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sabato 14 novembre 2009

Lo Stacco (Uber 13 Novembre 2009 - Panorama)




























Questa settimana abbiamo ritenuto opportuno pubblicare la vignetta di Uber "Lo Stacco" perchè, fra tutte le vignette che abbiamo avuto il piacere di vedere ed apprezzare, ci è sembrata quella che più si avvicina alla nostra valutazione della situazione politica e giudiziaria del Paese. "Lo stacco" dà l'idea di una giustizia ad orologeria, che più che supplire, sembra voler sostituire il potere legislativo italiano. E questo quasi sempre nell'approssimarsi di appuntamenti elettorali.
Ricordiamo a noi stessi che per tanti anni, prima di interessarsi di politica attraverso la loro corrente più politicizzata (Magistratura democratica... Si proprio come Partito democratico...), la Magistratura era in vetta alla classifica delle Istituzioni delle quali i cittadini italiani si fidavano di più. Oggi, molta acqua è passata sotto i ponti, e la stessa classifica è meglio non conoscerla.
Con tutto il dovuto rispetto per la Magistratura è legittimo ricordare che anche i giudici sono uomini e come tali, oltre a non essere tutti uguali, oltre ad avere tante virtù, oltre ad aver dato il loro contributo anche di sangue per la crescita democratica della nostra Società, hanno anche i loro difetti e come tutti gli uomini sono soggetti che possono anche sbagliare. A questo punto, però, viene logica una deduzione: Quando un comune cittadino sbaglia quasi sempre paga... Quando il giudice sbaglia quando paga? A parte quello che può pagare lo Stato!
Poi è giusto sempre ricordare che il potere giudiziario è un potere autonomo soggetto solo alle leggi, ma dobbiamo pure ricordare che anche il potere politico è un potere autonomo soggetto solo alle leggi. Ma fra i due poteri indipendenti c'è una grande differenza, non di poco conto, e che spesso si tende, a volte volutamente, a dimenticare: Il potere politico le leggi, oltre che osservarle, a sua volta anche le fà. Mentre il potere giudiziario le leggi, oltre che osservarle, deve solo e solamente applicarle, perchè se oltre ad applicarle le vuole anche fare o modificare, esce fuori dal suo campo ed entra in una competenza che assolutamente non le appartiene. A meno che, come han fatto tanti, dopo avere raggiunto la notorietà con la toga ed attraverso la toga, buttano la stessa, definitivamente o momentaneamente, ed entrano immediatamente, a loro perfetto agio, nell'agone politico.
Non sarebbe forse più giusto che un magistrato che lascia la toga prima di entrare in politica dovrebbe far passare un tempo (dieci anni) per non approfittarsi dell'eventuale notorietà raggiunta con la precedente attività?

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