Ultimissime AISE Agenzia Internazionale Stampa Estero

IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

giovedì 31 dicembre 2009

Messaggio del Presidente della Repubblica

Palazzo del Quirinale, 31-12-2009
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Buona sera a voi che siete in ascolto.
Nel rivolgervi, mentre sta per concludersi il 2009, il più cordiale e affettuoso augurio, vorrei provarmi a condividere con voi qualche riflessione sul difficile periodo che abbiamo vissuto e su quel che ci attende. Un anno fa, molto forte era la nostra preoccupazione per la crisi finanziaria ed economica da cui tutto il mondo era stato investito. La questione non riguardava solo l'Italia, ma avevamo motivi particolari di inquietudine per il nostro paese.
Oggi, a un anno di distanza, possiamo dire che un grande sforzo è stato compiuto e che risultati importanti sono stati raggiunti al livello mondiale: non era mai accaduto nel passato, in situazioni simili, che i rappresentanti degli Stati più importanti, di tutti i continenti, si incontrassero così di frequente, discutessero e lavorassero insieme per cercare delle vie d'uscita nel comune interesse, e per concordare le decisioni necessarie. Proprio questo è invece accaduto nel corso dell'ultimo anno. L'Italia - sempre restando ancorata all'Europa - ha dato il suo apprezzato contributo, con il grande incontro del luglio scorso a L'Aquila, e ha per suo conto compiuto un serio sforzo.
Dico questo, vedete, guardando a quel che si è mosso nel profondo del nostro paese. Perché, lo so bene, abbiamo vissuto mesi molto agitati sul piano politico, ma ciò non deve impedirci di vedere come si sia operato in concreto da parte di tutte le istituzioni, realizzandosi, nonostante i forti contrasti, anche momenti di impegno comune e di positiva convergenza. Nello stesso tempo, nel tessuto più ampio e profondo della società si è reagito alla crisi con intelligenza, duttilità, senso di responsabilità, da parte delle imprese, delle famiglie, del mondo del lavoro.
Perciò guardiamo con fiducia, con più fiducia del 31 dicembre scorso, al nuovo anno.
Non posso tuttavia fare a meno di parlare del prezzo che da noi, in Italia, si è pagato alla crisi e di quello che ancora si rischia di pagare, specialmente in termini sociali e umani.C'è stata una pesante caduta della produzione e dei consumi ; ce ne stiamo sollevando; si è confermata la vocazione e intraprendenza industriale dell'Italia; ma ci sono state aziende, soprattutto piccole e medie imprese, che hanno subito colpi non lievi; e a rischio, nel 2010, è soprattutto l'occupazione. Si è fatto non poco per salvaguardare il capitale umano, per mantenere al lavoro forze preziose anche nelle aziende in difficoltà, e si è allargata la rete delle misure di protezione e di sostegno; ma hanno pagato, in centinaia di migliaia, i lavoratori a tempo determinato i cui contratti non sono stati rinnovati e le cui tutele sono rimaste deboli o inesistenti; e indubbia è oggi la tendenza a un aumento della disoccupazione, soprattutto di quella giovanile.
Vengono così in primo piano antiche contraddizioni, caratteristiche dell'economia e della società italiana. Dissi da questi schermi un anno fa: affrontiamo la crisi come grande prova e occasione per aprire al Paese nuove prospettive di sviluppo, facendo i conti con le insufficienze e i problemi che ci portiamo dietro da troppo tempo - dalla crisi deve e può uscire un'Italia più giusta. Ebbene, questo è il discorso che resta ancora interamente aperto, questo è l'impegno di fondo che dobbiamo assumere insieme noi italiani.
Ma come riuscirvi? Guardando con coraggio alla realtà nei suoi aspetti più critici, ponendo mano a quelle riforme e a quelle scelte che non possono più essere rinviate, e facendoci guidare da grandi valori: solidarietà umana, coesione sociale, unità nazionale.
Parto dalla realtà delle famiglie che hanno avuto maggiori problemi: le coppie con più figli minori, le famiglie con anziani, le famiglie in cui solo una persona è occupata ed è un operaio. Le indagini condotte anche in Parlamento ci dicono che nel confronto internazionale elevato è in Italia il livello della disuguaglianza e della povertà. Le retribuzioni dei lavoratori dipendenti hanno continuato ad essere penalizzate da un'alta pressione fiscale e contributiva; più basso è il reddito delle famiglie in cui ci sono occupati in impieghi "atipici", comunque temporanei.
Le condizioni più critiche si riscontrano nel Mezzogiorno e tra i giovani. Sono queste le questioni che richiedono di essere poste al centro dell'attenzione politica e sociale, e quindi dell'azione pubblica. L'economia italiana deve crescere di più e meglio che negli ultimi quindici anni: ecco il nostro obbiettivo fondamentale. E perché cresca in modo più sostenuto l'Italia, deve crescere il Mezzogiorno, molto più fortemente il Mezzogiorno. Solo così, crescendo tutta insieme l'Italia, si può dare una risposta ai giovani che s'interrogano sul loro futuro.
C'è una cosa che non ci possiamo permettere: correre il rischio che i giovani si scoraggino, non vedano la possibilità di realizzarsi, di avere un'occupazione e una vita degna nel loro, nel nostro paese. Ci sono nelle nuove generazioni riserve magnifiche di energia, di talento, di volontà : ci credo non retoricamente, ma perché ho visto di persona come si manifestino in concreto quando se ne creino le condizioni.
Ho visto la motivazione, ho visto la passione di giovani, tra i quali molte donne, che quest'anno mi è accaduto di incontrare nei laboratori di ricerca; la motivazione e l'orgoglio dei giovani specializzati che sono il punto di forza di aziende di alta tecnologia ; la passione e l'impegno che si esprimono nelle giovani orchestre concepite e guidate da generosi maestri. E penso alla motivazione e alla qualità dei giovani che si preparano alle selezioni più difficili per entrare in carriere pubbliche come la magistratura. Certo, sono queste le energie giovanili che hanno potuto prendere le strade migliori ; e tante sono purtroppo quelle che ancora si dibattono in una ricerca vana. Ma ho fiducia nell'insieme delle nuove generazioni che stanno crescendo ; a tutti i giovani la società e i poteri pubblici debbono dare delle occasioni, e in primo luogo debbono garantire l'opportunità decisiva di formarsi grazie a un sistema di istruzione più moderno ed efficiente, capace di far emergere i talenti e di premiare il merito.
Più crescita, più sviluppo nel Mezzogiorno, più futuro per i giovani, più equità sociale. Sappiamo che a tal fine ci sono riforme e scelte da non rinviare : proprio negli scorsi giorni il governo ne ha annunciato due su temi molto impegnativi, la riforma degli ammortizzatori sociali e la riforma fiscale. La prima è chiamata in particolare a dare finalmente risposte di sicurezza e tutela a coloro che lavorano in condizioni di estrema flessibilità e precarietà. La riforma annunciata per il fisco, è poi assolutamente cruciale; in quel campo, è vero, non si può più procedere con "rattoppi", vanno presentate e dibattute un'analisi e una proposta d'insieme. E in quel dibattito si misurerà anche una rinnovata presa di coscienza del problema durissimo del debito dello Stato. Intanto, il Parlamento si è impegnato a riordinare la finanza pubblica con la legge sul federalismo fiscale e a regolarla con un nuovo sistema di leggi e procedure di bilancio. Due riforme già votate, su cui il Parlamento è stato largamente unito.
E vengo alle riforme istituzionali, e alla riforma della giustizia, delle quali tanto si parla. Ho detto più volte quale sia il mio pensiero; sulla base di valutazioni ispirate solo all'interesse generale, ho sostenuto che anche queste riforme non possono essere ancora tenute in sospeso, perché da esse dipende un più efficace funzionamento dello Stato al servizio dei cittadini e dello sviluppo del paese. Esse dunque non sono seconde alle riforme economiche e sociali e non possono essere bloccate da un clima di sospetto tra le forze politiche, e da opposte pregiudiziali. La Costituzione può essere rivista - come d'altronde si propone da diverse sponde politiche - nella sua Seconda Parte. Può essere modificata, secondo le procedure che essa stessa prevede. L'essenziale è che - in un rinnovato ancoraggio a quei principi che sono la base del nostro stare insieme come nazione - siano sempre garantiti equilibri fondamentali tra governo e Parlamento, tra potere esecutivo, potere legislativo e istituzioni di garanzia, e che ci siano regole in cui debbano riconoscersi gli schieramenti sia di governo sia di opposizione.
Ho consigliato misura, realismo e ricerca dell'intesa, per giungere a una condivisione quanto più larga possibile, come ha di recente e concordemente suggerito anche il Senato. Voglio esprimere fiducia che in questo senso si andrà avanti, che non ci si bloccherà in sterili recriminazioni e contrapposizioni.
Il nuovo slancio di cui ha bisogno l'Italia, per andare oltre la crisi, verso un futuro più sicuro, richiede riforme, richiede convinzione e partecipazione diffuse in tutte le sfere sociali, richiede recupero di valori condivisi. Valori di solidarietà: e il paese, in effetti, se ne è mostrato ricco in quest'anno segnato da eventi tragici e dolorosi, da ultimo sconvolgenti alluvioni. Se ne è mostrato ricco stringendosi con animo fraterno alle popolazioni dell'Aquila e dell'Abruzzo colpite dal terremoto, o raccogliendosi commosso attorno alle famiglie dei caduti in Afganistan, e come sempre impegnandosi generosamente in molte buone cause, quelle del volontariato, della fattiva e affettuosa vicinanza ai portatori di handicap, ai più poveri, agli anziani soli, e del sostegno alla lotta contro le malattie più insidiose di cui soffrono anche tanti bambini.
E' necessario essere vicini a tutte le realtà in cui si soffre anche perché ci si sente privati di diritti elementari : penso ai detenuti in carceri terribilmente sovraffollate, nelle quali non si vive decentemente, si è esposti ad abusi e rischi, e di certo non ci si rieduca.
Solidarietà significa anche comprensione e accoglienza verso gli stranieri che vengono in Italia, nei modi e nei limiti stabiliti, per svolgere un onesto lavoro o per trovare rifugio da guerre e da persecuzioni: le politiche volte ad affermare la legalità, e a garantire la sicurezza, pur nella loro severità, non possono far abbassare la guardia contro razzismo e xenofobia, non possono essere fraintese e prese a pretesto da chi nega ogni spirito di accoglienza con odiose preclusioni. Anche su questo versante va tutelata la coesione, e la qualità civile, della società italiana.
Qualità civile, qualità della vita: aspetti, questi, da considerare essenziali per valutare la condizione di una società, il benessere e il progresso umano. Contano sempre di più fattori non solo di ordine materiale ma di ordine morale, che danno senso alla vita delle persone e della collettività e ne costituiscono il tessuto connettivo.
E' necessario che si riscoprano e si riaffermino valori troppo largamente ignorati e negati negli ultimi tempi. Più rispetto dei propri doveri verso la comunità, più sobrietà negli stili di vita, più attenzione e fraternità nei rapporti con gli altri, rifiuto intransigente della violenza e di ogni altra suggestione fatale che si insinua tra i giovani.
Considero importante il fatto che nel richiamo alla solidarietà e ai valori morali incontriamo la voce e l'impegno di religiosi e di laici, della Chiesa e del mondo cattolico. Così come nel discorso su una nuova concezione dello sviluppo - che tenga conto delle lezioni della crisi recente e dell'allarme per il clima e per l'ambiente - ritroviamo l'ispirazione e il pensiero del Pontefice. Vedo egualmente sentita da quel mondo l'esigenza dell'unità della nazione italiana.
In realtà, non è vero che il nostro paese sia diviso su tutto : esso è più unito di quanto appaia se si guarda solo alle tensioni della politica. Tensioni che è mio dovere sforzarmi di attenuare. E' uno sforzo che mi auguro possa dare dei frutti, come è sembrato dinanzi a un episodio grave, quello dell'aggressione al Presidente del Consiglio: si dovrebbero ormai, da parte di tutti, contenere anche nel linguaggio pericolose esasperazioni polemiche, si dovrebbe contribuire a un ritorno di lucidità e di misura nel confronto politico.
Io posso assicurarvi che sono deciso a perseverare nel mio impegno per una maggiore unità della nazione: un impegno che richiede ancora tempo e pazienza, ma da cui non desisterò.
Anche perché nulla è per me come Presidente di tutti gli italiani più confortante che contribuire alla serenità di tutti voi. Mi hanno toccato le parole del comandante di un contingente dei nostri cari militari impegnati in missioni all'estero. Mi ha detto - dieci giorni fa in videoconferenza per gli auguri di Natale - che lui e i suoi "ragazzi" traggono serenità dai miei messaggi quando gli giungono attraverso la televisione.
Sì, hanno bisogno di maggiore serenità tutti i cittadini in tempi difficili come quelli attuali, lavoratori, disoccupati, giovani alle prese con problemi assillanti, quanti sono all'opera per rilanciare la nostra economia, e quanti servono con scrupolo lo Stato, in particolare le forze armate chiamate a tutelare la pace e la stabilità internazionale, o le forze dell'ordine che combattono con crescente successo le organizzazioni criminali.
E a questo bisogno debbono corrispondere tutti coloro che hanno responsabilità elevate nella politica e nella società.
Serenità e speranza sento di potervi trasmettere oggi. Speranza guardando all'Italia che ha mostrato di volere e saper reagire alle difficoltà. Speranza guardando al mondo, per quanto turbato e sconvolto da conflitti e minacce, tra le quali si rinnova, sempre inquietante, quella del terrorismo. Speranza perché nuove luci per il nostro comune futuro sono venute dall'America e dal suo giovane Presidente, sono venute da tutti i paesi che si sono impegnati in un grande processo di cooperazione e riconciliazione, sono venute dalla nostra Europa, che ha scelto di rafforzare, con nuove istituzioni, la sua unità e rilanciare il suo ruolo, offrendo l'esempio della nostra pace nella libertà.
Questo è il mio messaggio e il mio augurio per il 2010, a voi italiane e italiani di ogni generazione e provenienza che salutate il nuovo anno con coloro che vi sono cari o lo salutate lontano dall'Italia ma con l'Italia nel cuore.
Ancora buon anno a tutti".

