Ultimissime AISE Agenzia Internazionale Stampa Estero

IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

lunedì 31 dicembre 2012

Messaggio del Presidente della Repubblica

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MESSAGGIO DI FINE ANNO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
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Palazzo del Quirinale, 31/12/2012

Un augurio affettuoso a tutti voi, uomini e donne d'Italia, che vivete e operate in patria e all'estero, e in particolare a quanti servono da lontano la nazione, in suo nome anche rischiando la vita, come nelle missioni di pace in tormentate aree di crisi.
Mi rivolgo a voi questa sera nello stesso spirito del mio primo messaggio di fine anno, nel 2006, e di tutti quelli che l'hanno seguito. Cercherò cioè ancora una volta di interpretare ed esprimere sentimenti e valori condivisi, esigenze e bisogni che riflettono l'interesse generale del paese. Guardando sempre all'unità nazionale come bene primario da tutelare e consolidare.In questo spirito ho operato finora, secondo il ruolo attribuito dalla Costituzione al Presidente della Repubblica. Anche e ancor più in questo momento, alla vigilia di importanti elezioni politiche, non verranno da me giudizi e orientamenti di parte, e neppure programmi per il governo del paese, per la soluzione dei suoi problemi, che spetta alle forze politiche e ai candidati prospettare agli elettori.
Muoverò piuttosto dal bisogno che avverto di una considerazione più attenta e partecipe della realtà del paese, e di una visione di quel che vorremmo esso diventasse nei prossimi anni.

Parlo innanzitutto di una realtà sociale duramente segnata dalle conseguenze della crisi con cui da quattro anni ci si confronta su scala mondiale, in Europa e in particolar modo in Italia. Da noi la crisi generale, ancora nel 2012, si è tradotta in crisi di aziende medie e grandi (e talvolta, dell'economia di un'intera regione, come ho constatato da vicino in Sardegna), si è tradotta in cancellazione di piccole imprese e di posti di lavoro, in aumento della Cassa Integrazione e della disoccupazione, in ulteriore aggravamento della difficoltà a trovare lavoro per chi l'ha perduto e per i giovani che lo cercano. Per effetto di tutto ciò, e per il peso delle imposte da pagare, per l'aumento del costo di beni primari e servizi essenziali, "è aumentata l'incidenza della povertà tra le famiglie" - ci dice l'Istituto Nazionale di Statistica - specie "quelle in cui convivono più generazioni.... Complessivamente sono quasi due milioni i minori che vivono in famiglie relativamente povere, il 70 per cento dei quali è residente al Sud".Ricevo d'altronde lettere da persone che mi dicono dell'impossibilità di vivere con una pensione minima dell'INPS, o del calvario della vana ricerca di un lavoro se ci si ritrova disoccupato a 40 anni.

Ma al di là delle situazioni più pesanti e dei casi estremi, dobbiamo parlare non più di "disagio sociale", ma come in altri momenti storici, di una vera e propria "questione sociale" da porre al centro dell'attenzione e dell'azione pubblica. E prima ancora di indicare risposte, come tocca fare a quanti ne hanno la responsabilità, è una questione sociale, e sono situazioni gravi di persone e di famiglie, che bisogna sentire nel profondo della nostra coscienza e di cui ci si deve fare e mostrare umanamente partecipi. La politica, soprattutto, non può affermare il suo ruolo se le manca questo sentimento, questa capacità di condivisione umana e morale. Ciò non significa, naturalmente, ignorare le condizioni obbiettive e i limiti in cui si può agire - oggi, in Italia e nel quadro europeo e mondiale - per superare fenomeni che stanno corrodendo la coesione sociale.

Scelte di governo dettate dalla necessità di ridurre il nostro massiccio debito pubblico obbligano i cittadini a sacrifici, per una parte di essi certamente pesanti, e inevitabilmente contribuiscono a provocare recessione. Ma nessuno può negare quella necessità : è toccato anche a me ribadirlo molte volte. Guai se non si fosse compiuto lo sforzo che abbiamo in tempi recenti più decisamente affrontato : pagare gli interessi sul nostro debito pubblico ci costa attualmente - attenzione a questa cifra - più di 85 miliardi di euro all'anno, e se questo enorme costo potrà nel 2013 e nel 2014 non aumentare ma diminuire, è grazie alla volontà seria dimostrata di portare in pareggio il rapporto tra entrate e spese dello Stato, e di abbattere decisamente l'indebitamento. C'è stato cioè un ritorno di fiducia nell'Italia, hanno avuto successo le nuove emissioni di Buoni del Tesoro, si è ridotto il famoso "spread" che da qualche anno è entrato nelle nostre preoccupazioni quotidiane.

E' dunque entro questi limiti che si può agire per affrontare le situazioni sociali più gravi. Lo si può e lo si deve fare distribuendo meglio, subito, i pesi dello sforzo di risanamento indispensabile, definendo in modo meno indiscriminato e automatico sia gli inasprimenti fiscali sia i tagli alla spesa pubblica, che va, in ogni settore e con rigore, liberata da sprechi e razionalizzata. Decisivo è, nello stesso tempo e più in prospettiva, far ripartire l'economia e l'occupazione non solo nel Centro-Nord ma anche nel Mezzogiorno ; cosa - quest'ultima - di cui poco ci si fa carico e perfino poco si parla nei confronti e negl'impegni per il governo del paese.Uscire dalla recessione, rilanciare l'economia, è possibile per noi solo insieme con l'Europa, portando in sede europea una più forte spinta e credibili proposte per una maggiore integrazione, corresponsabilità e solidarietà nel portare avanti politiche capaci di promuovere realmente, su basi sostenibili, sviluppo, lavoro, giustizia sociale. L'Italia non è un paese che possa fare, nel concerto europeo, da passivo esecutore ; è tra i paesi che hanno fondato e costruito l'Europa unita, e ha titoli e responsabilità per essere protagonista di un futuro di integrazione e democrazia federale, che è condizione per contare ancora, tutti insieme, nel mondo che è cambiato e che cambia.Guardiamo dunque a questa prospettiva. Sta per iniziare un anno ancora carico di difficoltà. Non ci nascondiamo la durezza delle prove da affrontare, ma abbiamo forti ragioni di fiducia negli italiani e nell'Italia. Più di un anno fa dissi a Rimini : si è nel passato parlato troppo poco "il linguaggio della verità". Ma avere e dare fiducia "non significa alimentare illusioni, minimizzare o sdrammatizzare" i dati più critici della realtà : si recupera fiducia "guardandovi con intelligenza e con coraggio. Il coraggio della speranza, della volontà e dell'impegno".

Ebbene, penso che una maturazione in questo senso ci sia stata, specialmente tra i giovani. Sono loro che hanno più motivi per essere aspramente polemici, nel prendere atto realisticamente di pesanti errori e ritardi, scelte sbagliate e riforme mancate, fino all'insorgere di quel groviglio ed intreccio di nodi irrisolti che pesa sull'avvenire delle giovani generazioni. I giovani hanno dunque ragioni da vendere nei confronti dei partiti e dei governi per vicende degli ultimi decenni, anche se da un lato sarebbe consigliabile non fare di tutte le erbe un fascio e se dall'altro si dovrebbero chiamare in causa responsabilità delle classi dirigenti nel loro complesso e non solo dei soggetti politici.

E che dire poi dell'indignazione che suscitano la corruzione in tante sfere della vita pubblica e della società, una perfino spudorata evasione fiscale o il persistere di privilegi e di abusi - nella gestione di ruoli politici ed incarichi pubblici - cui solo di recente si sta ponendo freno anche attraverso controlli sull'esercizio delle autonomie regionali e locali?Importante è che soprattutto tra i giovani si manifesti, insieme con la polemica e l'indignazione, la voglia di reagire, la volontà di partecipare a un moto di cambiamento e di aprirsi delle strade. Perché in fondo quel che si chiede è che si offrano ai giovani delle opportunità, ponendo fine alla vecchia pratica delle promesse o delle offerte per canali personalistici e clientelari. E opportunità bisogna offrire a quanti hanno consapevolezza e voglia di camminare con le loro gambe : bisogna offrirle soprattutto attraverso politiche pubbliche di istruzione e formazione rispondenti alle tendenze e alle esigenze di un più avanzato sviluppo economico e civile.
Prospettare una visione per il futuro delle giovani generazioni e del paese è importante fin da ora, senza limitarsi ad attendere che nella seconda metà del 2013 inizi una ripresa della crescita in Italia e adoperandosi perché si concretizzi e s'irrobustisca.
Ritengo si debba puntare a una visione innanzitutto unitaria, che abbracci l'intero paese, contando sulla capacità di tutte le forze valide del Mezzogiorno di liberarsi dalla tendenza all'assistenzialismo, dai particolarismi e dall'inefficienza di cui è rimasta assurdamente vittima la gestione dei fondi europei.
Più in generale, una rinnovata visione dello sviluppo economico non può eludere il problema del crescere delle diseguaglianze sociali. Si riconosce ormai, ben oltre vecchi confini ideologici, che esso è divenuto fattore di crisi e ostacolo alla crescita proprio nelle economie avanzate. Porre in primo piano quel problema diventa sempre più decisivo.
Nello stesso tempo, in momenti impegnativi di scelta come quello della imminente competizione elettorale è giusto guardare all'Italia che vorremmo nella pienezza dei suoi valori civili e culturali. E quindi come paese solidale che sappia aver cura dei soggetti più deboli, garantendoli dal timore della malattia e dell'isolamento, che sappia accogliere chi arriva in Italia per cercare protezione da profugo o lavoro da immigrato e offrendo l'apporto di nuove risorse umane per il nostro sviluppo. Paese, quindi, l'Italia, da far crescere aperto e inclusivo : già un anno fa, avevamo 420 mila minori extracomunitari nati in Italia - è concepibile che, dopo essere cresciuti ed essersi formati qui, restino stranieri in Italia? E' concepibile che profughi cui è stato riconosciuto l'asilo vengano abbandonati nelle condizioni che un grande giornale internazionale ha giorni fa - amaramente per noi - documentato e denunciato?

Ripresa e rilancio dell'economia e avanzamento civile del paese non possono separarsi. Abbiamo norme e forze dello Stato seriamente dedicate alla lotta contro la criminalità organizzata, piaga gravissima non solo nel Mezzogiorno : ma occorre portare a fondo questo impegno facendo leva sull'apporto vigoroso di energie della società civile per spazzare via ogni connivenza e passività.Stiamo facendo, si deve dirlo, passi avanti nel campo dei rapporti e dei diritti civili. Così con la legge che ha sancito l'equiparazione tra i figli nati all'interno e al di fuori del matrimonio, e segnalato esigenze di ulteriore adeguamento del diritto di famiglia. O con le nuove normative di questi anni per contrastare persecuzioni e violenze contro le donne. Ho appena firmato la legge di ratifica della convenzione internazionale rivolta anche a combattere la violenza domestica: ma è impressionante, e richiede ancora ben altro, lo stillicidio di barbare uccisioni di donne nel nostro paese.

Più che mai dato persistente di inciviltà da sradicare in Italia rimane la realtà angosciosa delle carceri, essendo persino mancata l'adozione finale di una legge che avrebbe potuto almeno alleviarla. Saluto, tuttavia, con compiacimento il fatto che per iniziativa della Commissione parlamentare istituita in Senato si stia procedendo alla chiusura - cominciando dalla Sicilia - degli Ospedali psichiatrici giudiziari, autentico orrore indegno di un paese appena civile.

