n. 300 del 05.12.2009
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BERLUSCONI- FINI
Tanti gli argomenti della settimana, ma se non esprimessi con chiarezza un commento sulla disputa Berlusconi-Fini sarebbe un po’ come tradire i miei lettori.
Credo che alcuni comportamenti di Fini non siano molto lontani dalle posizioni che gli si chiedeva di prendere quando era presidente di AN. Quante volte – ancora un paio di anni fa – proprio da queste colonne criticavo un suo silenzio che lo metteva in eccessiva ombra rispetto al Cavaliere. Il problema è che adesso, soprattutto per volontà dello stesso Fini, AN non c’è più ed è arrivato il PDL e quindi – anche se su alcune questioni è legittimo il dissenso - deve prevalere il concetto che la linea politica in ogni partito va sì prima discussa ma poi anche condivisa, non messa in discussione ogni giorno. Inoltre, Berlusconi in questo periodo è oggetto di un fuoco concentrico da parte di alcuni settori della Magistratura che si impone moralmente il difenderlo soprattutto quando pentiti dall’incerta memoria – ma funzionali alle manovre politiche di chi vuol togliere di scena il premier - sembrano allontanare la verità piuttosto che affermarla.
In questo senso - se è logico che un Presidente della Camera tenga posizioni istituzionalmente super-partes rappresentando l’intero parlamento - non condivido alcuni atteggiamenti di Fini cui è giusto chiedere di non incrinare il patto politico sottoscritto tra AN e FI e soprattutto ormai sedimentato nei fatti e dalla volontà degli elettori. Alcune dichiarazioni di Fini invece – come sui temi dell’immigrazione e cittadinanza, ma anche alcuni spunti etico-morali – proprio non li condivido e non capisco come possano essere sostenuti da chi ha sottoscritto una legge che ha preso il nome addirittura di “Bossi-Fini” sull’immigrazione, legge che sostanzialmente funziona al meglio dopo che questo governo ha imposto norme dure ma chiare contro l’immigrazione clandestina, ed i risultati lo confermano...
Così come non condivido il pensiero finiano di ridurre a cinque anni il termine per poter chiedere la cittadinanza. Salvo essere già cittadini di altri paesi dell’Unione Europea credo infatti che non sia il fattore “tempo” a contare per meritare una cittadinanza, quanto un esame concreto ed obbiettivo del grado di integrazione di chi chiede di diventare italiano, soprattutto condividendone senza riserve i principi costituzionali.
Tra l’altro alcune posizioni incomprensibili di Fini su queste tematiche non fanno che dar forza alla Lega Nord verso la quale si rivolgono molti ex elettori di AN decisamente sorpresi e sconcertati dalle parole di Fini.
Ciò porta politicamente ad un corto-circuito del PDL con una Lega sempre più forte e con il Cavaliere più debole nei confronti di Bossi, tanto che un’opportuna apertura verso l’UDC (che ci permetterebbe ad esempio di vincere le elezioni regionali in Piemonte) rischia di essere accantonata facendo sicuramente felice la sinistra. E’ incredibile che sia lo stesso centro-destra a togliere dai guai e dall’attenzione le inefficienze della giunta della “zarina” Mercedes Bresso.
Su altri temi di responsabilità istituzionale Fini invece ha ragione e porta avanti temi importanti. Per esempio è sbagliato il paragone, ma non la sostanza quando sostiene che l’organizzazione interna del PDL non può e non deve essere “una caserma”. Ma in un partito che raccoglie ben oltre un terzo degli italiani il dibattito deve poi portare a una sintesi e di qui a prese di posizione unitarie.
Da questo punto di vista senso di reciproca responsabilità imporrebbe però di evitare di stravolgere alcune dichiarazioni di Fini dando loro valori che non hanno. E’ con rammarico che si deve prendere atto come di esse ne viene data spesso infatti una lettura esasperata e a volte sostanzialmente falsa proprio da quelle testate – come IL GIORNALE – di proprietà della stessa famiglia Berlusconi, quasi vi sia un accanimento a voler cercare la rissa. E’ evidente che il Premier non “controlla” Feltri, ma - insistendo con certi articoli buoni solo per vendere più copie - si crea un atteggiamento deleterio, sciocco e superficiale. Chi ha a cuore il nuovo partito (condividendo anche la necessità politica di costruire un movimento serio, che cresca comunque nel tempo e vada quindi anche al di là della presenza di Berlusconi sulla scena) non può che essere preoccupato da questo quadro politico generale.
Credo che la gran parte degli elettori del PDL vogliano unità e non divisioni e soprattutto chiedono che il Cavaliere governi – come ha dimostrato di saper fare - senza perder tempo in mille incagli giudiziari. Poi possiamo tutti insieme sorridere su alcune sue espressioni o manie di Berlusconi, ma un conto sono le battute e un'altra cosa sono le questioni importanti, a cominciare dal plateale tentativo di ribaltare il risultato delle urne con una gestione politica della giustizia. E’ proprio su queste cose importanti che si chiede a Fini di non giocare sulle parole (come a certi giornali di non esasperare e strumentalizzare le sue dichiarazioni) perché il rischio di ingovernabilità è grande ed a rimetterci potrebbe essere l’intero paese.
