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Per Walter Veltroni, primo e nuovo segretario del neonato Partito Democratico, è un plebiscito bulgaro, circa il 75,5 per cento, che lo issa sullo scranno del leader e quasi azzera le altre figure che con lui concorrevano alla guida del nuovo partito del centrosinistra. Esce con le ossa rotte Rosy Bindi che era data intorno al 20 per cento ed invece si è fermata a poco più del 14. Segno che la sua campagna elettorale, la più a sinistra e la meno tenera nei confronti di Veltroni, non è stata accolta e condivisa nemmeno dentro la sua formazione politica di provenienza. Anche lei lo ammette, visto che, depone l’ascia di guerra, e sorride a chi le chiede se farà il secondo di Veltroni: “Uno che correva per fare il primo poi non fa il secondo”. Per poi aggiungere: “Se non fossi stata candidata, avrei senz’altro votato per Walter che, sono sicura, utilizzerà al meglio le enormi energie che abbiamo messo in moto. Comunque, il vero lavoro comincia ora: fatto il leader, dobbiamo scrivere il nostro progetto e formare il partito, che dovrà sostenere il governo Prodi, per poi costruire un forte radicamento nel paese.
Buono, invece il 10,8 di Enrico Letta. Le previsioni lo davano intorno all’8 per cento. E facendo una corsa tutta basata sui contenuti, con candidati giovani, è proprio piaciuto. Riflessivo, troppo serio per trascinare le masse, più un professore da cooptare in politica che un arruffapopolo fai-da-te, Letta ha raccontato la sofferta decisione di scendere in campo come una rottura degli schemi. “Adesso non è il tuo turno, è quello di Veltroni”, gli dicevano. L’ha raccontato lui stesso, ed è probabile che sia vero: Letta junior è il perdente che ha già in tasca il biglietto fortunato della lotteria e davanti un futuro da leader designato, da post-Veltroni pronto per l’uso. Insomma, il sottosegretario paga proprio questo: l’essere considerato non ancora maturo per la guida del più grande partito del centrosinistra. E ha pagato anche, da questo punto di vista, il rifiuto di Pier Luigi Bersani. Il ticket dei due avrebbe sicuramente messo un po’ in crisi quello di Veltroni-Franceschini, quanto meno tra i settori più liberali dell’elettorato dell’Ulivo. Magrissime le percentuali dei due outsider Mario Adinolfi e Piergiorgio Gawronski, entrambi allo 0,1%. Sconosciuti ai più e troppo fuori il circuito mediatico, non hanno bucato. Il primo ha scommesso tutto sulla comunità dei blogger e ha perso. Il secondo, il candidato anti apparato, ha scoperto quanto dura sia muoversi in politica senza l’appoggio degli apparati stessi.Altro che antipolitica. Quella del 14 ottobre è la risposta degli italiani di centrosinistra ai rabbiosi sentimenti anti-Casta montante. Spetterà a Veltroni non deludere l’entusiasmo e la passione che hanno animato la giornata delle primarie.
Nei commenti raccolti tra i cittadini in fila per votare, è questo il dato che emergeva con maggior nettezza: il sindaco di Roma ora cambi il modo di fare politica, la riavvicini alla gente, lasci perdere i giochi di palazzo e ascolti le richieste che salgono dai cittadini. Malgrado tutto, malgrado gli scandali e le spese folli, i governi pletorici e i voli di Stato, in Italia la politica non è ancora un apparato da buttare. È questa Italia, nel campo del centrosinistra, che ha scelto Walter Veltroni.
Buono, invece il 10,8 di Enrico Letta. Le previsioni lo davano intorno all’8 per cento. E facendo una corsa tutta basata sui contenuti, con candidati giovani, è proprio piaciuto. Riflessivo, troppo serio per trascinare le masse, più un professore da cooptare in politica che un arruffapopolo fai-da-te, Letta ha raccontato la sofferta decisione di scendere in campo come una rottura degli schemi. “Adesso non è il tuo turno, è quello di Veltroni”, gli dicevano. L’ha raccontato lui stesso, ed è probabile che sia vero: Letta junior è il perdente che ha già in tasca il biglietto fortunato della lotteria e davanti un futuro da leader designato, da post-Veltroni pronto per l’uso. Insomma, il sottosegretario paga proprio questo: l’essere considerato non ancora maturo per la guida del più grande partito del centrosinistra. E ha pagato anche, da questo punto di vista, il rifiuto di Pier Luigi Bersani. Il ticket dei due avrebbe sicuramente messo un po’ in crisi quello di Veltroni-Franceschini, quanto meno tra i settori più liberali dell’elettorato dell’Ulivo. Magrissime le percentuali dei due outsider Mario Adinolfi e Piergiorgio Gawronski, entrambi allo 0,1%. Sconosciuti ai più e troppo fuori il circuito mediatico, non hanno bucato. Il primo ha scommesso tutto sulla comunità dei blogger e ha perso. Il secondo, il candidato anti apparato, ha scoperto quanto dura sia muoversi in politica senza l’appoggio degli apparati stessi.Altro che antipolitica. Quella del 14 ottobre è la risposta degli italiani di centrosinistra ai rabbiosi sentimenti anti-Casta montante. Spetterà a Veltroni non deludere l’entusiasmo e la passione che hanno animato la giornata delle primarie.
