bassa all'attacco e Abbiati sventa su punizione di Barreto, ma al 24' Pato chiude il discorso: sottoporta è il più lesto a recuperare una palla vagante e a far secco Gillet. All'88' Pato compie un'inutile fallo in area e l'arbitro Gava concede il rigore, che Barreto si fa parare da Abbiati. Il Bari sullo 0-0 ha protestato per un chiaro rigore non concesso da Gava per un fallo di Bonera su Barreto.
ROMA-CATANIA 1-0
È Claudio Ranieri, che prova a smorzare l'entusiasmo che nella capiale, sponda giallorossa, sta già montando a livelli preoccupanti. Una vittoria meno facile del previsto quella della Roma all'Olimpico sul Catania, ma i tre punti erano troppo importanti per la squadra di Ranieri, visto il pareggio di sabato sera dell'Inter. Ora sono otto i punti recuperati alla capolista negli ultimi sette turni. Ha deciso Vucinic al 18' del primo tempo, girando al volo da pochi passi su corner. Nella ripresa la Roma è in pieno possesso della partita, mentre il Catania non riesce mai a impensierire Doni. E quando ci prova ci pensa De Rossi a mettere in salvo la vittoria. Nel finale Taddei avrebbe l'occasione del raddoppio ma la spreca. «Siamo ancora in pieno curvone e poi ci sarà il rettilineo finale», ha detto Ranieri a partita finita. «Non mi voglio nascondere. Lottiamo su tre fronti, ma ora è fondamentale passare il turno in Uefa, che è un traguardo appetibile. Poi c'è la Coppa Italia nel ritorno a Udine».
BOLOGNA-JUVENTUS 1-2
Sangue, sudore e un po' di c... fortuna. Questa la cura Zac per i bianconeri, alla terza vittoria consecutiva tra campionato ed Europa League, oltre a due pareggi iniziali. La Juve passa 2-1 a Bologna e recupera il quarto posto, obiettivo ormai minimo di stagione. Bianconeri in vantaggio già al 4' con Diego che sfrutta una respinta del portiere Viviano. Poi il brasiliano prende un palo, pareggiato però da una traversa di Adailton. Il Bologna ha diverse occasioni sotto la porta di Buffon, finché al 9' della ripresa pareggia con Buscè che sfrutta una dormita di De Ceglie. A Felipe Melo viene annullato un gol per fuorigioco di Del Piero finché al 21' Candreva segna il primo gol in bianconero che dà la vittoria alla Vecchia Signora, che ringrazia il palo colpito da Gimenez a porta vuota al 18'. Una cosa Zaccheroni l'ha sicuramente portata: la buona sorte, che a Ferrara in molti casi era mancata. «Siamo in difficoltà, ma ne stiamo uscendo», ha commentato Del Piero al termine dell'incontro. «Il quarto posto attuale serve per il morale. Vogliamo questo risultato a fine stagione», ha aggiunto Zaccheroni. «Abbiamo giocato contro il miglior Bologna della stagione. In alcune situazioni abbiamo fatto fatica a contenere gli avversari anche perché abbiamo risentito dello sforzo fatto giovedì in Europa League».
SIENA-NAPOLI 0-0
Il Napoli è stato bloccato 0-0 a Siena dall'ultima in classifica e rimpiange le occasioni sciupate da Hamsik e compagni.
PALERMO-LAZIO 3-1
Il Palermo sogna: con la vittoria sulla Lazio ed ora è quinto (insieme a Napoli e Sampdoria), a un punto dalla Juve e dalla zona Champions. Biancazzurri a soli due punti dalla zona retrocessione, ma per loro fortuna quelle immediatamente dietro hanno perso tutte.
CAGLIARI-PARMA 2-0
Bene anche il Cagliari, che ha superato il Parma (in netto calo nel girone di ritorno): Matri ancora in gol. Sardi a 38 punti, come il Genoa.
GENOA-UDINESE 3-0
Il Genoa, nel primo anticipo di sabato, ha liquidato l'Udinese. Friulani in pieno marasma: esonerato l'allenatore De Biasi e richiamato Marino, che aveva lasciato il posto al primo solo otto partite fa.
FIORENTINA-LIVORNO 2-1
Boccata d'ossigeno per la Fiorentina: 2-1 al Livorno dopo essere andata sotto, ma Gilardino torna al gol e dona i tre punti ai viola.
ATALANTA-CHIEVO 0-1
L'Atalanta ha perso in casa con il Chievo con un gol di Pellissier e devizione decisiva di un difensore.
INTER-SAMPDORIA 0-0
L'Inter frena in casa, con la Sampdoria nell'anticipo della 25a giornata, ma è una partita rocambolesca: due espulsioni per l'Inter nel primo tempo (Samuel per fallo da ultimo uomo e Cordoba per doppio giallo), e la Samp che in 11 contro 9 non riesce a creare occasioni. Poi nel secondo tempo espulso anche Pazzini. L'unica vera occasione della gara è di marca interista con Eto'o, che al 32' libera un potente destro parato da un ottimo Storari. Finisce in 10 contro 9, tra i fischi di tutto lo stadio e la rabbia di Mourinho, che durante la gara fa anche il plateale gesto delle manette rivolto all'arbitro. L'Inter a fine gara ha quindi scelto il silenzio stampa.

SERIE A – RISULTATI 25ª GIORNATA
Atalanta - Chievo 0-1
Bari - Milan 0-2
Bologna - Juventus 1-2
Cagliari - Parma 2-0
Fiorentina - Livorno 2-1
Genoa - Udinese 3-0
Inter - Sampdoria 0-0
Palermo - Lazio 3-1
Roma - Catania 1-0
Siena - Napoli 0-0

CLASSIFICA SERIE A
Inter 55
Milan 51
Roma 50
Juventus 41
Palermo 40
Napoli 40
Sampdoria 40
Cagliari 38
Genoa 38
Fiorentina 34
Bari 32
Chievo 32
Parma 30
Bologna 28
Udinese 27
Lazio 25
Catania 24
Livorno 23
Atalanta 21
Siena 17

CLASSIFICA MARCATORI SERIE A
Di Natale Antonio (Udinese) 18 Reti
Milito Diego (Inter) 14 Reti
Pazzini Giancarlo (Sampdoria) 12 Reti
Barreto Paulo Vitor (Bari) 11 Reti
Gilardino Alberto (Fiorentina) 11 Reti
Matri Alessandro (Cagliari) 11 Reti
Pato Alexandre (Milan) 10 Reti
Totti Francesco (Roma) 10 Reti
Di Vaio Marco (Bologna) 09 Reti
Maccarone Massimo (Siena) 09 Reti
Ronaldinho Gaucho (Milan) 09 Reti
Borriello Marco (Milan) 08 Reti
Cavani Edinson (Palermo) 08 Reti
Eto'o Samuel Fils (Inter) 08 Reti
Hamsik Marek (Napoli) 08 Reti
Miccoli Fabrizio (Palermo) 08 Reti

SERIE B – RISULTATI 26ª GIORNATA
Ancona - Padova 2-2
Brescia - Ascoli 2-1
Cittadella - Reggina 1-0
Crotone - Lecce 1-1
Frosinone - Empoli 3-1
Gallipoli - Vicenza 0-5
Mantova - Sassuolo 2-1
Modena - Grosseto 1-2
Piacenza - Albinoleffe 1-0
Torino - Salernitana 2-3
Triestina - Cesena 0-0

CLASSIFICA SERIE B
Lecce 47
Sassuolo 45
Grosseto 43
Brescia 42
Ancona 41
Cesena 41
Frosinone 38
Empoli 37
Modena 36
Torino 35
Vicenza 35
Ascoli 33
Cittadella 33
Gallipoli 33
Albinoleffe 32
Crotone 32
Triestina 31
Piacenza 30
Mantova 29
Reggina 29
Padova 28
Salernitana 18

venerdì 19 febbraio 2010

Malamorenò di Giuseppe Anastasi: Arisa

Sono orgoglioso di essere il Padrino di battesimo di Giuseppe Anastasi (Michele Moceri)
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Dopo il successo di Sincerità, per fare il bis, confidiamo nel bravissimo Giuseppe Anastasi (per tanti anni braccio destro di Mogol), che di Arisa, oltre che autore è anche il compagno di vita. E di vita e d'amore si parla in questa filastrocca post moderna che parla di una ipotetica fine del mondo nel 2087, o comunque di scenari apocalittici, sul cui sfondo si dipana la vicenda amorosa di una coppia di sposi il cui sentimento sopravvive strenuamente ad ogni catastrofe ambientale.
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http://www.youtube.com/watch?v=ENUQeMzFYvo

Italia amore mio: Ghinazzi, Savoia, Canonici

PUPO (Enzo Ghinazzi), EMANUELE FILIBERTO di SAVOIA, ed il tenore LUCA CANONICI: Un conduttore televisivo che è anche un grande cantante; Un tenore non molto conosciuto ma veramente bravo; Un Principe, bravo ballerino, al quale si vorrebbero attribuire colpe di cui non ha nessuna colpa. Un bel trio che ha portato al Teatro Ariston di Sanremo un inno patriottico destinato ad essere un brano che non sarà facilmente dimenticato.
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http://www.youtube.com/watch?v=ec6Nb3x37k4

giovedì 18 febbraio 2010

Cosa succede alla Misericordia di Monsummano?