Ponte decisivo tra sviluppo economico e avanzamento civile è la valorizzazione, in tutti i suoi aspetti - a partire dal patrimonio naturale ed artistico - della risorsa cultura di cui è singolarmente ricca l'Italia. E' stato un tema su cui mi sono costantemente speso in questi anni. Apprezzo i buoni propositi che ora si manifestano a questo riguardo, ma non dimentico le sordità e le difficoltà in cui mi sono imbattuto in questi anni a tutti i livelli. C'è qui un punto non secondario della riflessione e del cambiamento da portare avanti.Vorrei tornare, ma non ne ho il tempo - e quindi li richiamo solo per memoria - anche su altri motivi di mio costante impegno durante il settennato. La sicurezza sui luoghi di lavoro, come parte di una strategia di valorizzazione del lavoro, che è condizione anche per il successo di intese volte a elevare la produttività e competitività del nostro sistema economico. O il ruolo del capitale umano di cui disponiamo, e le sue potenzialità su cui ho insistito guardando soprattutto a risorse scarsamente impiegate o non messe in condizione di esprimersi pienamente. E ancora una volta cito l'esempio di ricercatori, in particolare donne e di giovane età, che hanno dato di recente prove straordinarie in centri di ricerca europei come il CERN di Ginevra o l'ESTEC dell'Aja o, con scarsi mezzi e molte difficoltà burocratiche, in Istituti di ricerca nazionali. E qui non posso non rivolgere un pensiero commosso e riconoscente alla grande figura di Rita Levi Montalcini, che tanto ha rappresentato per la causa della scienza, dell'affermazione delle donne, della libertà e della democrazia.

In conclusione, mi auguro che molte questioni da me toccate e soprattutto il senso di un'attenzione consapevole e non formale alle realtà e alle attese sociali e civili del paese, trovino posto nella competizione elettorale. Mi attendo che ci sia senso del limite e della misura nei confronti e nelle polemiche, evitando contrapposizioni distruttive e reciproche invettive. In special modo su tematiche cruciali ancora eluse in questa legislatura - riforme dell'ordinamento costituzionale, riforma della giustizia - non si può dimenticare che saranno necessari nel nuovo Parlamento sforzi convergenti, contributi responsabili alla ricerca di intese, come in tutti i paesi democratici quando si tratti di ridefinire regole e assetti istituzionali.
Non si è, con mio grave rammarico, saputo o voluto riformare la legge elettorale ; per i partiti, per tutte le formazioni politiche, la prova d'appello è ora quella della qualità delle liste. Sono certo che gli elettori ne terranno il massimo conto.

Al loro giudizio si presenteranno anche nuove offerte, di liste e raggruppamenti che si vanno definendo. L'afflusso, attraverso tutti i canali, preesistenti e nuovi, di energie finora non rivoltesi all'impegno politico può risultare vitale per rinnovare e arricchire la nostra democrazia, dare prestigio e incisività alla rappresentanza parlamentare. Il voto del 24-25 febbraio interverrà a indicare quali posizioni siano maggiormente condivise e debbano guidare il governo che si formerà e otterrà la fiducia delle Camere.
Il senatore Monti ha compiuto una libera scelta di iniziativa programmatica e di impegno politico. Egli non poteva candidarsi al Parlamento, facendone già parte come senatore a vita. Poteva, e l'ha fatto - non è il primo caso nella nostra storia recente - patrocinare, dopo aver presieduto un governo tecnico, una nuova entità politico-elettorale, che prenderà parte alla competizione al pari degli altri schieramenti. D'altronde non c'è nel nostro ordinamento costituzionale l'elezione diretta del primo ministro, del capo del governo.

Il Presidente del Consiglio dimissionario è tenuto - secondo una prassi consolidata - ad assicurare entro limiti ben definiti la gestione degli affari correnti, e ad attuare leggi e deleghe già approvate dal Parlamento, nel solco delle scelte sancite con la fiducia dalle diverse forze politiche che sostenevano il suo governo. Il Ministro dell'Interno garantirà con assoluta imparzialità il corretto svolgimento del procedimento elettorale.
Le elezioni parlamentari sono per eccellenza il momento della politica. Un grande intellettuale e studioso italiano del Novecento, Benedetto Croce, disse, all'indomani della caduta del fascismo : "Senza politica, nessun proposito, per nobile che sia, giunge alla sua pratica attuazione". E ancor prima aveva scritto, guardando all'ormai vicina rinascita della democrazia : "i partiti politici in avvenire si combatteranno a viso scoperto e lealmente... e nel bene dell'Italia troveranno di volta in volta il limite oltre il quale non deve spingersi la loro discordia". L'insegnamento è anche oggi ben chiaro : il rifiuto o il disprezzo della politica non porta da nessuna parte, è pura negatività e sterilità. La politica non deve però ridursi a conflitto cieco o mera contesa per il potere, senza rispetto per il bene comune e senza qualità morale.

Con queste parole, mi congedo da voi. Ho per ormai quasi sette anni assolto il mio compito - credo di poterlo dire - con scrupolo, dedizione e rigore. Ringrazio dal profondo del cuore tutte le italiane e gli italiani, di ogni generazione, di ogni regione, e di ogni tendenza politica, che mi hanno fatto sentire il loro affetto e il loro sostegno.
A voi tutti, buon 2013!

lunedì 24 dicembre 2012

BUON NATALE


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NELLA SANTA NOTTE DI NATALE, PORGIAMO A TUTTI VOI, CARISSIMI AMICI CHE CI SEGUITE, UN SALUTO AFFETTUOSO, ED UN AUGURIO SINCERO.
Il Natale è la festa della gioia e della serenità. Il bambino Gesù, del quale ricordiamo la sua nascita, lasci un ricordo profondo nel cuore di tutti noi e tanta ... tanta ... pace e serenità. Il Natale è nascita, ma è anche rinascita per tutti ad una vita più serena. 
Questo è il nostro augurio più vivo, il nostro auspicio più sincero.

FuoriPaese

mercoledì 12 settembre 2012

Giusy Buscemi è Miss Italia 2012


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L'ottimo vino, il mare più pulito e ora anche la ragazza più bella d'Italia: Menfi, che ha un sole che incornicia la sua «porta d'ingresso», cittadina agrigentina di 12.808 abitanti, vede realizzato il sogno che ha tenuto banco per mesi, e soprattutto negli ultimi tre giorni, tra la stragrande maggioranza dei suoi cittadini. Ha vinto una di loro Giusy Buscemi, nata il 13 aprile 1993 a Mazara del Vallo (Trapani) «ma solo - si affretta a precisare il sindaco Michele Botta - perchè noi non abbiamo un ospedale per le nascite». Giusy intanto pensa già al futuro, per lei infatti si sono già aperte le strade della recitazione: entrerà a far parte del cast del film "Il ragioniere della mafia".
Giusy è menfitana doc come il nostro vino, dicono tutti nel paese che fino a tarda notte è stato tenuto sveglio dai caroselli delle auto strombazzanti. E tutti i menfitani davanti alla tv in casa o nel teatro del mare hanno assistito alla finale del concorso di bellezza che ha visto proclamare proprio lei la bella ragazza dagli occhi verdi che viene dal centro agricolo verde di vigne che si affaccia su una delle coste più belle d'Italia: il mare premiato da 16 anni con le vele blu di Legambiente. A Menfi un'ovazione ha salutato l'incoronazione della diciannovenne. «Ringrazio tutti i miei concittadini. Ho saputo dell'atmosfera da stadio che si è respirata in piazza davanti allo schermo gigante», dice la più bella d'Italia. La cittadina è stata sveglia la notte scorsa con amici e parenti della famiglia di Giusy raggianti per la notizia.

sabato 21 luglio 2012

Iran a braccetto con Chavez per l'atomica


Dopo la strage di Burgas, rapporti sempre più tesi tra Caracas e Tel Aviv a causa dell'aiuto del leader venezuelano ad Ahmadinejad.
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L’accusa è senza troppi giri di parole, a caldo ancora sul filo della commozione per la strage di Burgas, in Bulgaria, dove una bomba ha sventrato un autobus pieno di turisti israeliani, lasciando in terra morti e feriti. “Il Venezuela ha un ruolo sempre più rilevante nel piano iraniano di costruire la bomba atomica”.
A dichiararlo al prestigioso quotidiano di Miami El Nuevo Herald, Yigal Palmor, portavoce del ministero degli esteri israeliano. Che aggiunge anche che “il governo di Chávez aiuta Ahmadinejad, sottraendolo alle sanzioni internazionali, dandogli tecnologia militare e manovrando a suo favore il mondo diplomatico”.
Insomma, il filo rosso tra Caracas e Teheran secondo Israele sarebbe sempre più stretto e sempre più strategico per l’Iran. Palmor però da bravo diplomatico ha anche ammesso che al momento non ci sono prove concrete del fatto che Chávez stia finanziando in modo diretto il programma nucleare iraniano ma ci tiene a dire anche che “l’ossigeno economico che il Venezuela porta all’economia iraniana, soprattutto attraverso il suo supporto in settori sensibili come quello petrolchimico e degli armamenti, sommato ad un instancabile appoggio politico nell’arena internazionale, permette all’Iran di dedicare maggiori risorse ed energie al programma nucleare”.
Le parole di Palmor seguono di poco le dichiarazioni del ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman che, in un incontro con il vicepresidente del Costa Rica Alfio Piva, ha espresso tutti i suoi sospetti sull’aiuto di Chávez al programma nucleare iraniano ipotizzando inoltre che il Venezuela stesse appoggiando Teheran in cambio della promessa che entrambi i paesi avrebbero beneficiato della ricerca nel settore nucleare.

venerdì 13 luglio 2012

Rinviate al 2014 le elezioni di Comites e Cgie

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Ennesimo rinvio elezioni Comites e Cgie 

(di Gian Luigi Ferretti)