Alla guida ubriaco, chiama legale anche lui ebbro

L'episodio nel Veronese, i due sono stati denunciati
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Ubriaco alla guida della propria auto è stato fermato dai Carabinieri e, per farsi assistere legalmente, ha chiamato un proprio amico Avvocato che, controllato dai militari, è risultato essere pure lui in stato d'ebbrezza. Il fatto è avvenuto a Peschiera del Garda (Verona).
I Carabinieri hanno controllato un uomo di Nuoro che è risultato avere una presenza di alcool nel sangue superiore di quattro volte ai limiti di legge. Scattato il ritiro della patente, l'affidamento del veicolo ad altra persona e la nomina di un legale di fiducia, l'uomo ha chiesto aiuto ad un suo amico Avvocato. Questi, giunto immediatamente sul posto, ha fatto insospettire i Carabinieri per il proprio comportamento ed è finito, anche lui, nelle maglie del controllo con l'etilometro.
L'Avvocato è risultato avere un tasso di alcool nel sangue di 3-4 volte superiore alla norma e sono scattati anche per lui i provvedimenti restrittivi. I due, denunciati dai militari, hanno chiesto quindi aiuto alle rispettive mogli per farsi portare a casa. (Ansa)

Solo la follia di Silvio può cambiare l’Italia!

Il ministro Bondi: "A sinistra vince l’odio. Ridono del Premier, ma rispetto a lui sono tutti nani. Per sabotare le riforme Repubblica scopre il conservatorismo".
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Ministro Bondi, dica la verità: il «partito dell’amore» è farina del suo sacco.
«Assolutamente no. Lo stupore che la frase di Berlusconi ha suscitato dimostra che ancora si sa poco delle idee che nutrono l’impegno del presidente del Consiglio».
L’amore è un inedito in politica. Come si applica?
«L’amore è un aspetto essenziale della cultura di Berlusconi. Il premier è una personalità di successo innanzitutto perché afferma dentro di sé il pensiero positivo, senza lasciare il più piccolo spazio alle passioni negative, per riprendere un concetto di Benedetto Spinoza».
Beh, con “i comunisti” un po’ ce l’ha su...
«Chi conosce Berlusconi sa che non è minimamente sfiorato dall’odio anche verso il peggior avversario. Anche il più piccolo rancore, infatti, lo indebolirebbe, inquinando l’afflato positivo della vita, quella “follia” che rende possibile realizzare i nostri sogni più profondi».
Ministro, la derideranno.
«Vedo già coloro che sorridono. Pensano di essere intelligenti, ma non lo sono: continuano a non capire e a sottovalutare Berlusconi».
Come ha vissuto l’aggressione al Premier?
«Ero a due passi da lui. Quando l’ho visto insanguinato e ho incrociato lo sguardo terrorizzato di Tremonti, ho pensato al peggio. Avevo provato un’emozione così forte solo quando al Teatro Manzoni di Milano, alla presentazione dei candidati alle Europee, svenne sul palco. Ebbi un tuffo al cuore, ricordando le immagini di Enrico Berlinguer mentre terminava un comizio».
E invece Berlusconi spiazza tutti da 15 anni. Nel ’94 quando scese in campo tutti risero e lui vinse le elezioni. Dal predellino annunciò il Pdl, tutti risero ma un mese dopo il Pdl era cosa fatta. Vincerà anche ora?
«I giudizi che esprimo io su Berlusconi sono niente rispetto ai meriti che gli storici gli riconosceranno».
Ora viene l’elenco delle imprese, vero?
«Ha impedito agli eredi del Pci di conquistare il potere attraverso la scorciatoia giudiziaria; ha sdoganato la destra italiana; ha assecondato l’evoluzione della Lega da movimento secessionista a partito di governo; ha realizzato un partito unitario dei moderati. Ora è impegnato in due grandi sfide: la modernizzazione dell’Italia e la pace politica. Al suo confronto, tutti gli altri esponenti politici sono nani».
Nani?
«Politicamente si intende».
Chi sono gli iscritti al partito dell’amore?
«Sono pochi. Chi ha trascorso gran parte della propria vita nelle organizzazioni politiche difficilmente ha mantenuto uno spirito puro».
Quindi hanno tutti la tessera del partito dell’odio.
«Sono la maggioranza, prevalentemente a sinistra: i moderati, storicamente, non conoscono l’odio politico».
Fini dove si colloca?
«Fini è un uomo in ricerca, che si pone interrogativi nuovi, dopo una lunga esperienza in un partito emarginato come erede del fascismo. Da questo punto di vista lo ammiro e ritengo possa dare un contributo importante al Pdl».
E la magistratura, che ruolo giocherà in questa fase?
«In tutti i Paesi civili il giudice è una figura che rifugge dalla notorietà e ha una coscienza sofferta delle proprie responsabilità. In Italia questo ruolo sacro è quasi completamente perduto, a vantaggio dell’“imperialismo giuridico”, per citare Violante. La prima riforma è ritornare ad uno stile sobrio, misurato, davvero indipendente dei magistrati».
Ma lei è ottimista o pessimista sul 2010 anno delle riforme?
«Sono realista e prudente. Non bisogna illudersi e illudere, creare euforia, per poi ripiombare nel solito copione del conflitto più esasperato. Dipenderà dalla volontà dei principali leader, soprattutto della sinistra».
Il Pd è spaccato fra guerra e pace.
«Il Pd soffre le conseguenze di una crisi di leadership, riflesso di una grave e prolungata crisi di identità. In generale, l’atteggiamento sulle riforme è duplice. C’è chi, nel Pdl, crede che farle col Pd significhi accettare compromessi tali da snaturarle. E c’è dall’altra parte chi, come Repubblica, pur di sabotarle giunge a teorizzare il valore del conservatorismo, nella convinzione che il centrodestra voglia solo smantellare la Costituzione».
Non se ne esce.
«Se vogliamo davvero realizzare le riforme con una comune assunzione di responsabilità, si possono decidere insieme i tempi, i binari, l’agenda delle priorità».
Tradotto?
«Superando il clima di contrapposizione, sarà forse possibile trovare un compromesso accettabile per tutti».
Lei ha detto di sé che esistono due Bondi, il buono e il cattivo. Oggi è colomba o falco?
«C’è un solo Bondi. Io sono un militante di partito: come tale perseguo gli interessi del partito, prima Forza Italia ora Pdl, con assoluta lealtà al leader. Queste doti consentono di raggiungere accordi anche con gli avversari nell’interesse del Paese. La lealtà non è in antitesi con l’intelligenza politica».
A proposito di intelligenza politica. L’Udc si sta alleando un po’ col Pdl un po’ col Pd.
«Il torto più grande dell’Udc è di non avere una politica. Attendere che l’attuale sistema politico crolli e rimetta in gioco un partito di centro è una illusione e la rinuncia ad avere un progetto politico attraente per gli elettori».
Casini torna a casa.«Avrebbe dovuto entrare nel Pdl. Ora è tardi. Ma non è tardi ricercare un rapporto di collaborazione, nell’ambito della propria autonomia. Questa strada è obbligata: il Pdl è il partito di maggioranza relativa e rimarrà tale nel futuro; entrambi facciamo parte del Ppe. E, come dimostra l’esperienza della Puglia, il Pd non può essere un interlocutore affidabile. L’ho detto al mio amico Casini: sostenete Emiliano per mantenere fede all’accordo con D’Alema, ma dimenticate che Vendola è molto meglio di Emiliano».
Questa è una notizia: Bondi tifa Vendola.
«Da un punto di vista umano, Emiliano è l’esempio di un totale involgarimento della politica».
Dice Casini che il Pdl è succube della Lega.
«Con la Lega sarà necessario stabilire un rapporto federativo, come segno di una omogeneità programmatica forte col Pdl».
Non è già così?
«Oggi c’è un’alleanza di governo. Serve un grado di unità più alto, con organismi comuni di consultazione».
Dedicare una via a Craxi è un primo passo verso la riconciliazione nazionale o è una provocazione?
«È un atto che in nessun Paese normale sarebbe oggetto di polemiche». (Paola Setti - il Giornale.it)

Non era il figlio di Mike, 25 anni per la sentenza

Hayden perde la causa contro Bongiorno. Dopo processi a Milano, Londra e New York.
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Chissà, forse avrebbe detto «Allegria!» anche questa volta. Ma tra sé e sé, tirando un sospiro trattenuto per venticinque anni. Oppure avrebbe guardato negli occhi i tre figli amatissimi. Peccato, Mike Bongiorno non può più raccontarci questa vittoria attesa fino all’ultimo: Philip Hayden, l’uomo che dal 1984 lo reclama come suo padre naturale, ha perso la causa di riconoscimento.
Con una sentenza depositata il 23 dicembre, i giudici del Tribunale di Milano hanno rigettato la sua richiesta. Per Mike non ci sarebbe stato regalo di Natale più gradito. Philip Hayden (a sinistra), che dal 1984 sosteneva di essere figlio naturale di Mike Bongiorno Cinque lustri di battaglie legali. Se le ricorda tutte, Mino Auletta, avvocato milanese e caro amico di Bongiorno per oltre 35 anni. «Era il 1984. Dopo una serie di azioni di disturbo, compresi alcuni appostamenti, Hayden avviò le procedure per il riconoscimento di paternità naturale». Un passo indietro. Per raccontare l’intera storia bisogna tornare al 1952, quando Michael Nicolas Salvatore Bongiorno, giovane presentatore italo-americano cresciuto tra New York e Torino, conobbe a Roma la vicina di casa Ruth Hayden, inglesina di 22 anni. Tra i due, entrambi reduci da un matrimonio fallito, pare fosse scoppiato l’amore. Nel ’55 la ragazza rimase incinta. Philip — capelli biondi, occhi azzurri, una vaga somiglianza con il re del quiz— nacque a Londra nell’aprile del ’56. Ruth gli diede il cognome del marito (da cui poi divorziò): Spencer. Lo fece cambiare in Hayden molto più tardi.
Quasi trent’anni di silenzio. Poi, nel 1984, la causa di Philip contro Bongiorno. «All’epoca — spiega Auletta — erano previste due fasi processuali. Una di ammissibilità e, quindi, una di merito. La prima, con due appelli e due sentenze di Cassazione, è durata fino al 1999. La seconda è stata avviata nel 2006». Botta e risposta, contrasti, rivelazioni scandalistiche. I giornali del 1993 titolavano così: «Arrenditi papà Mike, anche il Tribunale mi dà ragione», riferendosi alla Cassazione che dichiarava ammissibili le richieste di Hayden in applicazione del diritto italiano (in precedenza erano state rifiutate perché al caso doveva essere applicato il diritto inglese secondo cui «la madre può richiedere un accertamento di paternità nel termine massimo di tre anni dalla nascita»). Per Philip, che nel frattempo si era trasferito a San Juan de Porto Rico, sembrava fatta.
Altre mosse: «Hayden aveva addirittura dato ai propri legali la delega per trattare con i media», ricorda Auletta. «Aveva anche chiesto la prova del Dna. Mike si dichiarò disponibile a sottoporsi al test». E quando i giudici italiani diedero l’ok al prelievo di sangue, «colpo di scena»: alla prima data stabilita per gli accertamenti, nel novembre 2007, Philip non si presentò. Certificato di indisposizione firmato da un agopunturista portoricano. E altre improbabili scuse fino all’ultimo appuntamento mancato, nel giugno 2008. Mistero. Con tanto di rinuncia al mandato da parte dei difensori di Hayden. «E a quel punto — analizza l’avvocato di Bongiorno — i giudici di Milano, valutando il comportamento delle parti, hanno deciso: la domanda di Hayden è stata rigettata». Sentenza definitiva. Dovuta non tanto a un prelievo mai fatto, ma a una battaglia legale combattuta per anni nelle aule di giustizia di mezzo mondo: Milano, New York, Londra, Porto Rico. L’unico rammarico: la sentenza è arrivata troppo tardi. Doveva essere depositata a giugno. Poi, per slittamento dei termini, è passata a dicembre. Mike Bongiorno è mancato l’8 settembre scorso. «Lo vidi l’ultima volta il 4 agosto. Anche allora parlammo del caso. Sapeva che sarebbe stata questione di poco». Aveva ragione, Mike. La sua vittoria è giunta per Natale. Un regalo postumo. Per lui e per la sua famiglia. Quella vera. (www.corriere.it)

