Il neo-segretario: «La politica non è un lenzuolo».
«Se il Pd rifluisce sulle posizioni della sinistra socialista o se punta alla Grande coalizione, il Pd si suicida. E, nel breve periodo, una coalizione che metta insieme l'Udc e la sinistra radicale è semplicemente impensabile. Ci vuole un'alleanza riformista, che abbia però al centro un partito grande, un partito di centrosinistra». È questo il messaggio che Walter Veltroni manda indirettamente Pier Luigi Bersani, rispondendo a Bruno Vespa (per il libro Donne di cuori) sui timori di chi vede il partito portato da al neo-segretario dei democratici su una linea diversa da quella tracciata al Lingotto nel '97. «Il Pd - ha aggiunto Veltroni - non può che essere un partito di centrosinistra a vocazione maggioritaria. Altrimenti non è il Pd». Vocazione maggioritaria che, sostiene l'ex leader, non è «autosufficienza: la vocazione maggioritaria è la condizione per un'alleanza riformista. Altrimenti al Pd è riservata soltanto la sorte di essere minoranza non determinante».
«Il mio è un messaggio rivolto a sinistra e al centro ma la politica non è un lenzuolo che si tira di qua e di là, se c'è un baricentro poi le convergenze arrivano» fa sapere da parte sua Bersani, rispondendo ai cronisti che gli chiedevano sulle future alleanze dei democratici. Bersani ha poi ribadito, riferendosi alle parole di Rutelli, che l'obiettivo è quello di «stare tutti insieme» e, per quanto riguarda Rifondazione comunista, ha sottolineato: «Né noi né Rifondazione abbiamo interesse a un alleanza di governo anche se si può discutere per accordi per le regionali».
Il nuovo leader dei democratici ha incontrato in mattinata il numero uno dell'Idv, Antonio Di Pietro. Dopo un'ora di incontro, l'opposizione ritrova un tavolo comune. «Convergenze sì, ma parallele», insomma. «Con sapori diversi», sintetizza efficacemente Bersani al termine dell'incontro. «Siamo uniti nell'obiettivo di costruire l'alternativa al governo - spiega il nuovo segretario dei Democratici - ma ciascuno con la propria autonomia, con le sue specificità». L'intesa è più stretta sui temi economico e sociali: «Il governo venga in Parlamento e dica cosa vuole fare, perché la situazione è grave e preoccupante. Noi ci siamo, ora è il momento di affrontare l'urgenza-Paese», sottolinea ancora Bersani. Facendo anche sapere che il Pd non parteciperà alla manifestazione del "No Cav Day": «Non aderiamo alla manifestazione, ma abbiamo grande rispetto per l'iniziativa», ha detto il segretario dei Democratici. In mattinata Bersani non si è dedicato solo a Di Pietro. Il neo-segretario ha anche incontrato nella sede del Pd l'ex leader Dario Franceschini. Al centro del faccia a faccia la gestione del partito dopo l'esito delle primarie.
Intanto il manifesto promosso dal presidente della provincia di Trento, Lorenzo Dellai, è stato firmato da undici personalità: Francesco Rutelli, Massimo Cacciari, Dellai, il deputato Pd Linda Lanzillotta, Andrea Mondello (presidente della Camera di commercio di Roma), Bruno Tabacci, Giuliano da Empoli (assessore alla Cultura del Comune di Firenze), Vilma Mazzocco (presidente di Federsolidarietà), Roberto Mazzotta (banchiere e presidente dell'istituto Sturzo), Elvio Ubaldi (presidente del Consiglio comunale di Parma), Giuseppe Vita (presidente del gruppo editoriale Springler). Per il momento non si parla di un partito, ma di «un'associazione tra cittadini». « La destra non riesce a realizzare le decisioni e le riforme necessarie», si dice nel documento. «L'opposizione imperniata sul Pd non ha un'originale cultura politica e non propone un'alternativa credibile. La risposta non può venire dal populismo di destra, né da una sinistra socialdemocratica, un'esperienza ormai esaurita». «Siamo un'associazione - spiega Tabacci - che dovrebbe essere apprezzata dal Pd e da Casini perché anche noi lavoriamo per un'alternativa credibile».
Cambiamento e Buongoverno
Ma la politica non ce la fa. La politica non è tutto: una società aperta, un’economia dinamica, istituzioni sane possono vivere anche quando la politica è in crisi. In Italia siamo nel mezzo di una Guerra dei Quindici Anni che si ostina a non finire; che, anzi, continua a radicalizzarsi e sta sfibrando le istituzioni, l’economia, il tessuto sociale. Senza la capacità della politica di guidare, mediare, unire, non saranno sufficienti l’impegno, gli sforzi, i sacrifici degli italiani che intraprendono, difendono la dignità del loro lavoro, tengono duro.
Occorre dire una verità: le due attuali parti contrapposte non ce la fanno. La destra ha un capo indiscusso (con un potere mediatico, economico e finanziario senza precedenti), una larga maggioranza in Parlamento, significativi consensi popolari; eppure, non riesce a realizzare le decisioni e le riforme necessarie. L’opposizione imperniata sul PD non ha un’originale cultura politica e non propone un’alternativa credibile. La risposta per il Paese non può venire dal populismo di destra, che è uno dei maggiori pericoli per le nostre società, in special modo nelle sue componenti xenofobe; né da una sinistra socialdemocratica, un’esperienza che ha un valore storico, ormai esaurito.
Occorre tirare le conseguenze da questa verità, se vogliamo realizzare una moderna democrazia dell’alternanza. Impegnarsi per non accrescere l’asprezza del conflitto: la maggioranza degli italiani non condivide che esso degeneri in disprezzo, confusione e inconcludenza. Ma non basta.
Occorre costruire una nuova offerta politica: c’è un largo spazio di opinione insoddisfatta e di potenziali consensi per chi sappia rappresentare in modo credibile l’interesse generale e organizzare le nuove opportunità del futuro. A questa larga parte dell’Italia va proposto un serio progetto politico democratico, liberale, popolare, di cambiamento e buongoverno.
Nessun commento:
Posta un commento