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Quando in Parlamento si tratta di prendere decisioni su argomenti che interessano gli italiani nel mondo, sarebbe logico pensare che tutti gli eletti all'estero votassero nella stessa maniera, quella che va a favore dei connazionali all'estero per l'appunto. Ma… Fra il dire e il fare c'è di mezzo la fomosa disciplina di partito.Una settimana fa al Senato i senatori FANTETTI e GIORDANO hanno addirittura votato a favore della cancellazione della rappresentanza degli italiani nel mondo nel futuro Senato. Perché lo hanno fatto? Per disciplina di partito.Ora prendete il decreto che rinvia ancora una volta le elezioni dei Comites (e quindi del Cgie) che avrebbero dovuto tenersi nel 2009.Mercoledì scorso è successo quasi un miracolo. Era in votazione al Senato la Conversione in legge del decreto-legge che di fatto sospende l' esercizio della democrazia per gli italiani all'estero con un altro rinvio delle elezioni di Comites e Cgie. I 4 senatori eletti all'estero presenti in aula (CASELLI  del Pdl e RANDAZZI del PD non si sono fatti vedere) hanno votato tutti - appunto miracolosamente - contro. I partiti, forse disattenti su un argomento da loro ritenuto marginale, hanno dimenticato di stringere la corda della disciplina di partito. Però sono corsi ai ripari oggi, quando la vicenda è arrivata alla Camera. Meno il sempre disattento Pdl (allergico agli italiani all'estero) che si è dimenticato di fare pressioni sui siuoi eletti all'estero che così hanno avuto via libera per un sussulto d'orgoglio ed hanno votato CONTRO.Gli altri partiti che sostengono il governo, molto più attenti,  hanno deciso di votare A FAVORE dell'ennesimo rinvio delle elezioni senza se e senza ma.Abbiamo assistito all'imbarazzo dei deputati Porta, Fedi e Narducci, intervenuti in aula per stigmatizzare questa porcata. Narducci si è spinto addirittura a dichiarare: "Non so se, personalmente, voterò questo provvedimento perché ritengo, per le ragioni etiche che ho espresso e che vengono da una profonda convinzione e dal rispetto della democrazia, che nessun parlamentare in questo Parlamento possa dire che qui non è stata offesa la democrazia".Ma poi, compatti, hanno piegato il capo alla disciplina di partito ed hanno votato A FAVORE. Conoscendo BUCCHINO, FARINA, FEDE, GARAVINI, NARDUCCI, e PORTA   so che non dormiranno tranquilli questa notte.Forse dormirà più tranquillo DI BIAGIO, anche lui A FAVORE come tutto il Fli, che ha dichiarato testualmente: "Questo rinvio si configura come opportuno solo ed esclusivamente nell'ottica di riordino della normativa generale…". "Si configura come opportuno", bah.Tranquillissimo dormirà MERLO, che ha dimostrato ancora una volta cosa significhi non dovere piegarsi ad una disciplina di partito e anche cosa significhi essere alleati - non succubi - di un partito. L'Udc ha votato a favore, MERLO (Maie) ha votato CONTRO. Tranquillamente. Nell'interesse esclusivo degli italiani nel mondo.C'è da segnalare che i deputati del Pdl questa volta hanno avuto un sussulto d'orgoglio ed hanno votato contro, meno ANGELI che si è sbagliato. Visto che si poteva derogare dalla disciplina di partito, Fantetti e Giordano? PICCHI è più furbo di voi.

 

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I tacchini della disciplina di partito

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Ancora sul voto alla Camera sulla conversione in legge del decreto-legge che di fatto sospende l' esercizio della democrazia per gli italiani all'estero con un altro rinvio delle elezioni di Comites e Cgie
Gian Luigi Ferretti - Ben nascosti nel sito della Camera ci sono le votazioni dei singoli deputati. Dopo un  lungo lavoro di ricerca abbiamo trovato quella relativa all'ennesimo rinvio delle elezioni di Comites e Cgie e ce la siamo studiata ricavandone alcune considerazioni interessanti.
Rettifiche - Intanto dobbiamo rettificare due dati riportati nel precedente articolo scritto a caldo:
1) l'on. Gianni Farina era assente 2) l'on. Gino Bucchino (PD), presente in aula tutto il tempo, al momento di questa votazione è uscito; 3) l'on. Angeli (Pdl) non ha votato a favore per sbaglio, bensì per scelta. Altrimenti avrebbe fatto mettere a verbale  di avere sbagliato. Quindi i 3 eletti del Pdl si sono spaccati in due gruppi con 2 deputati contro ed 1 a favore. Ma la considerazione principale è legata alla disciplina di partito, con la quale si giustificano gli eletti all'estero che - pur protestando, pur con la morte nel cuore - hanno votato a favore dell'ennesimo rinvio delle elezioni di Comites e Cgie. La disciplina dei partiti che, appoggiando il governo Monti, non possono e non devono votare contro un decreto del governo stesso. Questo potrebbe anche avere in teoria una vaga ombra di giustificazione che in pratica non ha perché: a) anche se fosse stato bocciato questo punto, davvero marginale per la politica italiana, non sarebbe certo caduto il governo; b) era comunque prevista una stragrande maggioranza a favore, come poi è stato.La disciplina di partito del PD - No, il fatto è che le catene della disciplina di partito sono psicologiche ancor prima che fisiche. Altrimenti non si capisce perché gli onorevoli Fedi, Porta, Narducci, Garavininon abbiano almeno rifiutato di partecipare al voto come ha fatto il loro compagni colleghi Farina eBucchino. Che gli succederà mai a Farina e Bucchino ora? Li picchieranno? Li cacceranno dal partito? Non li ricandideranno? Prima dovrebbero eventualmente picchiare, cacciare, non ricandidare tutti i deputati del PD che - come Farina - erano assenti alla seduta, per esempio il Segretario del partito Bersani, l'on. Boccia(Segretario del gruppo), gli onorevoli Motta a Vanucci (membri del C.D. del gruppo) eccetera. E lo stesso dovrebbero fare con tutti coloro che - come Bucchino - pur essendo presenti in aula, sono usciti nel momento di questa votazione: il Vice Presidente vicario del gruppo Ventura e gli onorevoliBressa, Oliverio, Tullo, Agostini ed Argentin. Per la stima che ho sempre manifestato per la loro serietà e impegno in favore degli italiani nel mondo, chiedo al Responsabile del PD all'estero, dott. Eugenio Marino, e ai deputati Narducci,Garavini, Fedi e Porta perché hanno votato a favore, perché non si sono comportati almeno comeFarina e Bucchino.La disciplina di partito del FLI - E chiedo all'amico on. Aldo Di Biagio (FLI), che considero uno dei migliori parlamentari eletti all'estero per il suo grande lavoro, chi glielo ha fatto fare non solo di votare a favore, ma addirittura di motivare con queste parole: "Questo rinvio si configura come opportuno solo ed esclusivamente nell'ottica di riordino della normativa generale…" ? Se proprio non se la sentiva di votare contro, poteva almeno starsene a casa come i suoi colleghi di gruppo Menia, Conte, Divella e Muro. Oppure uscire dall'aula al momento di questa votazione come gli altri suoi colleghi di gruppo Lo Presti e Moroni.La coerenza del MAIE - L'on. Ricardo Merlo (MAIE) fa parte tecnicamente del gruppo Udc in virtù dell'alleanza con quel Casini che è considerato il massimo sostenitore del governo Monti. Eppure non solo ha votato contro, ma è riuscito a trascinare con sè altri 4 esponenti dell'Udc, dei quali 3 hanno votato contro (Cera, Poli e Ruggeri) ed 1 si è astenuto (Bonciani). A proposito della tanto proclamata lobby che gli eletti all'estero dovrebbero fare in Parlamento.La morale della favola - A che servono bei discorsi, a che servono ordini del giorno, che non impegnano più di tanto, se al momento di marcare con il voto - massima espressione della volontà di un parlamentare - gli eletti all'estero si comportano come tacchini che auspicano due natali all'anno?
Se gli eletti all'estero dimostrano di stare con le mani sulla cintura, sempre pronti a calare le braghe, come potranno pretendere i connazionali all'estero di essere presi in considerazione dalla politica italiana?Quando si rompono le barriere, anche psicologiche, non stupisce più di tanto l'abiezione politica dei sen. Fantetti e del sen. Giordano del Pdl che votano - per disciplina - per l'eliminazione dei senatori eletti all'estero.Risposta - A chi dovesse chiedersi se io scriva queste considerazioni come direttore de L'Italiano o come Coordinatore del MAIE in Europa, rispondo che scrivo come Gian Luigi Ferretti, uomo libero da sempre. Errori ne ho fatti tanti nella mia lunga vita, ma posso vantarmi di non avere mai portato il mio cervello all'ammasso. E sempre a disposizione per pubblicare opinioni diverse dalla mia.

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Bucchino: Credere ancora? Questione di fede
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"Al momento del voto del decreto legge che rinviava le elezioni dei Comites, ho lasciato l’aula e non ho votato". Le amare considerazioni del deputato elettpo in America Settentrionale
On. Gino Bucchino (PD) - Sono dispiaciuto. Al momento del voto del decreto legge che rinviava le elezioni dei Comites, ho lasciato l’aula e non ho votato.
Il fatto è che per continuare a credere che un governo del nostro Paese (un qualsiasi governo - politico o tecnico che sia - come tutti quelli che si sono succeduti in questi decenni) prenda o prenderà in seria considerazione la questione "italiani all'estero" occorre davvero fare un esercizio di fede. È solo con la fede, infatti, che possiamo continuare a credere che prima poi vedremo il miracolo. Crediamoci e basta. Così almeno tutti coloro, e sono tanti, che da decenni lavorano per dare dignità di attenzione ai nostri connazionali all'estero eviteranno non solo di fare la figura degli imbecilli ma daranno anche un senso, una ragione e una giustificazione al loro lavoro.
Che peccato. C'è davvero da ricordare con nostalgia i bei tempi delle accese e partecipate riunioni dei Coemit, dei Comites e del Cgie. È pur vero che questi organismi di rappresentanza sono stati sempre come fumo negli occhi per il Ministero degli esteri, per i consoli e per gli ambasciatori e che il nostro parere valeva meno del due di briscola ma è altrettanto vero che, grazie al nostro lavoro, abbiamo mantenuto in vita e dato reale dignità alle questioni poste dalle nostre comunità che hanno saputo dimostrare di essere una grande e reale risorsa per il nostro Paese. Il guaio è che il nostro Paese questa cosa non l'ha mai capita. Fosse dipeso solo dal nostro paese, che abusa della parola "risorsa" solo per riempirsene la bocca, di questione emigrazione" e "di italiani all'estero"  non se ne parlerebbe ormai più da decenni: tutto si sarebbe risolto col ben noto “prendete il passaporto, cercate di imparare una lingua e levatevi dai piedi”.
Però i nostri emigrati (che il “politically correct” ci impone ora di chiamare “italiani all’estero”) non ci sono stati ad assecondare questo ripulisti e a non essere più “italiani” ma anzi, anche negli anni difficili dell’emigrazione, hanno mantenuto in vita e salvato il nostro paese con le loro rimesse, sono rimasti legati alla nostra Italia, alle nostre tradizioni, alla nostra storia, alla nostra cultura, alla nostra cucina, alla nostra lingua, al nostro made in Italy e a tutto l’infinito mondo del nostro paese, hanno dato vita, senza che nessuno glielo chiedesse, alle loro associazioni, iniziando per primi a insegnare la lingua italiana ai loro figli e nipoti, hanno fondato i loro giornali, stampa povera o ricca che sia, riuscendo, in qualche modo – i miracoli dunque ci sono davvero? -, con la loro tenacia a ottenere legittimità di rappresentanza associativa, culturale e finalmente anche politica.
E visto che, obtorto collo, il nostro paese e i nostri governi, hanno dovuto ingoiare il rospo e accettare questo stato di cose, i nostri Comites e CGIE non avevano fatto a tempo a nascere che subito hanno dovuto iniziare a difendersi dagli attentati alla loro stessa esistenza. E visto che nonostante i continui e reiterati tagli di fondi a tutto quello che riguardava questi organismi e il progressivo depauperamento del loro ruolo ridotti a organi di espressione di un mero parere consultivo che spesso, fregandosene anche della legge, non veniva nemmeno richiesto, e visto appunto che nonostante tutto questo, Comites e CGIE sono stati determinati a continuare a esistere, i governi che si sono succeduti in questo ultimo decennio hanno tirato fuori la trovata, credo questa volta davvero vincente, di aspettare che Comites e CGIE morissero non solo di inedia per la mancanza di fondi ma anche di fisiologica morte naturale. Hanno deciso semplicemente di non rinnovarli più.
Se non erro siamo ormai al quarto rinvio. Adesso se tutto va bene, e solo per chi crede nei miracoli, i Comites e conseguentemente il CGIE saranno rinnovati nel 2014. Dieci anni dopo l’ultima elezione del 2004. Segnali di vecchiaia, decadenza, demotivazione, stanchezza, se non addirittura di agonia sono forti e diffusi in quasi tutto il mondo. Personalmente dubito che nei prossimi anni a venire qualcuno si ricorderà più cosa sono, o meglio cosa sono stati, Comites e CGIE. Il primo, il secondo e anche il terzo rinvio sono stati motivati “politicamente” facendo passare per buona la scusa che non si potevano rinnovare i Comites senza prima riformarli. Giusto? Forse sì, il problema è però che nessuna riforma è stata fatta e così, rinvio dopo rinvio, siamo arrivati alla comica finale. Adesso non si possono rinnovare perché non ci sono i soldi per organizzare elezioni.
Nella mia infinita ignoranza, e forse anche stupidità, non mi sembra di avere mai sentito in nessuna parte del mondo, in nessuna circostanza, che non si fanno elezioni per mancanza di soldi. Non l’ho sentito dire nemmeno nei paesi più poveri del mondo e addirittura nei paesi a dubbia democrazia. E poi di quanti soldi stiamo parlando? Il governo dice 20 milioni di euro. Forse sì ma più probabilmente forse no, anche perché, quando davvero si vogliono fare le cose, si possono fare anche in economia. Ricordo che in Canada, il secondo paese più grande del mondo, nel 2004 organizzammo in proprio (vale a dire a spese dei connazionali) le elezioni dei Comites spendendo meno di 100mila dollari.
E parlando di miracoli oggi forse se ne è avverato uno. Quello che, una volta tanto in questi ormai sei anni da quando sono al parlamento, ho sentito parlare di italiani all’estero. Oddio, le questioni che riguardano gli italiani all'estero sono tante, dalla cittadinanza ai diritti previdenziali, dall’informazione, alla lingua e alla cultura, ai diritti civili, all’assistenza sanitaria. No, di queste questioni non si è mai parlato. A malapena qualche risposta alle nostre interrogazioni, quando proprio non potevano farne a meno. Si è trovato però il tempo, in commissione prima e in aula poi, per rinviare le elezioni.
Bene le elezioni sono state rinviate. Anche questo governo “tecnico” – ha davvero  imparato alla svelta - ha messo in chiaro, per chi non lo avesse ancora capito, che di italiani all’estero non ne vuole sentire parlare e ha fatto propria la sciagurata   disattenzione dei precedenti governi “politici”.