Riportiamo la denuncia della Consigliere Comunale PdL di Monsummano Terme, Tiziana Adele Scannella, come pubblicata dal quotidiano "La Nazione" e la risposta del Presidente dell'Associazione e del Sindaco del Comune, sempre come pubblicato dallo stesso giornale.
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A nostro parere tutta la vicenda merita un approfondimento da parte delle Autorità competenti, sia per verificare la veridicità della denuncia pubblica, sia per verificare le condizione di servizio offerte dalla stessa Misericordia. Quello che c'è di mezzo è la salute dei nostri concittadini e crediamo che la questione non dovrebbe essere sottovalutata nell'interesse della Comunità. Se tutto è in regola tanto di guadagnato. Chi non ha niente da temere, i controlli li auspica e sicuramente non li teme.
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Prelievi alla Misericordia «Poca igiene e privacy»
Tiziana Adele Scannella, Consigliere Comunale PdL di Monsummano, ha segnalo un disservizio di cui è stata vittima in prima persona. «Qualche giorno fa - si legge nella lettera di Scannella -, Per effettuare un prelievo di sangue, invece che l’affollatissimo Vergin dei Pini, ho scelto la Misericordia di Monsummano, dove sono andata alle 7 di mattina. Eravamo in due ad aspettare il turno. Dopo un po’ la ragazza addetta mi fa cenno di entrare, in una stanza, che doveva essere adibita all’accettazione. Mi sono trovata in uno sgabuzzino pieno di scartoffie, a mio parere igienicamente non idoneo. La ragazza prende la mia richiesta e inizia ad inserire i dati con enorme difficoltà nell’individuare i codici corrispondenti ai vari esami». Il Consigliere PdL continua: «Io manifesto la mia perplessità per tali difficoltà, ricevendo come risposta solo che il pc non va. Di lì a poco entro nella sala prelievi dove una donna che mi invita a scoprire il braccio per poter effettuare il prelievo. Ebbene questa persona, in barba alle norme igienico-sanitarie, non indossava un camice, non faceva uso di guanti, non aveva nessun cartellino identificativo. E come se tutto ciò non bastasse, al momento del ritiro dei risultati non viene chiesto alcun documento né alcuna delega. Vorrei precisare che ai sensi dell’art.23 della legge 675/1996, i risultati delle analisi e/o altra documentazione contenente dati personali idonei a rilevare lo stato di salute di soggetto possono essere ritirati soltanto dal diretto interessato, dal medico di fiducia designato dall’interessato, da un terzo munito di delega. Credo sia opportuno segnalare quello che avviene in strutture che sono state autorizzate a svolgere un certo servizio.
(La Nazione - 17 Febbraio 2010)
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La replica del Presidente della Misericordia
Critiche al centro prelievi della Misericordia «Mai avuto lamentele, standard elevati di sicurezza».
RISPONDE SERENAMENTE alle accuse che Tiziana Adele Scannella ha rivolto alla Misericordia, l’associazione di volontariato di cui è presidente, Marco Mandato. «Personalmente ho sempre privilegiato il rapporto diretto con i miei interlocutori – dice – per cui quando ritengo che ci sia da chiarire o puntualizzare, prima di finire sulla stampa chiedo lumi ai diretti interessati. Tuttavia mi rivolgo pubblicamente alla signora Scannella, anche in forza delle 38 telefonate che ho ricevuto in solidarietà con il nostro operato, da parte di semplici cittadini, che voglio ringraziare pubblicamente. A volte – continua – è possibile essere indotti ad una visione imperfetta o sbagliata delle cose perché non si conoscono. Sono certo che la signora Scannella sia incappata in una situazione del genere. Il tugurio di cui la Scannella parla lo adoperiamo efficientemente da 5 anni e la ragazza delle prenotazioni, se ha chiamato i poliambulatorio per i codici ha peccato solo di eccesso di scrupolo. In quanto alla pulizia la nostra dipendente lavora da tempo con noi con grande professionalità, senza che ci sia mai stata alcuna denuncia di sporcizia o mancanza di igiene da parte di nessuno. In quanto all’uso dei guanti per i prelievi c’è d adire che il loro mancato uso è solo per sentir meglio la vena ed evitare di dover bucare più volte il paziente. Se l’infermeiere non usa i guanti in quel caso il paziente non rischia alcunché, visto che gli aghi son ben protetti e non si tocca niente. Ad ogni modo, dopo questo episodio, faremo in modo di irrigidire ancor di più gli standard di qualità, che sono già al massimo. L’errore è possibile per tutti, ma in questo caso credo si sia esagerato». Valeriamo Paolacci poi, coordiantore dei volontari ha aggiunto «noi abbiamo 250 accessi mensili e non c’è mai stato un disguido sulla resa dei risultati, né mai violazione della privacy».
ANCHE IL SINDACO di Monsummano Rinaldo Vanni, prende parte come autorità sanitaria del comune «Mi sento di dire – spiega – che non si può attaccare così indiscriminatamente e con incerte fondamenta l’operato di una associazione di volontariato, quale essa sia, proprio per il ruolo sanitario e sociale importante che essa svolge, e soprattutto quando l’accusa arriva da una persona che ha una carica pubblica».
(La Nazione - 18 Febbraio 2010)

martedì 16 febbraio 2010

Anche agli stupidi idioti tocca il diritto di parola!

Al Sud meno intelligenti che al Nord. La ricerca choc di Richard Lynn: «Colpa della mescolanza con l'Africa»
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Il sud Italia è meno sviluppato del nord perchè i meridionali sono meno intelligenti dei settentrionali. Anzi, mentre nel nord Italia il quoziente intellettivo è pari a quello di altri Paesi dell’Europa centrale e settentrionale, più si va verso sud, più il coefficiente si abbassa. La causa è «con ogni probabilità» da attribuire «alla mescolanza genetica con popolazioni del Medio Oriente e del Nord Africa». Osservazioni che non sfigurerebbero in un pamphlet razzista, ma che invece compaiono sull’ultimo numero della rivista scientifica Intelligence che pubblica una ricerca di Richard Lynn, docente emerito di psicologia all’università dell’Ulster a Coleraine. Lynn liquida secoli di studi sulla questione meridionale teorizzando che al pari della statura, dell’istruzione e del reddito, da nord a sud l’intelligenza media della popolazione scenda fino a toccare il punto più basso in Sicilia. I più intelligenti d’Italia, secondo Lynn, sono concentrati in Friuli. Lynn non è nuovo a teorie discutibili: negli anni ’70 sostenne che gli abitanti dell’Estremo oriente fossero più intelligenti dei bianchi e nel 1994 nel libro “La curva a campana” teorizzò che nella popolazione di colore, una pigmentazione più chiara corrisponde a un quoziente intellettivo più alto, derivato proprio dal mix con i geni caucasici. Nello studio pubblicato da “Intelligence”, afferma che «il grosso della differenza nello sviluppo economico tra nord e sud può essere spiegato con la variabilità dell’IQ» e che, in sintesi, nel sud Italia la qualità del cibo è più scadente, si studia meno, ci si prende meno cura dei figli e che almeno dal 1400 il Meridione non partorisce «figure di spicco» nelle arti e nella politica. La bizzarra tesi di Lynn fa infuriare la politica. «È un’autentica cavolata - commenta a caldo Amedeo Laboccetta - per non dir peggio. Sulle classi dirigenti meridionali si può dir tutto ma non certo che difettano per intelligenza o per capacità di intrapresa. Se un unico difetto si può rilevare - prosegue Laboccetta - è che nel Sud non si fa gioco di squadra, non c’è sinergia». «Chi ha redatto lo studio - dice il deputato Pdl - è un povero ignorante, animato certamente da pregiudizi e da una pesante dose di razzismo».

lunedì 15 febbraio 2010

A Fucecchio c'è un fantasma "trombettiere"?

Quel suono da brividi: il fantasma "trombettiere"
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Il palazzo Della Volta stava andando in rovina. Lo adocchiarono, per farne la sede della contrada Sant’Andrea, i contradaioli rossoverdi del Palio di Fucecchio. Ricevuta la concessione del Comune i volontari si misero all’opera. Ma chi lavorava lì sentiva un suono stridente, come di trombetta, raggelava il sangue. La sera dopo il fenomeno si ripeté, e allora gli operai dissero che avrebbero lavorato solo in altre stanze.
Quando ci voleva coraggio a parlare di fantasmi o di spiriti - altri tempi - la gente diceva: «Al palazzo del Gattino, in quella casa ci si sente». Il riferimento era al palazzo Della Volta, storicamente il più antico del castello medievale, e attualmente il più conosciuto, diventato sede della fondazione Montanelli, istituzione voluta dal grande giornalista Indro (quando era ancora in vita, nel 1987). Ma prima il palazzo stava andando in rovina. Lo adocchiarono, per farne la sede della contrada Sant’Andrea, i contradaioli rossoverdi del Palio di Fucecchio. Ricevuta la concessione del Comune i volontari si misero all’opera. Ma durante quest’impegno sovrumano - sono stati portati via oltre 200 camion di macerie - chi ci lavorava ebbe in più d’un’occasione tanta paura. Parla un anziano che ci ha lavorato sodo: «C’era il fantasma Trombetta. Lo chiamavamo così perché mentre Antero Pagliaro stava stuccando il soffitto al primo piano, sentì un suono stridente, come di trombetta, che gli raggelò il sangue. La sera dopo il fenomeno si ripeté, e allora disse che avrebbe lavorato solo in altre stanze. Quella strana trombetta la sentirono anche altri, ma sempre da soli». «Quando ci ripenso - continua - non dormo la notte neanche ora. Si sentivano voci dal basso, dal profondo dove c’è un trabocchetto, che facevano venire i brividi. Si udivano colpi, in stanze dove non stava nessuno. C’erano come oscure presenze, che non volevano essere disturbate. Noi portavamo fuori le macerie, e avevamo l’impressione che loro le riportassero dentro: non si finiva mai». Sulle paurose dicerie, l’avvocato Piero Malvolti, appassionato di storia locale e poi primo presidente della Fondazione Montanelli, ha lasciato scritto che il palazzo era già stato in precedenza luogo «d’incursioni notturne di giovanissimi e spericolati amanti. Cominciarono anche a spargersi le voci che fosse abitato da fantasmi per i delitti commessi ai tempi dei Della Volta. Si disse anche che vi si celebrassero riti satanici». Le sere d’inverno, quando fischiava il tramontano e le superstiti imposte battevano incessantemente per il vento, il palazzo rivelava un aspetto inquietante. In realtà nell’edificio si davano convegno un numero impressionante di gatti.
Invece nell’alto Medioevo il palazzo sorgeva tra le torri e le abitazioni delle più prestigiose famiglie fucecchiesi, aderenti alla consorteria che dal luogo prese il nome “Della Volta”. Dal più ricco e potente lignaggio del clan, quello dei Guillicioni, derivarono tutte le famiglie che, da Pietro detto Montanello, presero poi il cognome Montanelli. Esiliati nel Trecento, i Montanelli rientrarono un secolo più tardi. Nacque così l’edificio che, dal tardo Settecento, fu noto come palazzo Montanelli Della Volta. Ma quando l’ultimo della stirpe - Indro il giornalista “contro”, che ha sempre anteposto il proprio dubbio alle certezze altrui - ha visitato la sede alla Fondazione, deve aver avuto paura il fantasma Trombetta: non s’è fatto vedere né sentire. (Il Tirreno)

