Ultimissime AISE Agenzia Internazionale Stampa Estero

IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

mercoledì 31 ottobre 2007

La leggenda di Halloween, la notte delle streghe

La storia, gli eventi e la mitologia di una notte lunga 2.000 anni
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Resa celebre dai film, e più che mai dalla televisione americana, la festa di Halloween, contrariamente a quanto si pensi, non è nata negli Stati Uniti.La Leggenda di Halloween infatti nasce in Britannia, duemila anni fa, con la celebrazione il 31 ottobre della notte di Samhain, un’importante periodo dell’anno celtico che segnava il compimento della stagione del raccolto (l'estate) e l’inizio della stagione invernale.In quello stesso giorno (considerato come Capodanno), oltre a celebrare gli dei per i doni ricevuti dalla terra, i Celti credevano si aprisse un varco con le dimensioni ultraterrene e che Samhain, Principe delle Tenebre e Signore dei morti, richiamasse a se gli spiriti erranti per farli unire al mondo dei viventi.Per impedire agli spettri di soggiornare nelle loro case, i Celti, spegnevano i focolari trasformando le loro accoglienti dimore, in abitazioni fredde e inospitali. A quel punto i Druidi, la casta celtica dei sacerdoti, radunatisi fra le colline per glorificare Samhain, erano soliti accendere un enorme fuoco sotto una quercia in cui lasciavano cadere le ossa del bestiame macellato in suo onore. Terminati gli atti di devozione, i Celti, mascherati con le pelli degli animali sacrificati, rientravano nel villaggio per terrorizzare e mettere in fuga le entità soprannaturali. Poi, durante il primo oro mattutino, muniti di piccole rape intagliate contenenti i tizzoni ardenti del fuoco sacro, ritornavano nelle loro case e riaccendevano i focolari come augurio per il nuovo anno.Affascinati da questa terra leggendaria e dalle sue tradizioni, l’Impero Romano, stabilitosi in Britannia, continuò a celebrare tali cerimonie, rimpiazzando però i sacrifici con lo scambio di dolci e frutta in onore della Dea Pomona, la divinità romana dei frutti e dei giardini.Nel resto d'Europa, col trascorrere degli anni, e con l’avvento del Cristianesimo, certi tipi di usanze vennero modificate. Si narra, per esempio, che per cercare di convertire i Druidi e sradicare altri riti pagani come la celebrazione del sabbath delle streghe (anch'essa festeggiata il 31 ottobre), i Cristiani, si decisero a spostare la festa dei martiri cristiani, da maggio a novembre, trasformando la notte di Samhain in All Allows Eve (“la notte di Ognissanti”) da cui poi deriverà la parola Halloween. Le idolatrie però erano dure a morire. I Cristiani si videro quindi costretti ad aggiungere il 2 novembre come giorno dedicato alla memoria dei morti, per festeggiare le anime dei defunti passati a miglior vita. Sempre dalla cultura cristiana si pensa sia nata l’usanza del trick or treat? (dolcetto o scherzetto?). A quanto pare i primi Cristiani, durante la festa di Ognissanti, vagavano di villaggio in villaggio chiedendo un po’ di “pane d’anima”, una sorta di dolce a forma quadrata farcito di frutta secca, in cambio di preghiere e lodi per omaggiare i defunti delle famiglie. In quei tempi infatti si credeva che le anime dei defunti potessero raggiungere il Paradiso non solo con le preghiere dei propri cari, ma anche con quelle degli sconosciuti. Di solito più dolci dell'anima si ricevevano più preghiere venivano celebrate per i defunti delle famiglie donatrici. Un'altra leggenda fa' risalire il trick or treat all'epoca dei Celti. Secondo queste antiche tradizioni, le Fate, considerate ostili e pericolose, risentite del fatto di dover condividere le loro terre con gli uomini, si dilettavano nel giocare brutti scherzi alle tribù celtiche. Questi, per rabbonirle, erano soliti offrire loro cibo e latte, che veniva lasciato davanti alle scale delle proprie abitazioni. Il mito di Halloween ebbe poi il suo periodo più buio tra il 1840 e il 1845 quando una tremenda carestia di patate colpì l’Irlanda costringendo migliaia di persone a emigrare in altri Paesi, tra cui il Canada e gli Stati Uniti, quest’ultima destinata a ereditare la leggenda di una notte infinita.Simbolo per eccellenza della festività è la caratteristica zucca intagliata, il cui ghigno demoniaco viene in genere reso più spaventoso da una candela posta all'interno della buccia (anche se non è raro vedere zucche dalle facce buffe o bonarie).L'origine della zucca di Halloween, nota come Jack o' Lantern, deriva da una leggenda della metà del 1700 nata dal folklore irlandese le cui versioni, tramandate oralmente, hanno finito per sovrapporsi fino ad adombrarne l'originale. Protagonista della leggenda è il pigro e astuto contadino Jack, coltivatore di rape. Una notte, inseguito da un gruppo di contadini ai danni dei quali aveva commesso un furto, Jack incontra il diavolo. Sembra che sia arrivato il suo turno di morire, ma Jack gli propone un patto, in modo da salvarsi la pelle: Satana si sarebbe trasformato in una moneta d'oro, e poi con essa Jack avrebbe ripagato la merce rubata ai contadini. In seguito, il diavolo e la moneta sarebbero spariti, e ciò avrebbe fatto sì che i pii contadini cristiani si accusassero l'un l'altro su chi di loro avesse rubato la moneta. Intrigato dal piano e dalla prospettiva di corrompere degli animi puri, Satana accetta, si trasforma in moneta e si infila nella borsa dei denari di Jack, trovandosi però vicino a una croce. Intrappolato all'interno della borsa, il diavolo promette al contadino altri 10 anni di vita in cambio della libertà. Così, Jack accetta.In un altra versione della stessa storia di base, Jack è un patito di whiskey, lesto ad alzare troppo il gomito al pub (una versione che sfrutta il classico stereotipo dell'irlandese sbronzo). Una sera, però, Jack comincia a bere insieme a un ospite d'eccezione, il principe dell'Oscurità, che spinge il vizioso contadino a farsi carico di un conto tanto salato da non potersi permettere in alcun modo di saldarlo. Jack così offre a Satana la sua anima in cambio dei soldi per il conto, ma quando il diavolo si trasforma nuovamente in moneta, Jack lo getta nella solita borsa con annesso crocifisso, liberandolo solo in cambio di altri 10 anni di vita.Passati i 10 anni, però, Satana torna per riprendersi l'anima di Jack, ma egli lo inganna di nuovo, chiedendogli di cogliere da un albero una mela per lui, prima di avviarsi all'inferno. Il diavolo, che in queste leggende non si dimostra affatto degno della sua famigerata intelligenza, si arrampica sull'albero per esaudire l'ultimo desiderio di Jack, ma il contadino intaglia in fretta una croce sulla corteccia del tronco, intrappolandolo di nuovo. Questa volta Jack lo libera solo in cambio della sua anima.Una volta giunta l'ora della sua morte naturale, Jack si reca in paradiso, ma San Pietro gli impedisce l'accesso a causa di tutti i peccati commessi in vita. Il contadino prova quindi a entrare all'inferno, ma viene messo alla porta anche da Satana, condannandolo così a vivere in eterno a cavallo fra i due mondi. In segno di rispetto alla sua furbizia luciferina (o come presa in giro, a seconda dell'interpretazione), il diavolo regala a Jack una fiamma inestinguibile, in modo che lui possa farsi strada nell'oscurità eterna del suo limbo terreno. Jack raccoglie la scintilla infernale, la mette dentro una delle sue rape intagliate e comincia vagare per il mondo, senza mai trovare pace.Jack o'Lantern diventa così il simbolo di tutte le anime perdute a causa di una condotta di vita troppo dissoluta, unendosi a quella folta schiera di creature e spettri intrappolati fra paradiso e inferno, come le Will-o'-the-Wisp (o fuochi fatui, la cui leggenda si sovrappone a quella di Jack, tanto da esserne praticamente indistinguibile), i fantasmi, le ombre, i pixie (ovvero neonati morti prima di aver ricevuto un regolare battesimo) e così via.Il costume di intagliare rape che rappresentino ghigni diabolici deriva probabilmente dalla volontà degli irlandesi di scongiurare una visita del buon Jack o di altri spettri simili. Quando poi gli irlandesi emigrarono in America a causa della carestia, sostituirono le rape con le zucche, vegetali più adatti allo scopo. L'usanza rimarrà in vita fino ai giorni nostri, alimentando la curiosità e il fascino senza tempo che ruota intorno alla festa dedicata a demoni, spettri e streghe.
di: Francesco Spagnuolo e Leonardo Pappalardo

