n. 303 del 31.12.2009
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FINE D’ANNO: BILANCIO E IMPEGNI
Un saluto a tutti i lettori de Il Punto! Visto che siamo alla fine dell’anno è tempo di bilanci e di impegni. Per me questo 2009 è stato molto importante perché ho la consapevolezza, diventato sindaco della mia città, di aver raggiunto una meta ma anche un equilibrio che qualche anno fa mi era sconosciuto.
C’è chi parte dall’essere sindaco per crescere poi nel mondo politico oppure chi – come me – ha percorso la strada contraria: eletto in consiglio comunale e poi in quello provinciale, alla regione fino ad entrare in parlamento, ormai 16 anni fa. L’aver deciso di candidarmi a sindaco della mia città era ed è un’offerta di me stesso alla mia comunità, cercando di catalizzare nel concreto le scelte ideologiche, politiche, pratiche e culturali che ho portato avanti durante tutta la mia vita politica.
Certo fare l’opposizione è più facile (lo vedo anche dal livello delle critiche che quotidianamente ricevo, alcune delle quali assolutamente sciocche e preconcette) ma stando in minoranza le scelte dipendono soprattutto dagli altri, oggi sono io a dover prendere le decisioni e ne sono contento perché ogni giorno ho così la possibilità di misurarmi con la realtà, i problemi, le difficoltà ma anche di vivere più tempo con le persone, la gente, i miei collaboratori, la gestione dei progetti.
Come un timoniere che “sente” di tenere in pugno la propria barca a vela che corre lottando con il vento, così la mia giornata è lunga, impegnativa, ma anche piena di spazi e di contatti dove dimostri quello che sei, pur circondato spesso tra critiche, proteste e difficoltà.
Fare il sindaco negli anni della mia maturità e con una lunga militanza politica alle spalle mi chiama così ogni giorno a confrontarmi con tantissime persone che in me vedono un punto di riferimento, una speranza, un “parafulmini”. Il riuscire a dare risposte - o almeno una parola di attenzione - spesso è il momento più importante della giornata e sicuramente quello che per me conta di più.
Mi sento insomma “utile” e concreto, a volte una specie di “missionario” soprattutto quando occorre un momento di riflessione, di chiamata alla concordia e alla condivisione.
Non avevo certo bisogno di fare il sindaco per scoprire poi anche l’altra faccia della nostra società, ovvero quella che vive nelle difficoltà, nella preoccupazione, nella malattia, ma la forte connotazione personale che ha questa carica richiama il contatto ancora più diretto con queste realtà, almeno in una città come Verbania dove i contatti personali contano ancora.
Per me è importante quindi dare sempre il massimo, ma anche cercando di capire, approfondire, coinvolgere, di far crescere una intera comunità e sono contento di poterlo fare in un modo che spero – alla fine – sarà servito davvero alla mia città. Un lavoro che pur con la massima e dovuta umiltà in questi mesi giudico positivo, ma non nell’ottica dei voti elettorali quanto nel cercare di dare un senso alla crescita di Verbania cercando di non lasciare indietro nessuno, ma nello stesso tempo tentando di far capire ai miei concittadini (in questo senso serve molto l’esperienza “romana” e saper vedere i problemi con un maggiore spessore) che la città non crescerà se non si punta in alto, con una visione più ampia delle piccole beghe locali, proponendo e realizzando programmi ambiziosi che sono l’unica strada per permettere un “salto di qualità” alla città.
E’ forte il contrasto tra un Parlamento dove sei ricoperto di onori ed hai pochi oneri e responsabilità dirette (anche perché sei uno dei tanti e – soprattutto in maggioranza – sei chiamato sostanzialmente a votare più che a discutere) e l’esperienza da sindaco di trincea dove l’agenda è sconvolta ogni giorno da questo o quel problema spesso impensato.
A Roma è la forma, a Verbania la sostanza e lo diventa nella quotidianità girando per le strade per controllare i buchi nell’asfalto, passando qualche ora insieme agli operai a bordo degli spazzaneve, condividendo funerali o visitando case per anziani, così come sedersi alla mensa sociale o nelle scuole elementari per rendersi conto di come vengano serviti i pasti caldi. Confesso: tengo in ufficio un piccolo libretto con la copertina rossa dove annoto curiosità, persone, avvenimenti, assurdità: alla fine sarà pieno di ricordi, ma forse anche interessante per capire cosa significa essere sindaci in questi anni.