domenica 14 febbraio 2010

La settimana calcistica - 14 Febbraio 2010

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Primi tre punti per Zaccheroni sulla panchina bianconera. Comincia bene anche Reja. In una domenica pomeriggio dimezzata anche per i tre anticipi di lusso, il piatto forte è la prima vittoria della Juventus versione Zaccheroni. Esordio con tre punti anche per Reja sulla panchina della Lazio. Nell'incontro fra le due squadre rivelazione del campionato prevale nettamente il Cagliari sul Bari. Siena e Bologna, infine, fanno bottino pieno in trasferta contro Chievo e Livorno. Il posticipo del San Paolo finisce con un bel pari tra Napoli e Inter.
CAGLIARI-BARI 3-1
Cagliari in vantaggio al 12' con Conti, di testa, dopo un capolavoro di Matri che si destreggia in area fra cinque baresi. La reazione del Bari è blanda, non da Bari, cui forse manca fin troppo il mobilissimo Barreto. Raddoppia Nené su punizione deviata. Il Bari rientrerebbe anche in partita a inizio ripresa con un bel sinistro di Salvatore Masiello, ma dopo pochi secondi il Cagliari ristabilisce il doppio vantaggio con un gol in compartecipazione fra Cossu e il barese Gazzi.
CATANIA-ATALANTA 0-0
Pioggia biblica con conseguente pantano che quasi obbliga Trefoloni a rinviare la partita. Poi smette e si comincia. All'8 Garics riesce misteriosamente a non centrare la porta da due metri. Amoruso prende il palo cinque minuti dopo. Il Catania vorrebbe giocare palla a terra ma l'acqua glielo impedisce. Siciliani rattrappiti, bergamaschi più convinti di sé. Grossi problemi sulle fasce per gli uomini di Mihajlovic. A sinistra Valdez sembra il clone di Messi e a destra Garics ricorda Dani Alves. Incide poco Maxi Lopez. Morimoto manda alto il pallone del vantaggio all'inizio del secondo tempo. Andujar, piazzato male, è costretto a un recupero spettacolare per impedire a Doni di segnare di testa. Espulso Bellini. Finisce in rissa da saloon dopo un fallo su Doni al limite dell'area.
CHIEVO-SIENA 0-1
Il Chievo domina, il Siena guarda. Ma i veneti non pungono mai. Anzi Yepes, a cinque minuti dal riposo, devia verso la propria porta un pallone che sarebbe entrato per l'autogol se non avesse incontrato il palo. Secondo tempo sulla falsariga del primo, anche se il Siena sale di qualche metro a metà campo. E la prova di una mutata situazione tattica arriva al 29' quando Reginaldo gira di destro in rete facendo assaporare a Malesani una dolce vendetta davanti al suo ex pubblico.
JUVENTUS-GENOA 3-2
Zaccheroni porta a casa i suoi primi tre punti da quanto è subentrato a Ferrara sull panchina della Juventus. Ma non mancheranno le discussioni per la vittoria dell'undici bianconero, per il rigore , decisivo, assegnato a Del Piero, che ha fissato il risultato sul 3-2 contro il Genoa. Stadio mezzo vuoto. Segno che non basta il nome Zaccheroni per riscaldare i cuori bianconeri. Ci vogliono i fatti. Fatti che la Juve fa fatica a produrre mentre già a 9' il Genoa colpisce un palo in controbalzo con Marco Rossi. Il genoano ne fa un caso personale e dopo sei minuti si prende la rivincita sul palo e su Buffon dopo una splendida verticalizzazione di Zapater che mette Acquafresca in condizione di servire un ottimo assist al suo capitano. Il pubblico di casa, già in partenza non particolarmente euforico, ammutolisce per svariati minuti. Poi, dopo l'esplosione di quattro o cinque petardi, iniziano i cori di protesta. Zaccheroni pretende che Candreva faccia il De Rossi e non è cosa. La Juve attacca con foga. Tutte azioni confuse, figlie di un evidente disagio psicologico e tattico. Pari di Amauri, che non segnava dal 28 ottobre: gran colpo di testa su una pessima, ma davvero pessima uscita di Amelia. Ripresa: Genoa vicino al raddoppio con Papastathopoulos, la Juve con Diego. Tanta voglia e pochissima qualità in campo, specie sulla sponda bianconera. Poi, dal nulla, un'azione da manuale, Del Piero-Diego-Del Piero, e Juventus avanti 2-1. Per un minuto solo: ancora Rossi, su un grave errore di Buffon, pareggia. Per il Genoa in campo anche il 17enne italo-egiziano El Shaarawi. Del Piero inciampa fuori area sulle gambe di Papastathopoulos e l'arbitro Mazzoleni fischia un rigore: 3-2. Il Genoa esce sconfitto dalla sfida dell'Olimpico contro la Juventus, ma come spesso accade, non demerita sul piano del gioco. «Non è che i complimenti ci soddisfino», ha spiegato nel dopo gara il tecnico Gian Piero Gasperini, «oggi rimane il rammarico per non avere fatto risultato che per noi valeva molto, non solo per la classifica. A volte ci si chiede perchè perdiamo in trasferta, oggi abbiamo avuto la dimostrazione che anche fuori casa giochiamo bene, ma ci sono parecchie situazioni sfortunate per noi. Abbiamo tenuto bene il campo. Siamo andati in vantaggio, nel primo tempo abbiamo concesso poco. Sono convinto che meritassimo un risultato diverso». Gasperini esprime grande rammarico per l'episodio del rigore: «Dal campo si vede benissimo che il contatto era fuori area, e forse non era neanche fallo. Fa molta rabbia». Un appunto anche a Del Piero: «Da parte sua mi sembra una furbata, nell'azione rallenta la corsa. A Torino si può anche perdere, ma non oggi per come è stata la partita. Dispiace avere perso in questo modo». «Il fallo è stato netto, non ho fatto nessuna furbata» ha replicato Del Piero. «In campo non ci sono state proteste, l'ambiente era sereno. Si può parlare di tutto alla moviola, mi dispiace che ci si riduca a questo».
LIVORNO-BOLOGNA 0-1
Bologna meglio del Livorno da subito. Ma Viviano è miracoloso su tiro di Knezevic. Di Vaio dà fastidio a tutta la difesa toscana e al 21' si ritrova solo davanti a Rubinho: impossibile non segnare l'1-0. Il Bologna perde i pezzi: dopo Modesto esce per infortunio anche Di Vaio. Al 12' della ripresa viene espulso Cosmi. Il Livorno non riesce, senza Lucarelli, a trovare il colpo del pari. Solo assalti sterili e male soprattutto sulle palle inattive. E si ritrova in zona B.
NAPOLI- INTER 0-0
Pali scossi in tre occasioni, gol sbagliati a porta vuota, paratone dei portieri: insomma, è stato uno di quei match in cui l'assenza del gol non soffoca lo spettacolo. Nel complesso, un pareggio giusto al termine di una bella partita e un punto che può andar bene ad entrambe le squadre: il Napoli riaggancia il quarto posto, sia pure in coabitazione con la Sampdoria, l'Inter continua a veleggiare tranquilla in testa, a +7 sulla Roma.
Di gesta, gli attaccanti nerazzurri nel primo tempo, ne producono poche. Merito di una difesa attenta e del pressing micidiale dei vari Gargano e Pazienza, che tra le linee tolgono il respiro a Sneijder. Succede così che il bomber mancato sia Muntari: un suo sinistro dalla media distanza stampa la palla all'incrocio dei pali. C'è anche spazio per la recriminazione, su tocco di mano in area evidente di Aronica su cross di Maicon, ma nel complesso è un'Inter macchinosa. Il merito è di un Napoli, che gioca mezz'ora straordinaria. Gli uomini di Mazzarri occupano tutti gli spazi, limitano al massimo le proiezioni offensive di Santon e soprattutto di Maicon, e producono azioni in serie, con il trio offensivo che si integra alla perfezione. Julio Cesar è salvato dalla traversa su un interno destro molto preciso di Hamsik, poi in prima persona neutralizza prodigiosamente una girata aerea di Denis. Da segnalare inoltre un paio di battute interessanti di Quagliarella che per poco non trovano il bersaglio. Nella ripresa Mourinho dà spazio a Mariga (fuori il già ammonito Muntari), ma a parte il cambio è un'altra Inter. I nerazzurri riescono a sfruttare meglio gli esterni. Il Napoli sembra stanco, ma reagisce a fiammate. La più bella la offre Quagliarella, il cui destro su sponda di Denis coglie il palo, poi l'argentino fallisce sul più bello non inquadrando la porta vuota. Il finale, a parte una pericolosa battuta dal limite di Hamsik, lascia spazio alla tattica. Mourinho gioca la carta Eto'o, utilizzato molto largo, ma alla fine il possesso di palla dei nerazzurri è segnale di quanto il punto sia gradito.
PARMA-LAZIO 0-2
Parma stabilmente avanti nel primo quarto d'ora. Discreto l'avvio di Ledesma, volto nuovo e forse unica speranza di questa Lazio con Zarate in panchina e il baratro della B a portata di mano. Biancocelesti che si affidano al contropiede. Portieri inoperosi. Biabiany si mangia un gol colossale al 20' con la porta spalancata. Parma sempre in pressione. Lazio slegata, con Rocchi e Floccari spesso abbandonati al proprio destino da una linea di centrocampo poco propositiva per vocazione e scelte tattiche (imbrigliato pure Mauri). Nella ripresa Guidolin mette Paloschi per Bojinov ma Paloschi si fa subito male (entra Lanzafame). Rocchi tira alto da buona posizione. Muslera dice no a Biabiany. Partita in crescita. Salvataggio sulla linea di Paci (con un braccio e forse oltre la linea). Reja inserisce Zarate per Rocchi, il nuovo tecnico, dopo averlo escluso, adesso confida nella velocità dell'argentino. E la Lazio va in gol con Stendardo dopo un errore del portiere Mirante. Espulso Jimenez per proteste, Parma in dieci e stanco dopo il recupero infrasettimanale con l'Inter. Kolarov non concretizza il contropiede del possibile raddoppio. Stremato, il Parma concede spazi spaventosi che Zarate finalmente sfrutta.
MILAN-UDINESE 3-2
Con poco sforzo e dinamica limitata, qualità superbamente incarnate da Ronaldinho, che gioca da fermo, il Milan si trova in vantaggio di due reti (due assist del Dentone per Huntelaar e Pato, tornato in campo e subito in gol), ma soffre ogni volta che l'Udinese si affaccia dalle parti di Dida, specie se il pallone lo gestisce Di Natale. I friulani si rianimano dimezzando lo svantaggio a fine primo tempo (Floro Flores). Rimettono la testa sott'acqua al 3-1 di Huntelaar e quando Di Natale potrebbe riaprire il match in realtà manca troppo poco perché gli ospiti ne possano approfittare.
ROMA-PALERMO 4-1
Roma cinica, spietata, lucida, disposta a soffrire, anzi quasi desiderosa di dimostrarsi capace di sopportare senza scomporsi (anche perché se necessario c'è sempre Julio Sergio) le sfuriate avversarie. Il Palermo ci prova come la Fiorentina domenica scorsa. Ma niente. Alla prima occasione, la porta si spalanca e Brighi segna sfruttando anche una deviazione dell'ex romanista Bovo. Ancora Bovo, con un rinvio che non rinvia niente, offre a Brighi la palla per il più facile degli assist per Baptista. Il divario di personalità, come sottolineato anche a fine partita da Delio Rossi, è imbarazzante. C'è una squadra che, con o senza Totti, sa sempre cosa succede in campo e un'altra che tenta di giocare al buio, fra improvvisazione e disperazione tattica. Ancora Brighi per il 3-1. Accorcia Miccoli su rigore. Chiude Riise dopo l'ennesima meraviglia di Pizarro. Ecco, è Pizarro il senso di questa Roma. Recupera, imposta, tampona, illumina. In una parola: vive la partita con due piedi che ormai sbagliano una volta, massimo due, al mese.
SAMPDORIA-FIORENTINA 2-0
Con o senza Cassano, con Guberti a interpretare la parte che spetterebbe ad Antonio (infortunato), la Sampdoria ritrova l'estro delle prime giornate di campionato e mette il dito della piaga viola. Se i blucerchiati riscoprono il piacere della rapidità sulle fasce, la Fiorentina pare spegnersi sotto le sue stesse colpe, collettive (forse Prandelli prima o poi dovrà rendere conto dell'esagerata considerazione per Montolivo, che non fa mai due partite buone di fila, dell'esagerata pressione su Vargas e dell'esagerata eclissi di Gilardino) e individuali (Mutu). Viola, simbolicamente, puniti da due ex come Semioli e Pazzini. Santana e Gamberini ko. Il Bayern arriva nel momento peggiore.