venerdì 26 ottobre 2007

I privilegi degli ex Presidenti della Repubblica

Presi di mira le numerose dotazioni degli ex capi di Stato
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Si parla di tagli e volano le polemiche. Fino a investire il Colle più alto della Repubblica, quello del Quirinale. Francesco Cossiga non ha peli sulla lingua: «Non metterò più piede là dentro nemmeno quando quelli lì mi convocheranno per le consultazioni di rito in caso di crisi di governo». Cossiga tuona, ma non è il solo a sentirsi colpito. Anche Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi, gli altri due ex presidenti della Repubblica, celano a fatica il loro disappunto e in privato si lamentano delle ultime iniziative del Colle. Nella corsa ai risparmi che dovrebbe portare a un dimagrimento dei costi del Quirinale (217 milioni nel 2006), è stato preso di mira il trattamento concesso agli ex capi dello Stato. Una voce di spesa che per ragioni di riservatezza la presidenza della Repubblica preferisce non divulgare: a “L’espresso” è stato opposto un cortese rifiuto. Cosa c’è in ballo esattamente? A ciascuno dei presidenti cessati dalla carica spetta una lunga serie di servizi a spese del Quirinale: un dipendente della presidenza della Repubblica, con funzioni di segretario, distaccato (in posizione di “comando”) nel suo staff; due dipendenti, con funzioni di guardarobiere e di addetto alla persona, distaccati presso l’abitazione privata. Ancora: un telefono cellulare o satellitare, un fax, una linea urbana riservata, un collegamento “punto punto” con il centralino della presidenza, uno con la batteria del Viminale e una connessione diretta con la centrale dei servizi di sicurezza del Quirinale. Con una particolarità: la duplicazione di questi impianti, uno installato presso lo studio e l’altro presso l’abitazione. E non è finita: agli ex spettano anche collegamenti (sempre duplicati) telematici per la consultazione delle agenzie di stampa e di banche dati, e televisivi in bassa frequenza. Infine, c’è l’auto, «dotata di telefono veicolare» e con autista, spettante anche alla vedova dell’ex presidente o al primo dei suoi figli.A questa dote a carico del Quirinale gli ex presidenti sommano (oltre all’uso di navi, aerei e treni a cura della presidenza del Consiglio) pure le garanzie per i senatori a vita previste da Palazzo Madama: un ufficio (tra i 150 e i 200 metri quadrati) e segreterie particolari con un capufficio, tre funzionari, due addetti alle mansioni esecutive, altri due addetti alle mansioni ausiliari più, a scelta, un consigliere militare o diplomatico. Senza contare le scorte: contando le postazione fisse davanti alle case, ci sono una ventina di poliziotti e carabinieri. Insomma: oltre 30 persone al servizio di ciascun ex presidente. (http://espresso.repubblica.it/)