Ecco perché nel 2010 spero di poter continuare a donare me stesso, ma mi auguro di imparare a dare più spessore al mio lavoro, dimostrare più pazienza verso le persone, pensando a più cose non solo da mettere in campo, ma anche da rilanciare o concludere.
Per Verbania deve essere l’anno in cui si partirà con il nuovo teatro comunale, si faranno scelte viarie ed urbanistiche, dove il programma “Verbania capitale dei laghi europei” muoverà i primi passi, dove dovremo però trovare sempre il tempo anche per aiutare chi si ritrova senza lavoro così come l’anziano rimasto solo o fosse magari anche l’ultimo tossico che non ce la fa più a tirare avanti.
In questi mesi mi scopro a pregare di più, a reagire con più pacatezza e riflessione per cercare di capire con senso di responsabilità le conseguenze che stanno dietro a ciascuna scelta. Insomma applicare con scrupolo – e senza montarsi la testa! - il mandato elettorale che mi è stato affidato. Credo di essere davvero cresciuto in questi mesi e sono convinto che sia stata una buona scelta quella che ho fatto. Una scelta politica certo stancante ed impegnativa, ma che mi sta facendo crescere e maturare. Certo, a volte mi mancano i viaggi, gli incontri con le autorità straniere, le visite ai nostri contingenti di pace sparsi per il mondo, soprattutto i rapporti con i tanti italiani residenti all’estero che ho conosciuto in giro per il mondo, ma scelte si impongono.
Un grazie a tutte le persone che mi stanno dando una mano, ai lettori per i loro consigli e i loro commenti. Un augurio di buon anno, quindi, per tutti voi e anche per me, con la speranza di poter mettere in pratica la buona volontà che mi sento di dentro con la capacità e la fortuna - anche nei momenti difficili che verranno - di sentirsi sempre dentro una riserva di positività da trasmettere a chi incroci per strada o che, magari disperato, siede davanti a te. Credo che il 2010 possa essere un anno positivo se tutti insieme vorremo costruirlo giorno per giorno:…e comunque, come sempre, dipenderà tutto da noi….
UN SALUTO, BUON ANNO E BUONA SETTIMANA A TUTTI, IL PROSSIMO “PUNTO” USCIRA’ NEL WEEK-END DELL’8/10 Gennaio 2010 ! MARCO ZACCHERA
Un saluto a tutti i lettori de Il Punto! Visto che siamo alla fine dell’anno è tempo di bilanci e di impegni. Per me questo 2009 è stato molto importante perché ho la consapevolezza, diventato sindaco della mia città, di aver raggiunto una meta ma anche un equilibrio che qualche anno fa mi era sconosciuto.
C’è chi parte dall’essere sindaco per crescere poi nel mondo politico oppure chi – come me – ha percorso la strada contraria: eletto in consiglio comunale e poi in quello provinciale, alla regione fino ad entrare in parlamento, ormai 16 anni fa. L’aver deciso di candidarmi a sindaco della mia città era ed è un’offerta di me stesso alla mia comunità, cercando di catalizzare nel concreto le scelte ideologiche, politiche, pratiche e culturali che ho portato avanti durante tutta la mia vita politica.
Certo fare l’opposizione è più facile (lo vedo anche dal livello delle critiche che quotidianamente ricevo, alcune delle quali assolutamente sciocche e preconcette) ma stando in minoranza le scelte dipendono soprattutto dagli altri, oggi sono io a dover prendere le decisioni e ne sono contento perché ogni giorno ho così la possibilità di misurarmi con la realtà, i problemi, le difficoltà ma anche di vivere più tempo con le persone, la gente, i miei collaboratori, la gestione dei progetti.
Come un timoniere che “sente” di tenere in pugno la propria barca a vela che corre lottando con il vento, così la mia giornata è lunga, impegnativa, ma anche piena di spazi e di contatti dove dimostri quello che sei, pur circondato spesso tra critiche, proteste e difficoltà.
Fare il sindaco negli anni della mia maturità e con una lunga militanza politica alle spalle mi chiama così ogni giorno a confrontarmi con tantissime persone che in me vedono un punto di riferimento, una speranza, un “parafulmini”. Il riuscire a dare risposte - o almeno una parola di attenzione - spesso è il momento più importante della giornata e sicuramente quello che per me conta di più.
Mi sento insomma “utile” e concreto, a volte una specie di “missionario” soprattutto quando occorre un momento di riflessione, di chiamata alla concordia e alla condivisione.
