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IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

domenica 8 novembre 2009

Strasburgo, la nostra croce

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La sentenza della Corte europea che impone di togliere i crocefissi è un atto di violenza. Deciso da alcuni giudici lontanissimi dalla tradizione cristiana.
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Vado a messa di rado e sono un peccatore; sono convinto che il Vangelo ci metta quotidianamente alla prova attraverso le nostre azioni. Ho rispetto per le altre religioni che professano il rispetto dell’uomo e ne consentono il libero arbitrio. Mi considero insomma un laico. Epperò: la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che vieta il crocifisso in classe è una violenza del diritto. Non è un atto di giustizia. Al contrario incita all’odio, alla divisione, accende pericolose micce negli integralisti. Perché non tiene conto della cultura e della storia dell’Italia, perché soprattutto viene imposta al nostro Paese da un collegio formato da sette giudici che provengono da Serbia, Turchia, Lituania, Ungheria, Portogallo, Belgio e da un italiano di origini russe, Vladimiro Zagrebelsky.
Non accetto e non mi sembra normale, con tutto il rispetto, che 2 mila anni di storia del mio Paese vengano giudicati da un signor giudice turco (2 per cento di cristiani nel suo paese), uno serbo (6 per cento di battezzati) o ancora da un ungherese (50 per cento di cristiani). Per non parlare del signor giudice lituano, paese dove apprendo da una rapida consultazione su internet «sono tuttora vive alcune tradizioni che risalgono al paganesimo. Per esempio, dopo aver festeggiato la vigilia di Natale il tavolo non va sparecchiato (fatta eccezione per i coltelli), per lasciare cibo agli spiriti dei parenti deceduti, e appena finita la cena si dovrebbero fare tre giri intorno al tavolo prima di posare il cucchiaio». Quanto all’italiano Zagrebelsky parla il suo curriculum: è noto anche alle pietre che non è mai stato un crociato né si è segnalato per fare apostolato della preghiera. Tanto per farvi un’idea Zagrebelsky appartiene (cito Giuseppe D’Avanzo a scanso di querele) a «quel cenacolo torinese di continuatori dei “giudici azionisti” che ha i suoi numi tutelari in Norberto Bobbio e Alessandro Galante Garrone».
Questa giustizia all’europea la trovo goffa, irrispettosa, ridicola. Peggio: ignorante. In nome di una presunta laicità politicamente corretta si tendono a mortificare le ragioni e la storia di un popolo con un atto violento paragonabile alla furia iconoclasta che fu dei barbari e dei senza Dio. Mi spiace, ma non lo accetto.

(Editoriale di Giorgio Mulè - Direttore del settimanale Panorama)

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