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Il Tribunale Federale Supremo del Brasile ha dato il via libera (per cinque voti a quattro) all’estradizione verso l’Italia di Cesare Battisti, condannato in Italia a quattro ergastoli e attualmente in sciopero della fame. Il voto decisivo è stato quello del presidente dell’alta corte, Gilmar Mendes, che ha ritenuto che gli assassinii per cui Battisti è stato condannato sono "crimini comuni" e non "politici". Ma poi il tribunale per 5 voti a 4, ha lasciato l'autorità sulla decisione finale in merito all'estradizione al Presidente Luiz Inacio Lula da Silva.
Lunga camera di consiglio I giudici hanno emesso il decreto di estradizione, ma poi sono tornati nuovamente in camera di consiglio per decidere se la firma del presidente Lula fosse un atto dovuto o discrezionale. E' stata questa seconda ipotesi che è passata e il presidente brasiliano ha l'ultima parola: sì o no all'estradizione.
Lunga camera di consiglio I giudici hanno emesso il decreto di estradizione, ma poi sono tornati nuovamente in camera di consiglio per decidere se la firma del presidente Lula fosse un atto dovuto o discrezionale. E' stata questa seconda ipotesi che è passata e il presidente brasiliano ha l'ultima parola: sì o no all'estradizione.
Mendes: Lula vincolato dal diritto internazionale Anche il presidente Luiz Inacio Lula da Silva è vincolato dal diritto internazionale, e sarà quindi nell'obbligo di estradare Cesare Battisti se lo deciderà il Supremo Tribunal Federal. Lo ha affermato il presidente della Corte suprema, Gilmar Mendes, nel giustificare il suo voto "determinante" a favore dell'estradizione dell'ex terrorista rosso. "Il diritto internazionale, come il trattato di estradizione tra Italia e Brasile, è un impegno adottato dal governo brasiliano che il presidente Lula dovrà rispettare".
Il ministro Alfano: "E' il coronamento di un lavoro di anni e l’affermazione di un principio importante e cioè che Battisti è un assassino e non un detenuto politico. Battisti merita di essere recluso nelle prigioni italiane così come accade ai condannati italiani".
Il ministro Frattini: La decisione del Tribunale supremo è la "fine di una profonda amarezza". Così, con "grande soddisfazione", il ministro degli Esteri Franco Frattini ha accolto la notizia. "La decisione della Corte soddisfa infatti un’esigenza fondamentale di giustizia per la quale le istituzioni e il mondo politico italiano si sono battuti per difendere e promuovere gli interessi più alti dello Stato. L’esito della vicenda premia la linea di responsabilità e di rispetto adottata dal governo italiano, una linea che non ha mai mancato di sottolineare gli storici legami di amicizia che uniscono Italia e Brasile".
L’aula della Camera dei Deputati ha salutato con un lungo applauso la notizia sull’estradizione di Battisti. È stato il deputato del PdL Massimo Corsaro a dare l’annuncio all’assemblea. "Credo che l’applauso unanime della Camera non abbia bisogno di alcun commento", ha commentato il vice-presidente di turno Maurizio Lupi. "Questa è la migliore risposta che il parlamento poteva dare a chi per un attimo aveva immaginato che il Brasile non fosse un Paese amico e che l’Italia non fosse un Paese in grado di giudicare con tutti i crismi della regolarità un imputato".
Anche l’opposizione ricorda la comune battaglia condotta per l’estradizione. "E' una bella notizia che ripaga le famiglie delle vittime del terrorista delle tante umiliazioni e provocazioni subite in questi mesi", ha commentato il segretario dell’Unione di centro Lorenzo Cesa. "E' una vittoria del Paese, della giustizia e della democrazia", ha detto anche Massimo Donadi, capogruppo Idv alla Camera, "l’unità di tutte le forze politiche è stata determinante per raggiungere questo obiettivo". "Hanno avuto successo gli sforzi compiuti dal governo, in sintonia con il parlamento e il Paese", sottolinea Marco Minniti (Pd), che aggiunge: "È importante che un condannato per reati gravi di terrorismo sconti la pena in Italia".
Soddisfazione viene espressa dai presidenti dei due rami del Parlamento. Il presidente del Senato, Renato Schifani: "È giusto che Battisti sconti la pena in Italia per i gravissimi reati commessi nel nostro Paese e che tanta sofferenza hanno causato ai familiari delle vittime". Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, esprime "viva soddisfazione. Questa decisione nel rinsaldare gli storici vincoli di amicizia tra due Paesi che appartengono alla medesima civiltà giuridica, permette di sperare in una rapida e positiva conclusione di una vicenda che ha profondamente turbato l’opinione pubblica italiana".