Il Punto dell'On. Marco Zacchera del PdL

n. 303 del 31.12.2009
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FINE D’ANNO: BILANCIO E IMPEGNI
Un saluto a tutti i lettori de Il Punto! Visto che siamo alla fine dell’anno è tempo di bilanci e di impegni. Per me questo 2009 è stato molto importante perché ho la consapevolezza, diventato sindaco della mia città, di aver raggiunto una meta ma anche un equilibrio che qualche anno fa mi era sconosciuto.
C’è chi parte dall’essere sindaco per crescere poi nel mondo politico oppure chi – come me – ha percorso la strada contraria: eletto in consiglio comunale e poi in quello provinciale, alla regione fino ad entrare in parlamento, ormai 16 anni fa. L’aver deciso di candidarmi a sindaco della mia città era ed è un’offerta di me stesso alla mia comunità, cercando di catalizzare nel concreto le scelte ideologiche, politiche, pratiche e culturali che ho portato avanti durante tutta la mia vita politica.
Certo fare l’opposizione è più facile (lo vedo anche dal livello delle critiche che quotidianamente ricevo, alcune delle quali assolutamente sciocche e preconcette) ma stando in minoranza le scelte dipendono soprattutto dagli altri, oggi sono io a dover prendere le decisioni e ne sono contento perché ogni giorno ho così la possibilità di misurarmi con la realtà, i problemi, le difficoltà ma anche di vivere più tempo con le persone, la gente, i miei collaboratori, la gestione dei progetti.
Come un timoniere che “sente” di tenere in pugno la propria barca a vela che corre lottando con il vento, così la mia giornata è lunga, impegnativa, ma anche piena di spazi e di contatti dove dimostri quello che sei, pur circondato spesso tra critiche, proteste e difficoltà.
Fare il sindaco negli anni della mia maturità e con una lunga militanza politica alle spalle mi chiama così ogni giorno a confrontarmi con tantissime persone che in me vedono un punto di riferimento, una speranza, un “parafulmini”. Il riuscire a dare risposte - o almeno una parola di attenzione - spesso è il momento più importante della giornata e sicuramente quello che per me conta di più.
Mi sento insomma “utile” e concreto, a volte una specie di “missionario” soprattutto quando occorre un momento di riflessione, di chiamata alla concordia e alla condivisione.
Non avevo certo bisogno di fare il sindaco per scoprire poi anche l’altra faccia della nostra società, ovvero quella che vive nelle difficoltà, nella preoccupazione, nella malattia, ma la forte connotazione personale che ha questa carica richiama il contatto ancora più diretto con queste realtà, almeno in una città come Verbania dove i contatti personali contano ancora.
Per me è importante quindi dare sempre il massimo, ma anche cercando di capire, approfondire, coinvolgere, di far crescere una intera comunità e sono contento di poterlo fare in un modo che spero – alla fine – sarà servito davvero alla mia città. Un lavoro che pur con la massima e dovuta umiltà in questi mesi giudico positivo, ma non nell’ottica dei voti elettorali quanto nel cercare di dare un senso alla crescita di Verbania cercando di non lasciare indietro nessuno, ma nello stesso tempo tentando di far capire ai miei concittadini (in questo senso serve molto l’esperienza “romana” e saper vedere i problemi con un maggiore spessore) che la città non crescerà se non si punta in alto, con una visione più ampia delle piccole beghe locali, proponendo e realizzando programmi ambiziosi che sono l’unica strada per permettere un “salto di qualità” alla città.
E’ forte il contrasto tra un Parlamento dove sei ricoperto di onori ed hai pochi oneri e responsabilità dirette (anche perché sei uno dei tanti e – soprattutto in maggioranza – sei chiamato sostanzialmente a votare più che a discutere) e l’esperienza da sindaco di trincea dove l’agenda è sconvolta ogni giorno da questo o quel problema spesso impensato.
A Roma è la forma, a Verbania la sostanza e lo diventa nella quotidianità girando per le strade per controllare i buchi nell’asfalto, passando qualche ora insieme agli operai a bordo degli spazzaneve, condividendo funerali o visitando case per anziani, così come sedersi alla mensa sociale o nelle scuole elementari per rendersi conto di come vengano serviti i pasti caldi. Confesso: tengo in ufficio un piccolo libretto con la copertina rossa dove annoto curiosità, persone, avvenimenti, assurdità: alla fine sarà pieno di ricordi, ma forse anche interessante per capire cosa significa essere sindaci in questi anni.
Ecco perché nel 2010 spero di poter continuare a donare me stesso, ma mi auguro di imparare a dare più spessore al mio lavoro, dimostrare più pazienza verso le persone, pensando a più cose non solo da mettere in campo, ma anche da rilanciare o concludere.
Per Verbania deve essere l’anno in cui si partirà con il nuovo teatro comunale, si faranno scelte viarie ed urbanistiche, dove il programma “Verbania capitale dei laghi europei” muoverà i primi passi, dove dovremo però trovare sempre il tempo anche per aiutare chi si ritrova senza lavoro così come l’anziano rimasto solo o fosse magari anche l’ultimo tossico che non ce la fa più a tirare avanti.
In questi mesi mi scopro a pregare di più, a reagire con più pacatezza e riflessione per cercare di capire con senso di responsabilità le conseguenze che stanno dietro a ciascuna scelta. Insomma applicare con scrupolo – e senza montarsi la testa! - il mandato elettorale che mi è stato affidato. Credo di essere davvero cresciuto in questi mesi e sono convinto che sia stata una buona scelta quella che ho fatto. Una scelta politica certo stancante ed impegnativa, ma che mi sta facendo crescere e maturare. Certo, a volte mi mancano i viaggi, gli incontri con le autorità straniere, le visite ai nostri contingenti di pace sparsi per il mondo, soprattutto i rapporti con i tanti italiani residenti all’estero che ho conosciuto in giro per il mondo, ma scelte si impongono.
Un grazie a tutte le persone che mi stanno dando una mano, ai lettori per i loro consigli e i loro commenti. Un augurio di buon anno, quindi, per tutti voi e anche per me, con la speranza di poter mettere in pratica la buona volontà che mi sento di dentro con la capacità e la fortuna - anche nei momenti difficili che verranno - di sentirsi sempre dentro una riserva di positività da trasmettere a chi incroci per strada o che, magari disperato, siede davanti a te. Credo che il 2010 possa essere un anno positivo se tutti insieme vorremo costruirlo giorno per giorno:…e comunque, come sempre, dipenderà tutto da noi….
UN SALUTO, BUON ANNO E BUONA SETTIMANA A TUTTI, IL PROSSIMO “PUNTO” USCIRA’ NEL WEEK-END DELL’8/10 Gennaio 2010 ! MARCO ZACCHERA

mercoledì 30 dicembre 2009

*******Oroscopo 2010: Tutte le previsioni*******

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· Ariete:
Anno in cui raccogliere i frutti del 2009, non mancheranno piacevoli sorprese nel campo del lavoro e per quanto riguarda l'amore e le persone che ti stanno vicino sarai per loro un valido punto di riferimento e non dovrai farne a meno.
L’amore inizia non benissimo, ma si riprende verso marzo. Le coppie avranno una forte crisi in estate ma verso la fine dell’anno la situazione decollerà dinuovo. Sul lavoro, si parte con i primi mesi in crescente crescita, fino ad un autunno pieno di belle notizie. La fortuna avrà un picco verso aprile e maggio, ma
tanta ricchezza stabile arriverà in autunno.
· Toro:

Segno che nell'anno 2010 godrà di un influsso positivo in tutti i campi, a cominciare dal lavoro per proseguire con l'amore. Non lasciarsi scappare le occasioni che quest'anno non mancheranno, e cogliete l'occasione per espandere il vostro ambiente di relazioni.
L’amore porterà ad una bella rivincita verso i mesi primaverili, ed in agosto grandi occasioni per i single. Nel lavoro grandi soddisfazioni, ma dovrete risolvere un problema legato ad una casa. In agosto avrete buone proposte lavorative. La fortuna crescerà in primavera, ma calerà in autunno.

· Gemelli:
In ripresa da un 2009 non proprio felice. Il nuovo anno sarà più dolce del precedente anche se non propriamente perfetto, dovrai riacquistare la fiducia che ti era venuta meno. Dovrete saper riallacciare vecchie relazioni con quello di nuovo che avrete appreso dall'esperienza. Godrete di una buona salute, ma non approfittatene troppo.
Gennaio e febbraio non sarà molto esaltante in amore, ma le cose miglioreranno decisamente a marzo aprile e maggio. Anche l’estate andrà benissimo e ancora meglio l’autunno. Buono il lavoro fino alla fine dell’estate , in quest’anno costruirete qualcosa di importante. La fortuna non partirà molto alta, ma maggio e giugno saranno ottimi mesi. La fortuna quest’anno va ricercata nel lavoro!
· Cancro:

Il 2010 porterà qualche sorpresa non sempre positiva e del turbamento, il campo lavorativo richiederà maggiore impegno e in amore raccoglierai i frutti del 2009, che, se avrete saputo mantenere la calma nei momenti meno facili, potrebbero essere tanti e non di poca rilevanza.
Un ottimo inizio d’anno per l’amore, soprattutto nei mesi primaverili, un po’ altalenante l’autunno. Nel lavoro un po’ di insoddisfazione, ma se accetterete le nuove proposte le sorprese non mancheranno.
La fortuna sarà ottima a febbraio e in primavera, ma anche in autunno ci saranno grandi soddisfazioni.
· Leone:

Si avvereranno i progetti sui quali si era tanto lavorato, grazie ad una maggiore maturità finalmente acquisita. Scelte oculate da fare per quanto riguarda il denaro, mentre gli affetti vivranno dell'inerzia positiva dello scorso anno.
L’amore decollerà nella primavera, e ci saranno molti incontri fortunati. Il lavoro non vi soddisfa, ma sta già germogliando qualcosa di grande per i mesi autunnali. La fortuna sarà altalenante e salirà a maggio, ma l’autunno sarà ottimo.
· Vergine:

Un anno 2010 veramente positivo per questo segno; da cogliere l'occasione per fare progetti di lungo termine su più versanti: investimenti affettivi ma anche progetti di lavoro. Un 2010 pieno di fortuna, ma dovete cercare di non trascurare la vostra salute che nel corso dell'inverno potrebbe portarvi qualche sorpresa, che dovrete cercare di non somatizzare troppo. Oroscopo 2010 nel complesso davvero molto positivo.
La primavera sarà ottima per l’amore, soprattutto per i single. Autunno tra alti e bassi. Nel lavoro contratti ed accordi ad aprile, e grandi novità ad agosto. Ottobre vi porterà grande fortuna sul lavoro. La fortuna brillerà per voi ad aprile e a luglio, agosto e settembre, ma anche negli ultimi mesi dell’anno.
· Bilancia:

Anno non troppo difficile, passerà tanto in fretta che nemmeno ve ne accorgerete, ma richiederà pazienza e perseveranza. Non avventurarsi in nuovi campi e cercare di vivere delle rendite del 2009. Attenzione e cautela saranno indispensabili. Ma il vostro oroscopo 2010 nel complesso è senza dubbio positivo.
Un anno sentimentalmente positivo a partire da maggio. Nel lavoro possibili cambi di soci o colleghi, in estate potrete dare una svolta lavorativa. La fortuna inizia molto bene nei primi mesi dell’anno,
ma dopo l’estate proseguirà in maniera costante ed in equilibrio. Cautela nella fine dell’anno.
· Scorpione:

Tante saranno le occasioni da non lasciarsi sfuggire, da saper cogliere l'anno 2010 fortunato che porterà con sè tante sorprese sfruttate solo con un'adeguata apertura mentale. Non lasciatevi sfuggire buone occasioni per pigrizia o per paura della novità: ogni lasciata è persa, e il 2010 ve lo dimostrerà. Davvero un buon oroscopo 2010.
Ottime proposte in amore nel mese di marzo e nel mese di giugno. L’autunno è positivo per i viaggi e per i nuovi incontri. Il lavoro porta grandi soddisfazioni per tutto l’anno. La fortuna parte bassina nei primi mesi ma cresce nella primavera. Un calo ci sarà negli ultimi mesi dell’anno.