lunedì 22 ottobre 2007

La Ferrari, con giallo finale, sul tetto del mondo

Trionfo Ferrari e mondiale a Kimi Raikkonen
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La vittoria della giustizia. La Ferrari vince il Gp del Brasile con una doppietta e si aggiudica il titolo mondiale piloti con Kimi Raikkonen dopo aver già vinto quello costruttori. L’ultimo Gp della stagione è stato emozionante ed è successo l’imprevedibile. Hamilton parte male e rischia di uscire di pista, riparte 12mo ma poi ha un problema di computer e scivola al 18mo posto. Le Rosse sono regolari, mentre Alonso non riesce a fare meglio del terzo posto. A tre quarti di gara Raikkonen passa Massa, Hamilton fa un gran recupero ma è solo settimo. E poi c’è spazio solo per il trionfo prima della notizia della possibile squalifica di Bmw e Williams che avrebbe dato il titolo ad Hamilton.
IL TITOLO
C’era un solo modo per la Ferrari per vincere il titolo piloti: Kimi Raikkonen primo, Fernando Alonso terzo, Lewis Hamilton sesto. I primi due sono finiti primi e terzo, Hamilton settimo. Classifica finale: Raikkonen 110 punti, Hamilton 109, Alonso 109. Le Rosse di Maranello si aggiudicano un titolo che a metà stagione sembrava irraggiungibile. Un titolo che sa di giustizia, dopo le note vicende dello spionaggio della McLaren a danno della Ferrari e le discutibili decisioni della Federazione internazionale che fino all’ultimo non hanno penalizzato Hamilton autore di evidenti scorrettezze durante il campionato. Comunque onore ad Hamilton: un debuttante ha rischiato sino agli ultimi giri di vincere il mondiale per la prima volta nella storia della Formula Uno. Sarà il campione del futuro.
LA GARA
Massa in pole, al suo fianco Hamilton, dietro Raikkonen e Alonso. Le Ferrrari partono benissimo e chiudono Hamilton alla prima curva. Lewis rischia di toccarsi con il suo compagno di squadra Alonso e deve allargare alla seconda curva: finisce quasi fuori e ritorna in pista al dodicesimo posto. Riprende con rabbia, ma il suo campionato si decide all’ottavo giro. All’uscita della curva dei box, la sua auto rallenta inspiegabilmente. Forse non entra una marcia, più probabilmente va in tilt il sistema computerizzato. L’inglese riesce a restare calmo e a resettare il tutto, ma cade in 18ma posizione. Le due Ferrari marciano invece come su due binari, con Massa primo e Raikkonen secondo, Alonso rimane terzo e sarebbe campione del mondo. Hamilton inizia una grande rimonta pur con una strategia di tre soste ai box, ma non riesce a salire oltre la settima posizione, che gli assicura due punti. A tre quarti di gara, Massa esce lungo da una curva e perde i circa tre secondi di vantaggio che aveva su Raikkonen e dopo il pit-stop il finlandese lo sorpassa e corre sicuro verso la vittoria nel Gp e nel campionato mondiale. Alla fine è il trionfo Ferrari, con le McLaren che vedono sfuggire un titolo che si sentivano già in tasca. Ma non si dimentichi che Raikkonen con sei successi è il pilota che quest’anno ha vinto più Gp di tutti.
RAIKKONEN
«Ora festeggerò per un mese», sono state le prime parole del neocampione del mondo, il terzo pilota a vincere l’iride della Formula Uno per la Finlandia dopo Keke Rosberg e Mika Hakkinen. «Ho sempre creduto alla rimonta, ho sempre pensato che potevo fare meglio di tutti gli altri. Abbiamo lavorato sodo e non abbiamo mollato la presa. Abbiamo fatto bene».
ALONSO
«Kimi ha fatto un buon campionato, con alti e bassi come tutti gli altri concorrenti, e oggi ha fatto un ottimo lavoro, lo meritava», ha detto sportivamente Fernando Alonso, il bicampione del mondo uscente. «Sapevo che la gara sarebbe stata difficile perché la Ferrari avrebbe potuto prendere la prima e la seconda posizione. Io non sono riuscito a tenere il passo e ho aspettato che succedesse qualcosa a loro, ma hanno gestito bene la situazione dei pneumatici e alla fine non è successo nulla. Abbiamo dimostrato di avere un’ottima monoposto e conserverò sempre grandi ricordi da questa stagione e dalle vittorie che ho ottenuto».
MASSA
«Sono felice per la squadra e per Kimi», ha detto Felipe Massa. «È un titolo meritato per una squadra che ha sempre lavorato sodo anche nei momenti più difficili. Questa è una squadra che ha sempre avuto grande fiducia nei miei confronti e spero di averla ricambiata. Un giorno spero di poter vincere io con con la Ferrari. Purtroppo non ero qui per vincere il titolo di campione, mi sarebbe comunque piaciuto arrivare primo nel Gran Premio. Ma sono contento ugualmente».HAMILTON
Lewis Hamilton «non è sconvolto». Lo ha reso noto suo padre Anthony. «È solo una gara. Per lui era un sogno vincere il mondiale al debutto, ma sono felice che sia arrivato secondo, per ciò che ha fatto in questa stagione. Ha fatto del suo meglio, tutto ciò che poteva fare». (corriere.it)
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Era scritto, Kimi Raikkonen è campione del mondo, la Ferrari riconquista il titolo iridato dopo tre stagioni. Il clamoroso verdetto è stato sancito dal GP del Brasile che ha chiuso un indimenticabile 2007, l’anno che sarà ricordato per la Spy Story McLaren-Ferrari, l’esplosione di una nuova stella, Lewis Hamilton e il trionfo in rimonta di un finlandese di ghiaccio che è diventato campione al primo anno di Ferrari.
IMPRENDIBILI
Onore a Kimi Raikkonen, vincitore a Interlagos davanti a Felipe Massa per una strepitosa doppietta delle F2007, letteralmente imprendibili proprio quando serviva, nell’ultimo e decisivo GP dell’anno. Fernando Alonso ha chiuso terzo, Lewis Hamilton settimo: Kimi li ha scavalcati per un solo punto.
VELENI
Un trionfo Ferrari incredibile e meritato che cancella una stagione piena di veleni tra Maranello e i rivali di Woking. Che cancella quella sentenza a metà che ha punito la McLaren ma non i piloti. Che cancella soprattutto i tanti errori con cui la Ferrari ha rischiato di gettare al vento questo titolo. La Spy Story ha innegabilmente avvantaggiato la McLaren, ma ai box del Cavallino e in pista gli sbagli erano stati troppi, specie guardando il potenziale altissimo della F2007. Il pregio più grande è stato però crederci fino alla fine. E la vittoria alla fine è arrivata. Rocambolesca, ma è arrivata.
DISPERATA
La gara è andata come doveva andare. Le Ferrari hanno preso la testa con Massa e Kimi. Dietro Hamilton si è praticamente suicidato sbagliando dopo poche curve. Lewis (inesperienza? sfortuna?) è rientrato sesto ma dopo pochi giri si è ritrovato con la McLaren ammutolita col cambio inceppato. La sua macchina è poi ripartita ma dalla 18ª posizione la rimonta al quinto posto, quello che gli serviva, è stata tanto generosa quanto disperata. Alonso, terzo, è rimasto virtuale campione fino al secondo pit stop della gara, quando Raikkonen è rientrato in pista davanti a Massa, la situazione di punteggio che serviva. Raikkonen 110, Alonso e Hamilton 109. Era scritto.
BMW e WILLIAMS NESSUNA PENALITA’
Il titolo mondiale di Kimi Raikkonen è rimasto sub judice per alcune ore. Le due Bmw Sauber e le due Williams sono state a lungo sotto inchiesta poiché al termine delle verifiche tecniche post gara il campione di benzina prelevato era risultato non conforme al regolamento. Lo ha confermato anche Stefano Domenicali, direttore tecnico della Ferrari il quale ha detto: "Fa parte di questa stagione, particolare e ricca di colpi di scena. Aspettiamo le verifiche per festeggiare. Non riusciamo a finire le gare anche quando sono concluse". In gara i due piloti Bmw, Kubica e Heidfeld si erano piazzati rispettivamente al quinto e sesto posto, mentre Rosberg della Williams aveva concluso al quarto posto.
