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IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

lunedì 27 febbraio 2012

Silvio Berlusconi: "Non sarò mai più Premier"

Intervista esclusiva del Corriere del Ticino al Leader del PdL
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MILANO - Certo che il giornalismo è proprio strano. Talvolta ti prodighi per settimane per ottenere un’intervista e fallisci sul più bello. Talaltra invece basta una telefonata, una di quelle telefonate improbabili, e una segretaria ti risponde: «Va bene». È così che sono riuscito a parlare con Henry Kissinger o con l’ispiratore occulto della politica estera USA, Zbigniew Brzezinski. Capita che ti ritrovi faccia a faccia con il Dalai Lama, senza averlo chiesto, e che questi ti prenda in simpatia, concedendoti il doppio del tempo accordato.Negli ultimi giorni ho notato che Silvio Berlusconi, dopo un lungo, inusuale silenzio mediatico, aveva ripreso a concedere interviste, ma solo a testate non italiane. Due per la precisione: il «Financial Times» e l’agenzia spagnola EFE. Mi sono detto: e se la terza fosse il «Corriere del Ticino»? Poi ho pensato: non facile… In queste circostanze contano i rapporti personali, ma – nella mia lunga esperienza giornalistica in Italia – non mi sono mai occupato di politica nazionale, non sono mai stato ad Arcore e al «Giornale» ero notoriamente montanelliano. E invece è bastata una telefonata, una di quelle telefonate improbabili, a convincerlo. Ha risposto venerdì a tarda sera, poche ore prima della sentenza del processo Mills. Ho trovato un Berlusconi dai toni inediti, calibrati, da Premier, proprio ora che Premier non è più, e portato più al ragionamento che alle battute. Un Berlusconi, per molti versi, sorprendente.

Presidente, lei continua ad appoggiare Monti e i giornali scrivono che «pensando al 2013 lei non vuole lasciarlo alla sinistra». Che succede? Da lontano è difficile capire…

«Se lei pensa che in questi primi tre mesi del nuovo Governo vi sia stata qualche oscillazione da parte nostra, devo smentire. Fin dall’inizio abbiamo sostenuto Monti con il nostro voto, lo stiamo facendo e lo continueremo a fare con lealtà e senso di responsabilità, per l’interesse superiore dell’Italia . Dobbiamo risolvere oltre all’emergenza economica, un’altra emergenza, quella istituzionale, per fare dell’Italia una democrazia moderna e garantire una piena ed effettiva governabilità. Il Governo dei tecnici è sostenuto quasi dall’intero Parlamento, e solo questo largo appoggio può consentirci di fare quelle riforme che una sola parte politica non può fare con i suoi soli voti».

Quali riforme?

«Mi riferisco alla riforma dell’architettura istituzionale dello Stato, che riguarda il Parlamento, il numero dei deputati, il Senato delle Regioni, la Corte costituzionale, i poteri del premier e del Consiglio dei ministri, fino all’introduzione di una nuova legge elettorale e alla riforma della giustizia».

È proprio sicuro che Monti sia così popolare tra gli italiani e gli elettori di centrodestra?

«I bilanci si fanno sempre alla fine. Ma tutti vedono che vi è una sostanziale continuità tra il programma di Monti e quello del Governo da me presieduto. È una continuità che lo stesso premier ha più volte riconosciuto. Conosco bene la serietà e la competenza di Monti, che io stesso nel 1995 sostenni per l’incarico di commissario europeo al Mercato interno. Mi piace ricordare che già nel discorso di insediamento del mio primo governo nel 1994, che in questi giorni mi è capitato di rileggere, citai proprio il prof. Monti, “fautore come noi siamo di un liberismo disciplinato e rigoroso”».

Nel ‘94 appunto, ma oggi siamo nel 2012…

«E oggi lui si trova nella condizione ideale per realizzare quelle riforme che il mio esecutivo aveva avviato, senza poterle portare a termine per la riluttanza dei partner della nostra coalizione e per la forte contrarietà preconcetta dell’opposizione. Per questo gli daremo il sostegno necessario. Vogliamo liberarci dei lacci e dei lacciuoli che ostacolano la crescita dell’Italia , inclusa la riforma del mercato del lavoro per rendere effettiva la libertà di concorrenza e restituire competitività all’Italia . Sono riforme liberali e penso che i nostri elettori apprezzeranno il nostro responsabile atteggiamento quando si tornerà a votare. Tanto più che oggi Monti gode di un buon consenso, come indicano i sondaggi».

Paese complesso, l’Italia . Negli ultimi anni l’asse con Bossi è stato saldissimo. Ora invece volano le incomprensioni e gli insulti. L’alleanza è finita. Perché?

«Perché noi abbiamo deciso di sostenere il Governo Monti per senso di responsabilità verso l’Italia , anche a costo di pagare un prezzo momentaneo; la Lega, invece, vuole dimostrare la sua identità e ha una posizione diversa dalla nostra sul governo dei tecnici. Ma non parlerei di rottura: continuiamo a governare insieme molte amministrazioni locali».

Domani correrete davvero senza la Lega?

«Per il futuro mi auguro che con la Lega si possa continuare ad avere una solida e leale collaborazione a tutti i livelli come è sempre stato»

Insomma, non chiude la porta. Intanto, però, PdL e PD stanno lavorando a una nuova legge elettorale che potrebbe portare a un bipolarismo forzato se le clausole di sbarramento fossero troppo elevate. Dentro i due grandi partiti, fuori o ininfluenti quelli piccoli. Non c’è il rischio che erodendo la pluralità partitica si limiti la libertà di scelta?

«In questi anni abbiamo introdotto in Italia un sistema bipolare che ha ridotto il numero dei partiti e assicurato una maggiore durata del governo rispetto al passato. Ricorda? Reggevano in media appena undici mesi. La nuova legge elettorale sarà una buona legge se, oltre a consentire agli elettori di scegliere il proprio rappresentante, lascerà intatte le conquiste del bipolarismo e della governabilità. Questo non significa certo aumentare il numero dei partiti. All’Italia non serve tornare al carnevale di Rio della politica».

Dica la verità: ma è davvero Alfano il suo erede? Guardi che ci credono in pochi…

«Certo che sì. Alfano è stato eletto all’unanimità dal nostro Consiglio. Ha 35 anni meno di me, è autorevole e realizza il cambio di generazione di cui tutta la politica italiana ha bisogno. E le dirò di più. Sarebbe ora che anche gli altri politici che siedono in Parlamento da trent’anni, se davvero credono in ciò che dicono sui giovani e sulla necessità di innovare, facessero un passo indietro. Se qualcuno nel PdL non crede in questo cambiamento, dovrà ricredersi».

Nel ‘95 molti la diedero per finito e lei risorse nel 2001. Nel 2006 idem e lei vinse nel 2008. Oggi pensano che Berlusconi sia spacciato e lei ha dichiarato che non intende ricandidarsi… Non è che si sbagliano anche stavolta?

«Continuerò a fare politica, ma in modo diverso dal passato. Non mi candiderò più alla guida del Governo, ma come presidente del primo partito italiano in Parlamento agirò da “padre fondatore”, darò consigli alle nuove leve, cercherò di trasmettere quei valori di libertà e di democrazia per i quali sono sceso in campo e che sono tuttora il nostro credo politico, contro quella cultura dell’invidia, dell’odio e del giustizialismo che finora ha dominato gran parte della sinistra in Italia ».

C’è chi sostiene che, Monti o non Monti, il peso del debito pubblico italiano sia insostenibile. Dunque meglio scappare finché si è in tempo, magari proprio in Svizzera, come negli anni Settanta. Pessimismo esagerato? L’Italia ce la farà?

«Il debito pubblico italiano è sostenibile, e lo dimostrano i buoni risultati delle recenti aste per i titoli di Stato. Anche la speculazione se ne sta rendendo conto: lo spread, vale a dire la differenza rispetto ai titoli tedeschi, ha iniziato a scendere e anche le agenzie di rating alla fine ne dovranno trarre le conclusioni. La crisi, come ho detto più volte, non nasce in Italia ma in Europa, dove l’euro non ha dietro di sé una banca centrale come garante di ultima istanza al pari, ad esempio, della Riserva Federale americana. Quando avremo una vera banca centrale europea e gli eurobond, vale a dire i titoli emessi e garantiti direttamente da questa banca , l’Europa sarà diventata un soggetto politico unitario e forte, non più diviso tra Paesi debitori e Paesi creditori».

Ma l’euro sopravviverà?

«L’euro è ormai la moneta dell’Europa, supererà questa crisi e durerà a lungo nel tempo. Altrimenti non avrebbero senso i sacrifici che stiamo facendo. Il problema è la lentezza con cui si muove l’Europa».

Alcuni scrivono che sono stati i «poteri forti non italiani» a farla dimettere, con la complicità decisiva di Merkel e Sarkozy. Si sente vittima di un golpe?

«Sono stato io a dimettermi e a fare un passo indietro per senso di responsabilità e per senso dello Stato. Ho fatto questa scelta pur avendo ancora la maggioranza nei due rami del Parlamento, senza che il mio Governo fosse mai stato sfiduciato. Solo con un governo tecnico si può trovare l’accordo tra maggioranza e opposizione, tra centrodestra e sinistra, per approvare quelle riforme che prima ho ricordato e che sono indispensabili per superare la crisi economica e rendere governabile l’Italia ».

Oggi però il PdL, a giudicare dai sondaggi, non si salva dall’ondata di disgusto per la politica. Cos’è andato storto? E domani che ne sarà del partito? Vuole davvero chiuderlo e ricominciare dal basso, dalle liste civiche?