· Sagittario:
Le grandi fortune del precedente anno 2009 non si ripeteranno nel 2010 e sarà fondamentale sapersi riadattare alla normalità. Saper affrontare la sfortuna con la maturata esperienza del passato, ma non siamo poi così drammatici, il vostro oroscopo 2010 può essere interpretato come un semplice ritorno alla vita di ogni giorno, in particolare dal terzo semestre dell'anno.
Le coppie in crisi devono fare progetti importanti per rivitalizzare il rapporto. Da luglio in poi ci saranno mesi fortunatissimi in amore. Nel lavoro non ci saranno subito grandi guadagni, ma ci saranno buone occasioni in autunno. La fortuna ha dei picchi a febbraio e maggio, ma sarà brillante in autunno.
· Capricorno:

Il 2010 è un occasione per andare incontro al futuro e dimenticare il passato. Cambiamenti che porteranno molta felicità, prosperità, e voglia di vivere la vita, come magari avreste voluto fare nel 2009 ma non sempre vi è stato possibile. La vostra situazione sentimentale potrebbe trovare la svolta nel secondo semestre 2010.
Qualche difficoltà in amore a marzo, ma benissimo in estate e in autunno, qualche problema in famiglia alla fine dell’anno. Nel lavoro cercherete nuove alleanze, e le conferme le avrete nei mesi estivi.
La fortuna sarà positiva a febbraio, a maggio ed in autunno.
· Acquario:

Concentratevi sui piaceri della vita e dimenticate la non troppa fortuna dell'anno 2009. Questo è un anno per riflettere e pensare al vostro futuro, ma non mancheranno buone occasioni per mostrare agli altri chi siete. La vostra situazione lavorativa andrà migliorando nettamente a partire dal secondo trimestre dell'anno.
L’inizio dell’anno è ottimo per l’Acquario, ed emozioni forti sono in arrivo in estate, così come la fine dell’anno. Il lavoro porta un po’ di stanchezza che si riprenderà nei mesi primaverili. Avete bisogno di relax. La fortuna cala in primavera, ma recupera in estate e alla fine dell’anno.

· Pesci:
Un 2010 ricco di fortuna che darà tante soddisfazioni dal lato affettivo; tante soddisfazioni saranno date dagli amici anche se la vostra razionalità sarà messa alla prova, e le fortune che vi capiteranno saranno difficili da valutare.
Anno ottimo per i pesci, che in amore avranno grandi soddisfazioni. Nel lavoro recupererete le difficoltà del 2009. La fortuna è con voi, quindi godrete di un anno molto positivo, ad esclusione di qualche mese in cui dovrete campare di rendita.

Oroscopo 2010 Paolo Fox - da Bilancia a Pesci

Oroscopo 2010 Paolo Fox - da Ariete a Vergine

Oroscopo 2010 Paolo Fox - Previsioni Gemelli

Oroscopo 2010 Paolo Fox - Previsioni Leone

Oroscopo 2010 Paolo Fox - Previsioni Bilancia

Oroscopo 2010 Paolo Fox - Gemelli (grafico)

Oroscopo 2010 Paolo Fox - Leone (grafico)

Oroscopo 2010 Paolo Fox - Bilancia (grafico)

venerdì 25 dicembre 2009

A San Pietro, Benedetto XVI viene spinto e cade

Si rialza e celebra la Messa. Il Card. Etchegaray si rompe il femore
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Incidente per fortuna senza gravi conseguenze poco prima della Messa di Natale a San Pietro. Benedetto XVI stava entrando nella Basilica per celebrare la cerimonia, quando una 25enne psicolabile italo-svizzera ha saltato le transenne ed ha tentato di raggiungerlo. Il Papa, 82 anni, è caduto e si è rialzato proseguendo verso l'altare. Urtato anche il cardinale francese Roger Etchegaray, poi condotto in ospedale per accertamenti.
La donna si trova ora trattenuta in stato di fermo, presso la Gendarmeria vaticana, ha detto un portavoce della sala stampa vaticana. Dopo la caduta il Papa si è rialzato sorretto dai cerimonieri, e ha raggiunto senza problemi l'altare della Confessione, dal quale ha celebrato la messa. Il rito della Messa della notte di Natale è cominciato così con una decina di minuti di ritardo rispetto al previsto.
Nell'omelia della notte di Natale il Papa si rivolge ai non credenti con un invito: "Svegliarsi" al messaggio di Dio che è l'unica speranza per il "mondo moderno, vittima di un egoismo che ci tiene prigionieri dei nostri interessi e desideri e schiacciati da tutte le cose urgenti della vita quotidiana". Benedetto XVI si rivolge agli uomini di oggi, che vivono "lontano da Gesù Cristo", ai quali assicura che ''per tutti c'è una via" per incontrarlo.
Nel trambusto - riferisce il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi - il cardinale Roger Etchegaray, 87 anni, è caduto. E' stato portato al Gemelli a causa della frattura del femore". Il cardinale Etchegaray, francese, è presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.
Si chiama Susanna Maiolo, è svizzera, con forti problemi psichiatrici, la donna che ha tentato di assalire il Papa, facendolo cadere. La donna è stata fermata dalla gendarmeria vaticana, ed è stata trasferita in una struttura sanitaria psichiatrica. La stessa donna, lo scorso anno, sempre la notte di Natale, aveva tentato di avvicinarsi al Papa, ma era stata fermata dagli uomini della sicurezza.
La sicurezza del Papa non si può blindare al cento per cento, se non creando un muro divisorio tra il pontefice e i suoi fedeli, "cosa impensabile": ha detto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, commentando con i giornalisti l'incidente avvenuto a San Pietro. Papa Ratzinger vuole avvicinare la folla e la sicurezza vaticana, pur reagendo "con prontezza", non può sempre evitare che simili episodi avvengano. Padre Federico Lombardi ha riferito di non sapere se vi saranno azioni giudiziarie contro Susanna Maiolo. "La giustizia della Santa Sede è in genere molto benevola", ha detto.
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Susanna Maiolo, la ragazza italo-svizzera di 25 anni che ieri sera ha buttato per terra il Papa prima della messa natalizia, non vive a Roma, ma è giunta nella capitale direttamente dalla Svizzera. Stessa cosa, a quanto si apprende in ambienti vaticani, aveva fatto lo scorso anno, quando aveva compiuto un gesto analogo: durante la messa di mezzanotte del 2008 infatti, vestita con una giacca rossa molto simile a quella che indossava anche ieri, aveva scavalcato la transenna, ma era stata bloccata prima di potersi avvicinare ulteriormente a Benedetto XVI. La donna sarebbe ancora sotto la giurisdizione vaticana in un centro di cure psichiatriche.
Per l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, Card. Angelo Bagnasco, quanto accaduto ieri sera a Papa Benedetto XVI durante la Messa di Natale, "é stato il tentativo di una signora di salutare il Santo Padre". "Non è successo nulla di grave" ha aggiunto il porporato parlando nella chiesa dell'Annunziata di Genova dove la comunità di S.Egidio ha allestito uno dei numerosi pranzi di Natale. "Ho visto il Santo Padre alla televisione - ha affermato ancora il porporato - ed ha continuato la Santa Messa con molta tranquillità". "Certamente - ha aggiunto - esprimiamo al Santo Padre tutta la nostra vicinanza e la gratitudine per la sua missione e la sua parola".
Sull'incidente di ieri sera nella Basilica di San Pietro, il portavoce vaticano padre Federico Lombardi ha diffuso una ricostruzione ufficiale. "Ieri sera, durante la processione di ingresso della celebrazione, una persona non equilibrata - tale Susanna Maiolo, di 25 anni, di cittadinanza italiana e svizzera - ha superato la transenna e, nonostante l'intervento della sicurezza, è riuscita a raggiungere il Santo Padre e ad afferrarne il pallio, facendogli perdere l'equilibrio e facendolo scivolare a terra", vi si legge. "Il Papa - prosegue Lombardi - ha potuto prontamente rialzarsi e riprendere il cammino e tutta la celebrazione si è svolta senza alcun altro problema. Purtroppo nel trambusto creatosi, il Card. Etchegaray è caduto, riportando la frattura del collo del femore. E' stato ricoverato al Policlinico Gemelli, le sue condizioni sono buone, ma dovrà essere sottoposto a operazione nei prossimi giorni". "La Maiolo, che non era armata ma manifesta segni di squilibrio psichico, è stata ricoverata in una struttura sanitaria, per essere sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio. Per quanto riguarda il Santo Padre, il programma di oggi è confermato senza modifiche", conclude la nota del portavoce vaticano.
Dal Policlinico Gemelli fanno intanto sapere che il cardinale Roger Etchegaray è di "buon umore" e le sue condizioni fisiche generali sono "ottime", nonostante la frattura del collo del femore. E' quanto riferiscono fonti dell'Ospedale Gemelli di Roma, dove il porporato è ricoverato. Nei prossimi giorni "verrà presa una decisione sul trattamento della frattura", fanno sapere sempre fonti mediche.
Tra le testimonianze sull'accaduto anche quella del cardinale francese Paul Poupard: "Ero a due passi dal Papa, uno dei più vicini al Pontefice, all'improvviso ho sentito un grido, mi sono voltato e ho visto una persona che saltava la transenna. Mi sono girato ed ho visto che rimettevano la mitra al Papa. Dopo l'incidente ho raddoppiato le preghiere per il Papa".
Solidarietà dal mondo politico al Papa dopo il tentativo di aggressione durante la Messa di Natale a San Pietro. A Benedetto XVI sono arrivati i messaggi del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, che ha parlato di affettuosa solidarietà e dei Presidenti di Camera e Senato Fini e Schifani.
Il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ha contattato le gerarchie vaticane per accertarsi delle condizioni di salute del Papa esprimendo a nome del premier Silvio Berlusconi e di tutto il governo vicinanza al Pontefice.
Solidarietà al Papa, per quanto è accaduto ieri sera in San Pietro, è arrivata dal Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. Allo stesso tempo ha fatto gli auguri di pronta guarigione al Cardinale Roger Etchegaray che si è fratturato il femore e che dovrà essere operato nei prossimi giorni al Gemelli.
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La nascita di Cristo nella tradizione siro-occidentale
Colui che cavalca le nubi oggi gattona come un bimbo
La tradizione liturgica siro-occidentale celebra la "nascita di nostro Signore nella carne", in un periodo liturgico che inizia il 25 dicembre e si protrae fino al 5 gennaio, con due feste: delle Congratulazioni alla Madre di Dio il 26 e della Circoncisione del Signore il 1° gennaio. I testi dell'ufficiatura del Natale sottolineano molto chiaramente la divino-umanità del bimbo nato a Betlemme, e la scelta delle letture bibliche è tutta in chiave cristologica. I testi sottolineano con immagini volutamente contrastanti il mistero dell'incarnazione del Verbo eterno di Dio: "Il tuo Figlio, il Primo e l'Ultimo, Dio ed uomo, velato e manifesto"; "tu che mandi la pioggia e la rugiada sulla terra, adesso la figlia dell'uomo ti nutre con delle gocce di latte"; "tu che siedi su un trono di gloria e fai muovere tutte le cose, adesso gattoni a Betlemme come un bimbo". Nell'ufficiatura notturna della festa sono compresi diversi madrashe - inni siriaci - attribuiti a sant'Efrem di Nisibi; in essi, con immagini teologicamente molto profonde, il poeta teologo siriaco morto nell'anno 373 canta il mistero della nascita di Cristo. Nel primo, che corrisponde anche al primo degli inni sul Natale dello stesso Efrem, troviamo, in ben novantanove strofe, i grandi temi della fede cristiana. La nascita di Cristo è compimento di tutte le profezie dell'Antico Testamento che guardano sempre alla venuta di Cristo: "La Vergine ha partorito l'Emmanuele a Betlemme. La parola proferita da Isaia è divenuta oggi realtà. Del salmo cantato da Davide c'è oggi il compimento. Della profezia di Balaam c'è oggi la spiegazione. L'Oriente annunciato da Zaccaria brilla oggi a Betlemme. La verga di Aronne è germogliata, il suo mistero oggi è stato spiegato: è il grembo vergine che ha partorito". Efrem si sofferma diverse volte su due aspetti importanti. In primo luogo la nascita di Cristo avvicina la gloria di Dio e l'umiltà della terra: "Oggi è nato un bimbo, il suo nome è Meraviglia. È proprio una meraviglia di Dio che si sia manifestato come un infante". In secondo luogo il tema della nascita verginale di Cristo, nuovo Adamo: "Lo Spirito ne ha dato una somiglianza nel verme, la cui generazione è senza accoppiamento. Del tipo rappresentato dallo Spirito Santo v'è oggi intelligenza. Adamo aveva posto la corruzione sulla donna uscita da lui. Oggi ella ha sciolto la sua corruzione partorendogli il Salvatore. Una terra vergine aveva partorito Adamo, capo della terra. Una vergine oggi ha partorito l'Adamo capo del cielo". Per una ventina di strofe dell'inno Efrem si sofferma, a partire dal vangelo di Luca sui pastori di Betlemme, sul tema della veglia. La tradizione siriaca, infatti, dà agli angeli e ai monaci l'appellativo di "vigilanti", cioè coloro che non dormono nell'attesa del Signore, che Efrem chiama anche il Vigilante: "I vigilanti oggi sono nella gioia, perché è venuto il Vigilante a svegliarci. Chi dormirà in questa notte nella quale veglia l'intera creazione? Poiché Adamo aveva introdotto nella creazione il sonno della morte mediante i peccati, scese il Vigilante a svegliarci dal torpore del peccato". Efrem mette in guardia contro una falsa veglia ed elenca tutti coloro che vigilano non nell'attesa di Cristo ma in vista del peccato: "Il ladro è vigile e riflette; è sveglio anche il mangione; è sveglio anche il ricco il cui sonno è perseguitato da mammona; è sveglio anche Giuda tutta la notte per vendere il sangue del Giusto. Satana insegna, fratelli miei, una veglia al posto della veglia, a dormire nelle cose buone, e ad essere svegli in quelle odiose". Riprendendo l'immagine dei pastori nel vangelo di Luca, Efrem ribadisce: "State svegli voi, come luci, in questa notte di luce, perché anche se nero è il suo colore esteriore, essa risplende per la sua forza interiore". Attraverso un altro aspetto tipico della tradizione siriaca, Efrem introduce poi il tema della limpidezza di cuore a cui Cristo chiama ognuno dei cristiani: "Limpida fu la notte nella quale si levò il Limpido venuto a renderci limpidi. Non introduciamo nella nostra veglia nulla che possa intorbidarla. Il sentiero dell'orecchio diventi limpido, la vista dell'occhio pura, il pensiero del cuore santo e l'eloquio della bocca sia passato al filtro". Nelle ultime strofe Efrem canta l'elogio della festa: "Questo è il giorno della salvezza; questa è la notte di riconciliazione, la notte del Mite e dell'Umile; questo è il giorno di perdono e di riconciliazione; questo è il giorno della venuta di Dio presso i peccatori; questo è il giorno nel quale si è fatto povero per noi il Ricco". Infine l'ultima strofa riassume tutto il mistero della salvezza: "Oggi si è impressa la divinità nell'umanità, affinché anche l'umanità fosse intagliata nel sigillo della divinità". L'icona della festa nella tradizione siro-occidentale riprende la disposizione di tutta l'iconografia cristiana orientale e occidentale per il mistero di Natale: il bambino viene fasciato e collocato in un sepolcro; Maria sdraiata contempla il neonato. Giuseppe in un angolo, in atteggiamento pensante, guarda la scena nel dubbio. Nell'altro angolo due donne lavano il bambino in una vasca che è un catino battesimale. Gli angeli, nella parte superiore dell'icona, annunciano la nascita di Cristo ai pastori e ai magi.