SERIE A – RISULTATI 24ª GIORNATA
Cagliari - Bari 3-1
Catania - Atalanta 0-0
Chievo - Siena 0-1
Juventus - Genoa 3-2
Livorno - Bologna 0-1
Milan - Udinese 3-2
Napoli - Inter 0-0
Parma - Lazio 0-2
Roma - Palermo 4-1
Sampdoria - Fiorentina 2-0

CLASSIFICA SERIE A
Inter 54
Roma 47
Milan * 45
Napoli 39
Sampdoria 39
Juventus 38
Palermo 37
Cagliari * 35
Genoa 35
Bari 32
Fiorentina * 31
Parma 30
Chievo 29
Bologna 28
Lazio 25
Catania 24
Udinese * 24
Livorno 23
Atalanta 21
Siena 16

* Una partita in meno

CLASSIFICA MARCATORI SERIE A
Di Natale Antonio (Udinese) 17 Reti
Milito Diego (Inter) 14 Reti
Pazzini Giancarlo (Sampdoria) 12 Reti
Barreto Paulo Vitor (Bari) 11 Reti
Matri Alessandro (Cagliari) 10 Reti
Totti Francesco (Roma) 10 Reti
Di Vaio Marco (Bologna) 09 Reti
Gilardino Alberto (Fiorentina) 09 Reti
Maccarone Massimo (Siena) 09 Reti
Ronaldinho Gaucho (Milan) 09 Reti
Cavani Edinson (Palermo) 08 Reti
Eto'o Samuel Fils (Inter) 08 Reti
Hamsik Marek (Napoli) 08 Reti
Pato Alexandre (Milan) 08 Reti

SERIE B – RISULTATI 25ª GIORNATA
Albinoleffe - Torino 0-1
Ascoli - Vicenza 1-1
Brescia - Piacenza 1-0
Cesena - Crotone 0-2
Empoli - Ancona 3-0
Grosseto - Cittadella 3-0
Lecce - Modena 0-0
Padova - Frosinone 0-0
Reggina - Mantova 3-1
Salernitana - Triestina x-x
Sassuolo - Gallipoli 1-2

CLASSIFICA SERIE B
Lecce 46
Sassuolo 45
Ancona 40
Cesena 40
Grosseto 40
Brescia 39
Empoli 37
Modena 36
Frosinone 35
Torino 35
Ascoli 33
Gallipoli 33
Albinoleffe 32
Vicenza 32
Crotone 31
Cittadella 30
Reggina 29
Padova 27
Piacenza 27
Triestina 27
Mantova 26
Salernitana 15

sabato 13 febbraio 2010

Il Punto dell'On.le Marco Zacchera del PdL

n. 309 del 13 Febbraio 2010
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PDL E QUESTIONE MORALE
Qua e là - come fastidiosi foruncoli - sempre più spesso scoppiano piccoli o grandi esempi di malaffare in cui singoli esponenti del PDL (come di altri partiti) si fanno impiastricciare in affari poco trasparenti.
Non mi va di generalizzare ma neanche di minimizzare, perché se è vero che a volte è la stessa Magistratura – soprattutto verso il Premier o le persone più in vista – che esagera con gravi ripercussioni e conseguenti pressioni indebite su candidature ed eletti, resta il fatto che non si possono coprire o giustificare sempre come “persecuzione politica” questi piccoli o grandi episodi di corruzione. Così come è evidente che stando al vertice di una struttura complessa a volte non si può sapere e neppure immaginare cosa combini qualche sottoposto infedele, resta il fatto che tutti portiamo la responsabilità morale di controllare al meglio le strutture che ci siano state affidate.
La storia insegna che il male, la corruzione, il furto sono a volte insiti nelle persone umane, ma è evidente che questo avviene soprattutto quando c’è un calo di attenzione morale, di etica di comportamento, di controllo. A proposito di controlli è assurdo poi che in Italia si siano in questi anni moltiplicati gli interventi legislativi di controllo formale - spesso appesantiti con una bardatura costosa di atti – e non si vada invece al concetto che chi fa politica deve avere l’autonomia e l’autorevolezza di decidere, ma che deve farlo in modo onesto, pena le sanzioni più pesanti.
Invece oggi l’onesto viene taglieggiato comunque dal “sistema” perdendoci tempo e denaro, mentre il disonesto trova sempre indebite scuse morali per cavarsela e i tempi lunghi dei processi spostano poi “sine die” una spesso doverosa e sacrosanta condanna. Non mi piace fare il moralismo, credo che l’onestà (come la disonestà) non abbiano colore politico ma – dando a tutti il diritto all’innocenza fino a definitiva prova contraria – resta il fatto che certi atteggiamenti nascono e si diffondono soprattutto quando non c’è selezione politica, culturale, professionale del candidato o dell’eletto a qualsiasi carica. Anche questi sono gli effetti di quando la gente sceglie (e spesso non può fare in altro modo) solo per la “telegenicità” di una persona e non per il suo valore.
Servono professionalità e più esperienza: è assurdo dover sostenere un esame alla Camera di Commercio per poter aprire un bar mentre si può fare il politico anche di alto livello senza nessuna conoscenza tecnico-amministrativa preventiva o un minimo di tirocinio. Non può funzionare un sistema così, come solo un controllo sostanziale e non formale dell’ amministrazione pubblica può (e non sempre) dare un po’ più di garanzia di effettiva trasparenza. Non mi interessa chi mi dirà che i nostri avversari sono peggio di noi: se nel centro-destra non ci poniamo subito e fino in fondo queste questioni con la necessaria chiarezza sottovalutiamo un problema che prima o poi da foruncolo diventerà infezione portando conseguenze gravissime per tutti, anche (purtroppo) per la grande maggioranza di chi invece si comporta in maniera più che corretta.
GIORNO DEL RICORDO
Gli italiani che avevano dovuto abbandonare le loro terre in Istria, in Dalmazia e nella Venezia Giulia per decenni erano stati rimossi dalla coscienza nazionale: non esistevano più, come non erano mai esistite le migliaia di persone che senza alcuna colpa avevano trovato una morte atroce nelle foibe. Poi, lentamente, superati anche i fossati ideologici che avevano colpevolmente voluto questa rimozione, quelle figure silenziose sono riemerse dall’oblio e con la legge che ha voluto l’istituzione del “Giorno del Ricordo” tutti gli italiani hanno finalmente ricominciato a ricordare e a chiedersi perché - per troppi decenni – quei fantasmi non avevano avuto nemmeno l’omaggio della memoria. Non per odiare o per sollevare nuove contrapposizioni, ma perchè l’Europa che cresce unita deve esserlo rispettando le memorie di tutti, anche di quegli italiani strappati dalle loro terre dall’odio, dalla violenza, dalla discriminazione.
NUOVA RACCOLTA DIFFERENZIA
Dai giorni scorsi nel quartiere Sant’ Anna di Verbania è stato introdotto un nuovo sistema di raccolta del rifiuto organico domestico. Si chiama Sitra, ovvero Sistema Integrato di Trasformazione del Rifiuto Aerobico, e garantirà costi minori per l'Amministrazione e per i cittadini evidenti miglioramenti nelle modalità di raccolta domestica dell'organico. SITRA è composto da un kit domestico e da un cassonetto condominiale speciale e aerato. Sostituirà i vecchi secchielli di plastica non aerati e le buste biodegradabili sinora utilizzati ed è composto da sacchetti in carta speciale traspiranti, molto resistenti, a tenuta di liquidi, e da un trespolo ecologico di legno che ha la funzione di tenere sospeso il sacchetto durante il suo riempimento.
La porosità della carta speciale e la sospensione del sacchetto impediranno ai rifiuti organici di fermentare, prevenendo così la formazione di cattivi odori solitamente prodotti dall'organico raccolto in condizioni aerate non ottimali. Il sacchetto di carta speciale non deve essere lavato o igienizzato come i vecchi secchielli, ma semplicemente sostituito con uno nuovo solo quando è pieno.
Il nuovo cassonetto si comporterà invece come un vero e proprio "composter su ruota": garantirà un'ottimale presenza di ossigeno nei rifiuti organici conferiti dai cittadini nei sacchetti di carta, favorendo così una naturale evaporazione dell'acqua e un'ideale biodegradazione aerobica. Grazie a queste caratteristiche si dovrebbe avere un abbattimento dei costi della raccolta, il miglioramento della qualità dei rifiuti organici conferiti ed una maggiore igiene e pulizia sia a livello casalingo che condominiale. Sono oltre 4.000 gli utenti di questa prima sperimentazione di cui ne parlerà domani 14 febbraio IL SOLE 24 ORE nel suo inserto tematico.
UN SALUTO E BUONA SETTIMANA A TUTTI! MARCO ZACCHERA

Amedeo non può usare solo il cognome Savoia

Gli Aosta non sono Savoia. Sentenza del Tribunale di Arezzo: Amedeo e Aimone non possono usurpare il cognome regale, pagheranno i danni.
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Amedeo D’Aosta e il figlio Aimone non possono usare il solo cognome "di Savoia" in luogo del cognome completo "di Savoia Aosta". Lo ha stabilito la sezione civile del tribunale di Arezzo accogliendo l’istanza presentata da Vittorio Emanuele ed Emanuele Filberto di Savoia.
Amedeo e Aimone - scrivono i giudici - "hanno cominciato ad utilizzare il solo cognome 'di Savoia' a partire dal mese di luglio 2006 e ciò è avvenuto contestualmente alla diffusione a mezzo stampa e via internet di dichiarazioni circa l'assunzione da parte di Amedeo del ruolo di capo della Casa Savoia". Ne deriva che "l'indebito utilizzo del cognome 'di Savoia', non congiunto ad Aosta, ha sicuramente comportato un pregiudizio agli attori, che hanno visto compromessa la funzione individualizzante del proprio cognome, sia quale segno identificativo della discendenza familiare sia quale strumento identificativo della propria persona, pregiudizio accentuato, nel caso di specie, dalla particolare forza individualizzante del cognome usurpato". Amedeo e Aimone, a titolo di risarcimento danni, sono stati anche condannati a pagare sia a Vittorio Emanuele sia ad Emanuele Filiberto di Savoia 50mila euro a testa (in tutto, 200mila euro più gli interessi legali). La sentenza dovrà essere pubblicata per una volta su "Corriere della Sera", "Repubblica", "L'Espresso" e "Panorama" a cura e spese dei convenuti.