Non avevo certo bisogno di fare il sindaco per scoprire poi anche l’altra faccia della nostra società, ovvero quella che vive nelle difficoltà, nella preoccupazione, nella malattia, ma la forte connotazione personale che ha questa carica richiama il contatto ancora più diretto con queste realtà, almeno in una città come Verbania dove i contatti personali contano ancora.
Per me è importante quindi dare sempre il massimo, ma anche cercando di capire, approfondire, coinvolgere, di far crescere una intera comunità e sono contento di poterlo fare in un modo che spero – alla fine – sarà servito davvero alla mia città. Un lavoro che pur con la massima e dovuta umiltà in questi mesi giudico positivo, ma non nell’ottica dei voti elettorali quanto nel cercare di dare un senso alla crescita di Verbania cercando di non lasciare indietro nessuno, ma nello stesso tempo tentando di far capire ai miei concittadini (in questo senso serve molto l’esperienza “romana” e saper vedere i problemi con un maggiore spessore) che la città non crescerà se non si punta in alto, con una visione più ampia delle piccole beghe locali, proponendo e realizzando programmi ambiziosi che sono l’unica strada per permettere un “salto di qualità” alla città.
E’ forte il contrasto tra un Parlamento dove sei ricoperto di onori ed hai pochi oneri e responsabilità dirette (anche perché sei uno dei tanti e – soprattutto in maggioranza – sei chiamato sostanzialmente a votare più che a discutere) e l’esperienza da sindaco di trincea dove l’agenda è sconvolta ogni giorno da questo o quel problema spesso impensato.
A Roma è la forma, a Verbania la sostanza e lo diventa nella quotidianità girando per le strade per controllare i buchi nell’asfalto, passando qualche ora insieme agli operai a bordo degli spazzaneve, condividendo funerali o visitando case per anziani, così come sedersi alla mensa sociale o nelle scuole elementari per rendersi conto di come vengano serviti i pasti caldi. Confesso: tengo in ufficio un piccolo libretto con la copertina rossa dove annoto curiosità, persone, avvenimenti, assurdità: alla fine sarà pieno di ricordi, ma forse anche interessante per capire cosa significa essere sindaci in questi anni.
Ecco perché nel 2010 spero di poter continuare a donare me stesso, ma mi auguro di imparare a dare più spessore al mio lavoro, dimostrare più pazienza verso le persone, pensando a più cose non solo da mettere in campo, ma anche da rilanciare o concludere.
Per Verbania deve essere l’anno in cui si partirà con il nuovo teatro comunale, si faranno scelte viarie ed urbanistiche, dove il programma “Verbania capitale dei laghi europei” muoverà i primi passi, dove dovremo però trovare sempre il tempo anche per aiutare chi si ritrova senza lavoro così come l’anziano rimasto solo o fosse magari anche l’ultimo tossico che non ce la fa più a tirare avanti.
In questi mesi mi scopro a pregare di più, a reagire con più pacatezza e riflessione per cercare di capire con senso di responsabilità le conseguenze che stanno dietro a ciascuna scelta. Insomma applicare con scrupolo – e senza montarsi la testa! - il mandato elettorale che mi è stato affidato. Credo di essere davvero cresciuto in questi mesi e sono convinto che sia stata una buona scelta quella che ho fatto. Una scelta politica certo stancante ed impegnativa, ma che mi sta facendo crescere e maturare. Certo, a volte mi mancano i viaggi, gli incontri con le autorità straniere, le visite ai nostri contingenti di pace sparsi per il mondo, soprattutto i rapporti con i tanti italiani residenti all’estero che ho conosciuto in giro per il mondo, ma scelte si impongono.
Un grazie a tutte le persone che mi stanno dando una mano, ai lettori per i loro consigli e i loro commenti. Un augurio di buon anno, quindi, per tutti voi e anche per me, con la speranza di poter mettere in pratica la buona volontà che mi sento di dentro con la capacità e la fortuna - anche nei momenti difficili che verranno - di sentirsi sempre dentro una riserva di positività da trasmettere a chi incroci per strada o che, magari disperato, siede davanti a te. Credo che il 2010 possa essere un anno positivo se tutti insieme vorremo costruirlo giorno per giorno:…e comunque, come sempre, dipenderà tutto da noi….
UN SALUTO, BUON ANNO E BUONA SETTIMANA A TUTTI, IL PROSSIMO “PUNTO” USCIRA’ NEL WEEK-END DELL’8/10 Gennaio 2010 ! MARCO ZACCHERA
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