mercoledì 20 giugno 2012

Come stanno i cittadini della provincia di Pistoia?


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Cresce la speranza di vita alla nascita che supera quella regionale e nazionale.  Ancora stabile il consumo di prestazioni. Diminuiscono i ricoveri e gli accessi al PS.

Come stanno i pistoiesi? Vivono a lungo e usano molto i servizi socio sanitari pubblici. E’ quanto emerge dall’analisi dei primi dati che andranno a comporre l’ultima relazione sanitaria. In particolare è cresciuta ancora la loro speranza di vita alla nascita. Dopo alcuni anni di stabilità è ripreso il trend positivo sulla longevità. Soprattutto per le donne. Quest’ultime hanno una speranza di vita di 85,2 anni e guadagnano un anno in più rispetto all’anno passato. Per gli uomini il dato continua a crescere: vivono fino a 80,6 anni (l’anno precedente 80,2 anni). I valori medi regionali sono di 84,6 per le donne e 79,8 per gli uomini; quelli nazionali di 84,1 per le donne e 79,00 per gli uomini. I pistoiesi confermano, ancora una volta, il primato di cittadini più longevi d’Italia. La speranza di vita è un indicatore fondamentale che rispecchia lo stato sociale, ambientale e sanitario in cui vive una popolazione.   


Anziani 
L’altro dato positivo è quello relativo alla speranza di vita per chi ha più 65 anni che continua ad allungarsi: 18,5 anni per gli uomini e 22,3 per le donne e sono, anche questi, valori superiori sia alla media nazionale che regionale. Questi indicatori, insieme ad altri, sono emersi analizzando il profilo demografico dell’Azienda USL3; si tratta di informazioni che vengono attentamente osservate per orientare al meglio i servizi per i cittadini.
Continuano ad aumentare i “grandi anziani”, cioè cittadini con oltre 85 anni che si attestano intorno al 3,3%. Particolare attenzione va rivolta alle complessità dei bisogni clinico-assistenziali, ma anche sociali, degli “anziani fragili” che rappresentano sempre di più una priorità e richiedono prese in carico articolate (territorio e ospedale) e multiprofessionali. 

Stranieri.
La presenza degli stranieri nella Provincia di Pistoia continua ad essere significativa. Sono in totale 27.088 i cittadini che provengono  principalmente dall’Albania (39%), dalla Romania (26%) e dai paesi dell’est europeo (8%). Addirittura sono presenti ben 5.718 cittadini stranieri con meno di 18 anni di età e a scuola 1 bambino su 10 è straniero. 
Su 2.508 bambini nati nei punti nascita degli ospedali di Pescia e Pistoia 441 sono stranieri.  

Stili di vita.
Il 22,46% (la media regionale è del 28,67%) dei pistoiesi è sedentario, questa alta percentuale indica la necessità di incidere maggiormente con azioni per incentivare il movimento anche tramite l’Attività Motoria Adattata (l’anno scorso  i corsi furono seguiti da 900 cittadini). I dati sui fumatori (25,32%) e i bevitori a rischio (13,24), soprattutto tra i giovani, sono in linea con quelli regionali. Gli obesi rappresentano il 3,81% della popolazione e sono attivi progetti d informazione ed interventi educativi principalmente rivolti all’età scolare sia per rilevare lo stato nutrizionale dei ragazzi sia per intervenire sui comportamenti a rischio.   

La salute mentale. 
Il dipartimento di salute mentale ha rafforzato e trasformato i percorsi assistenziali territoriali incrementando il numero degli utenti con progetti terapeutici abilitativi individuali ed è stata offerta la possibilità di cura nei giorni festivi con l’apertura del Centro di Salute Mentale (CSM)anche a Pistoia.
Si è ulteriormente sviluppata “la rete degli appartamenti” per gli assistiti riservando l'accesso alle Comunità Terapeutiche solo ai casi strettamente necessari. 
Questo  ha comportato la presa in carico più forte da parte del CSM degli utenti più in difficoltà e soprattutto inserendoli in percorsi terapeutico-abilitativi più incisivi e meno cronicizzanti. Un notevole impegno è stato dedicato alla trasformazione dei vecchi centri diurni in luoghi di socializzazione lavorando a stretto contatto con 
l'associazionismo e le istituzioni del territorio, favorendo in tal modo l'abbassamento della soglia d'accesso alla socialità cosiddetta normale per gli utenti altrimenti intrappolati nei circuiti psichiatrici. Sono stati rafforzati i percorsi d'inserimento 
lavorativo per gli utenti nel percorso di abilitazione sia rafforzando il lavoro con la Provincia ma anche favorendo la nascita di una cooperativa sociale di tipo B costituita con associazioni di familiari ed utenti e lo stesso DSM.
Nella salute mentale adulti si sta consolidando la presa in carico dei minori governando i percorsi terapeutici anche rispetto alla storica  collaborazione con le strutture private convenzionate nel settore ( AIAS ed Agrabath)

La prevenzione. 
La copertura vaccinale (morbillo, parotite e rosolia) ha raggiunto il 94,62% dei bambini. Nelle attività di prevenzione ordinarie per garantire la salute degli animali fino alla vendita si segnala quella di farmacosorveglianza per un uso approprio dei farmaci. Inoltre il benessere degli animali è stato garantito attraverso controlli presso gli allevamenti e i circhi in transito, nonchè di tutti gli animali oggetto di segnalazioni di maltrattamento. Durante l’anno è stata effettuata una complessa operazione con il Corpo Forestale dello Stato e la Polizia per contrastare l’importazione illegale di cuccioli. 

Infortuni. 
Permane una stabilità del fenomeno infortunistico che riguarda l’ambiente di lavoro, strada e spazi di circolazione/manovra  da parte di mezzi e carichi, nonché edilizia e agricoltura. Si sono verificati 2 infortuni mortali in edilizia. Il numero complessivo degli infortuni denunciati e definiti è stato per il 2010 di 2.849, in  riduzione rispetto all’anno precedente. Gli infortuni dei lavoratori stranieri denunciati nel 2009 sono stati 740. Nella nostra realtà l’incidenza di avviamenti  al lavoro degli stranieri del 23,7%, superiore alla media regionale (21,7%). 

Screening.
Complessivamente la performance globale dell’azienda relativamente ai tre screening oncologici (mammografico, cervice uterina e colon retto) è giudicata buona, seppure al di sotto della media regionale.
Molto buoni sono i risultati dello screening mammografico dove, sia per estensione che adesione, l’azienda si colloca ai primi posti in Regione.
Per quanto riguarda gli altri due screening, criticità si riscontrano principalmente sull’estensione delle campagne, particolarmente per quanto riguarda lo screening colonrettale (invitata solo il 18% della popolazione bersaglio, contro una media regionale di 87,78%), dove insufficiente è anche l’adesione.

I malati. 
Per quanto riguarda il profilo di salute nella Provincia di Pistoia ci sono 14.354 diabetici, una patologia cronica che viene già affrontata dall’azienda sanitaria con il modello assistenziale Chronic Care Model; 6.051 pazienti hanno la  bronchite cronica e l’ enfisema e altri 3.242 sono affetti da ipertensione. Il numero dei casi di soggetti affetti da scompenso cardiaco, bronchite cronica ostruttiva e con pregresso ictus risulta inferiore a quello medio regionale. 
La prima causa di morte è da imputare alle patologie dell’apparato circolatorio (1.303) e poi ai tumori (903). Ogni anno si verificano 792 infarti cardiaci e 725 ictus. 
Sono diminuiti i ricoveri dei residenti (meno 792) ed anche gli accessi ai pronto soccorsi (meno 700), su un totale di 104.261 accessi. Si sono ridotti anche gli abbandoni al pronto soccorso (da 2,9 a 2,5). 

Consumatori di prestazioni e farmaci. 
Corrisponde a 300.000 il numero degli accessi annuale ai laboratori analisi aziendali e se sono state erogate in un anno 5.786.315 prestazioni ciascun cittadino ha effettuato in media un prelievo nell’arco di un anno con una media di 2,5 prestazioni (emocromo, glicemia, transaminasi, …)   Per quanto riguarda la diagnostica per immagini la sola Azienda USL ha erogato 202.239 con un’elevata capacità di produzione e una buona soddisfazione della domanda a livello pubblico  (TC 87%, RM 68%, ecografie 85%, RX 93%) alla quale contribuisce anche il privato accreditato. 
Le ricette per farmaci sono state 3.123.178, con un costo medio a ricetta di 14,69.  Mediamente ogni cittadino in un anno ha speso 159,2 euro per i medicinali. Purtroppo l’azienda sanitaria pistoiese continua a caratterizzarsi per il massiccio uso di antidepressivi. 