La Fia aveva ufficializzato, con un comunicato, l'apertura di un'inchiesta su quattro vetture del GP del Brasile, le due Bmw Sauber e le due Williams, indicando che la temperatura del carburante era risultata inferiore di più di "dieci gradi rispetto alla temperatura ambiente". In particolare, la benzina della Bmw di Heidfeld avrebbe fatto segnare 24 e 25 gradi ai due pit stop contro i 37 gradi della temperatura ambiente, e quella di Kubica prima 23 e poi 24 gradi. Il regolamento vieta benzina troppo fredda, perché questo migliora il rendimento dei motori. In caso di squalifica dei tre piloti, Lewis Hamilton sarebbe passato al quarto posto e con i tre punti in più sarebbe diventato campione del mondo. Invece, nella notte italiana è arrivata l'ufficializzazione (a meno di ricorsi, comunque consentiti dal regolamento) della classifica definita in pista a Interlagos. I giudici hanno deciso di non infliggere alcuna sanzione ai team coinvolti, confermando indirettamente il trionfo del finlandese della Ferrari nel mondiale piloti. (gazzetta.it)
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RESOCONTO DEL GIALLO FINALE
Per quasi quattro ore Kimi Raikkonen ha tremato freddo: il suo titolo mondiale sembrava sfuggirgli di mano dopo averlo vinto in pista. La Fia (Federazione automobilistica mondiale) aveva infatti aperto un'inchiesta sul carburante delle due Bmw guidate da Robert Kubica (quinto) e Nick Heidfeld (sesto), e le due Williams di Nico Rosberg (quarto) e Kazuki Nakajima.
RON DENNIS LA SPIA
Secondo il sito online della tv brasiliana Globo, è stato il patron della McLaren, Ron Dennis, ad avvertire i commissari della presunta irregolarità delle auto sotto esame: una mossa disperata per stravolgere il risultato del mondiale dopo la punizione che aveva subito la sua scuderia per lo spionaggio nei confronti della Ferrari.
MINACCIA DIMISSIONI
Fonti informate hanno detto a Globo.com che i commissari avrebbero minacciato le dimissioni di massa se il risultato della corsa fosse stato alterato e la vittoria del mondiale fosse stata assegnata a Lewis Hamilton.
RAIKKONEN CAMPIONE
Perciò i commissari dopo una lunga discussione, hanno lasciato immutata la classifica del Gp del Brasile che assegna a Raikkonen il titolo mondiale.
VERIFICHE
Tutto è nato dalle temperature delle benzine registrate automaticamente durante i pit stop di Kubica, Heidfeld e Rosberg, che sarebbero state di 2-4 gradi inferiori al mimino ammesso di 10 gradi in meno rispetto alla temperatura ambiente, che al momento della sosta ai box era di 37 gradi. Il regolamento vieta benzina troppo fredda perché migliora il rendimento del carburante. Se i piloti fossero stati squalificati, Hamilton da settimo sarebbe passato quarto e avrebbe guadagnato i punti necessari per conquistare il titolo. Secondo voci non ufficiali dapprima circolate, i punti sarebbero però stati tolti solo ai costruttori e non ai piloti. Quindi in questo caso la classifica piloti non sarebbe cambiata e Raikkonen sarebbe stato, finalmente, campione. «Dobbiamo aspettare la conclusione delle verifiche», aveva spiegato Stefano Domenicali, direttore sportivo della Ferrari. «Non possiamo dire altro. In questa stagione va così». Invece, nessuna penalità nemmeno per i costruttori.
RICORSO MCLAREN
Il titolo, in realtà, resta in bilico. La McLaren-Mercedes ha infatti presentato ricorso contro la decisione della Fia di non sanzionare Bmw e Williams. Lo ha annunciato la Federazione internazionale. Il titolo di Raikkonen, in altre parole, potrebbe ancora essere messo in forse dalla Corte d’appello internazionale della Fia che si riunirà per esaminare il caso. La data non è stata ancora fissata.
ALONSO: «NON SAREBBE GIUSTO»
All’idea del titolo ad Hamilton a tavolino si era ribellato il suo compagno di squadra: Fernando Alonso. «Non sarebbe giusto. Una vittoria di Hamilton a tavolino mi farebbe cadere la faccia per la vergogna», ha affermato Alonso a una rete televisiva spagnola. «Il campione del mondo deve essere chi ha fatto più punti. Se danno il titolo a tavolino ad Hamilton sarà la fine di questo sport».
TEMPERATURA
«C’è un regolamento e va rispettato: se lo rispettano alla lettera, esiste il rischio di squalifica. Sabato per esempio Hamilton non lo ha rispettato, e non c’è stata un’applicazione letterale», aveva detto Luca Baldisserri, responsabile Ferrari delle operazioni in pista. «Qualcosa di strano è successo prima della gara», aveva aggiunto Baldisseri. « Nell'ora prima della partenza la temperatura ambiente si è alzata all'improvviso da 30 a 35 gradi. Noi abbiamo stabilizzato il sensore della benzina sulla soglia dei 10 gradi sotto la temperatura; altri invece probabilmente hanno avuto problemi. Però pochi gradi di differenza, però, non inficiano il risultato sportivo».
PRECEDENTE
C’è un precedente: il 26 marzo 1995, proprio sul circuito di Interlagos nel Gp d’apertura della stagione, non furono assegnati i punti alla Benetton Renault e alla Williams perché fu riscontrato che la benzina utilizzata durante la gara non era conforme al campione depositato una settimana prima della partenza alla Fia a Parigi, anche se nell’occasione non si trattava di un problema di temperatura. In quel caso comunque non furono penalizzati i piloti. (corriere.it)
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MONTEZEMOLO
A Maranello intanto si celebra la doppia vittoria, costruttori e piloti, conquistata in una stagione travagliata e incredibile. «Direi una bugia se avessi creduto veramente ad una vittoria in questo modo, ci speravo. Ero convinto che avremmo vinto la gara. La forza della Ferrari è stata quella di non mollare mai. Dietro a qualunque grande prodotto o impresa sportiva ci sono persone meravigliose, il merito va agli uomini e alle donne Ferrari. Il merito è loro, abbiamo persone straordinarie», ha infatti detto il presidente, Luca Cordero di Montezemolo, a “Radio Anch’io”.
«Su otto anni abbiamo vinto 6 mondiali piloti e 7 mondiali costruttori e lo abbiamo fatto contro le migliori aziende costruttrici di auto del mondo. La differenza tra noi e la McLaren è che noi siamo una squadra che all’ultima gara ha visto i piloti aiutarsi e che nei momenti più difficili è ancora più unita. Alonso e Hamilton non hanno avuto gli stessi comportamenti di Raikkonen e Massa. Anche nell’ultima gara c’è stata una bellissima dimostrazione di superiorità tecnica. Ha trionfato anche lo sport: di fronte a tanti veleni e a tanta slealtà, c’è stata una giustizia sportiva che ha prevalso, senza esagerare è anche questo è un argomento di riflessione».
«Siamo a dei livelli talmente minimi di differenza che si gioca tutto sui centesimi di secondo e certi dati tecnici si sono rivelati decisivi per alcune macchine -ha agigunto Montezemolo in merito alla vincenda dell'inchiesta su Bmw e Williams, e sul ricordo McLaren-. Quanto avvenuto ieri sera mi è sembrato un ulteriore e inutile stress per tutti, tenendo conto che il regolamento prevede che anche se qualche macchina poteva essere squalificata non significava ridare punti ad altri o penalizzare i piloti».
MICHAEL SCHUMACHER
«Un finale incredibile, peccato non essere lì a festeggiare», è stato il commento di Michael Schumacher, che si è goduto il trionfo della Ferrari e di Kimi Raikkonen dal divano del suo salotto. «Mi è dispiaciuto non essere in Brasile, avrei voluto festeggiare con tutti i ragazzi. Lo faremo presto, non vedo l’ora», dice Schumi dal suo sito ufficiale. «E' stato un epilogo incredibile. Ho provato un’enorme emozione quando Kimi e Felipe hanno tagliato il traguardo, è stata una grossa gioia. Io ci ho sempre creduto, bisogna continuare a lottare anche quando le possibilità sono minime. Certo, nessuno credeva che potesse accadere una cosa del genere».