giovedì 11 febbraio 2010

Fango anche contro Guido Bertolaso

A quando indagini silenziose e riservate?
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C’è anche il nome di Guido Bertolaso nel registro degli indagati della Procura di Firenze, con l’accusa di corruzione, per gli appalti del G8 alla Maddalena, nell’ambito di un’indagine che ha portato all’arresto di quattro persone e sessanta perquisizioni (quaranta avvisi di garanzia). Bertolaso ha dichiarato di voler rimettere il proprio mandato, ma il Premier Berlusconi ha respinto le dimissioni. Questa, in sunto, è la cronaca. Proviamo ora ad analizzare quanto è successo e, soprattutto, la tempestività dei provvedimenti presi dalla Procura di Firenze. Un fulmine a ciel sereno - contro il capo della protezione civile, che dieci giorni fa era in lizza per diventare un potenziale Ministro del Governo - a solo due giorni dalle dichiarazioni, definite da molti “assurde” e prive di giustificazioni, di Massimo Ciancimino, in aula a Palermo come teste per il processo al Generale dell’Arma Mario Mori, dove ha definito la nascita di Forza Italia come “il frutto della trattativa tra Stato e mafia” (dichiarazioni che ha poi in parte ritrattato su un blog). Altro fango, per farla breve, contro il centrodestra, proprio in coincidenza di un’importante riforma come quella della giustizia, tra i primi barlumi di un possibile dialogo con l’opposizione.
Tra le tante dichiarazioni a sostegno di Bertolaso da parte di tutti gli esponenti della maggioranza, vale la pena citarne due, che ben riassumono lo spirito di molti esponenti di centrodestra, ma anche di molti elettori del PdL, in questi giorni tartassati dalle notizie di avvisi di garanzia e dalle dichiarazioni deliranti nei processi di mafia.
Quella di Roberto Castelli (Lega Nord), Vice-Ministro alle Infrastrutture:
“Se dovessi intonare la solita giaculatoria di maniera, dovrei dire: lasciamo che la magistratura faccia il suo corso, abbiamo fiducia nella magistratura e ci auguriamo che Bertolaso possa dimostrare la sua innocenza. Si dice proprio così, non rendendosi conto che in questo modo viene ribaltato l’onere della prova, in contrasto con l’articolo 27 della Costituzione. Io mi sento di dire altre cose. Primo, che sono incredulo, stante le persone coinvolte. Secondo, nel caso in cui si risolva tutto in un nulla di fatto, come spesso accade, auspico che i responsabili di questa azione così devastante per le istituzioni vengano chiamati a rispondere dei loro errori”.
E quella del Ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi:
“Viviamo in un Paese impazzito e capovolto. Qualunque paese civile, infatti, eleverebbe un monumento ad una persona come Guido Bertolaso, da noi invece la magistratura lo inquisisce. Di questo passo dell’Italia resterà un cumulo di macerie”.
A quando indagini silenziose e riservate?
Di fronte al susseguirsi di notizie online e in tv, varrebbe la pena di porsi una domanda, la stessa formulata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri, Gianni Letta, circa un anno fa al Salone della giustizia: “C’è qualcuno forse che sa dell’esistenza di qualche indagine riservata e silenziosa? Esistono oggi in Italia, in questo frangente, indagini riservate e silenziose?”, si chiedeva ironicamente Letta, auspicando un dialogo serio e, soprattutto, consapevole della complessità della materia, di fronte “all’alluvione dei dibattiti sulla giustizia”. Ma in un anno i dibattiti (e le fughe di notizie dalle procure) non sono cessati. Anzi, sono stati amplificati, spesso in trasmissioni tv imparziali. E il rischio è che a farne le spese non sia solo il meglio della classe dirigente italiana, come nel caso di Bertolaso, ma anche un’intera classe politica. (Panorama)
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Bertolaso: Su di me accuse infamanti.
Berlusconi: non si tocca, pm vergogna.
Dopo l'inchiesta giudiziaria sugli appalti della Protezione civile, il Pd insiste sulle dimissioni. Mozione di sfiducia dell'Idv. Il premier: "I magistrati devono vergognarsi". Nelle intercettazioni festini e un sistema di favori (le intercettazioni). Ma Bertolaso si difende: "Niente sesso, era solo fisioterapia. Darei la vita per dimostrare la mia lealtà. Disegno per colpirmi? Potevano mettermi una bustina di coca in tasca..."
Stavolta parla lui. Lo fa per difendersi ma anche per ribadire che non c'entra nulla, che le accuse sono infondate. Ci tiene a sottolinearlo, Guido Bertolaso. E ci tiene anche a far saper di sperare che la giustizia faccia il suo corso, in tempi rapidi, e che si accerti la verità dei fatti. "L’accusa è infamante e assolutamente drammatica - dice il capo della Protezione civile in una intervista al Tg2 -. Da quello che ho letto e dalle carte ho ricevuto dalla magistratura si parla di compensi in denaro e anche di favori sessuali, cose assolutamente che non esistono. Io non c’entro con questa vicenda, credo che si sia trattato di un grosso equivoco che, appena avrò la possibilità di confrontarmi con i magistrati, sarò in grado di chiarire". "Il timore - ha aggiunto - è che gli italiani si possano sentire traditi da Bertolaso: per questo sono disposto a dare la vita per dimostrare loro che non li ho mai ingannati". Il capo della protezione civile è indagato dalla procura di Firenze per corruzione nell’ambito dell’inchiesta su appalti per le grandi opere, tra cui il G8 della Maddalena.
Tempistica strana? Coincidenza fortuita
"Se c’è una coincidenza tra l’inchiesta della procura di Firenze e l’approvazione del decreto legge che istituisce la Protezione Civile servizi spa è una coincidenza fortuita. Sarebbe stata una coincidenza, e anche spiacevole - osserva Bertolaso - se questa vicenda fosse uscita il giorno prima quando, martedì scorso, il Senato ha approvato il decreto legge. Allora ci sarebbe stato da sospettare". E invece "è uscito il giorno dopo e dunque credo che sia stata una coincidenza fortuita".
La sostituzione di Balducci
"Angelo Balducci venne nominato presidente del Consiglio Superiore dei lavori pubblici, un incarico autoreviole e prestigioso. Lasciò il suo compito per questa ragione", spiega Bertolaso al Tg2. Balducci "venne sostituito da un altro ingegnere che adottò tutta una serie di provvedimenti che non mi tranquillizzarono e, quindi, dopo poco l’ho sostituito a sua volta con il professor Michele Calvi che è un professionista di fama internazionale e che ha portato molto bene a termine i lavori a La Maddalena". Nessun sospetto? "Assolutamente nessuno", ha risposto Bertolaso.
Protezione civile SpA
E' una "struttura di servizio" che servirà "proprio a garantire quella trasparenza ed efficacia degli interventi che noi vogliamo garantire a tutti gli italiani". Guido Bertolaso, difende la creazione della Spa, fortemente criticata dall’opposizione, ma anche da alcuni settori della maggioranza. "Voglio chiarire ancora una volta perché l’ho detto in tutti i modi e in tutte le salse, che questa Spa di Protezione Civile sarà solamente una struttura di servizio del Dipartimento nazionale, che continua a rimanere una struttura centrale della Presidenza del Consiglio con funzionari bravi, esperti e pubblici".
"Mai partecipato a festini"
"Le idee che qualcuno poteva avere per indurmi ad essere condiscendente nei confronti di chi doveva fare i lavori e dei soldi che dovevano essere spesi - ha commentato poi Bertolaso in un’intervista la Tg1 - non mi appartengono. Erano ipotesi che venivano fatte sull’abitudine di altre frequentazioni e vicende del passato. L’importante è che io non abbia mai fatto parte di questo genere di festini".
"Non mi occupavo di appalti"
"Si tratta di una vicenda dolorosissima per la quale sicuramente saranno stati commessi anche degli illeciti. Ma non è che io ho seguito direttamente e personalmente la vicenda degli appalti. Il mio compito era quello di realizzare un’opera importante, una grande bonifica ambientale, restituire all’arcipelago della Maddalena un territorio che era stato davvero devastato e renderlo fruibile per un grande avvenimento com’era quello del G8".
"Potevamo mettermi cocaina in tasca..."
"Non so - prosegue - se si tratti di un disegno vero, architettato ad arte, precostituito e confezionato. Quando ho partecipato ad una trasmissione sulla storia d’Italia che riguardava proprio la Protezione civile e qualcuno mi diceva se mi preoccupavo di questa grande popolarità, ovviamente sostenevo di sì. Magari - osserva - poteva accadere che qualcuno mi mettesse in tasca una bustina di cocaina. E, mutatis mutandis, mi pare che sia quello che sta accadendo".
Berlusconi: "Non si tocca..."
Silvio Berlusconi, da Bruxelles, è tornato a invitare il capo della Protezione civile a restare al suo posto: "Bertolaso non si tocca, sono i magistrati a doversi vergognare". Ha detto, ripetendolo due volte, prima di salire in auto dopo la riunione del Consiglio d'Europa. Poi ha risposto all'opposizione: "Questo è uno sport che mi trova assolutamente contrario, sono persone che più volte ricorrono a questi atti di invidia. Bisogna resistere sempre, ora ancora con più forza". E a proposito della vicenda della massaggiatrice e del presunto festino, il premier ha spiegato: "Queste cose sono assolutamente accuse infondate, non vere, come al solito. Ho parlato con Bertolaso, so che aveva mal di schiena e andava da una fisioterapista, una signora di mezza età che tra l’altro oggi è in ospedale a farsi operare per un problema alla schiena".
Il Pd: "Se ne vada"
E' Dario Franceschini, ex segretario dei Democratici e capogruppo alla Camera, a chiedere a gran voce che il capo della Protezione civile lasci l'incarico. "In un paese non anomalo come in Italia - ha detto Franceschini a Repubblica Tv - una persona in quella situazione rassegna le dimissioni, e noi abbiamo apprezzato la sensibilità mostrata ieri da Bertolaso. Sta ora a Bertolaso confermare quella sensibilità istituzionale o ricondurla a una rappresentazione. Non è che su questo ci deve essere diversità tra destra e sinistra. Questo dovrebbe rientrare nella sensibilità di chi ricopre incarico. Delbono per accuse molto, molto meno gravi ha rassegnato le dimissioni. Questo rientra nella sensibilità istituzionali. Vorrei che su questo non ci fosse differenza tra destra e sinistra, ma purtroppo c’è".
L'Idv protesta
"Berlusconi e Bertolaso sono al vertice di un sistema che gestisce senza alcun controllo una enorme quantità di denaro pubblico. Sono una nuova loggia, la B2" commenta il presidente del gruppo Idv alla Camera, Massimo Donadi. "Il quadro che emerge dalle indagini - aggiunge - è sempre più inquietante e svela l’esistenza di una rete di interessi molto ampia. Il ricorso allo stato d’emergenza, che permette di operare in deroga alla normale legislazione, è diventato la regola in Italia e questo ha consentito la nascita e la stabilizzazione di un sistema criminogeno di gestione delle risorse".
Mozione di sfiducia
"L’Italia dei Valori presenta una mozione di sfiducia nei confronti di Bertolaso" annunciano Antonio Di Pietro e Massimo Donadi. "Sta emergendo - proseguono - un quadro sempre più preoccupante sul sistema di potere della Protezione Civile, dove emergono chiaramente le pesanti responsabilità politiche di Bertolaso. L’Idv chiede anche che sia immediatamente bloccata Protezione Civile Spa, e che questo corpo dello Stato rientri sotto il controllo del parlamento".
Bondi replica a Di Pietro
Il leader dell'Idv "non è degno neppure di allacciare le scarpe ad una persona come Bertolaso". È quanto dichiara Sandro Bondi, coordinatore nazionale del Pdl, commentando la decisione dell'ex pm di presentare una mozione di sfiducia nei confronti di Bertolaso.
La difesa del PdL
Il Presidente dei Senatori del PdL Maurizio Gasparri trova invece "singolare" la tempistica che ha portato all’avviso di garanzia a Bertolaso. Ospite di Maurizio Belpietro nel programma La telefonata, Gasparri ha detto che Bertolaso è conosciuto "per l’efficienza dei suoi interventi". Gasparri ha poi osservato che Bertolaso si è messo a disposizione della magistratura, alla quale ha fornito ogni documentazione. "Ora, però, credo che si debba fare un accertamento rapido, che sia compatibile - ha aggiunto - anche con le necessità della nostra Protezione civile, che non può rimanere sulla graticola a lungo. Si farebbe un danno alla sicurezza del Paese". Poi l'ex ministro delle Comunicazioni attacca sulla tempistica: "C’è chi la campagna elettorale la fa con i comizi e con i candidati e c’è chi la fa con i Ciancimino che dicono frottole, che già leggo si sono rimangiati, e con queste iniziative. Del resto, la sincronia tra alcuni interventi giudiziari e i tempi elettorali è un fatto che gli italiani conoscono, ma fin qui ha portato a rafforzare un centrodestra che preferisce fare anzichè ordire manovre come queste".
Palamara contro il Premier
"La magistratura non può essere trascinata sul terreno della contrapposizione politica che non le appartiene". Il presidente dell’Anm, Luca Palamara, commenta così le dichiarazioni di ieri del presidente del Consiglio contro i magistrati che lo "aggrediscono" e celebrano "processi inutili". "La Costituzione ci assegna un compito - prosegue Palamara - e noi lo svolgiamo. Quello che chiedo è il rispetto per il lavoro dei magistrati. Ci sono inchieste in corso - dice ancora il presidente dell’Anm - ma le valutazioni sui processi vanno fatte nelle aule giudiziarie e non fuori".
L'inchiesta prosegue
Sono fissati per domani, a Roma e Milano, gli interrogatori di garanzia per i quattro arrestati con l’accusa di corruzione nell’inchiesta sugli appalti per i grandi eventi, dal G8 alla Maddalena alle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, condotta dalla procura e dai carabinieri del Ros di Firenze. Nel carcere romano di Regina Coeli saranno interrogati dal gip fiorentino Rosario Lupo (che ha firmato le misure cautelari) il presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo Balducci, già soggetto attuatore per le opere alla Maddalena, Mauro Della Giovampaola, l'ingegnere che ha lavorato nella struttura di missione per il G8 in Sardegna ed è coordinatore dell’unità tecnica di missione per la realizzazione delle infrastrutture per i 150 anni dell’Unità d’Italia e l’imprenditore romano Diego Anemone. Per il quarto arrestato, Fabio De Santis, attuale provveditore alle opere pubbliche della Toscana, successore di Balducci come soggetto attuatore per le opere del G8 alla Maddalena, l’interrogatorio si terrà a Milano per rogatoria.
Il giudice Toro: "Avrei lasciato la toga"
"Non ho mai conosciuto o incontrato questa gente. Anemone, Balducci, Bertolaso, sono tutti nomi nuovi. Il capo della Protezione civile l’ho visto una volta, quando ero al ministero, e al termine della riunione ci stringemmo la mano. Il Procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro, parla con difficoltà, è provato. È accusato, insieme con il figlio Camillo, di rivelazione del segreto d’ufficio nell’inchiesta della Procura di Firenze sul G8 della Maddalena e su appalti connessi ad altri grandi eventi. "Ho riconsegnato le deleghe per il coordinamento delle inchieste sui reati nella pubblica amministrazione. Avrei lasciato tutto, sarei andato in pensione subito, da ieri mattina, per difendermi da normale cittadino. Ma c’è mio figlio Camillo e allora non posso mollare". (Il Giornale)