«La democrazia è il peggiore di tutti i sistemi, con l’eccezione di tutti gli altri”, ha detto Winston Churchill. Se i partiti hanno sbagliato, è giusto punire chi ha sbagliato, o, peggio chi ha rubato. Ma tenendo sempre a mente che i partiti sono alla base del sistema democratico e quindi di ogni libertà. Il nostro movimento politico, il Popolo della Libertà, si fonda su questi principi e continuerà a difenderli. Per questo presenteremo il nostro simbolo alle prossime elezioni amministrative, e stringeremo dovunque le alleanze necessarie per vincere insieme alle forze moderate che condividono i nostri valori e i nostri programmi. Per tradizione, alle elezioni amministrative c’è sempre stato in Italia un fiorire di liste civiche. Penso che la crisi dei partiti accentuerà questa tendenza. E noi dovremo tenerne il giusto conto, e tessere la tela delle alleanze, anche a livello locale, per vincere».

I liberali autentici le rimproverano di non aver realizzato le riforme liberali per le quali si era impegnato nel 1994. Cosa è mancato?

«Ho un unico torto: non sono riuscito a convincere il 51% degli elettori a darmi il loro voto. E per fare le riforme costituzionali serve almeno il 51 per cento».

Dov’è finito il Berlusconi grande comunicatore? Dalla sconfitta alle amministrative di Milano sembra aver perso il tocco magico che in passato le aveva permesso rimonte impossibili. È cambiato lei o sono cambiati gli italiani?

«Sono cambiato io. In questi ultimi anni ho raggiunto la consapevolezza che l’Italia, con questa architettura istituzionale, non è governabile. Il Governo ha come unico potere quello di presentare dei disegni di legge in Parlamento. Dopo 18/24 mesi il Parlamento approva dei testi molto diversi da quelli voluti dal Governo. Ma queste leggi non hanno vita lunga perché se dispiacciono alla sinistra o alla sua magistratura politicizzata, vengono impugnate da un Pubblico ministero che le porta dinnanzi alla Corte costituzionale che, inderogabilmente, le abroga, perché composta da 11 membri su 15 che appartengono ad una determinata area politico-culturale. Negli ultimi cinque anni questa Corte ha abrogato 241 leggi o parti di leggi. L’analoga istituzione degli Stati Uniti nello stesso periodo ne ha abrogate sette. E allora? Allora se i cittadini non si rendono conto che devono fare scelte del tutto diverse, concentrando i loro voti sui grandi partiti, se non si premia chi vuol veramente cambiare il Paese, siamo condannati all’ingovernabilità. E quando chi vince democraticamente le elezioni non riesce poi a prendere decisioni tempestive, la conseguenza è una crisi di sfiducia nei confronti della politica e della democrazia».

Trionfi e sconfitte, grandi polemiche, grandi scandali, grandi processi. Comunque «una vita che non è mai tardi. Di quelle che non dormi mai» per dirla alla Vasco Rossi. Lei l’ha avuta quella vita. C’è qualcosa di cui si pente e che oggi non rifarebbe?

«Non ho davvero nulla di cui pentirmi. Dovrebbero invece vergognarsi i miei persecutori, che da quando sono sceso in campo non hanno mai smesso di inventarsi processi fondati solo sulle calunnie, una macchina del fango mediatico-giudiziaria, una campagna di diffamazione su scala internazionale che non si è ancora fermata: anzi, dopo che mi sono dimesso dal Governo, l’accanimento giudiziario contro di me è addirittura aumentato».

Intanto sono passati 19 anni da quando annunciò la «discesa in campo». Scusi la franchezza: ma chi gliel’ha fatto fare? Il suo ex grande amico Montanelli l’aveva avvertita … Nonostante tutto ne è valsa la pena?

«Sono orgoglioso di aver salvato l’Italia nel ’94 da un governo che sarebbe finito nelle mani del Partito comunista italiano, cioè di un partito e di una ideologia sconfitta dalla storia. Ho la coscienza di avere servito il mio Paese con tutte le forze e con totale onestà intellettuale. Mi amareggia l’essere ripagato con un accanimento che non ha eguali nella storia da parte della sinistra giudiziaria. Vogliono distruggere la mia immagine di uomo, di imprenditore e di politico. È l’ennesima prova che la decisione di impegnarmi nella vita pubblica, per salvare l’Italia dal comunismo e per cambiarla, non mi è stata perdonata da quei poteri che si sono visti insidiati nei loro interessi e nelle loro ambizioni. Ma non per questo lascerò l’impegno politico. Anzi, continuerò con la forza e con l’impegno di sempre».

E all’Italia «dei magistrati», «dei comunisti» cosa dice dopo 19 anni? Hanno vinto loro o ha vinto lei?

«Per ora sembrano prevalere l’invidia e l’odio. Ma vincerà l’amore, ne sono sicuro».
(Marcello Foa - Il Corriere del Ticino - 27.02.2012 - 06:00)

L'antipolitica e l'ingiustizia della giustizia

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C’è nell’aria un profumo di antipolitica che ci porta a dimenticare quanto di buono si è fatto per non lasciare il nostro Paese nelle mani dei mestieranti della politica.
A questo hanno sicuramente concorso due fattori:
Il primo è la conseguenza, in modo particolare, degli avvenimenti degli ultimi cento giorni. Il cittadino è frastornato... è diventato improvvisamente insicuro... si sente depresso. La crisi ha stretto a tutti il cappio al collo. Le antiche certezze sono improvvisamente crollate.
Il secondo fattore è una parte della magistratura, fortunatamente di ampia minoranza, ma estremamente politicizzata, sempre a sinistra o all'estrema sinistra, che fa venir meno quel faro di certezza che illuminava la tetra notte dell'ingiustizia generalizzata che ha caratterizzato il recente passato dell'Italia.
Ricordo che qualche hanno fa la magistratura era l'organo a cui i cittadini guardavano come baluardo contro le angherie ed i soprusi.
Oggi invece, dobbiamo assistere a quanto di più ingiusto ci possa essere.
Gli imputati diventano testimoni d'accusa fino a quando accusano chi sta nel mirino, se non accusano più allora non sono credibili. I testimoni a difesa dell'imputato si cancellano. Tanto che bisogno c'è di sentirli!!!
Poi ci sono le interpretazioni. Per esempio la prescrizione, per il pm De Pasquale, scatta con bizzarre interpretazioni che fanno a cazzotti con il principio generale della certezza del diritto.
Ed allora?
Sarò di parte... Anzi sono sicuramente di parte... Però sono in buona fede convinto di essere dal lato della ragione... E sono in pace con me stesso e con la mia coscienza quando lotto, almeno a parole, contro ogni forma di ingiustizia. Contro ogni forma di barbarie ... ed in modo particolare contro l’ingiustizia della giustizia!!!

sabato 25 febbraio 2012

Processo Mills: Silvio Berlusconi viene prosciolto

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Dopo cinque anni di assalti giudiziari, il Tribunale di Milano ha prosciolto Silvio Berlusconi per intervenuta prescrizione del reato. I P.M. perdono ancora. Il Cav, non in aula: "Rammaricato per non assoluzione". La difesa: "Impugneremo verdetto".

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I giudici della decima sezione penale del tribunale di Milano hanno prosciolto Silvio Berlusconi per intervenuta prescrizione.
L'ex presidente del Consiglio era accusato di aver corrotto il legale inglese David Mills con 600mila dollari in cambio di due testimonianze reticenti nei processi All Iberian e per tangenti alla guardia di finanza. La decisione è arrivata dopo 2 ore e mezzo di Camera di Consiglio. Le motivazioni saranno pronte tra 90 giorni. Il Cavaliere, non era in aula ma a villa Certosa, in Sardegna, avrebbe commentato: "Sono rammaricato per la mancata assoluzione". La difesa ha comunque preannunciato che intende impugnare il verdetto in Appello per ottenere la piena assoluzione.
Nodo prescrizione - Tutto dipendeva da quando far iniziare il reato (e la cassazione per Mills ha indicato la data del novembre 1999, ndr) e da difficili calcoli applicati agli 'stop' e alle riprese del procedimento. Cosa non facile anche perché le opinioni si dividono soprattutto su un punto: quando far ripartire le lancette della prescrizione in occasione dei verdetti della Consulta.
La difesa - La difesa dell'ex premier ha accolto la sentenza con moderata soddisfazione. Di fatto, la Corte ha accolto in parte la linea dei legali Ghedini e Longo, secondo cui la prescrizione era già intervenuta al più tardi agli inizi di questo mese. Ma proprio Piero Longo non nasconde una certa irritazione. "Una sentenza così è da impugnare tutta la vita...". Porte aperte, dunque, a un ricorso per ottenere l'assoluzione piena. In ogni caso, "una prescrizione a Milano per Berlusconi è un successo tanto che gli avversari politici parleranno di scandalo". "E' una sentenza che non ci soddisfa del tutto ma nemmeno ci dispiace", ha spiegato Niccolò Ghedini. Quasi sicuro il ricorso in Appello contro la sentenza con "l'auspicio di un'assoluzione piena perché Berlusconi se la merita". E il Cav? "L'abbiamo informato, lui ha preso atto della sentenza, non ha detto nulla e gli parleremo dopo".
L'accusa - Visibilmente delusa, invece, l'accusa. "Inutile commentare", ha detto a caldo il pm Fabio De Pasquale, secondo cui la prescrizione sarebbe scattata invece tra maggio e metà luglio prossimi. Ecco perché la richiesta era stata di 5 anni di carcere. Probabile anche in questo caso l'impugnazione della sentenza.
La politica - Il mondo politico inizia a commentare. Su Twitter, il segretario del Pdl Angelino Alfano si è limitato a comunicare la notizia del proscioglimento del Cav. Il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri annuncia "una crociata contro i giudici", sottolineando come "Berlusconi è sicuramente innocente nel merito". Il Pd è amareggiato: "Oggi lo Stato ha perso - sostiene la capogruppo in Commissione giustizia Donatella Ferranti -, siamo al paradosso di avere un corrotto senza un corruttore".