Le risorse. 
L’AUSL3 garantisce i servizi di prevenzione, cura e riabilitazione ai cittadini attraverso i suoi 3.072 dipendenti oltre a 233 medici di medicina generale e pediatri di libera scelta e attraverso 15 presidi territoriali, 3 Case della Salute, 2 centri Sert, 2 centri donna, e 2 centri di salute mentale, 1 centrale operativa 118 ed 8 punti di emergenza territoriale. Dispone inoltre di 617 posti letto ospedalieri di cui 93 di day hospital e di 762 posti tra RSA e centri diurni.  La rete delle risorse si completa con gli ambulatori dei medici e dei pediatri di famiglia e le farmacie (75) e le associazioni di volontariato. 

A cura di Daniela Ponticelli Ufficio Stampa AUSL 3 Pistoia

venerdì 15 giugno 2012

Michele Moceri: Consiglio Comunale 14-06-2012


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Il nostro Partito ha seguito con molta attenzione la crisi dell’attuale maggioranza che sostiene il Sindaco Rinaldo Vanni.
Non vogliamo entrare nel merito politico della questione, tutto interno alla coalizione che amministra la città. Noi siamo stati e continuiamo ad essere fortemente critici nei confronti della Giunta del Sindaco Vanni di cui faceva parte Giacomo Pasqui.
Certamente avevamo nel Vice-Sindaco Pasqui un affidabile interlocutore, aperto e molto disponibile.
Sul piano umano, nel suo complesso, la vicenda, sinceramente, ci dispiace.

Però al di la di queste considerazioni è logico che dobbiamo guardare al futuro. E particolarmente ora, dopo le odierne dichiarazioni sulla stampa, che fanno apparire come insanabile la frattura tra il PD ed il gruppo di Rifondazione e Comunisti Italiani. Ce lo chiede la politica, e ce lo chiede, particolarmente, la nostra Città.
Anche se in politica … mai dire mai !!!
La politica che non si può fermare alle dichiarazioni ufficiali e di principio. La politica deve dire molto di più. Perché anche se la maggioranza si avvia ad un ormai inesorabile declino, che auspichiamo ci possa portare presto alla guida della Città, la stessa deve continuare a vivere ed avere risposte alle sue esigenze, certezze amministrative e molta … ma molta chiarezza.
Dicevamo nel comunicato ufficiale:
Ecco il momento più delicato … La fase propositiva ed il senso di responsabilità.

Ecco perché il PdL si candida ad essere il punto di riferimento della Città. Senza inciuci. Senza appoggi esterni. Senza manovre sottobanco. Chi afferma il contrario è solo in perfetta e cosciente malafede.
Il PdL si candida a governare la Città facendo passare il messaggio di essere pronti a fare quello che il centrosinistra non è riuscito a fare in 65 anni di governo della cosa pubblica.
Cari amici, particolarmente compagni di cordata nella forza di opposizione, dovete stare un poco più attenti a quello che si fa e tralasciare quello che si dice. Cioè le dicerie ... il cortile ... !!!
Il PdL è un cavallo di razza, anche se come Partito è nato da poco, anche se per qualcuno mai nato, anche se per altri mal-nato. Però sempre un cavallo di razza che ha ed ha dimostrato doti sia di saggezza che di maturità come responsabilità. Però, purtroppo, come diceva Palmiro Togliatti, anche i cavalli di razza nascondono le pulci nella loro criniera.
Nei giorni scorsi ne abbiamo sentito e ne abbiamo letto di tutti i colori e per tutti i gusti.
Ognuno ha cercato di dire la sua. Anche coloro che non avevano niente da dire. Anche coloro che hanno creduto nella favola del loro pensiero desiderato come l’ultima goccia di acqua nel deserto.
Ognuno ha pontificato dettando il suo vangelo. C’è stata anche chi si è improvvisata maestrina di lingua e cultura italiana. Ed allora ha pontificato anche su quel tema: Come fai o povero mortale a sbattere il dito su una vocale sbagliata? Come ti permetti gli errori di battuta? Il komeinismo esasperato portato all'ennesima potenza. Sono stati tentati, dall’alto della loro idiota onnipotenza e della divina attribuzione di onniscienza, di insultare, anche attraverso l’obliterazione cosciente delle loro capacità e l’incommensurata personale ignoranza dell’arroganza e della presunzione.
Ci sono stati gli interpreti del nostro pensiero. E poi, naturalmente, ci sono stati i critici del pensiero interpretato, che a loro volta hanno spiegato il perché di quella forma di pensare. … Ma scusate … non sarebbe stato più semplice per tutti chiedere ai diretti interessati cosa in effetti si volesse dire? Ma scusate ancora.. A chi siamo tenuti a rispondere, se non ai nostri elettori? E quando parlo di elettori … parlo di elettori del Partito.
Non ci illudiamo che le nostre 40 preferenze ci hanno consentito di sedere sugli scranni di questo Consiglio! Sono i voti di lista che ci hanno permesso di sedere ai nostri posti, nonostante le poche decine di voti di preferenza.
Guardate i già candidati sindaci Ruotolo e Apruzzese, che con oltre 500 voti non sono presenti in questo Consiglio Comunale. Portate fuori dal partito le vostre preferenze ed analizzate nuovamente i risultati e così vedete dove vi portano le preferenze senza la base di quel partito che tanto bistrattate!

E’ facile per tutti fare i grillini. Però alla resa dei conti … Parma docet !!! …

Concludo con lo stesso appello che è stato oggetto di tante critiche, ma che ha anche riscosso tanti, ma proprio tanti consensi all’interno del nostro Partito:
Importantissimi temi e di grande attualità, dall’IMU alle politiche sociali al nuovo piano regolatore, sono sul tavolo dell’amministrazione comunale ed il PdL, su questi grandi temi di interesse generale della cittadinanza è disposto a confrontarsi, senza opposizione preconcetta, ed ad apportare il proprio contributo.
Se le proposte non saranno più le proposte della maggioranza da accettare a scatola chiusa, prendere o lasciare, ma diventeranno le proposte della Città, aperte al contributo di tutti, discusse ed anche modificate se si riterrà opportuno modificarle, il nostro Partito assumerà un ruolo di responsabile condivisione delle scelte, senza nulla chiedere all’attuale maggioranza, dalla cui linea politica fermamente si dissocia.

Per quanto riguarda la situazione interna al nostro Partito ribadisco:
Non abbiamo gli strumenti statutari che ci consentono di prendere direttamente provvedimenti disciplinari. L’argomento sarà oggetto di trattazione a livello provinciale e pur anche regionale. Riconosco che questa è una lacuna che sicuramente verrà colmata molto prossimamente.
Però sappiamo di operare nel giusto, anche perché il nostro operato è debitamente condiviso.
Lasciamo alla sensibilità dei singoli componenti il nostro gruppo consiliare di fare le proprie scelte. E’ ovvio che per il Partito parleranno gli organi deputati a tale incombenza.
Fuori della linea del Partito, tracciata anche nel rispetto della propria autonomia locale, si esprimeranno solo pensieri a titolo personale che non coinvolgeranno in nessuna maniera né il gruppo consiliare né il Partito in sede locale.
La medesima posizione vale anche per le strutture organizzative e funzionali del Consiglio Comunale.
(Michele Moceri)

giovedì 7 giugno 2012

Monsummano Terme: Il PdL non giustifica nessuno e "tifa" solo per la Città

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A Monsummano Terme, il PdL guarda con attenzione ed anche con molta preoccupazione alle nubi che si addensano sulla maggioranza che sostiene il Sindaco Rinaldo Vanni.
Da un punto di vista esclusivamente egoistico, sarebbe facile oggi attaccare il Sindaco, per i suoi metodi sbrigativi ed autoritari, e difendere quindi la posizione di Giacomo Pasqui.
Ma lo scopo del PdL non è solo quello di affondare il coltello nella ferita, senza fare cenno alla proposta. La sberla gratuita senza alcun contorno. L’inutile violenza verbale fine solo a se stessa. Sentirsi vestiti della verità ed ammainare qua e là sparse bandiere di grande sdegno.
Il PdL non si presta a questo gioco perché la città non lo merita. La politica serve per dire qualcosa di più. Ed anche se la maggioranza si avvia ad un mesto declino, la città vuole continuare a vivere ed avere risposte alle sue esigenze. Di sicuro non sopporterebbe sciacalli e speculatori.
La città vuole solo chiarezza e prima di consegnare lo scettro ad un altro schieramento vuole vedere se coloro che lo compongono sono pronti ad assumere l’onere più che l’onore.
Ecco il momento più delicato … La fase propositiva ed il senso di responsabilità.
Il PdL guarda con preoccupazione l’uscita di Pasqui dalla Giunta e quindi di Rifondazione dalla maggioranza perché la maggioranza si assottiglia nei numeri e può diventare succube di ogni e qualsiasi malpancista. Una maggioranza, ancora maggioranza per un solo voto, mette sotto scacco il Sindaco e la sua Giunta. Ed al PdL una Giunta sotto scacco proprio non piace.
Se già, al PdL, assolutamente non piaceva la proposta amministrativa di una maggioranza solida, come si pensa che possa piacere la proposta stentata di una maggioranza balbettante e traballante costretta a cedere ad ogni sollecitazione di parte?
Sarebbe tutto a discapito della Città e sarebbe tutto a discapito della politica, nei tempi attuali quando a farla da padrone è l’antipolitica ed il cittadino giudica molto severamente.
Importantissimi temi e di grande attualità, dall’IMU alle politiche sociali al nuovo piano regolatore, sono sul tavolo dell’amministrazione comunale ed il PdL, su questi grandi temi di interesse generale della cittadinanza è disposto a confrontarsi, senza opposizione preconcetta, ed ad apportare il proprio contributo. Viene da se che il prodotto di una confluenza di idee e proposte potrà essere condiviso oltre che sulle scelte anche sul piano della responsabilità politica ed amministrativa.
Il PdL vede questa nuova fase che si prospetta all’orizzonte come una opportunità che viene data a tutte le forze politiche presenti in Consiglio Comunale. Le proposte non siino più le proposte della maggioranza da accettare a scatola chiusa. Prendere o lasciare. Favorevoli o contrari senza entrare nei dettagli e senza discutere. Le proposte diventino le proposte della Città. Vengano messe sul tavolo, discusse, modificate se si ritiene opportuno modificarle, aperte ad ogni considerazione ed infine approvate con il consenso di tutti coloro che hanno fatto la loro parte per renderle migliori.
Una nuova forma di gestire il potere, senza che la città possa diventare vittima dei teoreti che tutto a parole demolirebbero e tutto a parole aggiusterebbero, giusti ed onesti divini pontificatori di verità.
Michele Moceri - Coordinatore PdL
Giovanna Perone - Capogruppo Consiliare PdL

domenica 3 giugno 2012

Tenta furto in caserma: Arrestato

Ladro sbadato finisce nella proprietà di via Tripoli
Patteggia 6 mesi e torna libero.
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 MONTECATINI. È entrato per rubare. È uscito con le manette. Capita anche ai ladri di avere sfortuna. Certo che Maricel Stanescu peggior obiettivo non poteva sceglierlo. Si è infilato all’interno della proprietà della caserma dei carabinieri di via Tripoli. Sorpreso dai militari nell’area sul retro dove sono in corso dei lavori, il romeno, senza fissa dimora, è stato bloccato. Dopo aver provato a reagire è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale.
Processato per direttissima, il romeno di 27 anni, assistito dall’Avvocato Michele Moceri, ha patteggiato 6 mesi davanti al giudice Laura Bonelli. Dopo la lettura della sentenza è tornato in libertà.
Stanescu nel primo pomeriggio di lunedì si era introdotto nell’area della caserma dove, collegati a un giardino, si trovano gli alloggi dei carabinieri. Sulle intenzioni del giovane i dubbi erano pochi.
Quando il romeno ha visto i militari ha provato a fuggire. Avrebbe potuto anche passare per uno sbadato, ma al momento dell’identificazione il 27enne ha cercato di scappare strattonando i due carabinieri. E così è passato dal giardino alla camera di sicurezza in attesa del processo concluso un patteggiamento e l’immediato ritorno in libertà. (p.b.)
(Riprodotto da: Il Tirreno - Ed. Montecatini - 31 maggio 2012)

