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Sono iniziate questa mattina a Rosarno, su disposizione della prefettura di Reggio Calabria, le demolizioni dell’ex fabbrica Rognetta, uno degli accampamenti occupati fino a due giorni fa dagli immigrati protagonisti della rivolta di giovedì sera. Le ruspe dei vigili del fuoco sono in azione in una fabbrica abbandonata sulla via Nazionale, arteria principale della città. I lavori si svolgono sotto il controllo di carabinieri e agenti di polizia. Assistono anche gruppi di cittadini. Le demolizioni di ex fabbriche e casolari abbandonati andranno avanti per tutta la giornata.A Rosarno la notte è stata tranquilla. La prima dopo tre giorni di tensioni e violenze. Intorno all’una le forze di polizia hanno spostato 67 immigrati, che vivevano nella località Le Colline nel territorio di Rizziconi. In tutto, dall’inizio delle operazioni di sfollamento, sono quasi 1.300 gli immigrati che hanno lasciato volontariamente o accompagnati la zona, per dirigersi verso il nord Italia o rifugiarsi in centri di accoglienza calabresi e pugliesi. Nella zona di Rizziconi ci sono ancora 50 extracomunitari, che non hanno voluto lasciare la zona perché impegnati nella raccolta di agrumi. E altri potrebbero essersi nascosti nelle campagne o dagli stessi datori di lavoro, dunque la vigilanza delle forze dell’ordine è molto forte.
Oltre 350 immigrati sono arrivati nel corso della notte nel Cara (Centro accoglienza richiedenti asilo) di Bari-Palese dopo essere stati trasferiti sabato dall'ex Opera Sila, una delle strutture dove erano ospitati. In molti hanno detto di essere andati via spontaneamente da Rosarno. Sono stati identificati, hanno avuto la possibilità di parlare con interpreti che hanno spiegato loro le condizioni di permanenza del centro, che si trova nell'area dell'aeroporto militare di Bari-Palese e può accogliere sino a un massimo di 900 persone. L'arrivo degli immigrati e tutte le procedure per la loro sistemazione si sono svolte con regolarità.
Altri 400 stranieri sono partiti dalla stazione di Lamezia Terme. Negli occhi di tanti di loro delusione e tristezza. «La Calabria non è tutta uguale - dice uno di loro -. A Sibari, come in altre parti della regione, è meglio che a Rosarno dove sin dall'inizio ci hanno trattato male». «Si parla di Calabria terra di accoglienza - gli fa eco un altro - ma, mi chiedo: dove sta l'accoglienza? State perdendo tutti i vostri valori». Hanno preso treni diretti a Milano, Napoli, Foggia, Palermo.
Per cinque immigrati il fermo è già stato tramutato in arresto e sono al momento al carcere di Palmi. Entro i primi giorni della prossima settimana, poi, saranno esaminate le posizioni di altri due extracomunitari detenuti in stato di fermo. Lo sfruttamento nei campi In merito allo sfruttamento dei clandestini alla sostanziale riduzione in schiavitù dei braccianti immigrati dalla procura di Palmi si sottolinea come nel recente passato siano stati avviati diversi procedimenti riguardo il coinvolgimento in queste attività delle cosche. "Procederemo in tutti i sensi - ha proseguito il procuratore Creazzo - condurremo indagini accurate per stabilità responsabilità certe". La storia della rivolta degli immigrati e degli scontri avvenuti a Rosarno non è quindi finita.
A Roma i centri sociali cercano vendetta
Momenti di tensione, ieri pomeriggio a Roma, tra polizia e manifestanti dei centri sociali che si erano ritrovati in piazza dell’Esquilino per un sit-in di solidarietà per gli immigrati di Rosarno promosso dal movimento antagonista Action. Circa 200 persone sono riuscite ad aggirare il cordone di contenimento delle forze dell’ordine che presidiavano la piazza per cercare di dirigersi verso il ministero dell’Interno, ma sono state bloccate all’imbocco di via del Viminale, all’altezza di via Cesare Balbo. Polizia e carabinieri in assetto antisommossa sono arretrati di un centinaio di metri mentre i partecipanti al corteo antirazzista continuavano a spintonare chi cercava di fermarli al grido di «Siamo tutti clandestini». Con cariche di alleggerimento gli uomini delle forze dell’ordine sono riusciti a riportare i manifestanti in piazza dell’Esquilino. Durante questa fase qualcuno ha cominciato a tirare oggetti contro la polizia, altri sono fuggiti. Nel corso dei tafferugli, in via Urbana, all’altezza di via de Pretis, un agente è stato ferito dal lancio di un sanpietrino. Medicato sul posto, per lui non si è reso necessario il ricovero in ospedale. Dopo gli scontri i manifestanti si sono allontanati da piazza dell’Esquilino per dirigersi verso piazzale Tiburtino. Il corteo spontaneo ha provocato inevitabili disagi al traffico. Tra loro c’erano anche molti immigrati. Il presidio era stato organizzato dalle associazioni antirazziste per protestare «contro l’intolleranza e i lager dei migranti». In prima fila Andrea Alzetta, capogruppo comunale di Roma in Action. Circa trenta i manifestanti identificati dalla polizia che saranno denunciati.
Il Ministro dell'Interno Roberto Maroni
"Queste situazioni le abbiamo ereditate e sono frutto di tolleranza sbagliata". Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, intervenendo a L'intervista, su Sky Tg24, torna a parlere della rivolta di Rosarno. "Ci sono responsabilità diffuse che non intendiamo più tollerare". Gli immigrati di Rosarno che le forze di polizia hanno trasferito nei centri di Crotone e Bari, se risulteranno clandestini, verranno espulsi, ha spiegato Maroni: "La legge si applica e non si può fare diversamente". "La legge è legge e non si può interpretare o dire si applica tutti i giorni tranne il primo di marzo. Dal mio punto di vista è un giorno come gli altri", ha affermato il ministro rispondendo alla domanda su che cosa succederebbe agli immigrati che in primo marzo manifestassero in piazza per ricordare agli italiani il contributo da loro dato all'economia del Paese. "Se le forze dell'ordine scoprono che c'é un clandestino - ha aggiunto - deve essere preso, portato in un centro di identificazione ed espulsione, identificato ed espulso. Questa é la procedura che seguiamo sempre". Poi ha aggiunto: "C'è tanta gente che parla di cose che non conosce, o per sentito dire o perché ha scarse informazioni. Per esempio l'onorevole Casini ha detto che a Rosarno la polizia è stata inviata 48 ore dopo i disordini. Non è vero, é male informato". Polemizza Maroni. A Rosarno, ha proseguito il ministro, "la polizia c'era subito. Entro 48 ore sono stati mandati ulteriori rinforzi, ma la polizia era lì dal primo minuto".
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