sabato 20 ottobre 2007

Selezionati i momenti fondamentali dello sviluppo

Le 50 date più importanti della storia
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Quali sono le 50 date-chiave della storia dell’umanità? Difficile dare una risposta che metta d’accordo tutti, perché la scelta è soggettiva e legata a svariati fattori, anche emotivi. L’eminente storico Richard Overy, autore di “The Times Complete History of the World”, ha deciso di mettere in fila quelle a suo giudizio più rilevanti per l’umanità, spiegando al “Times” i criteri usati per la selezione, come pure i motivi alla base di ogni singola preferenza.
I LIMITI DELLA SELEZIONE
«Non ho preso volutamente in considerazione date che risalissero ad epoche precedenti la civilizzazione – ha raccontato Overy – perché era necessario fare una limitazione, mentre altre date sono per forza generiche, perché non esiste un anno preciso in cui un dato evento, come ad esempio l’invenzione della ruota, si è verificato”.
IL CRITERIO DELLE SCELTE
Ma perché queste date anziché altre? «La storia umana è vasta e complessa, ma ci sono state alcune invenzioni chiave che hanno permesso lo sviluppo della società, come la ruota, la scrittura o l’orologio. Ovviamente, anche gli avvenimenti politici trovano un riscontro ed è per questo motivo che ho citato l’unificazione dell’Antica Cina o il crollo dei regimi comunisti».
LA CLASSIFICA
Guardando la classifica, al primo posto Overy piazza l’invenzione della ruota (3500 A.C.), seguita da quella della scrittura (3200 A.C.) e dal primo insediamento dei Sumeri (3000 A.C.). La scoperta dell’America (1492) è solo al 28° posto, la Rivoluzione Francese (1789) al 36°, una posizione prima della battaglia di Waterloo del 1815, che segnò la fine dell’Impero di Napoleone, mentre la teoria della relatività di Einstein (1905) è al 42° posto. La fine della prima Guerra Mondiale (1918) è alla posizione numero 44, due posti più in là c’è invece la bomba nucleare lanciata su Hiroshima (1945) che fece finire la Seconda Guerra Mondiale. L’invenzione della pillola (1960), che sancì per la donna una scelta contraccettiva finalmente libera e consapevole, è al 49° posto, mentre la data a noi più vicina è il 1989-90, con il crollo dei regimi comunisti in Europa, scelto come ultimo evento della classifica.
LE DATE FONDAMENTALI
Queste, comunque, le prime 10 date da ricordare selezionate da Overy:
1-3500 circa A.C.: l’invenzione della ruota e dell’aratro in Mesopotomia e la vela in Egitto. Tre scoperte fondamentali per l’agricoltura, il commercio e i viaggi in mare
2-3200 circa A.C.: l’invenzione della scrittura in Mesopotamia
3-3000 circa A.C.: la fondazione della prima città da parte dei Sumeri, origine delle moderne strutture sociali ed amministrative
4-1600 circa A.C.: l’invenzione del moderno alfabeto
5-1600 circa A.C.: l’inizio della civiltà greca, fondamentale per il patrimonio di conoscenze matematiche, filosofiche e politiche tramandate fino ai nostri giorni
6-753 A.C.: la fondazione di Roma. L’Impero Romano è stato un pilastro dell’era moderna
7-670 circa A.C.: l’invenzione del ferro, con la metallurgia che diventa la chiave per lo sviluppo economico e militare
8-551 circa A.C.: la nascita di Confucio, fondatore di una delle maggiori dottrine filosofiche del mondo
9-490 A.C.: la battaglia di Maratona. Respingendo l’invasione persiana, i Greci salvano il loro mondo e la loro cultura
10- 486 A.C: la nascita di Buddha, fondatore di una delle più importanti religioni del mondo.
(Simona Marchetti - http://www.corriere.it/ 19 ottobre 2007)

