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“GOLPE” IN PIEMONTE ?Sarà dunque il TAR del Piemonte a decidere chi ha vinto le elezioni regionali? E’ prematuro dirlo e bisogna avere rispetto per la Magistratura, ma quello che si delinea è del tutto assurdo. Conosco bene le leggi elettorali e mi sembra che – se i commenti di stampa saranno suffragati dai fatti – si stia montando un “caso” molto discutibile.
Chiarisco subito che io non difendo nessuno e se il sig. Giovine della lista “Pensionati per Cota” ha fatto pasticci e firme false per alcuni candidati (che peraltro al massimo hanno avuto una decina di preferenze in tutta la regione) va processato e condannato, ma questa sua responsabilità personale non capisco come possa essere ribaltata sugli elettori. Se quella lista non fosse stata presentata chi l’ha votata avrebbe forse votato per la Bresso? Non credo proprio, visto che “Cota” era scritto in giallo nel simbolo dei Pensionati alto così... E’ illogico pensarlo, non ha senso, credo che quasi tutti avrebbero “comunque” votato per un’altra lista di centro-destra!
E allora come si può sostenere che la volontà di quegli elettori non sia stata di appoggiare COMUNQUE Cota alla presidenza? Potrà essere cacciata forse la lista dal panorama del consiglio regionale, ma i voti collegati come voti dati a Cota presidente valgono, eccome!
Ma ancora più grave sono i giudizi che si preannunciano su altre liste. I “verdi verdi” si presentavano in Piemonte con il proprio simbolo (l’orsetto) come da decenni e non si capiva perché solo questa volta il simbolo non fosse andato bene - ed infatti il TAR li ha accettati - ma il caso Scandereberg è ancora più chiaro: l’ex leader dell’UDC (era capogruppo in regione del partito di Casini) era uscito tempo fa dal proprio partito per fare un suo movimento autonomo proprio per contestare l’anomala scelta dell’UDC in Piemonte di schierarsi con la sinistra.
l suo caso è stato sui giornali e in TV per due mesi, tutti ne hanno parlato: ma come si fa a dire che chi l’aveva votato non avesse esplicitamente, dichiaratamente, convintamene votato proprio per Cota ? Che il TAR adesso sostenga che solo la “doppia croce” una sul simbolo E un’altra sul nome del presidente Cota) può confermare la esplicita volontà di una scelta è assurdo e grave. Si poteva votare con la “doppia croce” oppure SOLO sul simbolo di una lista (come personalmente ho fatto anch’io e - come me - milioni di persone) sapendo che automaticamente il voto andava ANCHE al candidato presidente. Quindi votare solo il simbolo era una espressione di voto legittimo, giusto, regolare: come si fa adesso, DOPO le elezioni, a dire che quei voti non valgono più, recuperando eventualmente solo quelli che esplicitamente avessero indicato anche Cota? Stesso discorso per un’altra listerella, peraltro ininfluente sul conto finale.
Ma i giudici del TAR si rendono conto che agendo così cancellerebbero la volontà di milioni di persone sulla base di ricorsi presentati DOPO le elezioni (perché la sinistra non ha contestato prima le liste, se riteneva fossero da invalidare?) cancellando così la volontà di un intero corpo elettorale? E se quello fu la libera espressione del voto popolare, è giusto ripetere le elezioni tra qualche mese, magari addirittura con altri candidati? Ecco perché questa è davvero una brutta storia dove c’è il rischio impalpabile che ogni presa di posizione della Corte sia poi letta anche in chiave politica. Speriamo che al termine dei nuovi rinvii ed accertamenti il TAR decida in termini più equi rispetto alla effettiva volontà espressa dai cittadini.
PDL: REGOLE E TRASPARENZA
Difficile non sentirsi in difficoltà nell’affrontare con la consueta schiettezza e rispetto verso i lettori l’indubbia crisi che scuote il PDL. Credo vengano al pettine due aspetti che vanno affrontati e che non si possono più rinviare: la struttura del partito e la trasparenza.
Un partito può essere “leggero” e fatto più o meno solo di comitati elettorali in occasione delle elezioni (è sostanzialmente il caso americano) o avere una sua gerarchia, delle regole di democrazia interna, delle persone elette ad ogni suo livello, così come per decenni è stato per i partiti “storici” italiani, ma per il PDL è ora di deciderlo o rischia la frammentazione in gruppi e gruppuscoli, “fondazioni” e correnti.
Il PDL non può essere solo un giocattolo nelle mani di Berlusconi che faccia e decida quello che vuole, ma servono regole certe o il giocattolo prima o poi si rompe, qualsiasi sia la buona volontà e il valore del fondatore. Berlusconi non può vedere, conoscere e sapere tutto, occuparsi di governo, riforme, rapporti internazionali e anche di un grande partito composto da persone, sensibilità, provenienze diverse. Servono quindi delle regole, uno statuto vero ed osservato, dei dirigenti eletti (e non sempre nominati) ad ogni livello per permettere il dibattito, la crescita, la nascita di strutture correttamente rappresentative.
Un partito dove ogni iscritto possa legittimamente dire la sua rispettando quella degli altri ed adeguandosi poi al volere della maggioranza. Un partito dove i candidati possano godere di opportunità e non siano nominati dall’altro con il rischio che più del valore personale contino sempre la vicinanza e la sintonia con chi comanda ad ogni livello.
Non si cresce senza regole e - anche se il partito fosse “leggero” - bisogna permettere che la scelta dei candidati avvenga con metodi trasparenti e corretti o – alla lunga – il partito si frantuma.
Secondo aspetto importante quello della trasparenza e debbo ribadire quello che già altre volte ho sostenuto: bisogna avere il coraggio di imporre un approccio corretto a chi fa politica. Il PDL non deve essere un partito dove arriva gente a volte solo spinta dalla voglia di fare affari perché si sta vicini al (presunto) potere. Occorrono anche qui regole chiare e verifiche serie, un “filtro” effettivo nelle iscrizioni, per le candidature e nelle nomine soprattutto là dove è storicamente più facile la contiguità tra gestione del potere e politica, in aree grigie dove poi prospera il torbido. E chi non si comporta bene va espulso per indegnità, non si può sempre assolvere tutti, non si è credibili.
Siamo d’accordo sulla necessità di regolare le intercettazioni e impedirne alcuni tipi di diffusione, ma non si può e non si deve nascondere il fatto che tra di noi c’è evidentemente chi non si comporta bene. Se alcune volte c’è il rischio concreto di un intervento volutamente “politico” di certi Magistrati, occorre però una attenta azione preventiva e immediata di bonifica su intrallazzatori vari che tra di noi non devono starci o il singolo pesce marcio fa puzzare tutti e su questo aspetto bisogna essere sereni, concreti, intransigenti. Non dimentichiamoci che queste cose e questi episodi fanno soprattutto cadere la tensione ideale della gente, la loro voglia di far politica, la credibilità di tutti. Da Berlusconi in giù, insomma, dobbiamo con umiltà darci su queste questioni una chiara ed inequivocabile linea di comportamento.
UN SALUTO E BUONA SETTIMANA A TUTTI ! MARCO ZACCHERA
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