martedì 9 febbraio 2010

Gabriele Paolini a bagno nella fontana di Trevi

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Nell'acqua gelida della Fontana di Trevi si è spogliato e ha gridato: "Lotito vattene, forza Lazio". E' l'ultimo gesto del disturbatore delle dirette televisive Gabriele Paolini, che nel pomeriggio è entrato nel celebre monumento della Roma barocca e davanti a turisti e curiosi si è spogliato e poi si è fatto un bagno. L'obiettivo protestare contro la crisi della squadra biancoceleste, di cui è grande tifoso. Dopo cinque minuti, bersagliato dalle macchine fotografiche e dalle cineprese dei turisti, Paolini è uscito dalla Fontana ed è stato avvicinato dai vigili urbani che lo hanno multato di 163 euro perchè è vietato bagnarsi nel settecentesco monumento progettato da Nicola Salvi.
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Gabriele Paolini (Milano, 12 ottobre 1974) è un personaggio televisivo, divenuto noto agli spettatori dei telegiornali per le sue apparizioni di disturbo nel corso dei collegamenti esterni in diretta televisiva.
Autodefinitosi "inquinatore televisivo" e autoproclamatosi "profeta del condom" o "Diabolik di Casal de' Pazzi", Paolini ha dichiarato d'aver iniziato a metà degli anni '90 la sua attività di "disturbatore" durante le dirette televisive per incentivare l'uso del preservativo dopo la morte per AIDS di un suo amico che contrasse la malattia, pochi anni prima, in un rapporto sessuale non protetto con una prostituta.
Paolini irrompe in programmi televisivi che eseguono collegamenti in diretta all'aperto. Si tratta generalmente di telegiornali, ma anche di trasmissioni di attualità. Espone spesso cartelli di ogni tipo, fa gesti come le corna, rivolge insulti ai politici o ai personaggi dello spettacolo e disturba l'attività degli inviati che a volte sono costretti a interrompere il servizio perché impossibilitati a continuare il loro lavoro. Per essere costantemente informato sulle prossime dirette, porta sempre con sé un televisorino portatile che gli consente non solo di sapere con precisione il momento e il luogo in cui si sta iniziando un collegamento, ma gli permette anche di controllare l'inquadratura e rimediare ai tentativi del cineoperatore di escluderlo dall'immagine.
Secondo la Suprema Corte di Cassazione, le intrusioni di Paolini nelle dirette televisive, sono vere e proprie molestie determinate da un'azione di disturbo che altera le normali condizioni di tranquillità delle persone che stanno lavorando attraverso un'azione impertinente, indiscreta, invadente, senz'altro riconducibile nella nozione di petulanza.
Nel settembre 2008, in occasione delle proteste dei dipendenti Alitalia, ha disturbato molte dirette televisive all'interno dell'aeroporto di Fiumicino. In una di queste ha pesantemente insultato il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Paolini ha ricevuto, da parte del Questore di Roma, un foglio di via che lo obbliga a stare per 3 anni fuori dal dall'aeroporto e dal comune di Fiumicino.
Paolini ha interpretato e diretto alcuni film pornografici, come "Le avventure di Gabriele Paolini", "Vengo dopo il TG", "Il profeta" ed altri.
Il 12 ottobre 2009, in occasione del suo 35º compleanno, aveva annunciato di voler porre termine ai suoi blitz Tv, annuncio al quale non ha tenuto fede avendo ripreso successivamente ed anche di recente con le sue solite azioni di disturbo.