giovedì 18 ottobre 2007

IIIª Conferenza Italia - America Latina e Caraibi

Il Ministro degli Affari Esteri D’Alema chiude la “2 giorni”
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L’America Latina, un continente solido tornato protagonista sullo scenario internazionale, chiede all’Europa più concretezza e più coraggio per diventare non più soltanto un modello di sviluppo e integrazione, ma finalmente quel partner che il subcontinente aspetta ormai da tempo. E l’Italia si candida oggi ad essere un interlocutore utile per costruire un ponte più robusto tra Europa e continente latinoamericano.
È stato il Ministro degli Affari Esteri, Massimo D’Alema, a chiudere la III Conferenza Nazionale Italia-America Latina e Caraibi, convinto che i tanti incontri bilaterali e umani tenutisi nel corso della “due giorni” alla Farnesina siano il segno evidente che questa iniziativa italiana era necessaria e soprattutto attesa. D’Alema ha detto:
“Corre un parallelo nei rapporti che l’Europa e l’Italia hanno sempre coltivato con l’America Latina. Un parallelo in negativo, perché per troppo tempo il vecchio continente ed il nostro Paese hanno quasi dimenticato l’altra sponda a sud dell’oceano. 18 anni di negoziato tra Ue e Mercosur, un negoziato rallentato dagli egoismi e dalle paure di alcuni grandi Stati europei, sono davvero troppi. Ed anche l’Italia sembrava non cogliere le potenzialità di un più proficuo rapporto con il Sud America. È l’ora della svolta. Il nostro governo ha rilanciato con grande impeto l’iniziativa italiana verso l’America Latina, ed in pochi mesi la nostra scelta strategica si è già delineata”. “Un programma intenso, dunque, al quale si affianca il crescente interesse di tutta la società civile ed economica. Ecco perché, proprio qui, abbiamo deciso di aderire alla Corporación Andina de Fomento (CAF), principale banca multilaterale regionale e attore di primo piano dello sviluppo sostenibile e dell’integrazione del continente latinoamericano. L’Italia sarà il primo Paese non latinoamericano, dopo la Spagna, ad entrare a far parte dell’importante organismo, dimostrando di essere un partner economico e politico attento e affidabile. È una sfida che il nostro Paese può affrontare, forte del legame che la lega ai Paesi sudamericani, un legame che viene dal sacrificio e dal sangue. Tra le grandi potenze europee, l’Italia è infatti l’unica a non avere un rapporto di potenza con l’America Latina, bensì un rapporto di popolo. Non siamo mai stati colonizzatori, ma gli italiani sono oggi una parte vitale e creativa dei Paesi latinoamericani. Questi nostri connazionali rappresentano anche la ragione di un impegno a cui l’Italia non può venire meno. Questi italiani hanno cominciato a costruire l’America Latina prima ancora che esistesse l’Italia Unita. Ricordo che il Circolo Unione e Benevolenza nel cuore di Buenos Aires è stato fondato prima che nascesse l’Italia da un gruppo di esuli garibaldini della Repubblica Romana. Gli italiani sono una grande risorsa per il nostro paese. Il loro forte e duplice legame con l’Italia e le nazioni di residenza rappresenta una grande opportunità per il rafforzamento del lavoro comune fra Italia, Europa ed America Latina”. “Non si tratta di porsi in competizione con gli altri amici europei che già da tempo hanno colto il potenziale di questo rapporto, primi fra tutti Spagna e Portogallo, ma di lavorare in collaborazione con essi, per un ordine internazionale più giusto, fondato su una rete di cooperazione con tutte le regioni del mondo”. “L’Europa ha di fronte a sé un continente solido, che vive una crescita economica senza precedenti, persino al di sopra di quella mondiale. Un risultato straordinario, che non era previsto, ma grazie al quale l’America Latina è tornata protagonista nel mondo. Merito di una positiva congiuntura internazionale, certo, ma anche di un rinnovato impegno da parte delle classi dirigenti democratiche e delle loro politiche attente alla società e alle giovani generazioni, che sono le leve dello sviluppo e della crescita”. “Ora, l’America Latina deve guardare necessariamente a due grandi sfide: da un lato lo sviluppo, che non si riduce solo al momento attuale, ma deve pensare a riserve da investire in un grande progetto continentale per le infrastrutture materiali ed il capitale umano, così da dare una base più solida alla crescita; e dall’altro tradurre tale crescita in crescita umana e sociale, con l’abbattimento della povertà e delle disuguaglianze”. “In tal senso l’America Latina guarda con simpatia all’Europa anche perché rappresenta un modello di progetto continentale di integrazione e sviluppo. Per il Sud America è infatti importante che vadano avanti i processi di integrazione regionale. Ciò non è semplice. Noi siamo partiti da una cooperazione economica, la Comunità del Carbone e dell’Acciaio. Concreti dovranno essere anche i passi compiuti dal Sud America, ma intanto gli accordi con l’Unione Europea possono incoraggiare l’integrazione latinoamericana, perché si accompagnano alla condivisione di valori e ad un approccio multilaterale che fanno sì che, ai tavoli internazionali, Europa e America Latina si trovino quasi sempre dalla stessa parte. Questa è la via maestra. E allora lavoriamo insieme con scrupolo, perché ciò di cui discutiamo oggi si realizzi nell’interesse reciproco. L’appuntamento di Lima, dove nel 2008 si terrà il vertice Unione Europea-America Latina e Caraibi, sarà senz’altro l’occasione per dare impulso ai negoziati in corso, ma lì l’Europa dovrà presentarsi con più concretezza e più coraggio, vincendo i protezionismi che ancora sopravvivono al suo interno. Intanto, ha concluso il Ministro, questa Conferenza ha dimostrato che l’Italia vuole fare la sua parte, non in uno spirito nazionalistico, ma al servizio dell’Europa”.
Il Presidente del Senato Franco Marini, dopo aver ricordato che in Sud America vive un’altra Italia, ha sottolineato come i processi d’integrazione regionali dell’America Latina debbano andare al di là del commercio e interessare anche l’ambito politico e culturale. “Il rilancio della presenza dell’Italia in questo continente - ha detto Marini - si inserisce in una fase di forte dinamismo e consolidamento democratico dell’area latino americana. Una stabilità anche istituzionale che favorisce la competitività di questi paesi sulla scena internazionale e la loro crescita economica. Questa espansione rappresenta per l’America Latina un’occasione storica per realizzare le necessarie riforme e per legare la crescita alla modernizzazione strutturale ed alla garanzia di una maggiore equità sociale”. Marini ha annunciato l’attivazione, da parte del Senato Italiano, di rapporti bilaterali con le assemblee parlamentari dell’America Latina.
Il Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale Cesare Damiano ha affermato: “La coesione sociale e la lotta alla povertà sono tra gli elementi centrali delle relazioni fra Europa e America Latina. Sviluppare il dialogo e le collaborazioni su questo terreno sociale significa mettere al centro della discussione anche il lavoro che in entrambi i continenti va tutelato lottando per le libertà sindacali, la sicurezza e contro l’occupazione sommersa. Accanto alle politiche attive per il lavoro va promossa la formazione permanente che consente la ricollocazione sul mercato dei disoccupati. In questo campo il ministero del Lavoro ha avviato all’estero alcuni progetti, basati sullo scambio di buone pratiche, che si collegano anche alle presenza degli italiani in America Latina”.
Il vice Ministro degli Esteri Patrizia Sentinelli ha sostenuto la necessità di mantenere inalterati i flussi della cooperazione italiana nei confronti dell’America Latina ed ha evidenziato come l’aiuto allo sviluppo per questa regione non possa essere cancellato per motivi storici e culturali, Necessarie invece attenzioni particolari che consentano d’innovare le tipologie d’intervento della cooperazione. Nuovi programmi che, secondo il vice ministro, dovranno puntare sul rafforzamento della coesione sociale, sulla valorizzazione della cooperazione decentrata, sul sostegno all’economia solidale e su una maggiore partecipazione delle comunità locali, delle donne e dei giovani ai processi di sviluppo. Prioritari per la nostra cooperazione anche le emergenze dei mutamenti climatici e gli interventi per la lotta alla fame e la tutela sanitaria dei bambini.
Il Segretario Generale della Uil Luigi Angeletti, in rappresentanza delle Confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, ha auspicato un rilancio della cooperazione sociale in America Latina attraverso un maggiore coordinamento degli interventi anche a livello internazionale.
Vasco Errani, presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, ha parlato della realizzazione di un’intesa fra il Governo e le Regioni per le attività della cooperazione decentrata. “In America Latina - ha detto Errani - dobbiamo muoverci come sistema paese, attraverso una progettazione integrata e coordinata che metta in valore le diverse energie dei tanti protagonisti che fanno cooperazione decentrata e consenta di triangolare le iniziative con l’Unione Europea”.
Il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, oltre a sottolineare l’importanza della candidatura di Milano alla Expo’ 2015, ha ricordato i vincoli storici, umani e migratori che legano l’Italia all’America Latina.