lunedì 21 dicembre 2009

Buon Natale e Felice Anno 2010

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Cari Colleghi, Amici, Collaboratori, Lettori,
Siamo alla vigilia delle festività natalizie ed alle porte di un nuovo anno. Momenti di gioia, ma anche di riflessione per tutti.
Ritornano sotto i nostri occhi le immagini degli eventi appena trascorsi, ma è tempo di pensare ai giorni futuri.
Il vero auspicio è che questi momenti servano a ridare a tutte le cose la giusta importanza ed il vero valore.
Lo spirito natalizio rinnovi la nostra fede, dia pace al nostro animo e ci accompagni a ritrovare speranza e serenità.
L’anno nuovo sia portatore di vittorie, benessere e prosperità, per tutti noi, per le nostre famiglie e per il nostro Paese.
Auguri vivissimi per il Santo Natale e per il Nuovo Anno 2010.
Silvana e Michele Moceri

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Dieci anni fa, con l’anno del Signore 2000 d.c., finiva il ventesimo secolo ed il secondo millennio dell’era cristiana. Ricordo quando, ancora bambino, mi sedevo con mio padre davanti al Circolo Dopolavoro del mio Paese e spesso la conversazione cadeva su quello che sarebbe accaduto in questi giorni. Chi avrà la fortuna di arrivarci, diceva sempre qualcuno, vedrà cose inimmaginabili..... e si accingeva a dipingere uno scenario da racconto di fantascienza. Io ascoltavo e facevo qualche breve calcolo per vedere con quanti anni mi sarei ritrovato. Pensavo fra di me che sarei stato ancora in grado di assaporare tutte le fantasie che in quel tempo si raccontavano. Un vecchietto sentenziava: “L’uomo in quei giorni sarà arrivato nella coppola del padreterno” ...... Era una forma questa per figuratamente spiegare che l’uomo sarebbe arrivato sulla Luna. Tutti ascoltavano allibiti quelle profezie, e qualcuno, dentro di se, pensava che erano discorsi blasfemi. Poi l’uomo sulla Luna ci arrivò veramente, e le profezie, argomentate al Dopolavoro, erano già balzate in avanti, su altri argomenti che allora nati nell’inventiva popolare, oggi sono realtà superate. Resta il fascino dell’ignoto, della cosa misteriosa che domani sarà la verità realizzata, ma che oggi è una continua ricerca nel timore e nella prudenza cristiana. Questa continua ricerca in avanti, dopo venti secoli di storia cristiana, si confonde con la ricerca dell’uomo delle sue origini, del suo scopo, della sua missione, cioè con la ricerca di se stesso. La gente continua a sedersi davanti al Dopolavoro ed anche se i discorsi di oggi sono meno affascinanti e forse destano meno curiosità, per l’aria di sufficienza che ormai tutti si danno, in effetti l’alone di mistero, nel sottofondo rimane, perché è il sale che addolcisce il sapore della vita. Restano i ricordi dei momenti più belli, e permangono alcune cose che ripetendosi nel tempo, si assaporano come tutte le cose belle ed antiche. Resta la tradizione del Presepio ed anche quella dell’albero di Natale. Resta la tradizione del pranzo natalizio e del cenone di capodanno. Resta la tradizione dei regali, e resta il profumo che sprigiona solo negli ultimi giorni del mese di dicembre. Resta la tradizione della riunione della famiglia e resta la tradizione della riappacificazione e della pace. E’ proprio vero! Sono passati venti secoli dalla nascita di Cristo, ed i valori, nella loro essenza sono rimasti immutati. L’uomo rivive la pace e continua a cercare se stesso. Auguri miei cari e fraterni amici. Lo spirito natalizio rinnovi la nostra fede, dia pace al nostro animo e ci accompagni a ritrovarci nella speranza e nella giustizia divina. Michele Moceri.

domenica 20 dicembre 2009

Il Punto dell'On. Marco Zacchera del PdL

n. 302 del 20.12.2009
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POLITICA: TREGUA DI NATALE
Mi auguro che le imminente feste di Natale servano a rasserenare gli animi e soprattutto a calmarli. Non solo i toni troppo accesi portano guai (come l’aggressione a Berlusconi, cui va tutta la mia solidarietà, o le bombe degli anarchici) ma soprattutto devono far capire che estremizzare le divisioni non permette di costruire nulla di nuovo.
Questo vale per tutti i politici, ma anche per certi magistrati e certi giornalisti che esasperano i toni e – insisto – per certa tv. Ho ascoltato Santoro giovedì sera e una volta di più mi chiedo dove sia finita l’equità, il pluralismo, l’obbiettività. Ci sono sicuramente altre reti “di parte”, ma se ad esserlo è la tv pubblica, pagata con l’abbonamento obbligatorio, ciò non è né corretto né più accettabile.
PIEMONTE: ROBERTO COTA PRESIDENTE
E’ ormai ufficiale: Roberto Cota, 41 anni novarese, presidente del gruppo parlamentare della Lega Nord alla Camera, sarà il candidato a presidente del Piemonte per il centro-destra alle prossime elezioni regionali. Ho apprezzato in questi anni la crescita di Roberto in parlamento dopo la sua lunga presidenza del Consiglio Regionale del Piemonte ed è sicuramente una scelta valida e qualificata. Nessuno si nasconde che sarà una sfida difficile perché Cota non è torinese e soprattutto perché l’UDC avrebbe scelto di schierarsi con la “zarina” Mercedes Bresso. Ognuno fa le scelte che vuole, ma francamente non capisco come l’UDC possa stare con Rifondazione Comunista e Di Pietro in Piemonte salvo criticarli in Parlamento e schierarsi invece con il PDL in altre regioni d’Italia. Va bene che l’UDC sintetizza il suo slogan nel “Noi stiamo con chi vince” ma credo che un minimo di coerenza non guasterebbe. Anche perché che la sinistra vincerà in Piemonte è tutto da dimostrare e soprattutto perché credo che in questo momento anche in Piemonte sia sentita forte la necessità di un più forte federalismo e di una vera autonomia che proprio con Roberto Cota potranno avere più forza. Ne parleremo a lungo, intanto auguri a Roberto con la conferma di tutto il mio appoggio.
NUOVE CITTADINANZE
Arriva in aula la nuova legge sulla cittadinanza che parzialmente va a cambiare alcune norme in vigore concedendo il diritto alla cittadinanza italiana a chi è nato in Italia pur da genitori stranieri ed abbia però frequentato l’intero ciclo delle scuole dell’obbligo. Richiesta anche la partecipazione ad un corso per acquisire le conoscenze di base di educazione civica. A parte l’opportunità (come ho sostenuto in commissione esteri) che a fine corso andrebbe comunque superato un esame, restano aperti almeno tre problemi: l’acquisizione della cittadinanza per i cittadini di altri paesi UE che non possono essere considerati come gli extracomunitari, l’obbiettiva ingiustizia di tempi troppo lunghi – pur avendone i requisiti - per poi ottenere la cittadinanza (causa ritardi consolari), la necessità di aver comunque acquisito una effettiva integrazione per ottenere la cittadinanza: non può essere il tempo trascorso in Italia il solo requisito sufficiente ma, appunto, la raggiunta integrazione. Soprattutto resta aperto il problema del riacquisto della cittadinanza per gli italiani emigrati all’estero che per le cause più diverse l’hanno perduta (a volte non imputabili alla loro volontà) e per chi cerca di riacquisirla per diritto di sangue e discendenza dove servono norme più stringenti.
TRENITALIA: SEMPRE PEGGIO
Sempre peggio con Trenitalia: il nuovo orario invernale ha sacrificato agli allori (presunti) del “Frecciarossa” orari, coincidenze, fermate, materiale rotabile di decine di linee in tutta Italia, come sulla Domodossola-Milano dove sono stati soppressi treni e fermate, vedi il caso di Verbania. Durante la discussione in aula sulla finanziaria il governo ha recepito giovedì un mio ordine del giorno in cui si impegna lo stesso governo ad intervenire su Trenitalia per una maggiore attenzione ai problemi dei passeggeri, soprattutto dei pendolari, e con particolare riguardo alle linee che ci interessano più direttamente: vedremo se i fatti seguiranno alle parole.
Questo perché le colpe di Trenitalia sono evidenti, ma – mi chiedo – dov’è la regione Piemonte, che ha la responsabilità della rete ferroviaria regionale? Troppo facile scaricare le colpe sulla Lombardia e scegliere di inserire il materiale rotabile nuovo sulle linee vicine a Torino. Provate poi a voler andare in treno proprio a Torino partendo dal VCO: si faceva prima nel 1970 e forse anche nei decenni precedenti! Su questi temi terremo un consiglio comunale “aperto” alla stazione di Verbania Fondotoce nei primi giorni di gennaio.
PRESEPI E RADICI
Ci sono iniziative che qualificano, che non vanno prese suonando le trombe ma realizzandole in concreto ed è con piacere che prendo atto che ben 36 scuole e classi di Verbania hanno partecipato al concorso per il presepio scolastico proposto dalla nostra nuova amministrazione comunale. Presepi colorati ed originali, da quelli più tradizionali ad altri realizzati con materiale riciclato o curioso come i tappi di bottiglie. Un gioco ed una manualità che vuole però riaffermare l’importanza delle radici culturali cristiane della nostra terra ed è un piacere vedere questa risposta ampia da parte di quasi tutte le scuole cittadine che ha coinvolto oltre 1000 alunni. E’ un segnale che dovrebbe far meditare anche a chi - solo qualche mese fa - si faceva le paturnie sul rispetto dei diritti degli alunni musulmani e delle loro famiglie che potenzialmente potrebbero sentirsi offesi dal crocefisso. Famiglie che invece – desidero sottolinearlo – in nessun caso hanno sollevato questioni nel veder fare il presepio nelle classi dei propri figli, anzi, probabilmente hanno contribuito a realizzarli pure loro.

venerdì 18 dicembre 2009

Natale, Fini manda a Feltri un flacone di Valium

Il Presidente della Camera al direttore del Giornale: "Per festività serene e senza ossessioni".
La replica di Vittorio Feltri: "Accetto volentieri. Io gli regalerò una bottiglia di vino bianco purché ci vada piano con il lambrusco, il rosso fa bene, ma non bisogna esagerare"
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Un flacone di Valium avvolto in un biglietto di auguri di Buon Natale. E questo il regalo che il Presidente della Camera Gianfranco Fini ha inviato ieri al Direttore del Giornale Vittorio Feltri secondo quanto riferisce la Velina Rossa di Pasquale Laurito. Significativo anche il messaggio: "Egregio Direttore, per festività serene senza ossessioni e allucinazioni". Firmato: Gianfranco Fini.
Il Direttore del Giornale Vittorio Feltri commenta così la notizia del regalo inviato dal Presidente della Camera Gianfranco Fini: "Non ho ancora ricevuto la confezione di Valium. Accetto volentieri il dono natalizio di Fini e ne faccio tesoro. Però ho una raccomandazione per il Presidente della Camera: ci vada piano con il lambrusco, il rosso fa bene ma non bisogna esagerare. Gli regalerò una bottiglia di bianco, lui ultimamente ha fatto parecchio uso di rosso, e non gli ha fatto bene..".

giovedì 17 dicembre 2009

Berlusconi: "Dolore non inutile se cambia clima"