Il Pdl esulta e attacca. Il Pd è deluso e... attacca. Come prevedibile, la sentenza sul processo Mills con cui il Tribunale di Milano ha prosciolto per avvenuta prescrizione Silvio Berlusconi dall'accusa di corruzione in atti giudiziari divide il mondo politico. Su Twitter, il segretario del Pdl Angelino Alfano si è limitato a comunicare la notizia del proscioglimento del Cav. Il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri annuncia "una crociata contro i giudici", sottolineando come "Berlusconi è sicuramente innocente nel merito". Il Pd è amareggiato: "Oggi lo Stato ha perso - sostiene la capogruppo in Commissione giustizia Donatella Ferranti -, siamo al paradosso di avere un corrotto senza un corruttore". E anche il leader Idv Antonio Di Pietro grida allo scandalo.
Pdl combattivo -"Finita la folle corsa del pm e il tentativo di taroccare il calcolo della di prescrizione pur di ottenere condanna, solo morale, di Berlusconi”, ha aggiunto poi sempre su Twitter Alfano, ex ministro della Giustizia. Il segretario guida la carica degli azzurri contro i pm milanesi. "Adesso viene da chiedersi chi, in questo periodo di grave crisi, pagherà per questo spreco di soldi, energie, uomini e mezzi profuso in un processo che era già morto, solo nella speranza di colpire e affondare l’ex presidente del Consiglio", ricorda Luca D'Alessandro. "E' stata evitata la condanna di un innocente anche se in tutti questi anni Berlusconi è stato scientificamente attaccato sul piano giudiziario dai settori politicizzati della magistratura", sottolinea il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. Durissimo il capogruppo al Senato Gasparri: "Il pm De Pasquale si è dimostrato inattendibile, non può continuare a fare il magistrato". Per Gianfranco Rotondi "questa decisione di proscioglimento diciamo che riconcilia con un'idea della giustizia non di parte". Resta però il tema della riforma della giustizia: "La prescrizione non restituisce al presidente Berlusconi il diritto ad una piena difesa per dimostrare la sua innocenza, ma rende vano e inutile l’accanimento giudiziario che Berlusconi ha subito e che nessuno potrà risarcire".


Sinistra arrabbiata - "Ancora una volta la prescrizione salva Berlusconi dalle sue responsabilità. Resta, però, il fatto obiettivo che i giudici, anche in esito al dibattimento, non hanno potuto procedere all'assoluzione 'per non aver commesso il fatto' perché, evidentemente, il fatto l'ha commesso eccome", s'infervora il leader Idv e manettaro Doc, Antonio Di Pietro. Il suo collega di partito Leoluca Orlando aggiunge: "La magistratura accerta i fatti e applica la legge. I fatti confermano per intero la gravità dei comportamenti di Silvio Berlusconi, le leggi confermano come negli anni passati il Parlamento sia stato sequestrato dall'imputato Berlusconi per garantire prescrizioni brevi e processi lunghi". E il segretario Pd Pier Luigi Bersani ci prova. Ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa lancia la sfida a Berlusconi: "Se cerca l'assoluzione può sempre rinunciare alla prescrizione e credo che Ghedini lo sappia". "Le sentenze vanno rispettate - non si sbilancia il futurista Italo Bocchino -. Sicuramente c'è stato un clima politico molto duro dovuto agli eccessi di Berlusconi contro la magistratura e di coloro che hanno auspicato di risolvere il berlusconismo con la magistratura".
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E’ calato il sipario sul processo Mills. Almeno per il primo grado. Il procedimento è cominciato nel 2007 e vedeva imputati insieme Silvio Berlusconi e il legale inglese David Mills, entrambi con l’accusa di corruzione in atti giudiziari. Secondo la procura infatti l’ex premier avrebbe fatto avere all’avvocato 600 mila dollari perché testimoniasse il falso in due processi alla fine degli anni Novanta (tangenti alla Guardia di Finanza e All Iberian).
13 marzo 2007: inizia il processo davanti alla decima sezione penale presieduta da Nicoletta Gandus.
dicembre 2007: il Pm Fabio De Pasquale modifica il capo d’imputazione spostando in avanti la data del presunto reato, a febbraio 2000 invece che a febbraio 1998. Il momento in cui Mills avrebbe ritirato il denaro e non quando Berlusconi lo avrebbe versato.
marzo 2008: viene varato il Lodo Alfano che blocca i processi per le massime cariche dello Stato. 4 ottobre 2008: il Tribunale di Milano trasmette gli atti alla Consulta e stralcia la posizione di Berlusconi, sdoppiando così il processo: prosegue per Mills e si ferma in attesa che la Consulta si pronunci sulla costituzionalità della norma blocca - processi.
17 febbraio 2009: Mills è condannato a 4 anni e 6 mesi ed interdetto per 5 anni dai pubblici uffici e dovrà risarcire 250mila euro alla presidenza del consiglio, parte civile.
27 ottobre 2009: La Corte d’appello conferma la sentenza di primo grado ma successivamente la Cassazione annulla senza rinvio perchè il reato è estinto per prescrizione anche se "risulta verificata la sussistenza degli estremi di reato di corruzione in atti giudiziari".
dicembre 2009: riparte il dibattimento per Silvio Berlusconi davanti a un altro Tribunale, questa volta presieduto da Francesca Vitale. Subito fermato da un’altra legge, quella sul legittimo impedimento. Atti alla Corte Costituzionale e nuova pausa.
marzo 2011: nuova partenza. Da ex capo del Governo, Berlusconi cambia strategia e si presenta spesso davanti ai giudici, senza mai prendere la parola, se non fuori dall’aula quando respinge con sdegno le accuse ("è un processo di pura fantasia"). I suoi avvocati battagliano col collegio in più occasioni e guadagnano tempo grazie alla lunghissima deposizione di Mills, dilatata anche per i problemi al cuore del legale inglese. Chiedono anche di ricusare i giudici sostenendo che il taglio dei testimoni della difesa e altre decisioni esprimano una volontà di condanna.
15 febbraio 2012: il pm chiede la condanna di Berlusconi a 5 anni e al risarcimento di 250 mila euro alla presidenza del consiglio dei ministri.
22 febbraio 2012: La Corte d’Appello respinge la richiesta di ricusazione. Si va a sentenza.



Le richieste degli avvocati - I legali di Berlusconi hanno insistito molto su quello che ritengono il 'peccato originalè del processo, l’aver considerato Mills come testimone, circostanza che ha dato vita a un "un processo costruito sul nulla". Il legale inglese andava indagato nel 1995 per concorso esterno in falso in bilancio e, quindi, "mai avrebbe potuto assumere la veste di testimone e fare una falsa testimonianza", hanno spiegato Niccolò Ghedini e Piero Longo nelle arringhe concluse con la richiesta di assolvere Silvio Berlusconi dall’accusa di corruzione in atti giudiziari. I legali dell’ex premier hanno elencato una serie di "anomalie" a cominciare dalla decisione del vecchio collegio del processo di separare le posizioni dei due imputati. "Non si può fare in un processo in cui è contestato un reato a concorso necessario come la corruzione, in realtà processarono Tizio per condannare Caio", ha affermato Longo. Ghedini ha ricordato che in aula, nel gennaio scorso, quando nel fissare un’udienza successiva per far continuare la deposizione di Mills venne proposta la data del 13 e del 14 febbraio il pm Fabio De Pasquale pronunciò le parole: "post mortem". "Dunque il pm sapeva che la prescrizione sarebbe stata al massimo a febbraio, ma in aula in sede di requisitoria ha avuto il coraggio di parlare di maggio e addirittura di luglio". Longo ha anche sottolineato che la pubblica accusa "non ha mai parlato di concorso di persona. Dov'è il concorso di persona tra Mills e Berrnasconi (defunto manager di Fininvest che avrebbe versato i soldi della corruzione per conto di Berlusconi), chiamato in causa solo perchè è morto?".

sabato 18 febbraio 2012

E' morto Vitaliano Vita, nostro amico fraterno !

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Vitaliano Vita è morto a Colleferro in provincia di Roma il 5.2.2012. Esempio di un italiano emigrato per scelta che non ha mai rifiutato la sua Italia e che ha fatto il possibile per il riconoscimento italico nel mondo
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Con profondo dolore e grande amarezza ho appreso che il mio grande amico fraterno, Vitaliano Vita, è morto a Colleferro il 5 febbraio 2012.

Il Dott. Antonio Peragine (http://www.baresinelmondo.it/) ha scritto di aver parlato con lui appena 10 giorni prima, mentre era in attesa di essere ricoverato in ospedale a Roma, per accertamenti clinici di routine.
Avevano discusso del problema della riforma del voto degli italiani all’estero, e della proposta, fatta al Senato, di una modifica alla legge elettorale elaborata dal Comites di Caracas ed altre iniziativa pro italiani all’estero.

Ho conosciuto Vitaliano Vita in Venezuela quando siamo stati eletti, entrambi, su liste diverse, Consiglieri del Comites di Caracas. Contemporaneamente ci siamo trovati anche a rappresentare i nostri Centri Italiani-Venezuelani, lui quello dell'Isola di Margherita ed io quello di Guayana, all'interno della Federazione delle Associazioni Italiane in Venezuela.

Da allora è nata una profonda amicizia nel reciproco rispetto delle idee.