mercoledì 17 ottobre 2007

Le primarie per il nascente Partito Democratico

Tre milioni alle urne per Veltroni segretario
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Per Walter Veltroni, primo e nuovo segretario del neonato Partito Democratico, è un plebiscito bulgaro, circa il 75,5 per cento, che lo issa sullo scranno del leader e quasi azzera le altre figure che con lui concorrevano alla guida del nuovo partito del centrosinistra. Esce con le ossa rotte Rosy Bindi che era data intorno al 20 per cento ed invece si è fermata a poco più del 14. Segno che la sua campagna elettorale, la più a sinistra e la meno tenera nei confronti di Veltroni, non è stata accolta e condivisa nemmeno dentro la sua formazione politica di provenienza. Anche lei lo ammette, visto che, depone l’ascia di guerra, e sorride a chi le chiede se farà il secondo di Veltroni: “Uno che correva per fare il primo poi non fa il secondo”. Per poi aggiungere: “Se non fossi stata candidata, avrei senz’altro votato per Walter che, sono sicura, utilizzerà al meglio le enormi energie che abbiamo messo in moto. Comunque, il vero lavoro comincia ora: fatto il leader, dobbiamo scrivere il nostro progetto e formare il partito, che dovrà sostenere il governo Prodi, per poi costruire un forte radicamento nel paese.
Buono, invece il 10,8 di Enrico Letta. Le previsioni lo davano intorno all’8 per cento. E facendo una corsa tutta basata sui contenuti, con candidati giovani, è proprio piaciuto. Riflessivo, troppo serio per trascinare le masse, più un professore da cooptare in politica che un arruffapopolo fai-da-te, Letta ha raccontato la sofferta decisione di scendere in campo come una rottura degli schemi. “Adesso non è il tuo turno, è quello di Veltroni”, gli dicevano. L’ha raccontato lui stesso, ed è probabile che sia vero: Letta junior è il perdente che ha già in tasca il biglietto fortunato della lotteria e davanti un futuro da leader designato, da post-Veltroni pronto per l’uso. Insomma, il sottosegretario paga proprio questo: l’essere considerato non ancora maturo per la guida del più grande partito del centrosinistra. E ha pagato anche, da questo punto di vista, il rifiuto di Pier Luigi Bersani. Il ticket dei due avrebbe sicuramente messo un po’ in crisi quello di Veltroni-Franceschini, quanto meno tra i settori più liberali dell’elettorato dell’Ulivo. Magrissime le percentuali dei due outsider Mario Adinolfi e Piergiorgio Gawronski, entrambi allo 0,1%. Sconosciuti ai più e troppo fuori il circuito mediatico, non hanno bucato. Il primo ha scommesso tutto sulla comunità dei blogger e ha perso. Il secondo, il candidato anti apparato, ha scoperto quanto dura sia muoversi in politica senza l’appoggio degli apparati stessi.Altro che antipolitica. Quella del 14 ottobre è la risposta degli italiani di centrosinistra ai rabbiosi sentimenti anti-Casta montante. Spetterà a Veltroni non deludere l’entusiasmo e la passione che hanno animato la giornata delle primarie.
Nei commenti raccolti tra i cittadini in fila per votare, è questo il dato che emergeva con maggior nettezza: il sindaco di Roma ora cambi il modo di fare politica, la riavvicini alla gente, lasci perdere i giochi di palazzo e ascolti le richieste che salgono dai cittadini. Malgrado tutto, malgrado gli scandali e le spese folli, i governi pletorici e i voli di Stato, in Italia la politica non è ancora un apparato da buttare. È questa Italia, nel campo del centrosinistra, che ha scelto Walter Veltroni.