Come si è tentato di incastrare Silvio Berlusconi

Operazione D. Come si è tentato di incastrare Berlusconi attraverso la D’Addario. La pupa D’Addario e i pupari. Complotto in 3 mosse. C’è un’altra storia da raccontare su Patrizia D’Addario e sull’affaire che ha coinvolto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Una storia che sta scrivendo, in gran segreto, la procura della Repubblica di Bari. (Ecco le due puntate pubblicate dal settimanale Panorama).
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È bastato poco al suo capo, Antonio Laudati, giunto alla guida degli inquirenti del capoluogo pugliese nel settembre scorso, per capire che la vicenda della escort approdata nell’autunno 2008, con registratore annesso, a Palazzo Grazioli, residenza del Premier, meritava di essere approfondita.Laudati, affilato e distinto, è un magistrato che ha maturato una grande esperienza sul fronte delle indagini antimafia e che si è formato con personaggi del calibro del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Una palestra dove ha appreso quel metodo investigativo puntiglioso che, per giungere alle conclusioni, si basa sui fatti e sull’analisi di tutti i particolari che gravitano intorno a essi. E questa tecnica antimafia, che porta sotto la lente d’ingrandimento dettagli apparentemente insignificanti, ha dato i suoi frutti.
Da quanto Panorama è in grado di ricostruire, da qui a poco ci sarà un terremoto giudiziario destinato a minare nelle fondamenta il castello costruito intorno alle presunte rivelazioni di D’Addario e del suo mentore, l’imprenditore Gianpaolo Tarantini. Al fascicolo, seguito direttamente da Laudati, lavorano anche i sostituti procuratori Giuseppe Dentamaro e Teresa Iodice. Si tratta di un fascicolo che tecnicamente va sotto la sigla di modello 21: vi sono cioè degli indagati e sono almeno una dozzina. Tra le persone finite sotto quella lente d’ingrandimento c’è sicuramente Patrizia D’Addario. Di più: la escort è il personaggio chiave.
Impossibile conoscere i dettagli dell’inchiesta, ma dalle strettissime maglie della rete di silenzio che per mesi l’ha ingabbiata alcune informazioni trapelano. I magistrati si sono concentrati sulla genesi del rapporto tra D’Addario e Tarantini. Hanno accertato che a presentarla all’imprenditore barese fu l’ex socio Massimiliano Verdoscia, arrestato in agosto per spaccio, che a sua volta conobbe la escort proprio per la sua attività di prostituta.La conclusione sorprendente cui sono arrivati gli inquirenti è che D’Addario, prostituta ben nota alle forze dell’ordine (per le continue risse e per le schermaglie legali con il suo protettore), esperta di registrazioni e di videoriprese, sarebbe stata selezionata e successivamente “consegnata” a Tarantini. Proprio così: “selezionata” affinché portasse a termine una missione, quella di compromettere la reputazione del presidente del Consiglio, mettendolo politicamente in difficoltà.
Già, ma chi l’ha selezionata? Questo è lo snodo centrale dell’inchiesta in cui compaiono a vario titolo magistrati, politici, giornalisti e professionisti della Bari che conta. A breve, nei confronti di alcuni giudici che avrebbero partecipato a quello che appare come un vero e proprio complotto ai danni del premier dovrebbe scattare un procedimento parallelo che, secondo quanto stabilito dall’articolo 11 del Codice di procedura penale, sarà affidato alla procura di Lecce, competente a indagare sulle toghe del capoluogo pugliese.Non solo, è facile prevedere che, non appena la bomba esploderà, anche la sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura dovrà occuparsi di alcuni aspetti definiti da un investigatore “molto imbarazzanti”.
Fra gli attori del “complotto” su cui si stanno concentrando gli inquirenti guidati dal procuratore Laudati un ruolo non secondario lo avrebbero recitato alcuni giornalisti, ai quali sarebbero state passate notizie allo scopo di alimentare il clima a sostegno della tesi di D’Addario. Alcuni articoli sarebbero stati persino utilizzati per indirizzare le indagini. Ora la procura sta cercando i suggeritori di quelle cronache. Secondo quanto risulta a Panorama, il filone relativo alla fuga di notizie è prossimo alla conclusione e sarebbero già pronte le richieste di misure cautelari per diversi personaggi, compresi alcuni appartenenti alle forze dell’ordine.
Certo, non è facile districarsi nel labirinto del malaffare di Puglia. Perché i vari fascicoli d’indagine sono come vasi comunicanti che alcune volte si scambiano i fluidi contenuti. In una sorta di entropia velenosa. E così l’inchiesta D’Addario-fughe di notizie si mescola con quella sulle tangenti nella sanità: un procedimento in cui, dopo gli arresti di metà gennaio, fra gli altri, dell’avvocato Lea Cosentino, ex direttore generale dell’azienda sanitaria di Bari, e di Antonio Colella, in passato dirigente dell’area patrimonio della asl, e il coinvolgimento dell’ex vicepresidente regionale del Pd Sandro Frisullo, sono attesi tempestivi sviluppi. Infatti sono al vaglio del giudice per le indagini preliminari ulteriori provvedimenti restrittivi nei confronti di politici e imprenditori regionali.
Ma torniamo al “complotto”. Su Patrizia D’Addario sono state avviate da mesi analisi patrimoniali che hanno riservato non poche sorprese. La escort, infatti, secondo le verifiche degli investigatori, sarebbe risultata intestataria di numerosi conti correnti, direttamente o attraverso prestanome. Nel corso di questi accertamenti sarebbero emersi quelli che vengono definiti “elementi interessanti” nei confronti di alcuni familiari di D’Addario.Ad attirare l’attenzione degli inquirenti, in particolare, sono stati alcuni movimenti di denaro di entità rilevante, registrati prima e dopo che lo scandalo alimentato dalla escort è finito sui giornali. In procura indagano anche su un’ingente somma in contanti, si parla di 1,5 milioni di euro, che dall’Italia nel febbraio 2008 (otto mesi prima della visita a Palazzo Grazioli) sarebbe stata trasferita a Doha, capitale del Qatar. A trasportare fisicamente questa montagna di soldi sarebbe stata la stessa D’Addario, durante un viaggio di cui i magistrati hanno trovato i riscontri. A che cosa servivano quei denari?
Gli investigatori stanno valutando più ipotesi: dalla creazione di una provvista in nero fino al pagamento di alcune mazzette trasferite all’estero per conto di imprenditori o di politici. La documentazione bancaria necessaria a definire i contorni di questa vicenda non è ancora stata acquisita completamente, ma, per avere un quadro più chiaro, non occorrerà attendere molto.“Siamo all’inizio dell’opera” si schermisce un investigatore. Eppure, bastano queste indiscrezioni a offrire una chiave di lettura ben diversa da quella che finora è stata proposta all’opinone pubblica del cosiddetto affaire D’Addario. Chi indaga è convinto che Tarantini non sia la mente, ma soltanto un terminale di questo progetto: un uomo interessato e disposto a tutto pur di mettere le mani su alcuni affari. In particolare quelli che ruotavano intorno alla Protezione civile e alle commesse affidate senza gare d’appalto, per esempio, che inutilmente cercò di conquistare dopo essere riuscito a entrare in contatto con il presidente Berlusconi.
Per ingraziarsi il premier, Tarantini avrebbe investito oltre 5 milioni di euro. Soldi spesi per cucirsi addosso l’immagine di un giovane imprenditore facoltoso e credibile. Capace di sperperare mezzo milione di euro in un mese per organizzare party e affittare una villa in Sardegna, nei pressi della residenza estiva del Cavaliere, per ottenere così di essergli presentato.Gli inquirenti hanno ricostruito quello che, senza alcun intento offensivo, hanno definito il “metodo pugliese”. Si tratta di un simulacro della realtà, un mondo fatuo in cui le apparenze diventano sostanza, tra feste da mille e una notte, belle donne disponibili e (all’occorrenza) cocaina.
La corruzione si realizzerebbe attraverso l’erogazione di questi particolarissimi “fringe benefit”: i politici, gli amministratori non ricevono un compenso in denaro o beni, ma usufruiscono di favori soprattutto di origine sessuale. Come avrebbe dimostrato proprio il filone della sanità pugliese. Metodo che qualcuno ha cercato di replicare a livello nazionale, puntando al “bersaglio grosso”: il presidente del Consiglio, Berlusconi.D’Addario sarebbe stata quindi un’arma non convenzionale, gestita in prima battuta da Tarantini, ma in realtà manovrata da ben più potenti politici. L’ipotesi del complotto, secondo i magistrati, sarebbe confermata dalle spese sopportate da Tarantini per conoscere Berlusconi a fronte di vantaggi praticamente nulli.
E qui ci si addentra nella parte più delicata dell’indagine. Chi sono, allora, i burattinai dell’affaire D’Addario? È logico pensare, seguendo il ragionamento della procura, che questi vadano ricercati nel campo avverso al Popolo della libertà.Gli inquirenti si sono già fatti un’idea, sorretta da alcuni riscontri e intercettazioni. Impossibile, però, saperne di più. Quel che è certo è che per sbrogliare questa matassa un’attenzione particolare è stata dedicata ai viaggi compiuti da Patrizia D’Addario dall’inizio dello scandalo e in particolare le sue trasferte in Francia, Spagna, Brasile, Gran Bretagna, Cina ed Emirati Arabi. Trasferte che sarebbero state gestite da alcuni intermediari internazionali, diretti a loro volta da politici italiani rimasti per ora nell’ombra.
L’obiettivo della tournée estera di D’Addario altro non sarebbe se non fare da grancassa allo scandalo sessuale e ridicolizzare oltreconfine Berlusconi. Insomma, sarebbe l’ultimo tassello di un piano architettato sin dall’inizio per screditare l’immagine del premier.Per questo il fascicolo processuale, ancora in divenire, ipotizza oggi l’associazione per delinquere finalizzata alla falsa produzione di documenti a uso processuale. Ma in futuro potrebbe anche approdare all’estrema gravità dell’articolo 289 del Codice penale: l’attentato contro gli organi costituzionali dello Stato. Pur muovendosi con estrema prudenza, la procura di Bari ipotizza infatti una vera e propria associazione per delinquere che avrebbe organizzato un complotto istituzionale, immettendo nel circuito dell’informazione notizie manipolate per ottenere un risultato politico.
Con una banda di cospiratori che avrebbe fabbricato falsi documenti con l’obiettivo d’inquinare l’inchiesta, usando come cinghia di trasmissione alcuni giornali. E il ruolo cruciale della stampa in questa vicenda è sottolineato dal retroscena della prima intervista di D’Addario: la donna sarebbe stata anche convinta a rinunciare all’accordo con il settimanale Oggi per essere indirizzata verso il Corriere della sera. La sua prima intervista esclusiva vi comparve il 17 giugno 2009.
Sono quattro, in conclusione, i fronti giudiziari (tutti comunicanti) aperti a Bari: riguardano le presunte tangenti nel sistema sanitario regionale, le attività illecite di Gianpaolo Tarantini, la costruzione e la gestione dell’affaire D’Addario e le fughe di notizie legate alle deposizioni della escort e di altri protagonisti. Un tema, quest’ultimo, particolarmente curato da Laudati, che, coincidenza per nulla strana, il giorno del suo insediamento venne salutato dalla pubblicazione dei verbali riservati di Tarantini: accadeva il 9 settembre del 2009.
Da allora diverse cose sono cambiate nella procura del capoluogo pugliese. E in molti, presto, se ne accorgeranno.
(1 - continua)
(Giacomo Amadori - Panorama)
Venerdì 29 Gennaio 2010