Nei commenti raccolti tra i cittadini in fila per votare, è questo il dato che emergeva con maggior nettezza: il sindaco di Roma ora cambi il modo di fare politica, la riavvicini alla gente, lasci perdere i giochi di palazzo e ascolti le richieste che salgono dai cittadini. Malgrado tutto, malgrado gli scandali e le spese folli, i governi pletorici e i voli di Stato, in Italia la politica non è ancora un apparato da buttare. È questa Italia, nel campo del centrosinistra, che ha scelto Walter Veltroni.
Il voto degli Italiani che risiedono all'estero
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18.680 voti espressi, di cui 18.425 validi, e 1.223 suffragi via internet. Sono questi i dati definitivi sul voto degli italiani all’estero per le primarie del Partito Democratico. Fra le nostre comunità Walter Veltroni ha ottenuto un consenso che si attesta al 79,% e che quindi supera, con 14.672 voti, la media del 76% ottenuta in Italia. Al secondo posto si è piazzato Enrico Letta che ha avuto 2.988 voti, pari al 16,2%. Più distaccata Rosy Bindi che, con 765 suffragi, si ferma al 4,2%. Questi dati comprendono anche i voti on line espressi dai nostri connazionali. Un esperimento, quello del voto on line, che ha evidenziato distanze meno marcate fra i candidati. A Veltroni sono infatti andati 797 voti via Internet, pari al 65% del totale, contro il 20% di Letta che ha ottenuto 246 suffragi. La Bindi ha avuto il 10% dei consensi con 133 voti. Questi connazionali hanno partecipato all’estero alle primarie che hanno sancito la nascita del Partito Democratico e scelto il leader. Un risultato che a livello numerico raggiunge la partecipazione alle primarie dell’Unione di 2 anni fa.
VOTANTI PER RIPARTIZIONE
EUROPA: 8.712
AMERICA DEL NORD: 1.196
AMERICA DEL SUD: 6.572
AFRICA/ASIA/AUSTRALIA: 1.440
CANDIDATI: VOTI PER RIPARTIZIONE
EUROPA: Veltroni: 6.735; Letta: 1.880; Bindi: 68
AMERICA DEL NORD: Veltroni: 711; Letta: 150; Bindi: 326
AMERICA DEL SUD: Veltroni: 5.433; Letta: 744; Bindi: 303
AFRICA/ASIA/AUSTRALIA: Veltroni: 1.284; Letta: -0-; Bindi: 136
Questi dati comprendono i voti espressi via internet, che sono stati complessivamente 1.223 e che sono stati così distribuiti: 797 a Veltroni (65%), 246 a Letta (20%) e 133 a Bindi (10%).
Venezuela
VOTANTI PER RIPARTIZIONE
EUROPA: 8.712
AMERICA DEL NORD: 1.196
AMERICA DEL SUD: 6.572
AFRICA/ASIA/AUSTRALIA: 1.440
CANDIDATI: VOTI PER RIPARTIZIONE
EUROPA: Veltroni: 6.735; Letta: 1.880; Bindi: 68
AMERICA DEL NORD: Veltroni: 711; Letta: 150; Bindi: 326
AMERICA DEL SUD: Veltroni: 5.433; Letta: 744; Bindi: 303
AFRICA/ASIA/AUSTRALIA: Veltroni: 1.284; Letta: -0-; Bindi: 136
Questi dati comprendono i voti espressi via internet, che sono stati complessivamente 1.223 e che sono stati così distribuiti: 797 a Veltroni (65%), 246 a Letta (20%) e 133 a Bindi (10%).
