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venerdì 16 dicembre 2011

Compie 80 anni Natale in casa Cupiello

All'inizio atto unico, successo immortale di Eduardo De Filippo

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Sul palcoscenico del cinema-teatro Kursaal c'era la favola comica e malinconica di Luca Cupiello e del suo amatissimo presepe. All'esterno, per le strade di Napoli, c'erano festa e botti, cappone e capitone, quasi che lo spettacolo teatrale continuasse per davvero nella realtà. Cosi nasceva esattamente 80 anni fa (21 dicembre 1931) il primo capolavoro di Eduardo De Filippo, la celebre commedia intitolata 'Natale in casa Cupiello'. E nasceva anche il mito dei tre fratelli attori, Eduardo, Titina e Peppino, eredi artistici nonché figli naturali del grande Eduardo Scarpetta. I tre, dopo alcuni tentativi, avevano fondato la compagnia del 'Teatro Umoristico i De Filippo', una sigla che suscitò subito entusiasmo a Napoli. Basti pensare che il contratto con il Kursaal prevedeva solo nove giorni di repliche, ma poi a furor di popolo i De Filippo restarono in scena per nove mesi.
E quel testo, nato per le esigenze dell'avanspettacolo (ove si alternavano teatro e cinematografo), avrebbe poi accompagnato Eduardo in tutta la sua carriera fino agli ultimissimi anni (1900-1984) e avrebbe segnato più volte anche il Natale televisivo degli italiani. Ma intanto in quello scorcio di anni Trenta avveniva qualcosa di curioso: la commedia cresceva su se stessa. All'inizio era un atto unico (attualmente il secondo), dove il vecchio e un po' traballante Luca Cupiello si trova, senza saperlo, al centro di un litigio fra i suoi familiari, con la figlia Ninuccia che vuol lasciare il marito per un altro uomo: una storia che si svolge nel giorno di Natale ed ha un formidabile contrappunto comico nella confusione mentale e nei buoni sentimenti del protagonista. Questo atto unico ebbe tanto successo che ad un anno di distanza Eduardo decise di farne una commedia in due tempi, che comincia un 23 dicembre con l'antefatto di quel che si era già visto. Aumenta così il contrasto comico fra il fratello e il figlio di Luca, il quale si è venduto i vestiti dello zio malato, convinto che stesse per morire. E si ride ogni volta puntualmente ai bisticci fra Luca Cupiello e il figlio Nennillo, che si stringono nella famosa domanda di Luca: "Nennì, te piace 'o presebbio?'' e nella risposta ostinata e dispettosa del figlio, "non mi piace, non mi piace!".
La commedia a questo punto sarebbe già completa in due atti. Ma passano due anni (1934) e quando già i De Filippo sono famosi in tutta Italia, Eduardo decide di aggiungere un terzo atto contro il parere di tutti, soprattutto del fratello Peppino. Un terzo atto triste e patetico, dove Luca è al letto, circondato da parenti e amici. Farnetica, straparla, scambia l'amante per il marito della figlia e spira sereno e confuso, lasciando gli spettatori con gli occhi umidi. Una commedia, insomma, che sfida consuetudini radicate nel teatro: un copione che fa piangere dopo due atti comici, un finale con un morto in scena che rattrista gli spettatori. Ma è anche un sommesso inno ai valori tradizionali della famiglia, la speranza di un accordo fra le generazioni, l'intreccio realistico fra lacrime e risa e l'avvio di una portentosa carriera per i tre De Filippo, Eduardo, Titina e Peppino.
(di Maurizio Giammusso - ANSA)

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