Il Premier ha lasciato il San Raffaele dopo quattro giorni: video. Le prime dichiarazioni: "Mi rimarranno due cose: l’odio di pochi e l’amore di tanti italiani". I medici: "Nessun evento pubblico per 15 giorni". Quattro ore di intervento per la ricostruzione dei denti
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Questa mattina il presidente del Consiglio ha lasciato l'ospedale San Raffaele, dove era stato ricoverato domenica sera dopo l'aggressione subita in piazza del Duomo. Il Premier ha lasciato l'ospedale dall'uscita in via Olgettina e ha salutato con la mano i cronisti e i sostenitori che lo aspettavano fuori dalla casa di cura. Berlusconi porta una vistosa medicazione sul volto che gli copre naso, labbro superiore e parte sinistra del volto. Davanti a villa San Martino, tenuti a circa 100 metri di distanza dall’ingresso della villa, un gruppo di cronisti, fotografi e cameraman attendono l’arrivo del Premier. Lungo via San Martino, che costeggia la residenza di Berlusconi, è stato vietato il parcheggio. Tra il gruppetto di persone che aspettano il passaggio del Premier per salutarlo c’è anche il Sindaco di Arcore Marco Rocchini. Uno striscione bianco con la scritta "Bentornato a casa" è stato posto sulla siepe a fianco all’ingresso della villa del Presidente del Consiglio.
Berlusconi, dopo le sue dimissioni dall’ospedale San Raffaele di Milano, si è recato dal suo dentista di fiducia, Massimo Mazza, con studio in via Guerrieri a Milano, per la ricostruzione dei due denti rotti nel corso dell’aggressione in piazza Duomo. Il Premier si è sottoposto all'intervento per la ricostruzione di un incisivo superiore e alla medicazione dell’altro dente danneggiato durante l’aggressione. Quindi il ritorno a Villa San Martino, ad Arcore, dove osserverà un periodo di riposo.
Berlusconi: "Mi rimarranno due cose come ricordo di questi giorni: l'odio di pochi e l'amore di tanti, tantissimi, italiani. Agli uni e agli altri faccio la stessa promessa: andremo avanti con più forza e più determinazione di prima sulla strada della libertà. Lo dobbiamo al nostro popolo, lo dobbiamo alla nostra democrazia, nella quale non prevarranno né la violenza delle pietre, né quella peggiore delle parole. In questi giorni ho sentito vicini anche alcuni leader politici dell'opposizione". Lo dice il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in una nota diffusa da Palazzo Chigi, pochi minuti dopo essere stato dimesso dall’ospedale San Martino "Se da quello che è successo - sottolinea Berlusconi - deriverà una maggiore consapevolezza della necessità di un linguaggio più pacato e più onesto nella politica italiana, allora questo dolore non sarà stato inutile. Alcuni esponenti dell'opposizione sembrano averlo capito: se sapranno davvero prendere le distanze in modo onesto dai pochi fomentatori di violenza, allora potrà finalmente aprirsi una nuova stagione di dialogo. In ogni caso, noi andremo avanti sulla strada delle riforme che gli italiani ci chiedono".
Il medico personale di Berlusconi, Alberto Zangrillo, ieri aveva detto che il Premier avrebbe dovuto essere dimesso nel primo pomeriggio di oggi. Poi il piccolo cambiamento. In effetti, il Presidente del Consiglio avrebbe dovuto lasciare il San Raffaele già ieri, ma i medici hanno preferito tenerlo una notte in più, a causa del riacutizzarsi dei dolori.
Stamattina Bonaiuti ha detto: "Ha passato una notte serena, più serena delle altre. Ha letto, sin dalle 7 del mattino, una voluminosa rassegna stampa". "C’è stato un tale sovraccarico di violenza e di odio nei confronti suoi e del suo governo che bisogna si finisca e si torni a un clima pacifico e di distensione".
Ieri sempre il Prof. Zangrillo ha ribadito che Berlusconi dovrà astenersi da attività pubbliche impegnative per almeno 10-15 giorni, e il portavoce Bonaiuti ha aggiunto che difficilmente terrà la tradizionale conferenza di fine anno, mentre non è escluso che possa trascorrere la notte di Natale con i terremotati dell’Abruzzo.
Secondo il quotidiano elvetico Le Matin, Silvio Berlusconi è atteso, nei prossimi giorni, nella clinica svizzera "Ars Medica" nel Ticino, per cancellare ogni traccia dell’aggressione subita al volto.
Carlo Zoppi, Sindaco del piccolo comune ticinese di Gravesano (1.200 abitanti), ha dichiarato: "Il Primo Ministro Italiano deve arrivare da noi, alla clinica privata Ars Medica, nei prossimi giorni. L’informazione non è ancora ufficiale, ma abbastanza affidabile".

domenica 13 dicembre 2009

Il Premier Berlusconi ferito al volto a Milano

Berlusconi a Emilio Fede: "Mi sento miracolato"
Maroni: "Provato, ma sereno". Prognosi: 20 giorni
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Silvio Berlusconi colpito da un oggetto, probabilmente una miniatura del Duomo, dopo il comizio a Milano. Fermato, e successivamente arrestato, l'autore del gesto. Dopo l'aggressione subita al termine del comizio alla manifestazione del PdL, Berlusconi è stato portato all'Ospedale San Raffaele.
Sono stati interamente ripercorsi, durante l'interrogatorio in Questura, i momenti dell'aggressione al Premier Silvio Berlusconi ad opera di Massimo Tartaglia, il quarantenne con problemi psicologici che è stato dichiarato in stato di arresto. Dalle prime notizie sulla ricostruzione è emerso che Tartaglia si trovava dietro le transenne, un paio di file indietro rispetto alla gente che si accalcava per salutare il presidente del Consiglio. Quando Berlusconi, circondato dalla scorta, si è avvicinato, in particolare a un sostenitore con una bandiera di Forza Italia per stringergli la mano, da dietro la gente è saltato fuori Tartaglia, che si è praticamente inerpicato sulle spalle di quelli che aveva davanti e lanciato il souvenir che ha colpito il premier tra il naso e il labbro. Al momento del lancio, grazie al suo salto, Tartaglia si è trovato quasi faccia a faccia con Berlusconi anche se a una distanza di due-tre metri. Immediatamente dopo è stato bloccato da un uomo della scorta del presidente del Consiglio e da due agenti in borghese del Commissariato Centro, immobilizzato e portato via a forza tra i molti sostenitori di Berlusconi che volevano aggredirlo.
IL RACCONTO DI UN TESTIMONE
Era al fianco di Silvio Berlusconi quando il Premier è stato colpito da un oggetto scagliato da un aggressore al termine del comizio a Milano, Gabriele Cartasegna, dirigente del movimento giovanile del PdL Giovane Italia. "Ero al suo fianco - ha raccontato - e ho visto un uomo che, senza dire nulla, da dietro le transenne gli ha scagliato contro, da vicinissimo, un souvenir del Duomo di Milano. Non so se l'oggetto fosse di pietra o ferro". L'oggetto, poi recuperato dalle forze dell'ordine, ha colpito il presidente del Consiglio "sul naso e la bocca - ha spiegato il giovane - nella parte destra del volto. Ha iniziato a perdere molto sangue". L'aggressore, Massimo Tartaglia, "non ha detto nulla, né prima, né dopo - ha aggiunto Cartasegna - E' stato immediatamente aggredito verbalmente dalla folla e placcato dagli agenti della scorta e dalle forze dell'ordine".
MASSIMO TARTAGLIA, ARRESTATO
Si chiama Massimo Tartaglia ed ha 42 anni l'uomo che ha ferito il Premier Silvio Berlusconi dopo il comizio in Piazza Duomo. Come precedenti risulta alla polizia solo il ritiro della patente per motivi di viabilità. Dopo il fatto è stato portato via dalla polizia, che lo ha sottratto alla rabbia della gente, senza profferire parola. Tartaglia risulta sconosciuto alla Digos. Risiede nell'hinterland milanese. L'uomo è in cura da 10 anni per problemi mentali al Policlinico di Milano. Lo si apprende da fonti investigative. Tartaglia è stato formalmente arrestato durante l'interrogatorio tenuto in questura dal procuratore aggiunto Armando Spataro. Le accuse sono di lesioni pluriaggravate dalla qualifica di pubblico ufficiale della parte offesa e dalla premeditazione. Tartaglia, infatti, aveva in tasca un altro souvenir, un piccolo crocifisso, ma soprattutto una bomboletta di spray urticante al peperoncino.
Secondo quanto risulta in Questura, Massimo Tartaglia non sarebbe legato a nessuna organizzazione antagonista conosciuta. La dinamica dei fatti, peraltro, agli investigatori appare al momento più vicina ad un gesto isolato che ad un tentativo di aggressione organizzato. L'uomo si trova in questura, sentito dai funzionari della Digos che hanno contemporaneamente avviato una perquisizione nella sua abitazione a Cesano Boscone (Milano).
Massimo Tartaglia lavora come grafico nella ditta del padre e, secondo quanto si e' appreso, conduce una vita sociale normale. E' stato lui stesso a dire agli investigatori, che lo sentivano in questura, di essere in cura al Policlinico. Ora l'interrogatorio dovrebbe essere condotto direttamente dal procuratore aggiunto Armando Spataro capo del pool antiterrorismo.
"Io, mio figlio, la mia famiglia, abbiamo sempre votato Pd, ma nessuno di noi ha mai avuto odio per Berlusconi". Così ha detto Alessandro Tartaglia, il padre di Massimo, ai cronisti che gli hanno rivolto alcune domande attraverso il citofono. Massimo Tartaglia vive infatti ancora con i genitori in una elegante palazzina nel centro di Cesano Boscone. Il padre ha accettato di parlare brevemente, dopo che carabinieri e digos hanno terminato la perquisizione in casa. "Massimo è una psicolabile, ma non ha mai fatto del male a nessuno - ha mormorato il padre sconvolto - Anzi lui non ha mai fatto neppure politica attiva, è un volontario del Wwf". Alessandro Tartaglia ha raccontato che il figlio è uscito da casa stamattina verso le 11. "Ciao a tutti - ha salutato i genitori - vado a trovare un amica non so quando torno". In casa nessuno ha sospettato nulla. "Se avessi saputo cosa sarebbe accaduto avrei provato a farlo desistere - ha detto il padre - Penso che questo episodio sia maturato dal clima negativo che sta montando in Italia". "In casa nostra abbiamo sempre commentato quello che succede in politica - ha detto ancora Alessandro Tartaglia - ma nessuno, e tanto meno mio figlio, ha mai mostrato un'esasperazione particolare".
ESEGUITA TAC, LA PRIMA DIAGNOSI
Perdita copiosa di sangue con lesione lacero-contusa interna ed esterna e due denti lesi, di cui uno superiore fratturato. E' questa la prima diagnosi, che, secondo fonti mediche, è stata fatta al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi all'ospedale san Raffaele dopo l'aggressione subita al termine del comizio di Milano. Le stesse fonti riferiscono che il premier, rimasto sempre cosciente, è stato sottoposto ad una tac precauzionale e per decisione dei medici sarà tenuto sotto osservazione per 24 ore. Secondo quanto hanno riferito agenti della polizia di stato davanti al pronto soccorso del San Raffaele, il premier è stato portato all'interno sdraiato su una barella. "Berlusconi aveva - hanno riferito i testimoni - una borsa di ghiaccio sul volto ed appariva cosciente".