"Bene il via libera del Tribunale supremo federale brasiliano all'estradizione in Italia dell'ex terrorista dei Pac": così Matteo Brigandì, capogruppo della Lega Nord in commissione Giustizia a Montecitorio che sottolinea: "Finalmente ci sarà giustizia anche per i parenti delle vittime di quegli efferati omicidi. Battisti come è giusto che sia sconterà ora la sua pena nelle patrie galere. D'altronde - conclude Brigandì- pensare che il processo contro Battisti non abbia avuto il debito garantismo non può che considerarsi un falso invocato dallo stesso Battisti, a pretesto, per sfuggire dalle proprie responsabilità".
"Dedico la vittoria, se verrà, a tutte le persone oneste", ha detto Alberto Torregiani ai microfoni di SkyTg 24. Spero che la gente comune capisca che, al di la' delle storie montate da chi delinque la giustizia a volte vince".
"Potrebbe essere anche per un solo giorno, ma vorrei che fosse giudicato finalmente colpevole, e pagasse le sue colpe". Così Adriano Sabbadin, figlio di Lino, una delle persone uccise dai Pac alla fine degli ani '70, commenta la decisione. ''Non nutro rabbia o rancore nei confronti di Battisti - aggiunge Sabbadin, parlando anche a nome delle due sorelle - ma questo verdetto è giusto. Se Battisti fosse rimasto dov'era i nostri cari sarebbero stati ammazzati due volte". Quando i Pac fecero irruzione per una rapina nella macelleria di Catlana (Venezia) di Lino Sabbadin, il 16 febbraio 1979, Adriano aveva 17, ed era il più grande dei tre figli dell'uomo. "Quando mio padre morì - ricorda - le mie sorelle avevano una 12 e l'altra 6 anni. Spettò a me sostenere la famiglia. Abbiamo provato io e le mie sorelle che cos'é il 'carcere', non il signor Battisti".
Tarso Genro, ministro della Giustizia del governo Lula che aveva concesso l'asilo politico a Cesare Battisti, si è detto "sorpreso" dal cambiamento di giurisprudenza che implica la decisione del Supremo Tribunal Federal a favore dell'estradizione dell'ex terrorista. "Ci dobbiamo inchinare di fronte al funzionamento dello Stato di diritto - ha detto Genro -. Ma sono stupito dal cambiamento di atteggiamento del potere giudiziario".
E' considerato un soggetto nei confronti del quale adottare tutte le misure di sicurezza possibili: nel caso in cui il Brasile ne concederà definitivamente l'estradizione, pertanto, per Cesare Battisti scatterà il piano di rientro "di fascia A". Uomini dell'Interpol lo andranno a prelevare a Brasilia e, dopo averlo preso in consegna dalla polizia locale, lo riporteranno in Italia, come spesso in casi come questo, probabilmente con un volo di Stato. Il volo di linea, infatti, viene escluso per i soggetti pericolosi per non mettere a rischio gli altri passeggeri ma anche nei casi di grande impatto mediatico, com'é quello di Battisti. L'Interpol comunicherà la data e l'ora dell'arrivo al ministero della Giustizia: una volta giunto in Italia, Battisti sarà consegnato dall'Interpol alla polizia di frontiera che gli notificherà il provvedimento di cattura. Il passaggio successivo sarà la consegna dell'ex terrorista alla polizia penitenziaria. Sarà, infine, la polizia penitenziaria a portare Battisti nel carcere che il Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria avrà scelto per lui.
Il ministro Alfano: "E' il coronamento di un lavoro di anni e l’affermazione di un principio importante e cioè che Battisti è un assassino e non un detenuto politico. Battisti merita di essere recluso nelle prigioni italiane così come accade ai condannati italiani".
Il ministro Frattini: La decisione del Tribunale supremo è la "fine di una profonda amarezza". Così, con "grande soddisfazione", il ministro degli Esteri Franco Frattini ha accolto la notizia. "La decisione della Corte soddisfa infatti un’esigenza fondamentale di giustizia per la quale le istituzioni e il mondo politico italiano si sono battuti per difendere e promuovere gli interessi più alti dello Stato. L’esito della vicenda premia la linea di responsabilità e di rispetto adottata dal governo italiano, una linea che non ha mai mancato di sottolineare gli storici legami di amicizia che uniscono Italia e Brasile".
L’aula della Camera dei Deputati ha salutato con un lungo applauso la notizia sull’estradizione di Battisti. È stato il deputato del PdL Massimo Corsaro a dare l’annuncio all’assemblea. "Credo che l’applauso unanime della Camera non abbia bisogno di alcun commento", ha commentato il vice-presidente di turno Maurizio Lupi. "Questa è la migliore risposta che il parlamento poteva dare a chi per un attimo aveva immaginato che il Brasile non fosse un Paese amico e che l’Italia non fosse un Paese in grado di giudicare con tutti i crismi della regolarità un imputato".