lunedì 30 aprile 2012

La storia della sepoltura di Renatino De Pedis

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Si scopron le tombe
Atti relativi alla morte e sepoltura di Enrico De Pedis
Il privilegio della cripta nella basilica di Sant’Apollinare a Roma costò al boss della Magliana un miliardo. “Piuttosto che al cimitero preferirei essere portato qui”, disse alla moglie il giorno del matrimonio.
“E dopo hanno detto con tanto candore / era un uomo di Dio, un benefattore” (da una ballata su Enrico De Pedis)
“La seconda è che mio marito resterà prigioniero di leggende metropolitane come la regina Maria Antonietta”  (Carla De Pedis)
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1. Antefatto. Foto: un motorino Honda Vision rovesciato, quasi addosso a una macchina parcheggiata davanti all’ingresso di un negozio. Un cadavere disteso sui sampietrini, coperto da un lenzuolo bianco. I piedi spuntano fuori, quasi sfiorano gli stivali di un carabiniere. Altri carabinieri. Folla di curiosi. Via del Pellegrino, numero 65, vicino Campo de’ Fiori. Venerdì 2 febbraio 1990. Ora di pranzo. Enrico De Pedis detto “Renatino”, 36 anni, prossimamente “Dandi” nella finzione letteraria e cinematografara e televisiva. E’ appena salito sul motorino, dopo essere stato in un negozio di antiquariato. I killer aspettavano su una moto. Pare fossero stati seguiti nei giorni precedenti da certi dei servizi segreti. Pare. Pare che questi dei servizi segreti non mossero un dito per impedire il delitto. Pare. Pare che De Pedis sapesse troppo cose. Così pare. Amen.
2. Il luogo / Basilica di Sant’Apollinare. Fondata da papa Adriano I vicino ai resti delle terme Neroniane-Alessandrine, “infra civitatem Roman non longe ab aecclesia sancti Apolinaris in templum Alexandrini” – dalla cronaca di un monaco dell’anno Mille. Titolo cardinalizio col nome di “Sant’Apollinare alle Terme Neroniane- Alessandrine” (attuale cardinale titolare S.E.R. Jean-Louis Tauran, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa: nel suo stemma cardinalizio spicca il motto “Veritate ed Caritate”). Sant’Apollinare fu il primo vescovo di Ravenna (festa, il 23 luglio), martire – va da sé.  I primi occupanti furono monaci basiliani, fuggiti a Roma nel periodo delle persecuzioni iconoclaste a Bisanzio – e si racconta che seppellirono alcuni martiri bizantini nei sotterranei della chiesa. Tra il Cinquecento e il Settecento, fu parte del Collegio Germanico-Ungarico. L’antica basilica fu fatta demolire da Benedetto XIV e ricostruita da Ferdinando Fuga. A due passi da piazza Navona. Proprietà dell’Opus Dei.
3. Il luogo / La cripta della basilica. “Secondo un’analisi della cripta, la tomba di De Pedis si troverebbe in un piccolo ambiente, una stanza accessibile tramite una porta di ferro. Le chiavi del cubicolo sono in possesso solo del rettore e di Carla Di Giovanni, vedova De Pedis. (...) Poco distante, sempre nella cripta, è presente un ossario composto di resti che un tempo erano depositati senza alcun criterio nei cunicoli della basilica. Si tratta di un dedalo di strettoie, ora chiuse, che un tempo permettevano di raggiungere anche la sede della scuola di musica dove la Orlandi studiava flauto” (dal Mattino, 2/4/2012). Le ossa, forse pure quelle degli antichi martiri, che sfiorano le ossa di un capobanda,  che si confondono con quelle di un grande musicista barocco (vedi punto 5) – e insieme s’ammucchiano sui bordi di uno dei grandi misteri d’Italia. E lì la tomba del De Pedis Enrico, detto “Renatino”, mutato in “Dandi”. “Cifra tonda: un miliardo di vecchie lire. Ora che Vaticano e stato italiano hanno trovato l’intesa per lo spostamento (entro maggio) della tomba del boss ‘Renatino’ De Pedis dalla basilica, emergono dettagli sul prezzo pagato dalla vedova del capo della banda della Magliana, Carla Di Giovanni, per l’augusta sepoltura. Una fonte vicina alla Santa Sede (interpellata dall’Ansa) ha spiegato che davanti alle insistenze del rettore di Sant’Apollinare, Piero Vergari, “il cardinale Ugo Poletti, inizialmente reticente ad approvare la concessione, di fronte a una cifra così cospicua diede la sua benedizione”’ (Corriere della Sera, 26/4/2012). Finora si mormorava di una cifra intorno ai cinquecento milioni di lire.  “Ecco, magari non era proprio un benefattore per tutti. Ma per  Sant’Apollinare sì”. (Giulio Andreotti anni fa, al Corriere della Sera). Certo che sì. “Non si seppelliscano cadaveri nelle chiese, eccetto che si tratti di seppellire il Romano Pontefice oppure, nella propria chiesa, i Cardinali o i Vescovi diocesani anche emeriti”. (Can. 1242) Codice di Diritto Canonico. Libro quarto, “La funzione di santificare della chiesa”. Parte terza, “I luoghi e i tempi sacri”. Titolo, “I luoghi sacri” (cann. 1205 - 1243). Capitolo quinto, “I cimiteri”. Una tomba da Papa comunque, o di un Papa degno, per il “Renatino” che si muterà tra qualche anno nel “Dandi” (vedi punto 9, missiva mons. Vergari).
4. Il luogo / Zona non consacrata. Condizioni e posizionamento della cripta, secondo la testimonianza dell’attuale rettore di Sant’Apollinare, Monsignor Pedro Huidobro, anni 54, incardinato nella Prelatura della santa Croce e Opus Dei, medico chirurgo e teologo – titolo della sua tesi dottorale: “Naturaleza y función del Magisterio según la Const. Dogm. Dei Verbum”. Racconta Monsignor Huidobro (Repubblica, 8/10/2010): “Non dentro la basilica, ma in una cripta esterna, che poi è uno sgabuzzino piccolo, chiuso, umido, con una tomba a forma di tavola e la scritta ‘Enrico De Pedis’. Non è una cappella né un luogo di culto. Quell’area non è nemmeno consacrata (...) Non è neppure ben messa”.
5. La Madonna nascosta. Si segnale che nella basilica è presente un’immagine del XV secolo della Madonna tra gli apostoli Pietro e Paolo. Nel 1494, durante il passaggio delle truppe francesi di Carlo VIII, fu interamente ricoperta d’intonaco – a difesa della stessa dalla soldataglia che si era accampata proprio davanti a Sant’Apollinare. Ma poi, passate le truppe, preti e fedeli e Papi tutti se la scordarono, la Madre di Dio, e intonacata la tennero. Fu un terremoto, nel 1647, a far crollare l’intonaco che la ricopriva – e la Madonna riapparve, intatta e piena di colori. Da allora ci vede benissimo – testimone.
6. Il corpo perduto del musicista.  “In effetti, sappiamo che Carissimi è sepolto qui sotto, ma non sappiamo esattamente dove” (Monsignor Huidobro). Giacomo Carissimi (Marino, 18 aprile 1605 – Roma, 12 gennaio 1674), compositore italiano del periodo barocco. Prete dal 1637, nel 1630 aveva ottenuto il posto di maestro di cappella nella chiesa di Sant’Apollinare del Collegio Germanico-Ungarico. Per tutta la vita, non varcò mai i confini dello stato pontificio. Alla sua morte, fu inumato a Sant’Apollinare, tra le cui mura aveva trascorso quasi l’intera sua esistenza. Della sua tomba si persero definitivamente le tracce quando la chiesa fu ricostruita secondo il progetto del Fuga, tra il 1742 e il 1748. Tale appariva ai contemporanei il compositore svanito tra le fondamenta di Sant’Apollinare: “Assai frugale nelle sue vicende domestiche, molto nobile di maniere nei confronti di amici e conoscenti, di alta statura, magro e incline alla melanconia...”. Tra i suoi oratori in latino figura un opportuno “Vanitas vanitatum”. Nella basilica anche il corpo di monsignor Antonio Palombi, Cappellano Segreto e Crocifero di Pio VI. Ecco, quello come sepolto ci sta benissimo.
7. Colloqui. Enrico De Pedis e Carla Di Giovanni si sposarono a Sant’Apollinare nel 1988. Disse lui a lei: “Il giorno che mi ‘tocca’, piuttosto che al cimitero mi piacerebbe essere portato qui...”. Riferì lei agli agenti della Dia (Corriere della Sera): “Me lo disse, con fare tra il serio e il faceto, proprio il giorno del matrimonio”.
8. Di Sua Eminenza, Vicario del Vicario.  “Era un uomo semplice, al quale la vita pubblica non si addiceva. Con i giornalisti era insieme timido e drastico, si faceva un nemico a ogni frase. Ma era molto migliore in privato: un prete serio, un uomo leale. Lascia un grande rimpianto tra i preti di Roma. Sapeva tante cose, anche riservatissime: aveva collaborato con tre Papi, partecipato a due conclavi, vissuto a stretto contatto con la Curia romana per più di trent’anni, presieduto la Cei. Ma non raccontava nulla. Due anni addietro aveva deciso di scrivere un libro di ricordi. Cercava un giornalista che l’aiutasse a cercare un linguaggio adatto: ‘Ho vissuto tante vicende e ho pensato di raccontarne alcune, forse può essere utile, domani’. Ma quell’autobiografia poi non l’ha voluta pubblicare”. (Luigi Accattoli, Corriere della Sera, 26/2/1997, in occasione della morte del cardinale Poletti: a 82 anni, per infarto). Di sicuro, l’opera sarebbe stata utilissima.
9. Missive. Lettera dell’allora rettore Monsignor Piero Vergari (che celebrò anche il funerale dell’assassinato) a Sua Eminenza il cardinal vicario Ugo Poletti (data: 6 marzo 1990, 32 giorni dopo l’esecuzione a via del Pellegrino): “Si attesta che il signor Enrico De Pedis nato in Roma – Trastevere il 15/05/1954 e deceduto in Roma il 2/2/1990, è stato un grande benefattore dei poveri che frequentano la basilica ed ha aiutato concretamente tante iniziative di bene che sono state patrocinate in questi ultimi tempi, sia di carattere religioso che sociale. Ha dato particolari contributi per aiutare i giovani, interessandosi in particolare alla loro formazione cristiana e umana. In fede. Mons. Piero Vergari, rettore”. Quattro giorni dopo, il 10 marzo, 36 giorni dopo l’esecuzione a via del Pellegrino, il cardinal vicario, rapidamente superate le giustificatissime iniziali reticenze sopra richiamate (vedi punto 3), firma la necessaria  autorizzazione: “Si dichiara che da parte del Vicariato nulla osta, per quanto è di sua competenza, alla tumulazione della salma di Enrico De Pedis, deceduto il 2/2/1990, in una delle camere mortuarie site nei sotterranei della Basilica di Sant’Apollinare a Roma” – e comunque niente funerali, per evitare “eccessivi clamori”. Così il 24 aprile la famiglia De Pedis ottiene “dall’autorità comunale l’autorizzazione al trasporto della salma da Roma alla Città del Vaticano” – pur avendo ufficialmente accertato (il ministro Cancellieri rispondendo a un’interrogazione parlamentare di Walter Veltroni) che Sant’Apollinare non è territorio vaticano.