Il premier ha una prognosi di 20 giorni, secondo quanto riferito dal primario del reparto di anestesia e rianimazione del San Raffele, Alberto Zangrillo. Zangrillo è il medico di fiducia del presidente ed era con lui al momento dell'aggressione. Il premier secondo quanto emerso da una tac, ha riportato anche una frattura del setto nasale, oltre ad una ferita lacero-contusa che ha richiesto punti di sutura al labbro inferiore. "E' molto scosso, abbattuto e dispiaciuto", ha detto il primario.
"Il Presidente è apparso ai medici che lo hanno in cura scosso e abbattuto ma sta reagendo con la sua solita tempra". Lo fa sapere dell'ospedale San Raffaele, Paolo Klun, il direttore della comunicazione della Fondazione San Raffaele-Monte Tabor. "Il Presidente del Consiglio - è stato spiegato - ha subito un trauma contusivo importante al massiccio facciale con una ferita interna ed esterna al labbro superiore. Due denti, uno dei quali in modo serio, sono fratturati". "Il prof. Alberto Zangrillo - continuano dall'ospedale - ha ritenuto opportuno effettuare una tac al presidente che ha evidenziato una infrazione dell'elemento osseo del setto nasale (piccola frattura al naso, ndr). Questo ha portato i sanitari del San Raffaele a trattenere cautelativamente il presidente per la notte. La prognosi è di 20 giorni". "Il Presidente - hanno concluso dal San Raffaele - è apparso ai medici che lo hanno in cura scosso e abbattuto ma sta reagendo con la sua solita tempra". Silvio Berlusconi è ricoverato in una stanza nel reparto solventi che si trova al settimo piano della struttura.
Il Premier Berlusconi non avrà bisogno di nessuna operazione ma sarà trattenuto in ospedale per almeno 48 ore. Lo ha detto il medico personale del premier Alberto Zangrillo, che è anche primario di anestesia e rianimazione all'ospedale San Raffaele, dove il presidente del Consiglio è ricoverato. "Dal punto di vista clinico - ha spiegato il medico - è tutto tranquillo, ma sarà necessario un periodo di osservazione di uno o due giorni". Il Premier, ha proseguito il medico, non ha perso mai conoscenza e non è stato sedato. Dal punto di vista psicologico, ha detto ancora Zangrillo, "mi è parso molto affrancato dall'affetto che l'ha circondato. Lui stesso ha rincuorato i figli che erano molto preoccupati". "Adesso è tranquillo - ha concluso il primario - ma è senz'altro molto amareggiato per quello che è successo".
LE VISITE IN OSPEDALE DI PARENTI E AMICI
Le visite in ospedale: i suoi figli, Marina accompagnata dal marito, Piersilvio, Barbara con il compagno ed Eleonora. E ancora Adriano Galliani, Emilio Fede, il ministro dell'Interno Roberto Maroni, quello del Turismo, Vittoria Brambilla e quello della Cultura Sandro Bondi, il sottosegretario Paolo Bonaiuti e il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà. Insomma, oltre ai suoi figli, un via vai di amici e politici a lui molto legati per esprimergli il calore del loro affetto e la loro solidarietà.
PREMIER A FEDE, SONO MIRACOLATO
"Sono miracolato": così ha detto Silvio Berlusconi al direttore del Tg4 Emilio Fede che lo è andato a trovare all'ospedale. "Mi ha detto di sentirsi miracolato - dice Fede - perché un centimetro più su e avrebbe perso l'occhio. Naturalmente è dolorante, gli sono stati somministrati analgesici e non credo proprio - sottolinea Fede - che si tratterà di una cosa di sole 24 ore perché ha la frattura del setto nasale, due denti fratturati, ferite alle labbra". Ma, riferisce il direttore del Tg4 il premier si è detto soprattutto "preoccupato perché c'é una eccessiva atmosfera di violenza. Non è spaventato - precisa Fede - ma preoccupato. Faccio questo mestiere da cinquant'anni ma una cosa del genere, con un capo del governo fatto oggetto di un'aggressione non l'avevo mai vista". Poi l'affondo di Fede sui nemici politici: "D'altra parte - dice Fede - se ecciti alla violenza le piazze... e naturalmente faccio riferimento a Di Pietro mi chiedo come faccia a dire quello che ha detto oggi". Secondo Fede si tratta di un "atto di delinquenza che dovrebbe far riflettere tutti quelli, politici e giornalisti, che a vario titolo hanno fatto certi interventi. Credo che bisognerebbe smetterla e spero che dal male possa magari nascere qualcosa di positivo cioé un rapporto più civile all'interno del confronto politico".
MARONI, E' PROVATO MA SERENO
"L'ho trovato fisicamente provato ma sereno. Certo la botta è stata seria": lo ha detto all'ANSA il ministro dell'Interno Roberto Maroni che era in visita al Premier all'Ospedale San Raffaele. (Ansa)
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Berlusconi aggredito a Milano
Identificato e arrestato contestatore
Paura per il premier Silvio Berlusconi, colpito al viso da un manifestante dopo un comizio in piazza Duomo a Milano. Berlusconi, colpito da un souvenir a forma di Duomo, ha subito una frattura del setto nasale. E' stato ricoverato all'ospedale San Raffaele per le medicazioni. Arrestato l'autore dell'aggressione per lesioni e premeditazione: si chiama Massimo Tartaglia e ha 42 anni. In tasca aveva altri oggetti.
Sotto osservazione per 48 ore
Berlusconi non avrà bisogno di nessuna operazione ma sarà trattenuto in ospedale per almeno 48 ore. Lo ha detto il medico personale del premier Alberto Zangrillo, che è anche primario di anestesia e rianimazione all'ospedale San Raffaele, dove il Presidente del Consiglio è ricoverato. "Il premier - ha proseguito il medico - non ha perso mai conoscenza e non è stato sedato. E' molto amareggiato per quello che è successo".
Le dinamiche dell'aggressione
Tartaglia si trovava dietro le transenne, un paio di file indietro rispetto alla gente che si accalcava per salutare il presidente del Consiglio. Quando Berlusconi, circondato dalla scorta, si è avvicinato, in particolare a un sostenitore con una bandiera di Forza Italia per stringergli la mano, da dietro la gente è saltato fuori Tartaglia, che si è praticamente inerpicato sulle spalle di quelli che aveva davanti e lanciato il souvenir che ha colpito il premier tra il naso e il labbro. Al momento del lancio, grazie al suo salto, Tartaglia si è trovato quasi faccia a faccia con Berlusconi anche se a una distanza di due-tre metri. Immediatamente dopo è stato bloccato da un uomo della scorta del presidente del Consiglio e da due agenti in borghese, immobilizzato e portato via a forza tra i molti sostenitori di Berlusconi che volevano aggredirlo.
Berlusconi: "Sono un miracolato"
"Sono miracolato". Così ha detto Silvio Berlusconi al direttore del Tg4 Emilio Fede che lo è andato a trovare all'ospedale. "Mi ha detto di sentirsi miracolato - dice Fede - perché un centimetro più su e avrebbe perso l'occhio. Naturalmente è dolorante, gli sono stati somministrati analgesici e non credo proprio - sottolinea Fede - che si tratterà di una cosa di sole 24 ore perché ha la frattura del setto nasale, due denti fratturati, ferite alle labbra". Ma, riferisce il direttore del Tg4, il premier si è detto soprattutto "preoccupato perché c'è una eccessiva atmosfera di violenza. Non è spaventato - precisa Fede - ma preoccupato".
Bollettino medico alle 12
Il bollettino medico sulle condizioni del premier sarà comunicato alla stampa alle 12. Lo ha reso noto la direzione sanitaria dell'ospedale San Raffaele, dove è ricoverato il presidente del Consiglio.
"Gesto isolato"
Il 42enne è in cura da 10 anni per problemi mentali al Policlinico di Milano. Tartaglia non sarebbe legato a nessuna organizzazione antagonista conosciuta. In base alla dinamica dei fatti gli investigatori ipotizzano più un gesto isolato che un tentativo di aggressione organizzato. L'uomo lavora come grafico nella ditta del padre e, secondo quanto si è appreso, conduce una vita sociale normale. E' stato lui stesso a dire agli investigatori di essere in cura al Policlinico.
Magistrato: "Era un gesto premeditato"
Tartaglia è stato formalmente arrestato durante l'interrogatorio tenuto in questura. Le accuse sono di lesioni pluriaggravate dalla qualifica di pubblico ufficiale della parte offesa e dalla premeditazione. L'uomo, infatti, aveva in tasca un altro souvenir, un piccolo crocifisso, e una bomboletta di spray urticante al peperoncino.
La gente sotto shock
I testimoni dell'aggressione dicono tutti di essere scioccati. Il premier stava, infatti, salutando alcuni dei simpatizzanti dando loro la mano quando lo hanno visto accasciarsi.
"Prognosi di 20 giorni"
E' di circa 20 giorni la prognosi per il premier. A spiegarlo è stato il primario dell'ospedale San Raffaele Alberto Zangrillo. Il presidente del consiglio ha riportato un "importante" trauma contusivo maxillo facciale, contusioni interne ed esterne al labbro e una frattura del setto nasale. Gli sono saltate anche le otturazioni di due denti.
Figli in ospedale
I figli del Premier, Piersilvio, Barbara ed Eleonora, hanno visitato il padre all'ospedale San Raffaele dove è ricoverato per l'aggressione subita in piazza Duomo.
Padre aggressore: "Votiamo Pd ma nessun odio"
"Io, mio figlio, la mia famiglia, abbiamo sempre votato Pd, ma nessuno di noi ha mai avuto odio per Berlusconi". Così Alessandro Tartaglia, il padre di Massimo, ai cronisti che gli hanno rivolto alcune domande attraverso il citofono. Massimo Tartaglia vive infatti ancora con i genitori in una elegante palazzina nel centro di Cesano Boscone. Il padre ha accettato di parlare brevemente, dopo che carabinieri e digos hanno terminato la perquisizione in casa. "Massimo è una persona psicolabile, ma non ha mai fatto del male a nessuno - ha mormorato il padre sconvolto - Anzi lui non ha mai fatto neppure politica attiva, è un volontario del Wwf". Alessandro Tartaglia ha raccontato che il figlio è uscito da casa verso le 11. "Ciao a tutti - ha salutato i genitori - vado a trovare un amica non so quando torno". In casa nessuno ha sospettato nulla. "Se avessi saputo cosa sarebbe accaduto avrei provato a farlo desistere - ha detto il padre - Penso che questo episodio sia maturato dal clima negativo che sta montando in Italia". "In casa nostra abbiamo sempre commentato quello che succede in politica - ha detto ancora Alessandro Tartaglia - ma nessuno, e tanto meno mio figlio, ha mai mostrato un'esasperazione particolare". (Tg-Com)