Il voto degli Italiani che risiedono all'estero
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18.680 voti espressi, di cui 18.425 validi, e 1.223 suffragi via internet. Sono questi i dati definitivi sul voto degli italiani all’estero per le primarie del Partito Democratico. Fra le nostre comunità Walter Veltroni ha ottenuto un consenso che si attesta al 79,% e che quindi supera, con 14.672 voti, la media del 76% ottenuta in Italia. Al secondo posto si è piazzato Enrico Letta che ha avuto 2.988 voti, pari al 16,2%. Più distaccata Rosy Bindi che, con 765 suffragi, si ferma al 4,2%. Questi dati comprendono anche i voti on line espressi dai nostri connazionali. Un esperimento, quello del voto on line, che ha evidenziato distanze meno marcate fra i candidati. A Veltroni sono infatti andati 797 voti via Internet, pari al 65% del totale, contro il 20% di Letta che ha ottenuto 246 suffragi. La Bindi ha avuto il 10% dei consensi con 133 voti. Questi connazionali hanno partecipato all’estero alle primarie che hanno sancito la nascita del Partito Democratico e scelto il leader. Un risultato che a livello numerico raggiunge la partecipazione alle primarie dell’Unione di 2 anni fa.

VOTANTI PER RIPARTIZIONE
EUROPA: 8.712
AMERICA DEL NORD: 1.196
AMERICA DEL SUD: 6.572
AFRICA/ASIA/AUSTRALIA: 1.440

CANDIDATI: VOTI PER RIPARTIZIONE
EUROPA: Veltroni: 6.735; Letta: 1.880; Bindi: 68
AMERICA DEL NORD: Veltroni: 711; Letta: 150; Bindi: 326
AMERICA DEL SUD: Veltroni: 5.433; Letta: 744; Bindi: 303
AFRICA/ASIA/AUSTRALIA: Veltroni: 1.284; Letta: -0-; Bindi: 136

Questi dati comprendono i voti espressi via internet, che sono stati complessivamente 1.223 e che sono stati così distribuiti: 797 a Veltroni (65%), 246 a Letta (20%) e 133 a Bindi (10%).

Venezuela
Per le primarie del Partito Democratico, in Venezuela, si sono mobilitati tutti gli esponenti, vecchi e nuovi, della sinistra italiana. Patronati e deputati, centri sociali e pasticcerie, tutti aderenti all’area dell’Unione, hanno collaborato per raccogliere la minuscola partecipazione di meno di mille persone che si sono decise a depositare la propria preferenza (già scontata in partenza) in uno dei sette seggi che sono stati istituiti su tutto il territorio venezuelano. Cinque seggi sono stati istituiti a Caracas (Patronato Inca - vecchia sede, Patronato Inas, Panaderia “Più Dolce”, Pasteleria Confiteria “Doris”, Centro Italiano Venezolano A.C.), un seggio è stato istituito a Maracay (Casa d’Italia) ed un altro seggio è stato istituito a Valencia (Centro Scalabriniani Laici). Tre liste in lizza. Tre i candidati, Veltroni, Bindi, Letta.
Alla fine sono stati appena 938 i volenterosi che hanno deciso di votare. Si può affermare che hanno votato solo gli addetti ai lavori ed i loro più stretti collaboratori. L’esito dello spoglio delle schede è stato un vero plebiscito per Walter Veltroni che ha raccolto 912 voti, mentre Letta ne ha avuti 17 e Bindi 8. C’era forse qualcuno che dubitava che le cose non fossero andate per come sono andate? I seggi con maggiore affluenza (come previsto) sono stati quelli istituiti presso i Patronati.

Marco Zacchera
Le primarie del PD, flop all’estero
Gli italiani nel mondo non erano proprio interessati

I dati delle primarie in Europa ed all’estero sottolineano ancora una volta la fallimentare politica della sinistra italiana e dello stesso Governo Prodi verso i nostri connazionali all’estero.
Gli italiani all’estero lanciano un chiaro messaggio al Governo Prodi. Nonostante gli appelli di Veltroni, la mobilitazione dell’informazione Rai, lo straordinario impegno degli eletti all’estero, dei Patronati, degli Istituti di Cultura e delle Università che hanno messo a disposizione le proprie sedi istituzionali trasformandoli in seggi elettorali.Un magro bottino quello dell’Europa con circa 7.000 voti se si pensa che alle politiche 2006 solo l’Unione aveva ottenuto ben 164. 732 voti. Ancora più deludente il risultato per la ripartizione Africa, Asia, Oceania dove avrebbero votato circa 1.200 elettori contro i 114.000 elettori dell’Unione alle politiche 2006.
Inoltre sembra proprio che sul voto delle primarie all’estero nel PD si giochi all’imbroglio: i quasi 20.00 voti in tutto il mondo spacciati per veri sembrano la moltiplicazione dei pani e dei pesci visto che la stessa Agenzia Ansa delle 12.32 riportava la notizia che secondo i dati diffusi dallo stesso PD avevano votato circa 7.000 elettori. In realtà non c’è stato alcun serio controllo, nè verifiche di liste elettorali e comunque 20.000 votanti nel mondo sono una miseria, se si pensa che alle politiche 2006 solo l’Unione aveva ottenuto circa 300.000 voti.
Parliamoci chiaro come hanno fatto per le elezioni politiche nel voto all’estero anche questa volta la sinistra truffa sui voti e sarebbe ora di essere un po’ più seri e soprattutto più corretti almeno con i propri elettori.

Le ammissioni degli addetti ai lavori
Il Coordinatore del Comitato di Bruxelles per il Partito Democratico, Michele Germano, rivolgendosi direttamente agli elettori che si erano registrati per il voto on line ha affermato: “riconosco con rammarico i limiti di quella che poteva essere un’ottima opportunità. Siete stati in molti ad avermi trasmesso la delusione nel non riuscire a votare via web: purtroppo, la stessa novità rappresentata dal voto elettronico è stata la causa dei suoi problemi. Un vero peccato!Per disguidi tecnici alternatisi tutto il giorno, il sistema informatico di filtraggio programmato per ridurre i rischi di un simile voto ha compromesso l’intero impianto, permettendo solamente a una parte di coloro che si erano registrati (circa un migliaio su oltre 2000) di esprimersi”.

Il Sen. Franco Danieli è soddisfatto
Dagli Stati Uniti giunge la soddisfazione del Vice-Ministro agli Affari Esteri con delega per gli italiani nel mondo, Sen. Franco Danieli, per la partecipazione registrata per il voto alle primarie sia in Italia che all’estero. Le sue dichiarazioni sono state: “Di nuovo gli italiani all'estero hanno confermato la loro voglia di partecipazione. Una macchina organizzativa importante ha supportato nei quattro continenti il desiderio di scegliere il segretario e contribuire così a mettere il primo mattone nella costruzione di un partito indispensabile in Italia e altrettanto indispensabile per rispondere alle aspettative e alle domande dei tanti connazionali all'estero”.