Venezuela
Per le primarie del Partito Democratico, in Venezuela, si sono mobilitati tutti gli esponenti, vecchi e nuovi, della sinistra italiana. Patronati e deputati, centri sociali e pasticcerie, tutti aderenti all’area dell’Unione, hanno collaborato per raccogliere la minuscola partecipazione di meno di mille persone che si sono decise a depositare la propria preferenza (già scontata in partenza) in uno dei sette seggi che sono stati istituiti su tutto il territorio venezuelano. Cinque seggi sono stati istituiti a Caracas (Patronato Inca - vecchia sede, Patronato Inas, Panaderia “Più Dolce”, Pasteleria Confiteria “Doris”, Centro Italiano Venezolano A.C.), un seggio è stato istituito a Maracay (Casa d’Italia) ed un altro seggio è stato istituito a Valencia (Centro Scalabriniani Laici). Tre liste in lizza. Tre i candidati, Veltroni, Bindi, Letta.
Alla fine sono stati appena 938 i volenterosi che hanno deciso di votare. Si può affermare che hanno votato solo gli addetti ai lavori ed i loro più stretti collaboratori. L’esito dello spoglio delle schede è stato un vero plebiscito per Walter Veltroni che ha raccolto 912 voti, mentre Letta ne ha avuti 17 e Bindi 8. C’era forse qualcuno che dubitava che le cose non fossero andate per come sono andate? I seggi con maggiore affluenza (come previsto) sono stati quelli istituiti presso i Patronati.
Marco Zacchera
Le primarie del PD, flop all’estero
Gli italiani nel mondo non erano proprio interessati
I dati delle primarie in Europa ed all’estero sottolineano ancora una volta la fallimentare politica della sinistra italiana e dello stesso Governo Prodi verso i nostri connazionali all’estero.
Gli italiani all’estero lanciano un chiaro messaggio al Governo Prodi. Nonostante gli appelli di Veltroni, la mobilitazione dell’informazione Rai, lo straordinario impegno degli eletti all’estero, dei Patronati, degli Istituti di Cultura e delle Università che hanno messo a disposizione le proprie sedi istituzionali trasformandoli in seggi elettorali.Un magro bottino quello dell’Europa con circa 7.000 voti se si pensa che alle politiche 2006 solo l’Unione aveva ottenuto ben 164. 732 voti. Ancora più deludente il risultato per la ripartizione Africa, Asia, Oceania dove avrebbero votato circa 1.200 elettori contro i 114.000 elettori dell’Unione alle politiche 2006.
Inoltre sembra proprio che sul voto delle primarie all’estero nel PD si giochi all’imbroglio: i quasi 20.00 voti in tutto il mondo spacciati per veri sembrano la moltiplicazione dei pani e dei pesci visto che la stessa Agenzia Ansa delle 12.32 riportava la notizia che secondo i dati diffusi dallo stesso PD avevano votato circa 7.000 elettori. In realtà non c’è stato alcun serio controllo, nè verifiche di liste elettorali e comunque 20.000 votanti nel mondo sono una miseria, se si pensa che alle politiche 2006 solo l’Unione aveva ottenuto circa 300.000 voti.
Parliamoci chiaro come hanno fatto per le elezioni politiche nel voto all’estero anche questa volta la sinistra truffa sui voti e sarebbe ora di essere un po’ più seri e soprattutto più corretti almeno con i propri elettori.
Le ammissioni degli addetti ai lavori
Il Coordinatore del Comitato di Bruxelles per il Partito Democratico, Michele Germano, rivolgendosi direttamente agli elettori che si erano registrati per il voto on line ha affermato: “riconosco con rammarico i limiti di quella che poteva essere un’ottima opportunità. Siete stati in molti ad avermi trasmesso la delusione nel non riuscire a votare via web: purtroppo, la stessa novità rappresentata dal voto elettronico è stata la causa dei suoi problemi. Un vero peccato!Per disguidi tecnici alternatisi tutto il giorno, il sistema informatico di filtraggio programmato per ridurre i rischi di un simile voto ha compromesso l’intero impianto, permettendo solamente a una parte di coloro che si erano registrati (circa un migliaio su oltre 2000) di esprimersi”.