10. Altre missive. Spiegò la signora De Pedis: “I lavori di costruzione del sepolcro costarono circa 37 milioni e furono eseguiti da una ditta di fiducia del Vaticano”. Missiva di monsignor Vergari al cardinal vicario Poletti: “Il lavoro di sepoltura sarà fatto da artigiani e operai specializzati in questo settore, che hanno già lavorato per la tumulazione degli ultimi Sommi Pontefici”. Missiva del cardinal vicario Poletti a monsignor Vergari (10/1/1991), su carta intestata “Vicariato di Roma”: “Caro don Piero, ho ricevuto il generoso assegno per l’Opera delle Vocazioni Sacerdotali a Roma. Grazie per il tuo inesauribile entusiasmo ecclesiale e per il tuo generoso impegno. Ho consegnato l’assegno all’Opera. Con affetto ti saluto e ti benedico, tuo Ugo card. Poletti”. E comunque, mai venne meno, anche dopo la sepoltura di De Pedis a Sant’Apollinare, la stima del prelato per il monsignore. Ancora una lettera autografa del cardinale, non più vicario di Sua Santità, su carta intestata “Patriarcale Basilica di Santa Maria Maggiore” (28/10/1995): “Caro don Piero, ho ricevuto con piacere e con ammirazione la copia dello Statuto dell’Associazione degli Oblati della Regina Apostolorum. Vi ritrovo tutto il tuo cuore e lo zelo per le vocazioni sacerdotali. Dio e la Madonna benedicano te e la tua opera che già ha dato preziosi frutti. Mi unisco alla tua preghiera e di cuore ti saluto benedicendo. Tuo aff.mo Ugo card. Poletti”. Entrambe le lettere, e molti altri documenti – compresa una foto dell’ex rettore di Sant’Apollinare insieme a Benedetto XVI – sono pubblicate nel sito web di monsignor Vergari, che si è ritirato in pensione a Sigillo, in Umbria. Inseguito dalle telecamere di “Chi l’ha visto?”, (vedi punto 12) l’anziano monsignore, ora anni 86, si è sempre rifiutato di rispondere. “Ho scritto tutto nel mio sito”. E pure: “Non ho fatto dichiarazioni in passato, non le faccio adesso e non le farò mai”. E  che “dei morti non si deve dire altro che bene”.
11. Il  sito del monsignore. Ha dunque scritto monsignore – sotto un trittico composta da un Cristo crocifisso, san Rinaldo  vescovo di Nocera Umbra e l’immagine della Madonna che fu occultata con l’intonaco a Sant’Apollinare: “Nel carcere mai ho domandato a nessuno perché era là o che aveva fatto. Tra le centinaia di persone incontrate dei più diversi strati sociali, parlavamo di cose religiose o di attualità: Enrico De Pedis veniva come tutti gli altri, e fuori dal carcere, ci siamo visti più volte: normalmente nella chiesa di cui ero rettore, sapendo i miei orari e altre volte fuori, per caso. Mai ho veduto e saputo nulla dei suoi rapporti con gli altri, tranne la conoscenza dei suoi famigliari. Aveva il passaporto per poter andare liberamente all’estero. Mi ha aiutato molto per preparare le mense che organizzavo per i poveri. Quando seppi dalla televisione della sua morte in via del Pellegrino, ne restai meravigliato e dispiacente”. E pur dispiacente il rettore, come andò che il cadavere finì nei sotterranei della sua chiesa? “Qualche tempo dopo la sua morte i famigliari mi chiesero, per ritrovare un po’ di serenità, poiché la stampa aveva parlato del caso e da vivo aveva espresso loro il desiderio di essere un giorno sepolto in una delle antiche camere mortuarie, abbandonate da oltre cento anni, nei sotterranei di S. Apollinare, di realizzare questo suo desiderio. Furono chiesti i dovuti permessi religiosi e civili, fu restaurata una delle camere e vi fu deposto”. E così “parce sepulto” – invoca e vorrebbe il monsignore.
12. Agenzia Ansa, anno 1987. “La Banda della Magliana è stata direttamente o indirettamente collegata con la maggior parte dei principali episodi di criminalità organizzata avvenuti a Roma: traffico di stupefacenti, eversione neofascista, omicidi, controllo del gioco d’azzardo, rapine, sequestri di persona, clamorose evasioni...”.
13. Giornalisti e giornalismi. Per alcuni anni, il segreto di Sant’Apollinare restò occultato nei suoi sotterranei. Sette anni per la precisione. E’ il 9 luglio 1997. Sul Messaggero Antonella Stocco racconta per la prima volta pubblicamente la storia di quella curiosa tomba nella bellissima chiesa settecentesca. Interrogazioni in parlamento. La cripta viene chiusa al pubblico. Cala di nuovo il silenzio. Luglio 2005. Telefonata anonima alla redazione di “Chi l’ha visto?”: “Riguardo al fatto di Emanuela Orlandi, per trovare la soluzione del caso andate a vedere chi è sepolto nella cripta della basilica di Sant’Apollinare, e del favore che ‘Renatino’ fece al cardinale Poletti all’epoca...”. Un’altra giornalista, Raffaella Notariale, riuscì finalmente a trovare le foto della tomba e delle lettere firmate dal cardinale Poletti e dal rettore Vergari (vedi punto 8). Arrivò in redazione un biglietto anonimo: “Lasciate in pace Renatino”. Ma da allora tutti i fantasmi di questa storia non hanno più lasciato l’inaccessibile cripta. E come se fosse un’altra orrenda, qualsiasi Avetrana mediatica, la gente fa ressa nella basilica – e vuole la tomba di De Pedis, solo la tomba, non la Madonna che restò con l’intonaco sugli occhi per oltre un secolo e mezzo. Spiega monsignor Huidobro: “Mi disturbano soltanto quelli che vengono qui e dicono di voler vedere la sua tomba. Non vengono a pregare, ma solo a fare i turisti”.
14. Pentimenti / ripensamenti. Comunicato del Vicariato di Roma (3/10/2005): “Non si ritiene d’altronde di dover procedere all’estumulazione in quanto l’autorizzazione concessa dal Cardinale Vicario oltre che per il rispetto che si deve comunque ad ogni defunto”. Comunicato del Vicariato di Roma (4/7/2010): “Nulla osta da parte dell’Autorità ecclesiastica che, su richiesta dell’Autorità giudiziaria italiana competente, la tomba del Signor De Pedis possa essere ispezionata. Nulla osta a che, su richiesta dell’Autorità giudiziaria italiana competente o della famiglia del Signor De Pedis, la salma possa essere traslata”. Dichiarazione di Padre Lombardi, portavoce del Vaticano (14/4/2012): “Si ribadisce che da parte ecclesiastica non si frappone nessun ostacolo a che la tomba sia ispezionata e che la salma sia tumulata altrove, perchè si ristabilisca la giusta serenità, corrispondente alla natura di un ambiente sacro”. Monsignor Pedro Huidobro, rettore: “Se serve a togliere ogni dubbio, ben vengano l’apertura e lo spostamento della tomba da Sant’Apollinare”.
15. Opposte fazioni. Esiste una specifica pagina Facebook: “Via il criminale De Pedis dalla chiesa di S. Apollinare”. Esistono migliaia di commenti su Internet. Ovviamente, la maggior parte è contro la permanenza del cadavere di “Renatino” nei sotterranei della “maestosa basilica settecentesca” (Corriere della Sera). Ma ve ne sono altri che si schierano a favore – effetto del gran successo mediatico del “Dandi” narrato e recitato e musicato (vedi punto 15)? “Spero che non spostino il feretro, farlo sarebbe una mancanza assoluta di civiltà e di rispetto per il morto e i suoi cari”. “Lui pur essendo un criminale ha sempre avuto dei valori. Almeno i morti lasciateli stare”. “Lasciate riposare in pace il povere Renatino De Pedis… Lui e stato un benefattore… Ha aiutato persone ke nemmeno conosceva – Lui e un signore… Lo stato kuesto non lo fa… Comunque ora lasciamolo riposare in pace e speriamo che sta tra le braccia di un angelo… Xkè se lo merita ciao Renatino (Dandi).”. “Lasciate stare i morti che è meglio e lasciatelo dove e che se lo merita il re di Roma...”.
16. Canzone per De Pedis. “Arrivederci Roma scusa se / ti ho ricordato che si muore / arrivederci giovinezza mia / Trastevere di brutte cose / ricordati di me / Anche se ho fatto certe cose che / amplificano la mia vanità / se le tue mani mi volessero / le sposerei tra le mie mani / ti direi che questa vita no / non è possibile, non è possibile” (Canzone della band milanese degli “Amor Fou”, nel cd “I Moralisti”. Titolo: “De Pedis”. “Abbiamo trattato De Pedis come ci è stato raccontato da chi lo conobbe, come un uomo devastato da un conflitto irrisolto fra bene e male, la cui morale distrusse molte vite compresa la sua” (Alessandro Raina, frontman degli “Amor Fou”).
17. L’inventore di “Dandi”. “L’apertura della tomba di Sant’Apollinare difficilmente potrà portare, a mio avviso, a una soluzione. Difficilmente si troverà qualcosa di diverso”. (Giancarlo De Cataldo, autore di “Romanzo criminale” – lo scrittore che, volendo o non volendo, del mortale “Renatino” De Pedis ha fatto un quasi immortale “Dandi”).
(La tomba nella cripta di Sant’Apollinare ha in ogni modo i giorni contati. Il cadavere incandescente di “Renatino” troverà definitiva sistemazione – quello del “Dandi” chissà quanto ancora vagherà. Comunque lontano e fuori da un sarcofago che era degno piuttosto dei Sommi Pontefici. A Sant’Apollinare, lo stesso, molte cose restano da fare: restauro della Pala d’Altare, restauro del Coro (Presbiterio), restauro Cantoria, restauro Confessionai… Toccherà ai fedeli, adesso e più che mai, onorevolmente concorrere alla maggior gloria).
(di Stefano Di Michele - IL FOGLIO.it)
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Lasciate riposare De Pedis
Malandrino in vita, degno di rispetto da morto, perfino in chiesa