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È sabato 30 gennaio ed è appena terminata la cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario. Al quarto piano della procura di Bari il capo dell’ufficio, Antonio Laudati, si ritrova a faccia a faccia con alcuni dei suoi sostituti. Sul tavolo l’ultima copertina di Panorama intitolata “Il complotto”. Ventiquattr’ore prima la stessa procura, dopo avere esaminato il testo con puntiglio da esegeti, si era limitata a escludere, in una nota ufficiale, che fosse iscritta una notizia di reato che riguarda “accordi fraudolenti miranti a una calunniosa rappresentazione processuale”.Dietro il criptico linguaggio giuridico si celava ciò che i magistrati non potevano smentire: l’esistenza di un’inchiesta che, come vedremo tra poco, ruota intorno a Patrizia D’Addario, la escort di Palazzo Grazioli, e si muove su tre livelli, legati fra loro da diversi filoni, ipotizzando, al termine di questo percorso, un “complotto” contro il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Infatti le varie inchieste portano a una conclusione univoca: l’affaire D’Addario ha una genesi tutt’altro che lineare e nasconde, secondo gli inquirenti, una precisa regia. Da tempo i magistrati fanno ipotesi su chi possa averla gestita, ma per non vanificare il lavoro sin qui svolto, e correre il pericolo di essere accusati di costruire teoremi fantasiosi, hanno scelto di inabissarsi come un sommergibile. Sino alle prossime, imminenti misure cautelari.Certamente a Bari la D’Addario è indagata per associazione per delinquere. Non è la sola, con lei sono finite sotto inchiesta una dozzina di persone. Il reato associativo è una cornice che serve al procuratore Laudati e ai sostituti che lo affiancano, Giuseppe Dentamaro e Teresa Iodice, per poter investigare ad ampio raggio.
Il nome della D’Addario, prima dello scandalo politico, era noto in tribunale per la ventina di procedimenti pendenti in cui è coinvolta sia come parte offesa sia, e sono la maggior parte, come indagata o imputata. Nella primavera 2009 hanno iniziato a interessarsi a lei anche Pino Scelsi ed Eugenia Pontassuglia, pm della Direzione distrettuale antimafia, nell’ambito di un’indagine di criminalità organizzata avviata per capire se esistesse un collegamento tra la malavita e il reclutamento delle prostitute, come lasciava supporre un attentato subito da un’amica di Patrizia D’Addario legata a un membro del clan Parisi (uno dei gruppi più temuti della criminalità barese).
Nella prima metà di giugno la escort si reca in procura per raccontare la sua notte a Palazzo Grazioli. Qualche settimana dopo incappa nell’indagine sulla fuga di notizie e sulla genuinità delle registrazioni audio effettuate nella dimora del premier. Infatti gli inquirenti si accorgono che il contenuto delle trascrizioni dei nastri consegnati nelle redazioni non corrisponde a quello delle bobine in possesso della procura, segno questo di una possibile strumentalizzazione delle informazioni. Ma fermiamoci un attimo.
Questo è il primo livello dell’inchiesta e ha come tappa finale l’individuazione dei pubblici ufficiali che sono all’origine delle falle nel segreto istruttorio. Non soltanto per le registrazioni della D’Addario, ma anche per la pubblicazione dei verbali secretati di Gianpaolo Tarantini. Su questo versante, secondo quanto risulta a Panorama, l’accusa avrebbe raccolto riscontri inconfutabili.
Tra giugno e settembre 2009 (dal periodo delle prime fughe di notizie su Patrizia D’Addario a quelle su Tarantini) sarebbero stati compiuti diversi passi falsi da parte di giornalisti e investigatori. Inciampi per cui nessuno dei detective, per ora, è stato trasferito, nonostante siano stati immortalati da foto e videotape che proverebbero bugie e responsabilità.Per conoscere i nomi di questi servitori dello Stato infedeli non sarà necessario attendere molto: le richieste di misure cautelari o interdittive, infatti, saranno esaminate dall’ufficio del giudice delle indagini preliminari. I provvedimenti non riguarderanno figure di secondo piano ma toccheranno tra gli altri ufficiali della Guardia di finanza e dei carabinieri. Questo snodo sarà fondamentale.Quando infatti sarà acclarato che, come ipotizzano gli inquirenti sulla scorta di numerosi atti compiuti nell’arco di sei mesi, il flusso di notizie coperte da segreto si inserisce in una strategia mirata a screditare il presidente del Consiglio, l’inchiesta potrà considerare individuato il primo livello e puntare a quello successivo al centro del quale c’è la D’Addario.
L’estate scorsa il suo ex amante e protettore, Giuseppe Barba, l’ha denunciata per stalking e durante la sua deposizione fiume del 5 agosto il pm Dentamaro, di nuovo lui (e non è un caso), ha trovato lo spunto per aprire un nuovo filone d’indagine, quello incardinato, per ora, solo su un’ipotesi di associazione per delinquere. La notizia di reato è un presunto trasferimento di 1,5 milioni di euro dall’Italia al Qatar. Dentamaro, specializzato in fascicoli riguardanti le cosiddette fasce deboli, conosce benissimo la D’Addario e le ha dato credito in un processo, facendo condannare Barba nel 2006 per favoreggiamento della prostituzione. Questo non gli ha impedito, due anni dopo, il 3 luglio 2008, in occasione della richiesta di archiviazione per una denuncia, di ricredersi sul conto della donna e di liquidarla con queste parole: “Può validamente affermarsi che risulta compromessa l’intera credibilità della suddetta”.
Il magistrato, dopo avere trovato i riscontri al viaggio della signora nella Penisola arabica, adesso vuole capire se anche le restanti dichiarazioni di Barba siano plausibili. Resta da scoprire perché la D’Addario avrebbe trasportato soldi all’estero: per costituire fondi neri? Per trasferire oltreconfine le mazzette incassate da eventuali amici politici? O magari per ripulire capitali di provenienza illecita? A dicembre, a Bari, un’imponente inchiesta antiriciclaggio ha portato all’arresto di un’ottantina di persone, molte legate al già citato clan Parisi. Un filone che non ha ancora finito di riservare sorprese.
Certamente la donna, nonostante le dichiarazioni dei redditi da indigente, negli ultimi mesi è al centro di accertamenti finanziari capillari che hanno permesso di appurare l’esistenza di numerosi conti correnti italiani ed esteri riferibili direttamente a lei, ai parenti più stretti o a prestanome. In particolare gli investigatori hanno puntato gli occhi su un tesoretto depositato presso una banca italiana, un gruzzolo non lontano da 1 milione di euro che sarebbe affluito negli ultimi mesi. Una ricchezza che per gli inquirenti non può essere giustificata con l’improvvisa notorietà della signora, anche perché lei, nella sua recente autobiografia, giura di non essersi mai fatta pagare per le interviste.
In procura sospettano che tutti quei soldi possano essere il premio per il ruolo recitato in questi mesi, quello di nemica giurata del premier. Anche se qualche investigatore non esclude che, viste alcune recenti frequentazioni della donna, quei soldi possano non appartenere a lei. Ma questa è una storia che merita di essere approfondita in un altro capitolo.Qualunque sia l’origine di quel denaro, di certo, secondo i pm, la “pupa” con le sue rivelazioni non ha agito in questi mesi autonomamente e anzi sarebbe stata “eterodiretta”. E per questo l’accusa ha iniziato, rimanendo sott’acqua, a dare la caccia ai presunti pupari.Per scovarli, dovranno risalire al cosiddetto terzo livello, senza farsi cogliere dalle vertigini. Intanto hanno iniziato ad annotare i nomi degli agenti e dei collaboratori che stanno gestendo i frequenti viaggi all’estero di Patrizia D’Addario. Nomi che vengono conservati come reliquie dagli investigatori.
A proposito della presunta cabina di regia, in procura non escludono che chi ne fa parte possa avere selezionato la D’Addario già nel 2008 per poi affidarla all’imprenditore Gianpaolo Tarantini, che ha poi condotto la donna con il registratore nelle stanze di Berlusconi. Ma questa è la pista più insidiosa all’interno dello scenario del complotto che si sta delineando ai danni del premier. Ed è proprio per questo motivo che, allo stato attuale, bisogna concentrarsi sulla parte della trappola informativa ordita dopo le registrazioni della D’Addario. Qui i possibili registi sarebbero stati, ironia della sorte, ripresi dalle telecamere della polizia giudiziaria impegnata in alcuni appostamenti a Bari e, forse, anche dagli occhi elettronici di investigatori privati.
Immagini e foto sono state fatte nei giorni precedenti la decisione della D’Addario di consegnare al Corriere della sera la sua intervista denuncia (dopo essersi prima proposta a un settimanale e, a quanto risulta a Panorama, a un altro importante quotidiano). Secondo quanto sostenuto dal Fatto quotidiano, sarebbero stati filmati incontri tra il senatore del Pd Alberto Maritati (a lungo sostituto procuratore a Bari fino al 1999) e il pm Scelsi, tra Maritati e l’avvocato Maria Pia Vigilante (difensore della D’Addario), tra quest’ultima e una giornalista. Maritati ha confermato gli incontri escludendo di aver parlato dell’inchiesta.
Di certo quando Laudati e i suoi sostituti avranno disvelato il meccanismo che ha indirizzato le azioni del primo livello, la vicenda sarà più decifrabile e sarà evidente come giornali italiani e stranieri abbiano di fatto creato una struttura che ha agito in maniera sinergica e che ha avuto come conseguenza quella di danneggiare l’immagine del presidente del Consiglio. Un’organizzazione che apparentemente si è limitata a raccogliere oggettivamente il racconto della D’Addario, ma che in realtà, secondo l’accusa, si è messa in moto su impulso di politici, magistrati e personaggi senza scrupoli che hanno cercato di usare la signora come un’arma. Ma sulla scena del delitto hanno lasciato troppe prove.Presto si scoprirà pure quali frutti stia dando la collaborazione avviata da Tarantini con gli inquirenti. L’imprenditore ha già messo in fila ore di interrogatori in cui ha fornito numerosi riscontri alle sue dichiarazioni. L’uomo non si è sottratto a nessuna domanda.
Per esempio, ha chiarito i suoi rapporti con Roberto De Santis, fulcro del potere dalemiano in Puglia. I magistrati hanno chiesto conto dei vari contatti e di un incontro fra i due in piazza Navona, a Roma, nella primavera del 2009.La coppia era insieme pure nell’estate di due anni prima, quando incrociò nel mare di Ponza l’allora ministro degli Esteri Massimo D’Alema, con il quale si ritrovò allo stesso tavolo per cena. Nel ristorante, fra i commensali, sedeva pure l’allora capo di stato maggiore della Guardia di finanza, generale Paolo Poletti. A riprova della capacità di Tarantini di tessere relazioni ad altissimi livelli gli inquirenti hanno annotato diverse telefonate dell’imprenditore proprio con Poletti, nominato nel novembre 2008 vicedirettore dell’Aisi, il servizio segreto che si occupa della sicurezza interna.
Pupari, servitori dello Stato infedeli, 007: gli ingredienti per una perfetta spy-story non mancano, anche se rischiano di avvelenare il clima in procura, dove ormai la diffidenza contraddistingue persino i rapporti tra magistrati. Dopo l’annuncio di Panorama di un possibile fascicolo riguardante rilievi quanto meno disciplinari per le toghe, i pm sospettano gli uni degli altri. Alcuni sono allarmati financo dalle domande dei giornalisti, in cui temono di decifrare annunci di indagini a loro carico. Ma presto la partita si giocherà a carte scoperte.
(Giacomo Amadori - Panorama)
Venerdì 5 Febbraio 2010