Anche l’opposizione ricorda la comune battaglia condotta per l’estradizione. "E' una bella notizia che ripaga le famiglie delle vittime del terrorista delle tante umiliazioni e provocazioni subite in questi mesi", ha commentato il segretario dell’Unione di centro Lorenzo Cesa. "E' una vittoria del Paese, della giustizia e della democrazia", ha detto anche Massimo Donadi, capogruppo Idv alla Camera, "l’unità di tutte le forze politiche è stata determinante per raggiungere questo obiettivo". "Hanno avuto successo gli sforzi compiuti dal governo, in sintonia con il parlamento e il Paese", sottolinea Marco Minniti (Pd), che aggiunge: "È importante che un condannato per reati gravi di terrorismo sconti la pena in Italia".
Soddisfazione viene espressa dai presidenti dei due rami del Parlamento. Il presidente del Senato, Renato Schifani: "È giusto che Battisti sconti la pena in Italia per i gravissimi reati commessi nel nostro Paese e che tanta sofferenza hanno causato ai familiari delle vittime". Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, esprime "viva soddisfazione. Questa decisione nel rinsaldare gli storici vincoli di amicizia tra due Paesi che appartengono alla medesima civiltà giuridica, permette di sperare in una rapida e positiva conclusione di una vicenda che ha profondamente turbato l’opinione pubblica italiana".
"Bene il via libera del Tribunale supremo federale brasiliano all'estradizione in Italia dell'ex terrorista dei Pac": così Matteo Brigandì, capogruppo della Lega Nord in commissione Giustizia a Montecitorio che sottolinea: "Finalmente ci sarà giustizia anche per i parenti delle vittime di quegli efferati omicidi. Battisti come è giusto che sia sconterà ora la sua pena nelle patrie galere. D'altronde - conclude Brigandì- pensare che il processo contro Battisti non abbia avuto il debito garantismo non può che considerarsi un falso invocato dallo stesso Battisti, a pretesto, per sfuggire dalle proprie responsabilità".
"Dedico la vittoria, se verrà, a tutte le persone oneste", ha detto Alberto Torregiani ai microfoni di SkyTg 24. Spero che la gente comune capisca che, al di la' delle storie montate da chi delinque la giustizia a volte vince".
"Potrebbe essere anche per un solo giorno, ma vorrei che fosse giudicato finalmente colpevole, e pagasse le sue colpe". Così Adriano Sabbadin, figlio di Lino, una delle persone uccise dai Pac alla fine degli ani '70, commenta la decisione. ''Non nutro rabbia o rancore nei confronti di Battisti - aggiunge Sabbadin, parlando anche a nome delle due sorelle - ma questo verdetto è giusto. Se Battisti fosse rimasto dov'era i nostri cari sarebbero stati ammazzati due volte". Quando i Pac fecero irruzione per una rapina nella macelleria di Catlana (Venezia) di Lino Sabbadin, il 16 febbraio 1979, Adriano aveva 17, ed era il più grande dei tre figli dell'uomo. "Quando mio padre morì - ricorda - le mie sorelle avevano una 12 e l'altra 6 anni. Spettò a me sostenere la famiglia. Abbiamo provato io e le mie sorelle che cos'é il 'carcere', non il signor Battisti".
Tarso Genro, ministro della Giustizia del governo Lula che aveva concesso l'asilo politico a Cesare Battisti, si è detto "sorpreso" dal cambiamento di giurisprudenza che implica la decisione del Supremo Tribunal Federal a favore dell'estradizione dell'ex terrorista. "Ci dobbiamo inchinare di fronte al funzionamento dello Stato di diritto - ha detto Genro -. Ma sono stupito dal cambiamento di atteggiamento del potere giudiziario".
E' considerato un soggetto nei confronti del quale adottare tutte le misure di sicurezza possibili: nel caso in cui il Brasile ne concederà definitivamente l'estradizione, pertanto, per Cesare Battisti scatterà il piano di rientro "di fascia A". Uomini dell'Interpol lo andranno a prelevare a Brasilia e, dopo averlo preso in consegna dalla polizia locale, lo riporteranno in Italia, come spesso in casi come questo, probabilmente con un volo di Stato. Il volo di linea, infatti, viene escluso per i soggetti pericolosi per non mettere a rischio gli altri passeggeri ma anche nei casi di grande impatto mediatico, com'é quello di Battisti. L'Interpol comunicherà la data e l'ora dell'arrivo al ministero della Giustizia: una volta giunto in Italia, Battisti sarà consegnato dall'Interpol alla polizia di frontiera che gli notificherà il provvedimento di cattura. Il passaggio successivo sarà la consegna dell'ex terrorista alla polizia penitenziaria. Sarà, infine, la polizia penitenziaria a portare Battisti nel carcere che il Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria avrà scelto per lui.
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