E’ universalmente apprezzato il senso dell’ironia di quell’attore antico che volle fare incidere sulla sua lapide funeraria un ultimo motteggio: “Sono morto tante volte, ma mai così”. Renatino De Pedis non era un attore, o se mai lo era a modo suo mentre calcava le scene del fin troppo celebre romanzo criminale della Magliana. Eppure avrebbe diritto a pronunciare le stesse parole, dall’aldilà (o da laggiù, a seconda delle preferenze), ora che un malinteso senso delle convenienze impadronitosi del Vaticano sta per sloggiarlo dalla cripta di Sant’Apollinare in Roma. Nessuno può scegliersi i propri morti, ma c’è facoltà di decisione su come assicurare loro degna (o indegna) sepoltura. Deve perciò esserci una ragione non banale se qualcuno, per corrispondere alla sentita richiesta di un quasi epico malvivente, stabilì che potesse riposare per sempre sotto l’altare di quella chiesa; luogo peraltro nient’affatto casuale, perché degno fin dal medioevo di eroi eponimi e benefattori cittadini. Proprio a questo concetto si richiamò a suo tempo, obliquamente certo del fatto suo, Giulio Andreotti: “Ecco, De Pedis magari non era proprio un benefattore per tutti, ma per Sant’Apollinare sì”. Non più, evidentemente.
Su De Pedis e sul suo singolare legame con ambienti vaticani grava un rumore di fondo durevole, accresciuto dalle legittime aspettative della famiglia di Emanuela Orlandi – il mistero della sua scomparsa avrebbe a che fare con il contenuto della tomba del boss della Magliana – e si addensano tutti i caratteri del giallo a tinte nerissime. Quale segreto indicibile trapelerà da quel sepolcro, una volta scoperchiato? Macabra scena, anche soltanto a immaginarsela. Pratica altomedievale che richiama il famigerato “Sinodo del cadavere”, il processo inflitto alla salma papale di Formoso, rivestita dei paramenti per l’occasione e issata su di un trono. In qualità di morto, Formoso non ebbe grandi chance di schivare la condanna all’indegnità. Sorte simile incalza De Pedis. Alla turba degli inconsolabili, dei moralisti e dei necrofili non basterà l’apertura della tomba, poiché una condanna non scritta ma già recitata in pubblico vuole che i resti finiscano altrove, lontano da un luogo che qualcuno s’illude così di purificare.
Doppio errore, se non pure ingiustizia. Ammesso che De Pedis si fosse comprato in Sant’Apollinare il suo segmento di beatitudine eterna, il fatto è passato in giudicato dacché la falce di Saturno l’ha messo tra le cose che non possono non essere accadute: nemmeno il tempo può cancellarle. Se invece quella compravendita non fosse avvenuta, resterebbe comunque un mucchio di ossa sulle quali l’accanimento è certo peggio della venerazione, della curiosità o della paura.
(IL FOGLIO.it)
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Storie di santi e di banditi, di sepolti e riesumati

Soddisfatti o riesumati. Sarebbe un ottimo slogan per un’impresa di pompe funebri, e sfido chiunque a dire che sia fuor di tono: a cospetto della morte nulla val meglio dell’umor nero dei surrealisti, che è poi stretto parente dell’atra bile dei malinconici, e quella materia densa e scura ciascuno la estrae e la raffina come può. Soddisfatti o riesumati, ed è meglio per tutti, perché è dalle mezze sepolture che saltano fuori i guai peggiori – i non spirati, i vampiri, gli zombie, i revenant. Ecco, perché i revenant la smettano di rivenire occorre che siano morti per bene, che abbiano le coperte rimboccate, e che tutti siano concordi nel sigillare il feretro. Ed è qui che cominciano i problemi.
“Non potremmo fare almeno una riunione che non finisca con la riesumazione di un cadavere?”, si domanda esasperato il sindaco Quimby di Springfield, la città dei Simpson. E se questo è vero per un’immaginaria cittadina degli Stati Uniti, paese dove in fondo si riesce a convenire su una versione comune della storia, a mettere qualche punto fermo, figuriamoci in Italia, dove non c’è episodio che non sia oggetto di eterna contesa avvocatesca, non c’è contoversia storica che abbia un approdo certo, non c’è morto che muoia davvero. Qui riesumare è una triste necessità, e oltretutto il luogo del cadavere – quell’hic jacet che, diceva Michel Serres, ricorda tanto il Dasein heideggeriano, il dato elementare dell’“esserci” – è l’ultimo appiglio del senso di realtà, o se più piace il grado zero degli accadimenti, prima che vi si formi attorno la ragnatela delle interpretazioni.
Oggi tocca a De Pedis come ieri è toccato a schiere di santi, poeti, navigatori, banditi e assassini, e al di là della vicenda un po’ meschina della traslazione, c’è da capire che cosa il magistrato speri di trovarvi (incidentalmente, capiamo bene che nessun inquirente disporrà mai, quand’anche fosse necessario, l’esumazione di Enzo Tortora: vi troverebbe – specchio intollerabile – la copia della “Storia della Colonna Infame” con cui quel grand’uomo volle farsi seppellire). Ma il problema non sono gli esumati, che portano pazienza – più di tutti Teresa d’Avila, continuamente dissepolta e saccheggiata dai cacciatori di reliquie: chi ne prese una mano, chi un braccio, chi una mandibola, si racconta perfino che un chierico riuscì a trafugarne un mignolino nascondendoselo in bocca. Il problema di tutta evidenza sono gli esumatori, che per quanto seri siano i loro intendimenti e importanti i loro compiti, non sfuggono mai a una nota di umor nero. Non c’è bisogno di rievocare Gene Wilder e Marty Feldman con la loro vanga sotto la pioggia, in “Frankenstein Junior”. Le cronache offrono almeno due casi dove la realtà supera l’immaginazione comica.
Il primo riguarda il poeta e pittore Dante Gabriel Rossetti e la sua amante Elizabeth Eleanor Siddal detta Lizzie, che sposò nel 1860. La poveretta, già cagionevole di suo, fu la protomartire del preraffaellismo. Gli artisti ne ammiravano la bellezza diafana e i capelli rossi, Sir John Everett Millais la volle come modella dell’Ofelia annegata tra i salici, e a furia di stare immersa in una vasca come un baccalà Lizzie si beccò la polmonite. Morì nel 1862 per un’overdose di laudano, ma nemmeno allora la lasciarono in pace, perché il vedovo inconsolabile aveva sepolto con lei l’unico manoscritto delle sue poesie d’amore. Quando l’astro di Rossetti cominciò a eclissarsi, il suo agente ebbe la bella pensata di ripescare le poesie nel cimitero di Highgate. E così, a mezzanotte di un giorno del 1869, la tomba fu riaperta, il manoscritto recuperato, disinfettato da un medico e dato alle stampe. Pochi anni prima Baudelaire (“Une charogne”) aveva detto di serbare nei versi la forma e l’essenza divina dei propri “amori decomposti”. Rossetti deve averlo preso un po’ troppo alla lettera.
Cambiamo secolo e scenario. Siamo in America, a metà degli anni Settanta. Errol Morris, regista di documentari, fa ricerche in lungo e in largo sui serial killer, e queste ricerche lo portano a spendere qualche mese a Plainfield, nel Wisconsin, la città d’origine di Ed Gein, il criminale che fornì il prototipo a “Psycho” di Hitchcock. Oltre a uccidere un po’ di persone, Ed Gein aveva riesumato cadaveri per farne gli usi più vari, specie nell’ambito dell’arredamento. Morris si accorse che le tombe che Ed Gein aveva profanato formavano un cerchio, e che al centro c’era la tomba della madre. Che avesse dissepolto anche lei? Quell’altro geniaccio di Werner Herzog decise di tagliare la testa al toro: “Un bel giorno gli ho detto: ‘Errol, lo saprai solo se torni a Plainfield a scavare tu stesso. Se la tomba è vuota, Ed Gein è stato lì prima di te’. Decidemmo che saremmo andati a scavare insieme, ed eravamo piuttosto eccitati all’idea”. Herzog è pronto, ma attende invano: “Ero lì ad aspettare Errol, ma lui si è tirato indietro e non si è mai presentato. In seguito ho capito che è stata la cosa migliore. A volte è molto meglio lasciare le domande senza risposta”.
E, aggiungeremmo, risparmiare i sepolti. Scherza con gli esumatori, ma lascia stare gli esumati.
(di Guido Vitiello - IL FOGLIO.it)
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Le reliquie di Renatino De Pedis
La mistica del “mistero italiano” finisce in farsa. Veltroni lo fa strano

Dopo l’ispezione nella cripta di Sant’Apollinare, ritrovato il corpo di De Pedis (pure in buone condizioni: Renati’, qui stavi?), pronto per essere portato via da lì,  per qualche ora è sorto un intrigante mistero intorno a una cassetta di ossa: vuoi vedere che… L’Ansa, per prima, s’affretta ad assicurare che la suddetta cassetta sta “all’interno della bara”, ossa con cadavere, insomma. Con gran rapidità, Walter Veltroni s’affretta a dichiarare: “La scoperta di una cassetta contenente delle ossa nella bara di De Pedis conferma la stranezza…”, e via così. Titola l’home page del Sole 24 Ore: “Nella bara di De Pedis cassetta con resti di ossa che potrebbero non appartenere al boss”. Potrebbero. Man mano la cosa si fa più indefinita. Da: ossa sì, ma di chi?, a ossa sì, ma di quando? Dalla reliquia del boss alla reliquia abusiva con cui, in modo condominiale, lo stesso condivideva la bara.
Da Repubblica tv un’animosa conduttrice si collega con Massimo Lugli, cronista di nera di chiara fama. “Resti di altre persone nella tomba di De Pedis… Lugli, cosa dici?”. E Lugli: “Dico che è una notizia falsa…”. Appunto. Così la cassetta con le ossa dal convivente con De Pedis si sposta lì intorno, nei paraggi, nelle vicinanze, comincia a vagare di cronaca in cronaca. Corriere: “Trovati altri resti nella nicchia”. Repubblica: “Indagini su altre ossa”. Agi.it: “Altre ossa nella cripta di De Pedis”. Essendo stata per secoli un ossario (è raccontato nel sito ufficiale della basilica), ci si poteva arrivare senza tanto spreco parainvestigativo. Ieri in Sicilia hanno scoperto la tomba di Minosse. Forse. Casomai trovassero altre ossa vicino alle sue, potrebbero essere del Minotauro. Forse.
(IL FOGLIO.it)
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18 giugno, 18:27
Corpo De Pedis traslato da Sant'Apollinare

ROMA - Il corpo di Enrico De Pedis, il boss della banda della Magliana il cui nome e' entrato nella vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi, e' stato traslato questa mattina dalla basilica di Sant'Apollinare a Roma. La moglie e i fratelli di De Pedis sono entrati in chiesa intorno alle 7 da una porta laterale. La bara di zinco e' stata trasportata fuori dalla chiesa intorno alle 8 e portata via da un furgoncino delle pompe funebri.
Il corpo di De Pedis era stato tumulato nella cripta della basilica per volere della famiglia e dopo aver ricevuto il nulla osta dell'allora vicario di Roma cardinale Poletti. De Pedis morì in una sparatoria a Campo de Fiori il 2 febbraio 1990. Il suo nome entrò nella vicenda Orlandi a seguito di una telefonata giunta nel 2005 alla trasmissione 'Chi l'ha vistò che suggeriva di andare a vedere chi fosse sepolto nella cripta di Sant'Apollinare per capire la verità sulla scomparsa della ragazza. I magistrati romani titolari dell'inchiesta sul caso Orlandi hanno disposto poche settimane fa la ricognizione sui resti di De Pedis avvenuta il 14 maggio scorso. Visto il buono stato di conservazione è stato possibile identificare immediatamente che si trattava del boss della banda della Magliana come poi confermato anche dalle impronte digitali.
(ANSA.it)
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