lunedì 26 ottobre 2009
L'ordinanza di custodia dei carabinieri arrestati
In un documento di otto pagine il giudice dell’indagine preliminare Sante Spinaci ha ricostruito i momenti salienti della vicenda processuale che riguarda il tentativo di ricatto subito da Piero Marrazzo. Il provvedimento del giudice ricorda anzitutto che il governatore della Regione Lazio "esaminato dal pubblico ministero il 21 ottobre del 2009, ha precisato che tra l’1 e il 4 luglio 2009 Marrazzo si recava in un appartamento per avere un incontro sessuale a pagamento con una certa Natalie. Qui dopo essersi parzialmente spogliato deponeva 3mila euro - parte della somma concordata pari a 5mila euro - su un tavolinetto conservando la rimanente parte e i suoi documenti all’interno del portafogli".
L'ingresso dei carabinieri
"Mentre si accingevano a consumare il rapporto sessuale concordato, si presentavano alla porta d’ingresso due uomini qualificandosi come carabinieri qualificati poi come Luciano Simeoni e Carlo Tagliente ed entrando nell’appartamento assumevano un atteggiamento estremamente arrogante, tanto da incutere soggezione e paura, si facevano consegnare da Marrazzo - che avevano riconosciuto come presidente della Regione - il portafogli con i documenti tenendo in un locale separato Natalie e si recavano in un’altra stanza". "Al loro ritorno uno dei due gli chiedeva di consegnare loro molti soldi e di andarli a prendere, facendogli capire che altrimenti vi sarebbero state rappresaglie o comunque conseguenze negative, accettando poi che Marrazzo consegnasse loro tre assegni dell’importo uno di 10 mila euro e due di 5 mila euro ciascuno. I due prima di andare via lasciavano un numero di cellulare al quale Marrazzo doveva chiamarli per la consegna di altro denaro, facendosi dare da Marrazzo un numero telefonico per ricontattarlo".
I soldi mancanti
Nell’ordinanza si sottolinea poi che "esaminando il portafogli Marrazzo si accorgeva che dallo stesso mancava la somma di duemila euro e che non era presente quella di tremila euro appoggiata sul tavolino, circostanza della quale Natalie si mostrava contrariata". "Qualche giorno dopo - si legge nel documento - al numero telefonico della Regione che Marrazzo aveva lasciato ai due giungeva una telefonata ricevuta dalla segretaria che gli riferiva che l’interlocutore che voleva parlargli si era qualificato come un carabiniere. Marrazzo aveva dato incarico al suo segretario di presentare per suo conto una denuncia di smarrimento degli assegni e da allora none ra più stato contattato".
Il colloquio con il Pm
Durante il colloquio con il pubblico ministero "Marrazzo visionava il video specificando di aver notato la polvere bianca non nel momento in cui era entrato nell’appartamento, ma solo durante la permanenza dei due carabinieri nello stesso, ricollegando la presenza della polvere all’attività degli stessi carabinieri che avevano ripreso il suo documento accanto alla polvere che non c’era più quando era uscito dall’appartamento e al fatto che i due avevano altresì ripreso (sempre con il cellulare, ndr) l’autovettura con la quale era giunto sul posto: infine riconosceva sia pure con assoluta certezza nella foto del Simeone e del Tagliente i due uomini in questione".
La posizione di Tagliente, Simeone e Testini
Nell’ordinanza del giudice Spinaci ci si sofferma poi sulla posizione di Tagliente, Simeone e del maresciallo Nicola Testini, il terzo dei quattro carabinieri finiti in carcere: "Nel corso di spontanee dichiarazioni - si legge nella motivazione - Tagliente, Simeone e Testini hanno affermato concordemente di avere ricevuto verso la fine del luglio del 2009 da un loro confidente e gravitante nel mondo dei transessuali, tale Gian Guarino Cafasso (deceduto nel settembre 2009) un filmato su cd nel quale era ripreso il presidente Marrazzo in compagnia di un transessuale in atteggiamenti ambigui e nel quale veniva ripresa anche della polvere bianca". "Il Cafasso aveva chiesto loro di aiutarlo a venderlo e dopo la morte del Cafasso avevano continuato con trattative condotte con l’aiuto del quarto carabiniere Antonio Tamburrino anche attraverso il suo amico fotoreporter Max Scarfone con i rappresentanti di una agenzia di Milano, con i quali era infine stato raggiunto l’accordo per 50 mila euro. Pochi giorni prima della perquisizione (il 20 ottobre scorso, ndr) si erano accorti di probabile indagine nei loro confronti di colleghi appartenenti al Ros e avevano perciò deciso di distruggere i cd contenenti il filmato".
Scoperto a letto nudo
Sempre a proposito delle dichiarazioni dei carabinieri, nel documento del dottor Spinaci, si legge: "Tagliente in particolare dichiarava che circa 15 giorni prima della consegna del video (probabilmente la mattina del 3 luglio 2009) lui e Simeone erano stati contattati dal Cafasso che gli aveva riferito che in un appartamento di via Gradoli era in corso un festino con dei transessuali. Avevano bussato, aveva aperto e si erano qualificati come carabinieri. Era presente un uomo in parte svestito che avevano riconosciuto come il presidente Marrazzo, il quale li aveva pregati di non far nulla per comprometterlo in considerazione della sua posizione e che li avrebbe ricompensati. Aveva quindi fornito a Marrazzo la sua utenza di cellulare e poi si erano allontanati pur non avendo riscontrato reati".
Dichiarazioni modificate
Tagliente, Simeone, Testini nel corso dell’interrogatorio di garanzia secondo quanto è scritto nel documento, hanno modificato parzialmente le precedenti dichiarazioni. In particolare Tagliente e Simeone hanno dichiarato che "effettivamente il video in loro possesso si riferiva all’episodio del loro accesso nell’appartamento di via Gradoli. In occasione di questo accesso era presente anche il Cafasso che a loro insaputa aveva filmato le immagini dell’intervento, che avevano gettato nel water la droga prima di uscire e che avevano informato nella stessa giornata Testini (era in ferie a Bari) della vicenda. Testini ha confermato di essere stato telefonicamente informato del sopralluogo e di avere insieme con i colleghi ricevuto il video dal Cafasso".
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