Il Sen. Franco Danieli è soddisfatto
Dagli Stati Uniti giunge la soddisfazione del Vice-Ministro agli Affari Esteri con delega per gli italiani nel mondo, Sen. Franco Danieli, per la partecipazione registrata per il voto alle primarie sia in Italia che all’estero. Le sue dichiarazioni sono state: “Di nuovo gli italiani all'estero hanno confermato la loro voglia di partecipazione. Una macchina organizzativa importante ha supportato nei quattro continenti il desiderio di scegliere il segretario e contribuire così a mettere il primo mattone nella costruzione di un partito indispensabile in Italia e altrettanto indispensabile per rispondere alle aspettative e alle domande dei tanti connazionali all'estero”.
Alla fine sono stati appena 938 i volenterosi che hanno deciso di votare. Si può affermare che hanno votato solo gli addetti ai lavori ed i loro più stretti collaboratori. L’esito dello spoglio delle schede è stato un vero plebiscito per Walter Veltroni che ha raccolto 912 voti, mentre Letta ne ha avuti 17 e Bindi 8. C’era forse qualcuno che dubitava che le cose non fossero andate per come sono andate? I seggi con maggiore affluenza (come previsto) sono stati quelli istituiti presso i Patronati.
Marco Zacchera
Le primarie del PD, flop all’estero
Gli italiani nel mondo non erano proprio interessati
I dati delle primarie in Europa ed all’estero sottolineano ancora una volta la fallimentare politica della sinistra italiana e dello stesso Governo Prodi verso i nostri connazionali all’estero.
Gli italiani all’estero lanciano un chiaro messaggio al Governo Prodi. Nonostante gli appelli di Veltroni, la mobilitazione dell’informazione Rai, lo straordinario impegno degli eletti all’estero, dei Patronati, degli Istituti di Cultura e delle Università che hanno messo a disposizione le proprie sedi istituzionali trasformandoli in seggi elettorali.Un magro bottino quello dell’Europa con circa 7.000 voti se si pensa che alle politiche 2006 solo l’Unione aveva ottenuto ben 164. 732 voti. Ancora più deludente il risultato per la ripartizione Africa, Asia, Oceania dove avrebbero votato circa 1.200 elettori contro i 114.000 elettori dell’Unione alle politiche 2006.
Inoltre sembra proprio che sul voto delle primarie all’estero nel PD si giochi all’imbroglio: i quasi 20.00 voti in tutto il mondo spacciati per veri sembrano la moltiplicazione dei pani e dei pesci visto che la stessa Agenzia Ansa delle 12.32 riportava la notizia che secondo i dati diffusi dallo stesso PD avevano votato circa 7.000 elettori. In realtà non c’è stato alcun serio controllo, nè verifiche di liste elettorali e comunque 20.000 votanti nel mondo sono una miseria, se si pensa che alle politiche 2006 solo l’Unione aveva ottenuto circa 300.000 voti.
Parliamoci chiaro come hanno fatto per le elezioni politiche nel voto all’estero anche questa volta la sinistra truffa sui voti e sarebbe ora di essere un po’ più seri e soprattutto più corretti almeno con i propri elettori.
Le ammissioni degli addetti ai lavori
Il Coordinatore del Comitato di Bruxelles per il Partito Democratico, Michele Germano, rivolgendosi direttamente agli elettori che si erano registrati per il voto on line ha affermato: “riconosco con rammarico i limiti di quella che poteva essere un’ottima opportunità. Siete stati in molti ad avermi trasmesso la delusione nel non riuscire a votare via web: purtroppo, la stessa novità rappresentata dal voto elettronico è stata la causa dei suoi problemi. Un vero peccato!Per disguidi tecnici alternatisi tutto il giorno, il sistema informatico di filtraggio programmato per ridurre i rischi di un simile voto ha compromesso l’intero impianto, permettendo solamente a una parte di coloro che si erano registrati (circa un migliaio su oltre 2000) di esprimersi”.
Il Sen. Franco Danieli è soddisfatto
Dagli Stati Uniti giunge la soddisfazione del Vice-Ministro agli Affari Esteri con delega per gli italiani nel mondo, Sen. Franco Danieli, per la partecipazione registrata per il voto alle primarie sia in Italia che all’estero. Le sue dichiarazioni sono state: “Di nuovo gli italiani all'estero hanno confermato la loro voglia di partecipazione. Una macchina organizzativa importante ha supportato nei quattro continenti il desiderio di scegliere il segretario e contribuire così a mettere il primo mattone nella costruzione di un partito indispensabile in Italia e altrettanto indispensabile per rispondere alle aspettative e alle domande dei tanti connazionali all'estero”.
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