Piazza Fontana: Dopo 40 anni restano i misteri

12 Dicembre 1969: A Milano una bomba esplode nella sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura, e provoca la morte di 17 persone mentre 84 rimasero ferite
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Fischi e contestazioni a Milano. Dopo aver deposto le corone davanti alla Banca Nazionale dell'Agricoltura, il Sindaco di Milano Letizia Moratti, il Presidente della Provincia Guido Podestà e il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni sono stati sonoramente fischiati non appena sono saliti sul palco, al termine del corteo promosso dalle istituzioni per il quarantennale della strage di Piazza Fontana a Milano. Da più parti si sono levate grida come «Vergogna», «Strage di Stato», «Fascisti!». Uno dei familiari delle vittime, Paolo Silva, ha cercato inutilmente di zittire la folla: «Un po' di rispetto, per favore, state zitti».
Letizia Moratti, ha subito detto dal palco: «Capisco chi protesta, capisco i fischi, perchè chiedono giustizia, una giustizia che è stata negata per 40 anni». «Lo dico con umiltà non ci possono essere parole di consolazione per le famiglie, ma credo che la giustizia possa nascere solo da una coscienza collettiva». Il Sindaco ha ricordato che il Comune realizzerà una casa della memoria, dove troveranno posto tutte le associazioni dei familiari delle vittime del terrorismo e dello stragismo e che sarà un centro di documentazione sugli anni più bui della storia della Repubblica. «Il Comune è qui - ha aggiunto - per esprimere il netto rifiuto della violenza, per testimoniare il suo impegno nella ricerca della veritá giudiziaria, perchè mai più si ripetano gli errori del passato, perchè mai più Milano debba essere spettatrice di tanto dolore, bensì, al contrario, protagonista di un futuro di pace».
Il discorso della Moratti è arrivato dopo che si era svolto il corteo cittadino, quello ufficiale. Un secondo corteo, organizzato dalle sinistre, si era svolto separatamente. Dopo il concentramento in piazza della Scala, la manifestazione era partita alla volta della piazza dove, quarant'anni fa esplose una bomba collocata nella Banca Nazionale dell'Agricoltura provocando 17 morti e 84 feriti. Alla testa del corteo, molto partecipato, c'erano i familiari delle vittime, che esponevano uno striscione «Famiglie vittime strage di piazza Fontana». Dietro c'erano numerosissimi i gonfaloni che rappresentavano le città che partecipavano alla commemorazione. In fondo al corteo sventolavano invece numerose bandiere di partito, quelle del Pd, del Partito socialista e molte bandiere rosse.
Il vicepresidente della associazione dei familiari delle vittime di Piazza Fontana, Carlo Arnoldi, ha ricordato anche quella di Giuseppe Pinelli, l'anarchico morto in questura dopo due giorni di interrogatorio. In tutta la cerimonia di commemorazione, scandita dai fischi e dalle proteste dei partecipanti al corteo istituzionale, il ricordo dell'anarchico è stato uno dei rari momenti in cui le contestazioni hanno lasciato il posto agli applausi. «Il 9 maggio scorso - ha detto Arnoldi - il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha fatto un gesto importante, a differenza di quelli che lo avevano preceduto: ha dato dignità a Pinelli, innocente, come 18ma vittima di Piazza Fontana, restituendo l'onore che gli era stato negato. È stato un gesto, questo, che ci ha fatto onore».
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, presente alla commemorazione, si è così rivolto a tutti i partecipanti: "Vi giungano i sentimenti della mia solidarietà, della mia vicinanza istituzionale e umana, del mio apprezzamento e del mio incitamento in nome dell’Italia unita attorno alla Costituzione repubblicana". "Continuate pure a cercare perchè si possa recuperare qualsiasi frammento di verità rimasto nascosto. Spero che questa vostra ricerca, a cui debbono collaborare tutte le istituzioni, possa condurre a dei risultati. È essenziale che quello che avete vissuto, quello che è accaduto nel nostro paese, diventi parte di una consapevolezza storica, soprattutto per le nuove generazioni. Sono passati quarant’anni, e ci sono persone adulte, non solo dei giovani o dei giovanissimi, che non hanno vissuto e fanno fatica anche soltanto a rivivere nella memoria o nella storia quelle vicende. Questo è uno dei compiti che voi avete assunto, ed è giusto che lo portiate avanti".
Alla fine del corteo ci sono stati però anche momenti di tensione, tra alcuni manifestanti dell'area antagonista, appartenenti al secondo corteo, quello delle sinistre e la polizia, schierata dietro alla transenne, con lancio di sassi e petardi al margine di Piazza Fontana. La polizia e i carabinieri in tenuta antisommossa hanno cercato di contenere il tentativo di sfondamento di oltre un centinaio di giovani dell'area antagonista. La polizia ha reagito a colpi di manganello. Ma il confronto non è duranto molto: i manifestanti del corteo della sinistra sono entrati in piazza Fontana come chiedevano e alla fine è tornata la calma. Sul palco della storica piazza, sono arrivati quindi anche i manifestanti che hanno superato il cordone delle forze dell'ordine, sventolando bandiere rosse e cantando «Bella Ciao».
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12 dicembre 1969
Un ordigno contenente sette chili di tritolo esplode alle 16,37, nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, in Piazza Fontana, a Milano. Il bilancio delle vittime è di 16 morti e 87 feriti. Nei giorni successivi alla strage, solo a Milano, sono 84 le persone fermate tra anarchici, militanti di estrema sinistra e due appartenenti a formazioni di destra. Il primo ad essere convocato è il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, chiamato in Questura lo stesso giorno dell’esplosione. Dopo tre giorni di interrogatorio non viene contestata, a Pinelli, nessuna imputazione eppure non viene comunque rilasciato. Ad interrogarlo è il Commissario Calabresi il quale guida l’inchiesta sulla strage.
15 dicembre 1969
Tre giorni dopo l’arresto, Pinelli muore precipitando dalla finestra della Questura. La versione ufficiale parla di suicidio, ma i quattro poliziotti e il capitano dei carabinieri Lo Grano, presenti nella stanza dell’interrogatorio al momento della morte del ferroviere, saranno oggetto di un’inchiesta per omicidio colposo. Verrà poi aperto nei loro confronti un procedimento penale per omicidio volontario. Nei confronti del Commissario Luigi Calabresi, che non si trovava nella stanza, si procederà per omicidio colposo. Tutti gli imputati verranno poi prosciolti nel 1975, perché "il fatto non sussiste". Intanto gli inquirenti continuano a seguire la pista anarchica.
16 dicembre 1969
Viene arrestato Pietro Valpreda appartenente al gruppo 22 Marzo, il quale viene accusato di essere l’esecutore materiale della strage. La conferma di tali accuse è data da un tassista, Cornelio Rolandi , che racconta di aver portato Valpreda il 12 dicembre sul luogo della strage e da Mario Merlino anch’egli militante nel gruppo 22 marzo, che però si scoprirà poi essere un infiltrato dai servizi segreti. Mentre si prosegue ad indagare negli ambienti anarchici, si scopre che le borse utilizzate per contenere l’esplosivo sono stata acquistate a Padova e che il timer dell’ordigno proviene da Treviso. Da questi indizi si arriverà dopo più di un anno ad indagare anche negli ambienti di eversione nera. I primi estremisti di destra ad essere individuati come coinvolti nell’attentato sono Franco Freda e Giovanni Ventura. Freda nasce ad Avellino e vive a Padova dove milita nella gioventù missina alle superiori e nel Fuan all’università. Abbandonerà poi l’Msi per aderire all’organizzazione di estrema destra Ordine Nuovo. Grande ammiratore di Hitler ed Himmler è convinto sostenitore della supremazia della razza ariana. Ventura nasce a Treviso, milita nell’Azione cattolica e poi nell’Msi. È amico di Freda e come lui ha una formazione ideologica di stampo neonazista. Adesso la pista che si segue è quella nera, e l’indagine coinvolge nuovi personaggi come Guido Giannettini appartenente al Sid esperto e studioso di tecniche militari. Il suo nome viene coinvolto nelle indagini dopo le dichiarazioni di Lorenzon, un professore di Treviso amico di Giovanni Ventura, il quale riferisce al Giudice Calogero alcune confidenze fattegli da Ventura circa gli attentati dinamitardi avvenuti i quel periodo. Lorenzon prende questa iniziativa il 15 dicembre ‘69, giorno in cui si reca dall’Avvocato Steccarella, a Vittorio Veneto, dove stende un memoriale che poi verrà consegnato alla Magistratura. Valpreda si trova ancora in carcere quando nel 1971, si scopre per caso un arsenale di munizioni NATO presso l’abitazione di un esponente veneto di Ordine Nuovo. Tra le armi ritrovate sono presenti delle casse dello stesso tipo di quelle utilizzate per contenere gli ordigni deposti in Piazza Fontana. Quell’arsenale era stato nascosto da Giovanni Ventura dopo gli attentati del 12 dicembre ’69. I magistrati scoprono inoltre che il gruppo si riuniva presso una sala dell’Università di Padova messa a disposizione dal custode Marco Pozzan, anch’egli esponente di Ordine Nuovo e fidato collaboratore di Franco Freda.
23 febbraio 1972
Inizia a Roma il primo processo per la strage, che vede come principali imputati Valpreda e Merlino. Il processo verrà poi trasferito a Milano per incompetenza territoriale ed infine a Catanzaro per motivi di ordine pubblico.
3 marzo 1972
Freda e Ventura vengono arrestati su mandato del Procuratore della Repubblica di Treviso, con l’accusa di essere implicati nella strage di piazza Fontana. L’inchiesta è in mano ai magistrati milanesi D’ambrosio e Alessandrini. Dalle indagini sembra emergere un collegamento fra Servizi segreti e movimenti di estrema destra. È infatti alla fine del 1972 che uomini del Sid intercettano Pozzan, latitante dal giugno dello stesso anno, quando fu emesso nei suoi confronti un mandato di cattura per concorso nell’attentato di piazza Fontana, e dopo averlo sottoposto ad un interrogatorio e forse avergli fornito un passaporto falso, hanno favorito il suo espatrio in Spagna. Il Sid interviene anche per Ventura all’inizio del 1972, quando questi, detenuto nel carcere di Monza, sembra voler cedere e rivelare alcune informazioni sulla strategia della tensione. Nel frattempo da qualcuno gli viene fatta avere una chiave per aprire la cella e delle bombolette di gas narcotizzante per neutralizzare le guardie di custodia permettendogli la fuga. Siamo adesso alla volta di Giannettini, il quale, legato al Sid da un rapporto di collaborazione, dopo essere stato sospettato di coinvolgimento nella strage, viene indotto ad espatriare in Francia dove, si dice, continuerà ad essere stipendiato dal Servizio.
17 maggio 1972
Il Commissario Luigi Calabresi, nato a Roma il 14 novembre 1937, cade vittima a Milano del terrorismo rosso. Era vice-responsabile della squadra politica della Questura di Milano. Funzionario integerrimo è stato insignito con la Medaglia d'Oro al Merito Civile alla memoria. Solo dopo molti anni si giunse ad individuare, nelle condanne definitive, gli esecutori e i mandanti dell'omicidio: Ovidio Bompressi, Leonardo Marino, Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri, esponenti di Lotta Continua.
20 ottobre 1972
Tre avvisi a procedere, per omissione di atti d’ufficio nelle indagini sulla strage di piazza Fontana, sono inviati a Elvio Catenacci, dirigente degli affari riservati del Ministero degli Interni, al Questore di Roma Bonaventura Provenza ed al Capo dell’Ufficio Politico della Questura di Milano Antonino Allegra.
29 dicembre 1972
Torna libero Pietro Valpreda. Viene infatti approvata una legge che prevede la possibilità di accordare la libertà provvisoria anche per i reati in cui è obbligatorio il mandato di cattura.
18 marzo del 1974
Il processo riprende a Catanzaro ma dopo trenta giorni ci sarà una nuova interruzione per il coinvolgimento di due nuovi imputati: Freda e Ventura.
27 gennaio 1975
Al terzo processo sono imputati sia gli anarchici che gli estremisti di destra. Anche questo procedimento viene interrotto, dopo un anno, per l’incriminazione di Giannettini.
18 gennaio 1977
Gli imputati sono: anarchici, servizi segreti, ed estremisti di destra. La sentenza: ergastolo per Freda, Ventura e Giannettini, assolti Valpreda e Merlino. Gli imputati condannati con la prima sentenza verranno poi assolti tutti in appello, ma la Cassazione annullerà la sentenza proscioglierà Giannettini e ordinerà un nuovo processo.
13 dicembre 1984
Inizia il quinto processo che vede come imputati Valpreda, Merlino, Freda e Ventura. Tutti assolti. La sentenza è confermata dalla Cassazione.
26 ottobre 1987
Al sesto processo gli imputati sono i neonazisti Fachini e Delle Chiaie.
20 febbraio 1989
Gli imputati vengono assolti per non aver commesso il fatto.
1990
Le indagini riaperte dal Pubblico Ministero Salvini subiscono una svolta decisiva. Delfo Zorzi, Capo operativo della cellula veneta di Ordine Nuovo, per sua stessa ammissione, è l'esecutore materiale della strage. Zorzi dopo l’attentato riparò in Giappone dove tuttora vive.
5 luglio 1991
La sentenza di assoluzione per Fachini e Delle Chiaie viene confermata dalla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro.
11 aprile 1995
A conclusione di quattro anni di indagini svolte sull'attività di gruppi eversivi dell'estrema destra a Milano, un'inchiesta parallela a quella sulla strage di Piazza Fontana, il Giudice istruttore Guido Salvini rinvia a giudizio Giancarlo Rognoni, Nico Azzi, Paolo Signorelli, Sergio Calore, Carlo Digilio e Ettore Malcangi e trasmette a Roma gli atti riguardanti Licio Gelli per il reato di cospirazione politica per il quale, comunque, non si potrà procedere perchè il Gran Maestro della Loggia P2 non ha avuto l'estradizione dalla Svizzera per questo reato.
17 maggio 1995
Arrestato l' ex agente della Cia Sergio Minetto.
10 novembre 1995
Il Tg di Videomusic dice che il Giudice Salvini si è formato l'opinione che l'autore della strage sarebbe Delfo Zorzi. Il Giudice protesta per la fuga di notizie.
23 luglio 1996
Arrestati Roberto Raho, Pietro Andreatta, Piercarlo Montagner e Stefano Tringali, accusati di favoreggiamento personale aggravato.
14 giugno 1997
Il Gip Clementina Forleo emette due ordini di custodia, uno per Carlo Maria Maggi, l'altro, non eseguito, nei confronti di Delfo Zorzi, da vari anni imprenditore in Giappone.
21 maggio 1998
La Procura di Milano chiude l'inchiesta sulla strage di Piazza Fontana (12 dicembre 1969 alla Banca dell'Agricoltura) e deposita la richiesta di rinvio a giudizio per otto persone, tra cui: Carlo Maggi, medico veneziano a capo di Ordine Nuovo nel Triveneto nel 1969; Delfo Zorgi di Mestre; Giancarlo Rognoni, milanese, allora a capo della "Fenice"; Carlo Digilio, esperto di armi e esplosivi in contatto anche con i servizi segreti, che è l'unico 'pentito' dell'inchiesta; e i due ex appartenenti ad Ordine Nuovo Andreatta e Motagner, accusati di favoreggiamento. I magistrati della procura milanese hanno tenuto aperto uno stralcio riguardante Dario Zagolin, che secondo alcune testimonianze sarebbe stato in contatto con Licio Gelli, presunto stratega dei progetti golpisti che avrebbero fatto da sfondo alle stragi di quegli anni, e un altro riguardante la 'squadra 54', un nucleo speciale di quattro poliziotti dell' Ufficio Affari riservati del Viminale, spediti a Milano nei giorni dell'attentato di Piazza Fontana.
13 aprile 1999
Con una serie di eccezioni preliminari comincia l'udienza preliminare del processo d'appello.
8 giugno 1999
Il Gip Clementina Forleo rinvia a giudizio l'imprenditore Delfo Zorzi, latitante in Giappone, il medico Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, presunti responsabili, a vario titolo, di aver organizzato ed eseguito la strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 e Stefano Tringali con l'accusa di favoreggiamento nei confronti di Zorzi.
16 febbraio 2000
Comincia nella seconda sezione della Corte di Assise di Milano il nuovo processo, ma la prima udienza dura solo 20 minuti per lo sciopero degli Avvocati.
1 luglio 2001
La Corte di Assise di Milano condanna all'ergastolo Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni. Prescrizione per Carlo Digilio, esperto d'armi e collaboratore della Cia: ha collaborato e la corte gli ha riconosciuto le attenuanti generiche.
19 gennaio 2002
Depositate le motivazioni. I pentiti Digilio e Siciliano sono credibili.
6 luglio 2002
Muore Pietro Valpreda, 69 anni, il ballerino anarchico che fu il primo accusato per la strage.
16 ottobre 2003
A Milano comincia il processo presso la Corte d'Assise d'Appello.
22 gennaio 2004
Al termine della requisitoria, il sostituto procuratore generale Laura Bertolè Viale chiede la conferma della sentenza di primo grado e invita la Corte a trasmettere gli atti alla Procura della Repubblica per accertare eventuali reati di falsa testimonianza in alcune deposizioni di testi a difesa.
12 marzo 2004
La Corte d'Assise d'Appello di Milano assolve Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, i tre imputati principali della strage, per non aver commesso il fatto. Riducono invece da tre a un anno di reclusione la pena per Stefano Tringali, accusato di favoreggiamento.
21 aprile 2005
Approda di nuovo in Cassazione la vicenda giudiziaria. La Suprema Corte deve esaminare il ricorso presentato dalla Procura generale milanese contro l'assoluzione disposta dalla Corte d'Assise d'Appello.
3 maggio 2005
La Cassazione chiude definitivamente la vicenda giudiziaria confermando le assoluzioni di Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni.