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IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

domenica 8 novembre 2009

La caduta del muro di Berlino. Vent'anni dopo

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IL PUNTO. Sia questa solo una breve riflessione, ma ci tengo a farla perchè domani è l'anniversario di un giorno importante: 20 anni fa cadeva il "muro" di Berlino e per l'Europa, l'Italia e il Mondo - ma soprattutto per noi stessi - tutto, dopo, è stato diverso. Ci riflettevo in questi giorni perchè ho trascorso una breve vacanza in un paese (Cuba) dove quel muro idealmente esiste ancora: l'unico quotidiano è quasi divertente da leggere tanto sembra la parodia di "Lotta Continua" che andava di moda da noi 30 anni fa, la gente si arrabatta coi turisti e la borsa nera, il capitalismo è visto come il bengodi e la ricchezza, il sistema sociale di base funziona ma per gli anziani la pensione è di 10 euro al mese. A Cuba aspettano che muoia Fidel (che magari è già morto) e sognano ancora (credo sempre di meno) la vittoria della Rivoluzione. Ben diversa la situazione dei paesi dell'ex Europa dell' Est che sono ormai del tutto europei e di cui hanno assorbito il bene e il male, la libertà ma anche la crisi economica e le speculazioni economiche. Anche il pianeta Russia si è evoluto, ma di fatto non c'è una vera libertà con un cambiamento di pelle ma poco di sostanza. E noi, cittadini dell'Europa, a parte l' Euro e l'economia, come siamo 20 anni dopo? Credo che dal punto di vista ideologico chi come me da sempre si batteva sul fronte difficile dell' anticomunismo sia corretto celebrare una vittoria morale, ma non c'è dubbio che occorra una profonda riflessione. Alcuni aspetti - come la libertà sempre più ampia, l'evolversi dei rapporti politici tra avversari e non più tra nemici - si siano evoluti in maniera positiva, anche se 20 anni dopo in Italia abbiamo ancora gruppi e partiti che si dichiarano comunisti o che in casa PD siano, proprio in questi giorni, di fatto tornati a comandare quelli che MAI hanno fatto una chiara autocritica su questi aspetti e che daltronde sono gli allievi del PCI, i più anziani addirittura ancora formati nell' ex URSS . Ma in fondo questi sono problemi loro, ma noi - piuttosto - quelli che eravamo dall'altra parte ... "dentro" che cosa ci è restato di quelle belle battaglie che a Destra tanti anni fa combattevamo, certi di difendere - anche con l'anticomunismo - la libertà della nostra Patria? Credo che ciascuno debba porsi il problema e darsi una risposta intima e personale. C'è chi - appunto, come me - ha proseguito un lungo cammino politico ed ha ricevuto molti onori, chi se ne è andato guardando - secondo me - più al passato che al futuro, chi si è riconvertito approfittando di tante occasioni economicamente interessanti. Non sto parlando comunque solo a chi ha seguito la strada del MSI poi AN poi PDL ma soprattutto alle tantissime persone "di area" non apertamente schierate che però soffrivano, votavano, condividevano nel loro intimo paure e speranze. In questi giorni ho letto "Il Revisionista" di Pansa che in modo intelligente spiega perchè, pur da uomo di sinistra, lui abbia in qualche modo rivalutato anche la memoria dei perdenti della guerra civile. Lui riscopre valori in persone che allora scelsero strade difficili e giustamente si chiede perchè invece la destra si sia invece fermata su questo aspetto, come su tanti altri argomenti. Ho cercato in me stesso una risposta e credo che principalmente sia quella che molta gente a destra nella politica abbia perso il gusto alla competizione, alla discussione tenace (cosa diversa dalla polemica quotidiana), al mettere avanti scelte coraggiose rispetto al quieto vivere e ad un sostanziale benessere. Per questo, quando ho capito che rischiavo di "accontentarmi" , io ho scelto la strada difficile di fare il sindaco della mia città e l'ho fatto sapendo che significava prendersi addosso e in prima persona un milione di rogne, ma che valeva la pena comunque di dimostrare che anche la destra avrebbe potuto amministrare una città da sempre di sinistra e questo era ( ed è) per me una grande scommessa personale e di impegno. Sono contento di questa scelta pur cosi' pesante dal punto di vista nervoso e fisico perchè mi sento rimesso in gioco e - nel concreto - pur stretto da vincoli di bilancio, guai amministrativi e qualche boicottamento cerco comunque di dimostrare che, con l'aiuto insostituibile dei miei collaboratori, sia possibile dimostrare un cambiamento che sia anche culturale, di scelta di campo e di uomini. Ma anch'io vorrei che la politica italiana più in generale si desse una scossa e risalisse su un altro livello, un altro stile, un'altra dimensione. Possibile che siamo scesi solo a livello delle veline o di Marrazzo? Possibile che più in generale non si ritrovi più il gusto della scelta, della scommessa culturale, della sfida a risolvere i problemi? Vanno bene le scelte tecniche, gli equilibri amministrativi e nei partiti, ma perchè ridursi ad un modello solo virtuale di democrazia dove troppe cose sono filtrate con sempre meno spazi per i cittadini di dire la loro e di contare sul serio? Sono queste le domande che mi faccio 20 anni dopo la caduta del muro e capisco che anche a sinistra, in tanti, si pongano gli stessi interrogativi. Il fatto è che non è bastato vincere o contribuire a vincere una battaglia ideologica: 20 anni dopo siamo ancora qui a chiederci (ma forse questa in fondo è una fortuna) come si possa lasciare un segno positivo, da piccoli o grandi protagonisti, nel veloce correre dell'umanità. Un saluto a tutti ! Marco Zacchera. (Newsletter dell'On. Marco Zacchera - Sindaco di Verbania - PdL).
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NOTE STORICHE
Il Muro di Berlino, eretto dal regime comunista dell'ex Repubblica Democratica Tedesca (La Germania dell'Est), era una barriera in cemento alta circa tre metri e mezzo che tagliava in due Berlino e la separava dal resto dell'ex DDR. Il muro ha separato Berlino Ovest da Berlino Est per 28 anni, dalla sua costruzione iniziata il 13 Agosto 1961 fino alla sua caduta, ed era considerato un simbolo della cosidetta Cortina di ferro. Il suo smantellamento avvenne il 9 Novembre 1989.
Durante questi anni, secondo i dati ufficiali, furono uccise, dalle guardie comuniste, circa 150 persone mentre cercavano di superare il muro verso Berlino Ovest, e quindi verso la libertà.
Il 9 novembre 1989, dopo diverse settimane di disordini pubblici, il Governo della Germania Est annunciò che le visite nella Germania Occidentale ed a Berlino Ovest sarebbero state permesse. Dopo questo annuncio una moltitudine di cittadini dell'Est si arrampicò sul muro e lo superò, per raggiungere gli abitanti della Germania Ovest dall'altro lato in un'atmosfera festosa. Durante le settimane successive piccole parti del muro furono portate via dalla folla e dai cercatori di souvenir; in seguito fu usato dell'equipaggiamento industriale per rimuovere quasi tutto quello che era rimasto. La caduta del muro di Berlino aprì la strada per la riunificazione tedesca che fu formalmente conclusa il 3 Ottobre 1990.
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COSA ACCADDE QUEL GIORNO A BERLINO?
No, non preoccupatevi, non voglio raccontarvi per la millesima volta la caduta del Muro. I suoi mattoni vi usciranno ormai dalle orecchie. Mi avventuro a capire il senso di quel che accadde quel giorno a Berlino e nel mondo, per dire poi in estrema sintesi quel che resta oggi. Comincio da quel che non sono ancora riuscito a capire. Resta un mistero la caduta del Muro, il crollo indolore e simultaneo di un potere cristallizzato da vari decenni. Resta un mistero che una cortina di ferro si sciolga come neve al sole, senza significative reazioni. Anche i regimi più impopolari e le nomenklature più detestate hanno una schiera di fedelissimi che ingaggiano una lotta finale, tentano un’estrema difesa arroccandosi in una ridotta. A Berlino invece non accadde nulla e così in larga parte dei Paesi usciti dal comunismo. Il comunismo si piegò su se stesso, si spense come idea per sopravvivere come apparato e rigenerarsi come potere. Primo. A che serviva il Muro? A impedire di vedere la realtà. L’impostura originaria del Muro fu nella definizione che ne diede il leader della Germania Est Ulbricht: «barriera protettiva antifascista», come se il Muro proteggesse la Germania comunista dall’assalto e dalle insidie di un fantomatico fascismo occidentale. E non arginasse invece le fughe verso Ovest, che nel giro di pochi anni avevano coinvolto il venti per cento della popolazione, circa tre milioni di tedeschi orientali. Non era accaduto neanche sotto il nazismo. Prima di ogni teoria o analisi, quel flusso spontaneo certificava il fallimento del comunismo.Secondo. Il Muro caduto segnò la fine del dramma tedesco. Un dramma cominciato con la sconfitta della Prima guerra mondiale, poi l’avvento del nazismo, poi la II guerra e le sue immani distruzioni, infine lo smembramento e l’oppressione sovietica. La Germania ha sofferto due volte l’orrore del Novecento, e non solo perché fu l’unico Paese a patire in pieno il nazismo e il comunismo. Ma anche perché fu il Paese più distrutto e martoriato ma privato, dall’orrore della Shoah, del diritto di soffrire il suo dramma e di piangere i suoi morti. Terzo. Con il Muro di Berlino cadde anche il Muro del Tempo, per citare il titolo di un libro di Ernst Jünger. Il Muro preservava l’anacronismo tra le due Germanie, che vivevano in epoche diverse; a Ovest c’era il tempo della modernità, dei consumi, della libertà individuale e della democrazia. A Est il tempo si era invece fermato alla Prussia, alla Germania nazista e al comunismo, versione regressiva e repressiva della modernità. La caduta del Muro sincronizzò le due Germanie che vivevano in tempi diversi. L’Est entrò nel tempo dell’Ovest. Quarto. Il comunismo fu sconfitto sul suo stesso terreno. Aveva ingaggiato una sfida con l’Occidente nel nome del materialismo e dell’ateismo, del progresso e della liberazione, dell’economia e della tecnologia e fu sconfitto dall’Occidente sul medesimo piano, da un materialismo ateo più pervasivo e consensuale, da una società più progredita, da una liberazione individuale più radicale, da un’economia più efficace e da una tecnologia vincente. Se vogliamo, l’89 fu davvero il rovescio del ’68, e non solo perché si realizzò la Primavera di Praga ma perché lo spirito del ’68 corrose la vetusta ingessatura del comunismo. Quinto. Come può definirsi l’epoca uscita dalla caduta del Muro di Berlino? Era globale. Con la caduta del Muro finirono le ideologie del ’900, i blocchi contrapposti, la divisione orizzontale del mondo tra Est e Ovest, il comunismo e il residuo fascismo. Altri eventi, come piazza Tienanmen e lo scacco sovietico in Afghanistan, la morte di Khomeini e il crollo di altri regimi comunisti, accelerarono quel processo. La storia cedette il passo alla tecnica, l’ideologia all’economia. Tecnica e mercato furono le ali della globalizzazione.Sesto. La caduta del Muro provocò due conseguenze opposte: da un verso accelerò la globalizzazione, caddero le frontiere, decaddero gli Stati nazionali; dall’altro verso la riunificazione tedesca rianimò le identità territoriali e nazionali, riaccese le etnie e i localismi. La stessa Europa riflette questa ambiguità: da un verso nacque dalla dis-integrazione degli Stati nazionali, che è un gradino verso la società planetaria; ma dall’altro nasce come argine e risposta alla globalizzazione. Anche un muro caduto ha due punti di vista. Settimo. Bisogna avere l’implacabile onestà di ammettere che la caduta del Muro non fu solo emancipazione e libertà ma fu anche un cedimento al primato dei consumi, una vittoria dell’individualismo sul legame sociale e comunitario. L’Oriente e l’Occidente non si unificarono, ma il primo si sciolse nell’altro, si lasciò annettere e colonizzare. L’Est fu attratto più dai vizi che dalle virtù dell’Occidente, più dalla liberazione sessuale che dal pluralismo dei partiti, più dalle merci che dal diritto di opinione, più dal denaro che dalla democrazia. Ottavo. Dopo lo spartiacque tra Est e Ovest sono sorte due nuove frontiere: tra Nord e Sud del pianeta; e tra Centro e periferie. Il conflitto con l’Islam rientra nei due scenari. Un tempo si riteneva che il comunismo sarebbe stato l’Islam del XX secolo; oggi si sostiene che l’Islam sia il comunismo del XXI secolo. In realtà non spiega il mondo lo schema del conflitto di civiltà tra Occidente e Islam e nemmeno quello tra democrazia e terrorismo; altri soggetti crescono nel mondo (la Cina, l’India, più svariate periferie), l’Islam non è un blocco omogeneo e ostile, il terrorismo non può essere elevato a Nemico Principale.Nono. In Italia il crollo del Muro di Berlino, produsse la fine del comunismo e l’immediata sostituzione della sua epopea con la celebrazione della Rivoluzione francese di cui cadeva nell’89 il bicentenario. Il richiamo alla rivoluzione borghese segnò la nascita di una sinistra non più proletaria e operaia, ma radical-borghese, neoilluminista ed elitaria, succube del fantasma che aveva evocato: il partito giacobino, di cui divennero portatori i magistrati e i partiti derivati. La sinistra uscita dal ’900 comunista tornò al 1789, light e strong.Decimo. Il mondo in cui viviamo sorge su due distruzioni: quella benefica del 9/11 di Berlino e quella malefica dell’11/9 di New York. Si avvia a tornare multipolare, non più dominato da una Sola Superpotenza, gli Usa. I nemici non sono più delimitati da un territorio e da uno Stato, ma sono interni, diffusi e virali: il cortocircuito tecnologico e ambientale, demografico e migratorio, esistenziale e autodistruttivo. I muri invisibili sono i più difficili da abbattere. (Di: Marcello Veneziani - il Giornale.it)

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