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Ogni maggiore informazione, sulle attività politiche ed amministrative dell'On.le Marco Zacchera, sono rintracciabili sul sito www.marcozacchera.it .
Tanti gli argomenti della settimana, ma se non esprimessi con chiarezza un commento sulla disputa Berlusconi-Fini sarebbe un po’ come tradire i miei lettori.
Credo che alcuni comportamenti di Fini non siano molto lontani dalle posizioni che gli si chiedeva di prendere quando era presidente di AN. Quante volte – ancora un paio di anni fa – proprio da queste colonne criticavo un suo silenzio che lo metteva in eccessiva ombra rispetto al Cavaliere. Il problema è che adesso, soprattutto per volontà dello stesso Fini, AN non c’è più ed è arrivato il PDL e quindi – anche se su alcune questioni è legittimo il dissenso - deve prevalere il concetto che la linea politica in ogni partito va sì prima discussa ma poi anche condivisa, non messa in discussione ogni giorno. Inoltre, Berlusconi in questo periodo è oggetto di un fuoco concentrico da parte di alcuni settori della Magistratura che si impone moralmente il difenderlo soprattutto quando pentiti dall’incerta memoria – ma funzionali alle manovre politiche di chi vuol togliere di scena il premier - sembrano allontanare la verità piuttosto che affermarla.
In questo senso - se è logico che un Presidente della Camera tenga posizioni istituzionalmente super-partes rappresentando l’intero parlamento - non condivido alcuni atteggiamenti di Fini cui è giusto chiedere di non incrinare il patto politico sottoscritto tra AN e FI e soprattutto ormai sedimentato nei fatti e dalla volontà degli elettori. Alcune dichiarazioni di Fini invece – come sui temi dell’immigrazione e cittadinanza, ma anche alcuni spunti etico-morali – proprio non li condivido e non capisco come possano essere sostenuti da chi ha sottoscritto una legge che ha preso il nome addirittura di “Bossi-Fini” sull’immigrazione, legge che sostanzialmente funziona al meglio dopo che questo governo ha imposto norme dure ma chiare contro l’immigrazione clandestina, ed i risultati lo confermano...
Così come non condivido il pensiero finiano di ridurre a cinque anni il termine per poter chiedere la cittadinanza. Salvo essere già cittadini di altri paesi dell’Unione Europea credo infatti che non sia il fattore “tempo” a contare per meritare una cittadinanza, quanto un esame concreto ed obbiettivo del grado di integrazione di chi chiede di diventare italiano, soprattutto condividendone senza riserve i principi costituzionali.
Tra l’altro alcune posizioni incomprensibili di Fini su queste tematiche non fanno che dar forza alla Lega Nord verso la quale si rivolgono molti ex elettori di AN decisamente sorpresi e sconcertati dalle parole di Fini.
Ciò porta politicamente ad un corto-circuito del PDL con una Lega sempre più forte e con il Cavaliere più debole nei confronti di Bossi, tanto che un’opportuna apertura verso l’UDC (che ci permetterebbe ad esempio di vincere le elezioni regionali in Piemonte) rischia di essere accantonata facendo sicuramente felice la sinistra. E’ incredibile che sia lo stesso centro-destra a togliere dai guai e dall’attenzione le inefficienze della giunta della “zarina” Mercedes Bresso.
Su altri temi di responsabilità istituzionale Fini invece ha ragione e porta avanti temi importanti. Per esempio è sbagliato il paragone, ma non la sostanza quando sostiene che l’organizzazione interna del PDL non può e non deve essere “una caserma”. Ma in un partito che raccoglie ben oltre un terzo degli italiani il dibattito deve poi portare a una sintesi e di qui a prese di posizione unitarie.
Da questo punto di vista senso di reciproca responsabilità imporrebbe però di evitare di stravolgere alcune dichiarazioni di Fini dando loro valori che non hanno. E’ con rammarico che si deve prendere atto come di esse ne viene data spesso infatti una lettura esasperata e a volte sostanzialmente falsa proprio da quelle testate – come IL GIORNALE – di proprietà della stessa famiglia Berlusconi, quasi vi sia un accanimento a voler cercare la rissa. E’ evidente che il Premier non “controlla” Feltri, ma - insistendo con certi articoli buoni solo per vendere più copie - si crea un atteggiamento deleterio, sciocco e superficiale. Chi ha a cuore il nuovo partito (condividendo anche la necessità politica di costruire un movimento serio, che cresca comunque nel tempo e vada quindi anche al di là della presenza di Berlusconi sulla scena) non può che essere preoccupato da questo quadro politico generale.
Credo che la gran parte degli elettori del PDL vogliano unità e non divisioni e soprattutto chiedono che il Cavaliere governi – come ha dimostrato di saper fare - senza perder tempo in mille incagli giudiziari. Poi possiamo tutti insieme sorridere su alcune sue espressioni o manie di Berlusconi, ma un conto sono le battute e un'altra cosa sono le questioni importanti, a cominciare dal plateale tentativo di ribaltare il risultato delle urne con una gestione politica della giustizia. E’ proprio su queste cose importanti che si chiede a Fini di non giocare sulle parole (come a certi giornali di non esasperare e strumentalizzare le sue dichiarazioni) perché il rischio di ingovernabilità è grande ed a rimetterci potrebbe essere l’intero paese.
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