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PROFILO di VITALIANO VITA
Vitaliano Vita è nato a Roma e ha trascorso parte della sua giovinezza a Chieti, in Abruzzo, ove si è distinto nelle attività sportive come l’atletica leggera. E' poi tornato a Roma per gli studi Universitari, laureandosi in scienze politiche. In Venezuela si è sempre dedicato ai problemi dell’Emigrazione.
E’ stato nominato dal Presidente della Repubblica Grande Ufficiale dell’Ordine della Stella della Solidarietà.
Ha svolto attività giornalistica, ricevendo nel 2001 il Premio Val di Sole per un Giornalismo Trasparente.
Ha collaborato con la Settimana Parlamentare, il quotidiano economico Ore 12, Civiltà Cattolica, Corriere di Caracas e piu recentemente con Pagine, un giornale on line molto diffuso che si dedica ai problemi degli italiani all’estero. Le sue opinioni venivano distribuite via telematica con Pagine (http://www.italiani-allestero.com/), con il Corriere di Puglia e Lucania nel Mondo (http://www.corrieredipugliaelucania.it/) e con il nostro FuoriPaese (http://moceri.blogspot.com/) a centinaia di migliaia di connazionali all’ estero. I suoi scritti, molti ed in settori diversi della politica dell’Emigrazione, venivano riportati dalle piu importanti agenzie di informazione come Google, Virgilio, Adnkronos, Aise, Inform, Grtv e Newsitaliapress, e possono essere consultati attraverso qualunque ricercatore web. E’ stato membro del consiglio direttivo della Federazione Unitaria Stampa Italiana all'Estero (FUSIE).
E’ rappresentante eletto della comunità italiana in Venezuela dal 1985 ininterrottamente fino ad oggi, sia nel Comites di Caracas che nel CGIE ove è stato eletto la prima volta con Filippo Sindoni e Luigi Borsi rimanendo per 7 anni nel Consiglio di Presidenza, e la seconda volta con Michele Moceri e Fedora Di Marco.
Ha fatto parte del Comitato dei 500, dei fondatori del nuovo Partito Popolare Italiano, del quale poi è divenuto Consigliere nazionale e successivamente nominato dall'On.Buttiglione rappresentante degli italiani nel mondo. Dopo la scissione dei popolari scrisse una lettera ai segretari dei partiti italiani cattolici con la quale li esortava a rimanere uniti ed a osservare nei programmi politici i principi ispiratori dell’ etica cristiana.
Con la costituzione della CdL ha accettato l’incarico di coordinatore per il Centro e Sud America di AnM.
E’ stato uno dei fautori e promotori del passaggio satellitare delle trasmissioni Rai (1988-89) e della Convenzione Rai Cgie per la estensione delle trasmissioni Rai tramite parabola.
Durante la prima crisi economica venezuelana ha guidato la delegazione italiana che sollecitò ed ottenne la inclusione del Venezuela tra i paesi in via di sviuluppo, beneficiari degli aiuti della Cooperazione, missione che ebbe come risultato la erogazione di un contributo a fondo perduto di 1000 milioni di dollari.
Ha fatto parte della commissione Rai – Cgie e della Commissione Anagrafe del Cgie; è stato incaricato, prima dal Cgie e quindi dal Mae, di effettuare prove per la bonifica dei dati raccolti dalle anagrafi consolari, riuscendo ad individuare anzitempo il numero dei dati mancanti ed errati presenti nelle registrazioni della anagrafe degli italiani residenti in Venezuela, circostanza che ha poi promosso la bonifica dell’ Aire ancora in corso.
Nel 1996 è stato promotore dell’accordo con l’Università di Oriente (Udo) del Venezuela (87000 iscritti), tuttora vigente, con il quale si è stabilito l’insegnamento della lingua italiana, come materia curriculare a partire dal 5 e 6 anno delle facoltà di Turismo e amministrazione alberghiera. Si è trattato di un avvenimento senza precedenti, una vera vittoria che poi ha aperto le porte ad una convenzione per l’estensione dell’insegnamento dell’italiano anche alle scuole inferiori.
Come rappresentante eletto della comunità Italiana di Caracas e degli italiani dell’America Latina, ha partecipato alle Conferenze del 1987 e del 2000 degli Italiani nel Mondo. Alla Conferenza di Buenos Aires sul Voto all’estero, di cui è stato coordinatore ed estensore del documento finale. Quindi alla successiva Conferenza del Cgie “ sul Voto all’ estero” nella quale venivano confermati gli schemi e gli obiettivi della Conferenza di Buenos Aires; alle Conferenze sull’Informazione di New York, San Paolo , Berlino e Milano, alla Conferenza Scuola e Cultura di Montecatini, alla Conferenza sull’Assegno sociale indetta dal Cgie, di cui fu relatore, alle pre-conferenze nazionali della Conferenza Mondiale degli italiani nel mondo, alla Conferenza sui diritti della Donna in migrazione di Roma, della quale fu coordinatore.
Nel corso della sua attività e in conseguenza degli incarichi ricoperti, ha realizzato documenti istituzionali sui più importanti argomenti e temi della emigrazione, tra gli altri: il documento delle Comunità italiane di America Latina sul Voto (Buenos Aires 1991); Documento del Cgie sul voto all’estero, Roma, 1992; il Documento Cgie sull’Assegno Sociale, Roma 1993; il Documento Cgie sulla rete consolare, Roma 1994; il Documento Cgie sulla bonifica dei dati dell’Aire, Roma 1995; Costituzione di una rete informatica, Roma 1996; Giovani: Emigrazione di ritorno, Roma 2000.
Nel settore dell’informatica ha realizzato (1997) il primo sito della emigrazione http://www.italiani-allestero.org/com (circa mille pagine web con tutte le informazioni istituzionali e normative che possono interessare gli italiani all’estero). Nel 1998 ha realizzato il primo giornale a “stampa a remota”, circostanza che ha reso possibile di stampare a distanza, in loco, gratuitamente, gli esemplari di Pagine, nel numero, formato e colore desiderati, evitando l’onere dei resi e delle spese di trasporto e rendendo contestuale la trasmissione delle informazioni da continente a continente. Ugualmente ha realizzato un notiziario- gratuito- multilingue (italiano, inglese, spagnolo e portoghese) che consente, minuto per minuto, agli italiani nel mondo di ricevere continuamente nel proprio PC i titoli ed eventuale testo - nei diversi idiomi – delle piu importanti notizie italiane ed internazionali.
Ha realizzato un programma cerca lavoro che ha raccolto le domande di migliaia di giovani italiani interessati a lavorare in Italia facilitandone la loro assunzione. Ha realizzato un sistema per l’autocertificazione che sostituisce l’emissione tradizionale di almeno 50 certificati dello stato civile ed atti notori.
A sostegno di un sussidio permanente in favore degli anziani indigenti che vivono nei paesi di America Latina, ha realizzato una ricerca per individuare il numero dei connazionali ultrasessantacinquenni indigenti che risiedono nell’ area, accertamento da sempre ritenuto indispensabile dal legislatore per la concessione dei provvedimenti richiesti. La ricerca oltre ad individuare i paesi esteri di residenza ed il numero totale degli interessati, è riuscita a raggrupparli per comuni, province e regioni italiane di provenienza offrendo la possibilità ad ogni comune di valutare in via presuntiva il rischio dei rientri.
Come opinionista negli ultimi 10 anni ha scritto centinaia di articoli e condotto studi, progetti ed analisi sui vari problemi della emigrazione, molti dei quali raccolti nella rubrica “l’opinione di Vitaliano Vita” e negli archivi delle agenzie di informazione dell’emigrazione.
Ha sostenuto l’inserimento dei giovani italiani all’estero nelle forze lavoro in Italia; la estensione ai giovani Italiani residenti all’estero dei benefici previsti dalla Legge 236/93 (lavoro autonomo ); della legge 95/95 imprenditoria giovanile; 608/96 Credito Onore, riassunti nella legge 185/2000; imprenditoria femminile; contributo alle micro e piccole imprese costituite da Italiani in America Latina; il telelavoro; il turismo di ritorno; l’Avvocato degli Anziani, ed il progetto una Casa in Italia che consentirebbe un rilancio del settore della costruzione e l’utilizzo da parte dei ”Paesani” all’estero delle vecchie aree urbane disponibili in molti comuni italiani. Il Progetto Piazza Italia la esposizione permanente dei prodotto italiani nei paesi ove la nostra presenza è particolarmente numerosa o nelle zone franche, ove non grava l’imposta doganale.
Si è fatto promotore, in considerazione del riconoscimento costituzionale della Circoscrizione Estero, di una rete informatica che permetta di individuare gli italiani nel mondo e consenta loro, attraverso internet e telefonia, di comunicare e scambiare informazioni. Il progetto prevede la istituzione di una rete per la diffusione delle informazioni e, quando possibile, della somministrazione di servizi tramite comunicazione informatica per la creazione dei documenti ammessi all’autocertificazione, con risparmio di centinaia miliardi (in termini di tempo e costo) per l’Amministrazione e per l’utenza.
Vitaliano Vita ha svolto attività multiformi in favore delle Comunità Italiane; ha incoraggiato e promosso iniziative tese a rafforzare i vincoli con il Paese di origine e mantenere salde le tradizioni e la cultura italiana, come nel caso della diffusione della lingua italiana anche nelle località periferiche delle nostre comunità, grazie anche alla introduzione della didattica informatica e dell’e.learning programmata su video CD.
E’ stato uno dei membri fondatori della Federazione delle Associazioni Italiane in Venezuela (FAIV), 38 clubs con 20.000 iscritti distribuiti su tutto il territorio.
Ha fondato il Centro Italo Venezuelano di Margarita, la Casa di Italia di Porlamar, la Federazione Laziali del Venezuela, la Federazione Abruzzesi di Oriente, Azzurri nel Mondo del Venezuela, il Movimento Cristiano Lavoratori del Venzuela (MCL), Il patronato Sias di Venezuela, l’Ente di formazione e addestramento lavoratori – Efal del Venezuela, la Federazione Insegnanti ed Enti Gestori di Venezuela (FIEGIV), l’Osservatorio per la Diffusione dell’Informazione e Cultura Italiana (ODICI), l’Associazione Civile Italiani all’Estero.
Era stato nominato Segretario Generale per il Venezuela della FILE Federazione Italiana Lavoratori Emigrati ed Immigrati e collaborava sempre con il CRATE Onlus.
Ha richiesto e sostenuto la necessità di dotare la Circoscrizione Estero, (che conta con una popolazione di 4 milioni di cittadini) di mezzi e strutture necessarie al suo sviluppo e gestione, secondo quanto previsto dalla Costituzione.
Si è battuto per il riconoscimento dei Crediti contributivi a favore di quanti, svolgendo attività di pubblica utilità in favore delle nostre comunità all’estero, (insegnanti, incaricati consolari onorari, operatori della informazione, rappresentanti eletti della Comunità Comites, Cgie e consultori regionali) per motivi diversi… non hanno accumulato, durante il periodo di lavoro corrispondente, il versamento dei contributi pensionistici.
E’ stato candidato, nella Circoscrizione Estero, per l’elezione al Senato della Repubblica.
Vitaliano, pensando anche al dopo la vita, aveva realizzato sul web il “Camposanto Virtuale Tuttinsiemepersempre” dedicato ai “Grandi dell’Emigrazione” e nel quale già riposavano Bruno Zoratto, Antonio Macri, Luigi Borsi, Luigi Barindelli, Filippo Sindoni, Mirko Tremaglia, Marzio Tremaglia, Ottavio Pattarino, Gaetano Cario, Mario Frizzera, e tantissimi altri che hanno dedicato la loro esistenza, in maniera prevalente ai problemi dell’Italia che vive fuori dell’Italia.
Nel “Camposanto Virtuale” un posto di rilievo spetterà di diritto a Vitaliano Vita, per esserselo guadagnato sul campo, con i suoi scritti, con le sue idee, con le sue azioni.

giovedì 16 febbraio 2012

Il delirio di Adriano Celentano spacca Sanremo Ma lui si prepara già a tornare sul palco

Dopo le farneticazioni di Celentano e la figuraccia sul voto interviene il direttore generale: pieni poteri a Marano per coordinare i lavori. Morandi si infuria.
I cantanti passano in secondo piano.

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A polemica si aggiunge polemica. Come se non fosse bastato il triste teatrino andato in televisione ieri sera dal palco dell'Ariston. Le invettive e i deliri del Molleggiato hanno fatto breccia nelle case degli italiani e hanno fatto levare una selva di accuse.
Critiche al solito Adriano Celentano, che azzanna e insulta pur di far parlare di sé, e critiche ai vertici della Rai che hanno concesso all'ex ragazzo della via Gluck assoluta libertà d'azione (e di farneticazione).
"Abbiamo rispettato la libertà artistica di Celentano - è intervenuto il vicedirettore di Rai1, con delega al Festival di Sanremo, Ludovico Di Meo - poi come lui abbia usato questa libertà e come abbia rispettato la libertà e la sensibilità del pubblico è un problema suo".
In realtà, sembrerebbe che adeesso il problema è proprio della Rai. Tanto che, dopo aver ascoltato informalmente il presidente e i consiglieri di amministrazione, il direttore generale Lorenza Lei ha deciso di commissariare il festival inviando a Sanremo il vicedirettore generale Antonio Marano a "coordinare con potere di intervento il lavoro" svolto alla kermesse. Il fatto è che, al di là dei soliti sproloqui, ieri sera Celentano ha infarcito il suo sermone di attacchi e insulti che non passeranno sotto silenzio. Secondo fonti vicine a viale Mazzini, infatti, in alcuni passaggi Celentano avrebbe addirittura travalicato i confini del Codice etico della tivù di Stato che il cantante si era impegnato a rispettare. Il consigliere Rai Giovanna Bianchi Clerici non ha usato mezzi termini per condannare l'inneficienza e la disorganizzazione dimostrate dalla Rai nella gestione della prima serata.
"Celentano ha decisamente abusato del mezzo pubblico - ha spiegato la Bianchi Clerici - di una gravità inaudita. Non c’è stato un sufficiente controllo editoriale".
La decisione della Lei ha mandato su tutte le furie Gianni Morandi: "Ma ci voleva un comunicato ufficiale per annunciare l’arrivo di Marano?". Dentro alla domanda del presentatore c'è un po' di tutto - anche il timore di perdere i consesi - ma, soprattutto, la riduzione della libertà d'azione. "Non credo che Marano verrà a dirci di cambiare la linea artistica del festival", ha poi puntualizzato Morandi facendo notare di aver firmato un contratto con viale Mazzini in cui gli viene garantita piena autonomia. Il "problema" Celentano, però, resta. Come restano anche i problemi legati alla marginalizzazione della musica riaspetto alle chiacchiere: le polemiche legate al Molleggiato e la figuraccia con la giuria demoscopica hanno azzerato i cantanti. Un blocco che il direttore artistico Gianmarco Mazzi ha gravemente deprecato: "È un disastro totale".
A viale Mazzini le farneticazioni del Molleggiato hanno avuto l'effetto di un vero e proprio terremoto. Non si è levata una sola voce a favore del cantante che dal palco dell'Ariston ha lanciato accuse, invettive e insulti a raffica. "La chiusura di un qualsiasi giornale non si invoca mai - ha commentato il direttore di Rai Uno Mauro Mazza - sono cose brutte e ad ascoltarle si avvertono i brividi lungo la schiena".
Mazza ha subito preso le distanze dall’intervento delirante di Celentano che, ieri sera, ha chiesto la chiusura di Avvenire e Famiglia cristiana. Tuttavia, Mazza ha assicurato che la Rai non chiederà al Molleggiato di non tornare al Festival. Anche il presidente della Rai Paolo Garimberti ha accusato Celentano di essersi reso responsabile di "disinformazione" e "intollerabile censura" con "insulti" e anche "denigrazioni delle istituzioni". Nei corridoi di viale Mazzini si sono levate poche voci fuori dal coro. Il Pd ha, infatti, tentato una timida difesa del Molleggiato con il senatore Vincenzo Vita che ha definito Celentano un "grandissimo artista" e ha bollato le polemiche come una farsa "fuori luogo". Il leader dell'Idv Antonio Di Pietro è addirittura arrivato a ringraziare Celentano facendo presente alla Lei che "l’arte non può e non deve essere censurata". In realtà, è la difesa della sinistra ad essere fuori luogo: dopo aver invocato per giorni la libertà di parola accusando la Rai di censurarlo, Celentano sale sul palco dell'Ariston solo per insultare e chiedere - lui, sì, che è democratico - la chiusura di due giornali.
(di Sergio Rame - Il Giornale - 15 febbraio 2012, 23:56)

mercoledì 8 febbraio 2012

Coordinamento Provinciale del PdL di Pistoia

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Coordinatore Provinciale
ALBERTO LAPENNA

Coordinatore Vicario
PATRIZIO LA PIETRA

Componenti Coordinamento
Cecilia TAVANTI
Eleonora BALDI
Benedetta CAPPELLINI
Jessica CIPRIANI
Sandra PALANDRI
Lucio AVVANZO
Franco BALDACCINI
Luca BENESPERI
Francesco CIPRIANI
Daniele FERRANTI
Roberto FRANCHINI
Valerio GIURI
Franco PANZI
Riccardo SENSI
Marino SICHI
Giorgio FABBRI
Giuseppe ABATE
Emiliano CORRIERI
Eugenio PANCIOLI
Alessio BIAGIONI
Alessandro CAPECCHI
Samuele CAMPIONI
Roberta MARCHI
Carluccio CECCARELLI
Roberto CIPOLLA
Aldo Pierluigi BENEDETTI
Gianluca FANTACCI
Alessandro SCOSSI
Guglielmo BONACCHI
Lorenzo PREVIDE MASSARA

domenica 5 febbraio 2012

Stravince la Mozione Lapenna-La Pietra

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Alberto Lapenna, già coordinatore uscente, è il nuovo coordinatore provinciale del Popolo della Libertà di Pistoia.

La sua mozione presentata assieme al consigliere provinciale Patrizio La Pietra, che diventa il nuovo coordinatore vicario, ha ottenuto 849 voti.

La mozione del coordinatore vicario uscente Alessandro Capecchi, affiancato da Samuele Campioni, ha ottenuto 402 voti.

Valerio Giuri, candidato nella lista Lapenna-La Pietra, entra a far parte del coordinamento provinciale, come rappresentante del PdL di Monsummano Terme.

Appunti per l'Intervento al Congresso Provinciale del PdL di Pistoia - Gli Atti del Congresso

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APPUNTI INTERVENTO MICHELE MOCERI


Un saluto ai partecipanti al Congresso, da parte mia e di tutti gli amici di Monsummano Terme.


Qui è oggi presente l’operosa realtà socio-politica che si disimpegna quotidianamente sul nostro territorio e che giorno dopo giorno ha lottato e lotta per sottrarre, all’asfissiante pluridecennale potere delle sinistre, un poco di spazio, oltre che politico anche culturale, per consegnarlo ad una nuova forma di intendere la gestione stessa del potere.


E’ una giornata storica per il nostro partito che oggi, voltando definitivamente pagina, cessa di essere, nei suoi vertici, il partito dei nominati a dito per passare ad essere il partito degli eletti e quindi dei veri rappresentanti della classe politica dirigente.


Abbiamo l’onore di militare in un soggetto politico che ha saputo tracciare, sotto l’abile guida del Presidente Silvio Berlusconi, la storia d’Italia nei giorni più duri e più difficili della nostra Repubblica.


Abbiamo quindi il dovere, come tali, di essere all’altezza del nostro compito e di sapere scegliere oggi il nostro comandante e la sua squadra che ci sappiano traghettare fuori dalla tempesta in cui oggi naviga la politica, tra lezioni prosopopeiche di professori universitari e bramosie infinite delle istituzioni bancarie.


Oggi due liste contrapposte ci presentano due mozioni, due tesi congressuali che nei loro contenuti e nelle loro articolazioni, con qualche particolare distinguo, sono pienamente condivisibili.Io stesso sono firmatario di un documento (che si riporta in calce) che sta alla base di una delle due mozioni congressuali.


Però sono convinto che la particolare situazione contingenziale del momento meriti un’attenzione di tutto rispetto. Ritengo che pur nella diversità di pensiero (poi se militiamo tutti nello stesso partito tanta diversità non ci dovrebbe proprio essere), indipendentemente da chi possa vincere il confronto, nessuno si può permettere il lusso di potere amministrare contro un’altra parte più o meno consistente.


E poi la ragione non sta mai da una sola parte!


Queste brevi riflessioni mi portano, anche dall’ alto dei miei capelli bianchi, a guardare con una certa apprensione il possibile svolgersi degli eventi.


Il mio desiderio, che tra l’altro ho espresso, in più occasioni, al mio amico Patrizio La Pietra (di cui, di seguito, si riporta l'intervento), era quello di poter vedere svolgere un Congresso Unitario, con una Mozione Aperta alle tesi propositive di ogni e ciascuno di noi; Aperta a tutte le tendenze del nostro partito. Aperta a tutte le componenti della nostra sociètà.


Una Mozione, che alla fine unitaria, ci avrebbe permesso di eleggere un Coordinamento Provinciale Unitario rappresentativo di ogni istanza che poteva racchiudere nel suo seno la migliore espressione del nostro partito.Poteva essere il momento del vero e sostanziale rinnovamento, accordandoci naturalmente anche sul significato stesso della parola.


Infatti si è portati, spesso, quando si parla di rinnovamento, a pensare solo a quello anagrafico, quasi che solo l’età è la panacea di tutti i mali, dimenticandoci che mai la carriera parte da generali. Dove sono finiti i tempi quando non c’era inizio di carriera politica se non si cominciava attaccando manifesti?


Poi, c’è l’altra caratteristica del rinnovamento: Guarda caso riguarda sempre gli altri.


Ed infine c’è chi pensa che si deve rinnovare sempre ed in ogni caso. Quasi che il rinnovare solo per rinnovare è la soluzione di tutto.


E’ vero che il dibattito e la dialettica, anche su posizioni diametralmente opposti, arricchiscono il confronto e la propositività, però è vero anche che ogni qual volta si arriva ad un turno elettorale e si vota gli uni contro gli altri ci sono e ci saranno sempre dei vincitori e dei vinti.


Avranno la forza i vincitori di essere clementi? Avranno il coraggio e la lealtà i vinti di collaborare per il bene comune? Ai posteri (di manzoniana memoria) l’ardua sentenza.


In chiusura, mi sia concesso,voglio ringraziare il condottiero che ci ha guidato sin qui, Alberto La penna, che con i suoi pregi ed i suoi difetti, con gli errori commessi ed i successi ottenuti, ha avuto la capacità di guidare il partito all’odierno Congresso.


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INTERVENTO DI PATRIZIO LA PIETRA


Cari amici, iscritti e militanti del PDL pistoiese,


sono già state dette molte cose. Sono stati illustrati e commentati i due documenti programmatici, presentati da Alberto Lapenna e Alessandro Capecchi.


Abbiamo sentito parlare di organizzazione, di partito, di liste, di candidati, di alleanze, insomma abbiamo sentito parlare di tutto quello che in un congresso per l’elezione della nuova classe dirigente di un partito bisogna dire e ascoltare.


Ma nessuno ha ancora parlato di quello in cui crede. Di quei valori che sono il faro, la guida, la rotta su cui un dirigente, un vicario, un coordinatore deve muoversi.


Io, quindi, vorrei prima di tutto dirvi quali sono i miei valori di riferimento.


Qualcuno potrebbe dire che se siamo iscritti ad un partito, allo stesso partito, a cosa serve sottolineare valori, concetti o cose forse scontate.


Penso che invece valga la pena sottolineare quali sono questi valori, perchè solo attraverso la coniugazione in atti concreti di quello in cui si crede, si possa far capire come si voglia dirigere, insieme a voi, un partito.


E allora quali sono questi valori.


Il valore della vita, nel suo senso più sacro, per chi crede, come dono ricevuto da Dio, ma anche nel suo senso più laico e naturale. La difesa della vita rappresenta il momento più alto e nobile di ogni uomo, difenderla dal suo concepimento fino alla sua fine naturale, non è solo un atto di fede, ma rappresenta un atto di civiltà.


Tutti hanno il diritto di vivere la propria vita, ma hanno anche il diritto di farlo nella piena libertà. E noi che siamo Popolo della Libertà abbiamo il dovere di difendere questa libertà in ogni sede, in ogni istante della nostra azione sia personale che politica.


Difesa della vita, difesa della libertà. Due pilastri di valori, per me, irrinunciabili.


Difesa della nostra identità, del nostro territorio. Una identità fatta di storia, di tradizione, una identità di un popolo che da millenni è guida della civiltà. Di un popolo che ha fatto delle sue diversità, dei suoi mille campanili, una ricchezza. Un popolo che ha ereditato un territorio fra i più belli del mondo con i suoi monti, le sue colline il suo mare e dove i nostri antenati sono riusciti a costruire un patrimonio artistico fra i più belli ed importanti del mondo. Un popolo dalle mille tradizioni in cui spesso si coniugano il sacro e il profano. Difesa, quindi, della nostra identità, delle nostre tradizioni, dei nostri simboli.


E tutto questo, la nostra identità, le nostre tradizioni, si basano su un modello di società che vede la famiglia al centro della struttura sociale del nostro popolo, come nucleo fondante della società. Famiglia fondata sull’unione naturale di un uomo ed una donna, dove i figli possono avere il diritto di avere un padre ed una madre senza sbagliarsi fra chi fa il padre o la madre e viceversa.


Valori che appartengono alla nostra storia di popolo, alla nostra cultura, ma anche patrimonio del nostro partito, valori che non voglio mettere in un angolo solo per poter vincere una tornata elettorale con alleanze contro natura, unendo come si dice il diavolo e l’acqua santa. Non funziona, Non funziona per vincere, e sopratutto non funziona dopo per governare. Le alleanze funzionano solo se sono cementate da valori e modelli sociali condivisi.


Ma prima di entrare in altri argomenti, vorrei soffermarmi su una altro valore per me fondamentale. Affinché un uomo o una donna possa avere il diritto di vivere la propria vita in libertà, in un territorio dove sente le sue radice con la sua famiglia deve essere tutelato e garantito il diritto al lavoro. Il lavoro come elemento fondamentale per la dignità di ogni individuo.


Questi i valori fondamentali e di riferimento della mia azione politica.


Valori che mettono al centro l’uomo, la persona.


E se la persona deve essere l’elemento fondamentale dobbiamo avere dei riferimenti certi di valutazione per capire quanto essa può dare al nostro partito. Elementi che possono essere solo il merito e la capacità.


Il merito e la capacità non sono elementi che si misurano all’ultimo momento a seconda delle convenienze, ma essi si valutano nel tempo. Si valuta il merito in base alla militanza, alla costanza, al sacrificio che ognuno mette nella sua attività politica al servizio degli altri e del partito.


Non è la prima volta che lo dico, ma molto spesso sento dei giovani che dicono: “bisogna fare spazio ai giovani, svecchiamo” No cari amici, io non credo che un giovane debba avere un ruolo solo perchè è giovane. Io non credo alle quote: credo al merito, alle capacità.


Si è parlato molto in questa campagna congressuale di cambiamento, di rinnovamento, ma cosa significa. Noi, dico noi perchè penso di parlare a nome di molti che con me hanno firmato un documento precongressuale, documento che sarà illustrato da qualcun altro e allegato al documento programmatico, dicevo, noi crediamo che possiamo, anzi, dobbiamo coniugare l’esperienza di chi negli ultimi anni ha governato il PDL pistoiese, con un rinnovamento basato, non solo su nomi diversi, ma sopratutto su persone che pensano il partito in maniera diversa, persone che daranno un contributo di cambiamento nella maniera di gestire il partito.


Questo lo abbiamo fatto, e voglio rimarcarlo nuovamente, con la scelta di una lista, in maniera concettualmente nuova. Abbiamo messo ai primi 5 posti 5 donne, che voglio ringraziare singolarmente Cecilia Tavanti, Eleonora Baldi, Benedetta Cappellini, Jessica Cipriani e Sandra Palandri, e le abbiamo messe, non per le quote, ma per la loro sensibilità politica, per la loro militanza, per le loro capacità. Abbiamo voluto dare un vero segnale di rinnovamento dando un peso importante alla componente femminile. Abbiamo inserito nella nostra lista 5 giovani sotto i trent’anni, anche loro non come quota, ma per dare rinnovamento, premiando il merito, la capacità e l’impegno di giovani che quotidianamente fanno militanza nelle scuole, nelle istituzioni, fra la gente.


Abbiamo, infine, inserito persone di esperienza politica, ma uniti fra loro dalla militanza e dalla passione.


Questo il nostro spirito. Questo il nostro obbiettivo per un vero rinnovamento.


Ma permettetemi cari amici e militanti di entrare anche nel merito delle questioni più organizzative.


Oggi siamo chiamati non solo ad eleggere un coordinatore ed il vicario ma anche un coordinamento, in sostanza eleggiamo non solo una persona, ma una squadra. Su questo vorrei soffermarmi.


Il ruolo del coordinatore è quello che per altro il termine stesso indica. Coordinare. Quindi ascoltare le istanze che provengono dal territorio. Ascoltare prima di tutto. Poi, elaborare, confrontarsi con la squadra e dopo l’onere di definire una linea politica che dovrà essere necessariamente sintesi.


Ma una volta che dal confronto nascono le scelte di indirizzo politico sul territorio. esse devono valere per tutti. E questo lo dico perché se confronto deve esserci esso deve rimanere all’interno degli organismi preposti e non diventare argomento pubblico di divisione, spesso non politico, ma personale.


Io credo, e lo voglio dire con forza, che se da un lato chiediamo regole e chiarezza per la scelta delle figure rappresentative del partito, sia politiche che amministrative, dall’altro devono esserci altrettante regole chiare e sanzioni per chi esce dalle regole della democrazia interna e delle scelte del partito.


Dicevo della squadra. Essa è rappresentata in primo luogo dal coordinamento. Ma non basta.


Per questo crediamo e vogliamo creare, specifici dipartimenti, i quali affidati a persone competenti possono aiutare e consigliare e soprattutto informare su scelte che toccano argomenti specifici.


Abbiamo parlato nel nostro documento programmatico della consulta degli eletti, dove vi sia un coordinamento più specificamente dedicato all’attività degli eletti. Ma credo che parallelamente dovrà essere creato un tavolo permanente di consultazioni con i nostri sindaci, e questo non solo perché bisogna che il partito sia presente nel supportare l’attività amministrativa dei nostri sindaci, ma anche perché essi rappresentano la finestra verso l’esterno della nostra capacità di governo.


Purtroppo non possiamo non registrare come spesso essi si trovino soli nella gestione della cosa pubblica. Devo anche chiaramente sottolineare che per questo le responsabilità sono da ricondurre a più livelli sia istituzionali che politici.


Ma quello che effettivamente è mancato è un collegamento diretto e strutturale con la regione. Non è possibile che non si possa avere notizie e possibilità di intervento sull’unico vero ente erogatore di finanziamenti per il territorio. Non è possibile che si possa andare avanti solo grazie alla buona volontà del singolo, supportate da conoscenze personali. Dobbiamo lavorare per colmare questo vuoto che non possiamo permetterci.


Lavoreremo per celebrare, come per altro indicato dal segretario Alfano, dove vi siano le condizioni, i congressi comunali per completare e rafforzare il radicamento del partito sul territorio, in modo da completare la squadra il prima possibile.


Ho detto, dove vi siano le condizioni, perché abbiamo comuni importanti che andranno al voto il prossimo 6 maggio e lì abbiamo il dovere di concentrare tutte le nostre energie nella campagna elettorale a supporto dei candidati a sindaco. Peraltro colgo l’occasione, per augurare un in bocca a lupo, ad Anna Maria Celesti e Flavio Berini, e per assicurargli il nostro massimo ed incondizionato appoggio.


Permettetemi di spendere alcune parole sul mondo giovanile, soprattutto per esprimere una grande soddisfazione nel constatare come il nostro lavoro, mio e di Alberto, abbia portato un grande risultato. La compattezza del mondo giovanile. Dove le due anime della Giovane Italia si sono ritrovate compatte all’interno di un progetto che vuole valorizzare il merito dei tanti giovani che quotidianamente fanno militanza. Ma voglio dire anche con chiarezza, che il mondo giovanile, se pur coinvolto all’interno del partito, deve mantenere la sua autonomia e svolgere la sua attività anche come pungolo all’attività del partito stesso.


Per questo permettetemi di ringraziare giovani come Francesco Barni e Alessandro Tomasi, ma anche gli amici Francesco Cipriani e Gianfranco Greco, che con responsabilità hanno capito che solo unendo le forze si può raggiungere risultati migliori e contrastare il vero avversario che non è all’interno del partito, ma è all’esterno.


Voglio concludere, se mi concedete, pochi altri secondi con una riflessione.


Noi ci apprestiamo a eleggere una classe dirigente provinciale, per la prima volta legittimata dal voto degli iscritti, creata dal basso e non calata dall’alto. E questo se da una parte legittima chi viene eletto, dall’altra lo carica di una maggiore responsabilità sia verso gli iscritti che lo hanno eletto ma anche verso il partito. Quindi, quando si deve prendere una decisione, fare una scelta lo si deve fare con responsabilità e consapevolezza. Allora bisogna prima porsi una domanda. “Quello che voglio fare è utile ai miei concittadini, è utile al mio territorio”. Questa semplice domanda racchiude il senso vero, l’essenza del modo di agire di un dirigente vero di partito.


Non ci si deve chiedere se è utile per noi stessi, o per il partito, ma ci si deve chiedere se è utile per la gente.


Perché se è utile per la gente, quello che decidiamo, quello che facciamo sarà utile per il partito e anche per noi stessi.


Vi ringrazio.


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DOCUMENTO PRECONGRESSUALE


Il seguente documento nasce dagli spunti e dalle riflessioni di un gruppo di iscritti, eletti e militanti del Pdl che si riconoscono integralmente nel suo contenuto e che attraverso di esso vogliono portare all’interno del partito un supporto per il dibattito interno, in attesa della prossima stagione congressuale e delle imminenti elezioni amministrative.


Stiamo vivendo in un periodo che, a livello nazionale, vede il diffondersi di un pericoloso sentimento di antipolitica e l'affermazione di movimenti ispirati alla demolizione degli apparati istituzionali ed al disconoscimento dei loro rappresentanti.


Il tentativo di alcuni poteri forti, volto a delegittimare la politica nasconde, quasi sempre, la volontà di spostare i centri decisionali dalle assemblee elettive, scelte con il voto popolare, ad altri luoghi, regolati da logiche e interessi privati, lontani dal bene pubblico.


Perché, se da un lato è innegabile che fra gli esponenti politici ci siano persone che hanno approfittato della loro posizione per arricchirsi e che, perciò, devono essere condannate, è altrettanto vero che ci sono tante altre persone che, quotidianamente, si impegnano per il bene della propria Comunità e per la difesa dei diritti dei propri concittadini.


Siamo perciò, ancora convinti che chi sceglie di impegnarsi in politica con onestà, sacrificando tempo ed energie, sottraendo spazio al proprio lavoro e alla propria famiglia, dimostra di avere a cuore il destino della propria gente e del proprio paese.


In particolare poi chi sceglie in Toscana, ed ancor più nella nostra Provincia governata da sempre dalla stessa parte politica, di militare in un partito di centro destra compie un atto che sicuramente non lo facilita.


È opportuno ripartire proprio da queste persone, dalla loro energia e dal coraggio di tanti eletti e militanti, che si sono avvicinati da poco o che da tempo combattono per affermare le nostre idee, per gettare le basi di una nuova stagione politica volta a rafforzare la presenza del centro destra nel nostro territorio.


Per utilizzare al meglio queste energie, rilanciare l’azione del nostro Partito e per dare nuovi stimoli ai militanti, dobbiamo far si che nell’organizzazione e nei metodi di selezione della classe dirigente debbano prevalere quei principi di democrazia e merito che vogliamo si affermino anche nella società.


Per questo concordiamo con quanto affermato dal Segretario politico nazionale On. Angelino Alfano sia per quanto concerne l’opportunità di rivedere il sistema elettorale sia per ciò che riguarda lo svolgimento di una stagione congressuale ricca di spunti ed in grado di restituire al partito una nuova spinta “dal basso” che possa essere sprone per una stagione di rilancio e partecipazione.


Per selezionare i candidati a Sindaco e a Presidente della Provincia riteniamo che sia necessario attivare il processo delle “primarie”, da effettuarsi con regole condivise, che consentano di individuare i soggetti che meglio interpretano le istanze del territorio che si propongono di governare, e, comunque, in alternativa attivare forme di consultazione che garantiscano una partecipazione attiva degli iscritti alla selezione dei candidati a Sindaco e Presidente della Provincia, in modo da rappresentarne la massima condivisione.


Auspicando che si possa raggiungere quell’unità tra i partiti del centro destra (del quale il PDL deve essere, non solo numericamente, il principale attore) che ha permesso in passato di conseguire ottimi risultati (Pescia, Cutigliano, Piteglio, Montale, Chiesina Uzzanese), questo strumento potrebbe essere utilizzato anche in vista delle prossime elezioni amministrative, che coinvolgeranno quasi il 50% degli elettori della nostra provincia e che porteranno al rinnovo dell'amministrazione di alcuni dei più importanti Comuni fra i quali il Capoluogo.


Proprio per ottenere un risultato importante, in alcuni casi storicamente alla portata del centro destra, riteniamo sia indispensabile nel più breve tempo possibile giungere alla individuazione, in tutti i Comuni interessati dal voto, dei candidati alla carica di Sindaco.


Non è più tollerabile iniziare la “campagna elettorale” un mese prima delle elezioni se ad essa si vuole partecipare da protagonisti, tanto più che i nostri antagonisti già da molti giorni stanno confrontandosi su idee e progetti da presentare agli elettori.


Il successo ottenuto dal comitato referendario che ha raccolto, in un breve periodo, più di un milione e duecentomila firme per l’abolizione dell’attuale legge elettorale non può essere ignorato.


Allo stesso modo non possono essere sottaciute le istanze della base che, in molte occasioni - anche con specifiche raccolte di firme- ha manifestato l’opportunità di restituire agli elettori la possibilità di scegliere/selezionare i rappresentanti nelle istituzioni.


Per individuare la nuova la classe dirigente concordiamo con la decisione del partito di celebrare i congressi provinciali e comunali, come momento di confronto e selezione di vertici legittimati dal voto degli iscritti.


Dai congressi e dalla nuova classe dirigente dovrà scaturire, al più presto, un partito con un'organizzazione che non potrà prescindere dal raggiungimento dei seguenti obbiettivi :

- Organizzare al suo interno momenti di confronto politico costante attraverso i propri organismi che diano modo agli iscritti di partecipare alle decisioni arricchendo così, nella maniera più democratica e diffusa, il dibattito interno ai coordinamenti;
- Aprirsi al confronto con le associazioni di categoria, quelle di volontariato e tutti gli altri soggetti del territorio;
- Creare una filiera coordinata di informazione tra tutti i livelli istituzionali e politici del territorio al fine di coordinare l’attività degli eletti e le campagne del partito;
- Costituire e rafforzare i dipartimenti specifici, volti ad affrontare in modo collegiale le tematiche territoriali di maggio rilievo;
- Creare sistemi di partecipazione attiva della popolazione alla vita del partito e dei gruppi consiliari per recuperare lo scollamento e la disaffezione venutasi a creare tra la politica e gli elettori;
- Messa in pratica di regolamenti di incompatibilità che fondano le decisioni sul divieto dell’accumulo di cariche istituzionali e di partito e di un regolamento che preveda, per coloro che saranno i candidati e i futuri rappresentanti nelle istituzioni, ad impegnarsi a portare avanti un azione trasparente e moralmente impeccabile.
- Individuare un limite di mandato per tutti coloro che sono eletti nelle istituzioni fatta eccezione solo per alcuni casi che nella loro attività hanno dimostrato di essere stati valore aggiunto al partito. L’eccezionalità del mandato dovrà essere deciso con votazione dal Coordinamento Provinciale;
- Azioni concrete per dare spazio e opportunità a donne non come forma di favoritismo ma come riconoscimento di capacità espresse e meriti personali.


Crediamo nella formazione di un Partito radicato sul territorio, dove non vi siano più “ex”, e dove vengono valorizzati il lavoro, l’impegno, i meriti e le capacità di ognuno.


Tutto quanto sopra espresso deve però essere contestualizzato nel momento politico che stiamo vivendo, che vede il nostro partito, e la politica in generale, attraversare un difficile periodo.


Nostro compito dovrà essere quello di lavorare per l’unità attraverso il confronto di tutte le anime del partito poiché riteniamo fondamentale, in questo particolare momento, attivarsi coesi per raggiungere i traguardi elettorali che ci attendono.


In quest’ottica e con responsabilità i protagonismi personali devono fare un passo indietro per lasciare spazio al perseguimento degli scopi comuni.


Per questo auspichiamo che i vertici regionali si odoperino per creare le condizioni ottimali per affrontare la prossima stagione congressuale in maniera unitaria.


Riteniamo che per l'unità del partito, in questa nuova fase, si debba affidare il traghettamento a persone la cui esperienza possa valorizzare tutte quelle potenzialità espresse dal territorio, dai giovani, dagli eletti e dai militanti.


Vogliamo un rinnovamento vero: rappresentato da un nuovo modo di organizzare il partito, da un nuovo modo di selezione della classe dirigente, da un modo nuovo di porsi verso i cittadini e il territorio della nostra provincia.


F.to


PATRIZIO LA PIETRA – Cons. Provinciale


MAURIZIO GALLIGANI – Cons. Provinciale


MARCO ONORI – Cons. Provinciale


KARIM LAPENNA – Cons. Provinciale


ALESSANDRO TOMASI – Cons. Com. Pistoia


GIORGIO ZUCCHERINI – Cons. Com. Pistoia


JESSICA CIPRIANI – Cons. Com. Pistoia


RITA MAIORANO – Cons. Circ, 3 Pistoia


FRANESCO CIPRIANI – Pistoia


IACOPO BOJOLA – Pistoia


CLAUDIO BIAGIONI - Pistoia


GIOVANNI GROSSI – Segretario Prov. Pensionati UGL


FABIANO FINI – Cons. Com. San Marcello


FRANCO BACCI – Cutigliano


LUCIO AVVANZO – Assessore Com. Montale


GIADA LUNGHI - Assessore Com. Montale


ELEONORA BALDI – Cons. Com. Montale


FEDERICO MEONI – Cons. Com. Montale


FRANCESCA BUTELLI – Cons. Com. Montale


SALVATORE PANTALEO – Cons. Com. Montale


MAURIZIO GIANDONATI – Cons. Com. Montale


ENIO CANIGIANI – Cons. Com. Agliana


LUCA BENESPERI – Cons. Com. Agliana


ATTILIO BARONTINI – Cons. Com. Agliana


DANIELE FERRANTI – Cons. Com. Quarrata


ROBERTO BARDELLI - Cons. Com. Serravalle


FABIO DOLFI – Cons. Com. Serravalle


SAVERIO TINTORI – Cons. Com. Serravalle


SANDRA PALANDRI – Cons. Com. Lamporecchio


FRANCESCO SORVILLO – Cons. Com. Lamporecchio


PATRIZIO STORAI – Cons. Com. Larciano


MICHELE MOCERI – Cons. Com. Monsummano


FRANCO PANZI – Cons. Com. Pieve a nievole


MARIO SUZZI – Pieve a Nievole


ROBERTO FRANCHINI – Assessore Com. Pescia

venerdì 3 febbraio 2012

Il Punto dell'On. Marco Zacchera del PdL

n. 391 del 3 Febbraio 2012

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SCALFARO: RISPETTO, MA QUANTE IPOCRISIE...
Un rispetto umano doveroso e sincero per la scomparsa di Oscar Luigi Scalfaro, illustre parlamentare ed ex presidente della Repubblica, ma non mi accodo alla ampia e liturgica litania degli osanna perché – dal punto di vista politico – credo sia stato anche un esempio di contraddizione ed ipocrisia.
Nessuno lo obbligò nel 1944 a fare il magistrato per la Repubblica Sociale (fascista) a Novara: qualunque fossero le sue opinioni Scalfaro non scappò certo in montagna, eppure nel 1945 eccolo pubblico ministero nei processi in corte d’assise straordinaria che mandarono a morte diversi esponenti fascisti locali. Lui non chiedeva la pena di morte ma (ipocrisia tutta scalfariana) “La grave pena”, che però di morte era lo stesso. Scrisse e disse poi di averlo fatto con intima disperazione e voglio sicuramente credergli, ma nessuno lo obbligava a fare il pubblico ministero, un incarico che poi - nel 1946 - gli spianò, anche grazie agli appoggi cattolici, la strada per il Parlamento.
Scalfaro era allora e tale restò fino agli anni '90 un democristiano ferocemente anticomunista e quasi bigotto, che per decenni ha “battuto” chiese, oratori, collegi e conventi piemontesi per raccogliere i voti di un mondo cattolico per cui nella DC rappresentava il baluardo contro il PCI e i primi cedimenti democristiani a sinistra.
Scalfaro era molto amico di mio padre – suo estimatore - e ricordo da bambino, tanti pacchetti di suoi “santini” elettorali distribuiti in giro da tutto il parentado.
Per questo gli iscrissi personalmente negli anni ’80 dopo che – presidente dell’inchiesta parlamentare sugli sprechi relativi alla ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia – aveva di fatto insabbiato tutto.
Mi rispose con sette pagine autografe scritte fitte fitte in cui mi diceva che su certe cose non si doveva esagerare nelle indagini o ne avrebbe nuociuto la credibilità dello Stato: bella ipocrisia per mandare politicamente assolta una classe parlamentare DC della Campania che avrebbe dovuto finire compatta in galera.
Era da pochi giorni presidente della Camera quando nel 1992 divenne -per caso e a sorpresa - Presidente della Repubblica dopo l’attentato a Falcone, ma sicuramente non fu molto democratico quando nel ’94 non volle rispettare il voto popolare e – in odio e disprezzo a Berlusconi – fece di tutto per farlo cadere, complici i giudici di Milano che certo non ebbero con lui un comportamento molto costituzionale. Ma erano in combutta con il Colle tanto che Scalfaro seppe dal procuratore Borrelli dell'incriminazione (poi finita in nulla) recapitata a Berlusconi in pieno summit a Napoli ancora prima dell'indagato: uno scempio giuridico forse da Lui stesso organizzato.
Certo che Lui, il prode anticomunista - credo sempre in odio a Berlusconi - virò poi progressivamente di 180° imbarcandosi alla fine proprio con il PD dei suoi antichi nemici comunisti e cercando in questi ultimi anni di apparire come una sorta di baluardo a difesa della legalità, ma senza aver mai spiegato – per esempio – che fine facevano i “fondi neri” del suo lungo soggiorno al Viminale come Ministero dell’interno.
Ma a queste circostanze pubbliche aggiungo alcuni aspetti personali perchè era Scalfaro il Ministro al quale mi rivolsi alla fine degli anni ’80 quando mi fu chiaro che l’allora procuratore della repubblica di Verbania era un delinquente che ricattava le persone, anche in combutta con un locale senatore del PSI.
“Non si indagano i procuratori, non è possibile si comporti così” disse, senza voler procedere neppure ad una verifica. Finì ben diversamente per quel magistrato, pochi anni dopo condannato ed espulso dalla Magistratura per i reati che documentavo, ma ciò avvenne per il coraggio un po' incosciente di un allora solitario e sconosciuto consigliere provinciale del MSI-DN, non certo per merito di Scalfaro alla cui memoria esprimo quindi rispetto ed una sincera preghiera, ma considerandolo una figura che certo non ha avuto il pregio della coerenza né, temo, della totale trasparenza.
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CRISI ? NON PER CELENTANO A SANREMO !
C'è aria di crisi? Non certo per la RAI che per invitare Celentano al festival di Sanremo pagherà 350.000 euro a serata. Non capisco l'indispensabilità di questo “evento” soprattutto perchè il Molleggiato nazionale è un po' spento nella sua equivoca veste di riccone-censore (le critiche le fa sempre agli altri) e soprattutto visto che la RAI dice di non avere più nemmeno occhi e soldi per piangere.
Mentre vengono offesi milioni di italiani all'estero - che per vedere Rai International pagavano fior di diritti televisivi - con un taglio secco delle produzioni e dei programmi, mentre a direttori si susseguono direttori tutti lautamente pagati (e mai licenziati) questa nuova spesa non va certo in linea con la “sobrietà” chiesta da Monti né con i tetti di stipendio imposti ai dipendenti dello Stato.
Allora, visto che la RAI è di proprietà pubblica, perchè il Governo non è intervenuto a dire “basta”?! Non si possono chiedere i sacrifici alla gente e poi vedere buttati i soldi pubblici in questa vergognosa maniera.
UN SALUTO A TUTTI. MARCO ZACCHERA